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Milano, 16 Ottobre 2015
Chiesa di San Marco
Associazione Mozart Italia Mozart per
​EXPO 2015
Requiem in re minore KV 626

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Il 16 ottobre scorso, nell’ambito delle attività per Expo 2015, si è tenuto il concerto dell’Associazione Mozart Italia “in memoria delle vittime della fame nel mondo”.

L’Orchestra dell’Associazione ed il coro Cantinum Novum di Bergamo hanno eseguito, insieme con i solisti di cui parlerò appresso, l’Ave Verum Corpus ed il Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart.
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Bellissimo l’AveVerum; emozionante, contemplativo, con il coro e l’orchestra che hanno eseguito il brano in un pianissimo splendidamente tenuto (bellissimi i suoni “legati” degli archi; l’orchestra dell’Associazione cresce e cresce bene), con un crescendo proprio sul finale che è andato poi a diminuire nelle ultime battute, come è giusto che sia. Peraltro, per chi non ha nozioni di canto, non è che l’Ave Verum sia proprio un giochetto, per il coro intendo; le note vanno tenute a lungo e se a questo si aggiunge che non è facilissimo cantare con un fil di voce mantenendo sempre la stessa – o quasi – intensità, va ancor più il plauso agli esecutori.
Dopo i discorsi di rito sulle vittime della fame nel mondo, che la serata, come prevedibile, conteneva, è iniziata l’esecuzione dell’atteso Requiem.

Il M° Aldo Bernardi, con il quale ho lungamente chiacchierato, ha una visione del Requiem molto distante dalla mia. La sua sembra collocare il requiem in un’ottica quasi “verdiana”, con tempi che non eccedono mai in velocità (tranne ove sia effettivamente richiesto dalla partitura). Ciononostante non ho potuto esimermi dal trovare corretta questa visione così solenne della partitura.
Morbido, quasi fosco, l’Introitus, seguito dal Requiem Aeternam ben cantato sia dal coro che dal soprano solista; il Kyrie, tenuto con tempo lento e solenne e con il coro che poneva l’accento sul “ky” di Kyrie, come a voler esaltare la richiesta di pietà rivolta al Padre Eterno. Quasi esplosivo il Dies Irae; molto ben “attaccato” il Tuba Mirum, con un plauso al basso solo che ha cantato con voce potente ed eccellente intonazione, seguito poi dall’intero quartetto di solisti. Ancora piuttosto chiaroscurato (dinamicamente parlando) il Rex Tremendae. Bello l’attacco del Recordare, tenuto molto leggero dall’orchestra (nell’attacco di quel brano c’è un che di incorporeo, musica che par venire da un mondo a noi ignoto; ma è forse solo la magia di Mozart). Non particolarmente veloce il Confutatis che però si è avvalso del coro che ha scandito bene il tempo ed è stato anche piuttosto preciso. A tempo giusto il Lacrimosa.
Ben risolto anche il Domine Jesu (con una pausa tra il Lacrimosa e detto brano stranamente risolta forse in un secondo, quasi a voler dimostrare la diversità profonda tra i due brani); classicamente risolti il Sanctus, il Benedictus (con il quartetto solistico in grande “spolvero” e precisamente intonati i legni e gli ottoni nei loro interventi in quella sonorità tipica del Mozart massone – e chi conosce il Zauberflöte sa benissimo che penso ai tre richiami massonici, ripetuti, dell’Ouverture), l’Agnus Dei, ed il Communio. Atmosfera analoga a quella dell’inizio, per il finale.

I cantanti solisti sono stati tutti all’altezza del compito a loro assegnato. La soprano Daniela Bruera ha bella voce, potente, intonazione giusta e una calibrata interpretazione del testo che la dicono lunga sulla sua preparazione. Preparazione che contraddistingue anche la pur giovanissima mezzosoprano Laura Verrecchia, dotata di voce duttile, con bel timbro tenuto uniforme nell’arco di tutta l’estensione e ben potente anche in basso (mi aveva sorpreso nello scorso Requiem e ancor più in questa esecuzione). Molto bravo e con bella ed uniforme voce il basso Carlo Maliverno che ha attaccato il Tuba Mirum con molto forza e con un suono sicuro e molto preciso (peraltro mi è stato comunicato che quella sera il M° Malinverno era afflitto da seri problemi di salute ed era sotto terapia farmacologica). Ed anche il tenore Francesco Marsiglia, con una voce forse meno “pesante” (pesante nel senso ottocentesco, quasi verdiano, come in realtà l’esecuzione del M° Bernardi chiede; a mio avviso andava benissimo) di quella degli altri cantanti, ha eseguito tutto bene. I quattro solisti, poi, nelle parti quartettistiche, hanno lavorato con precisione e bel suono.
Unica nota dolente, anche se meno della volta precedente, il coro che spesso ha attaccato con lievi ritardi e soprattutto gli uomini che ogni tanto hanno teso a sopraffare le voci femminili.

Ampio il consenso del pubblico (San Marco era piena, con anche pubblico in piedi) e l’applauso finale è stato così caloroso che è stata d’obbligo l’esecuzione del bis costituito dall’iniziale Ave Verum.

Prossimo appuntamento, il 3 dicembre con il sempre poco eseguito Stabat Mater di Gioachino Rossini; nella speranza che la chiesa sia nuovamente – se non più – piena.

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Domenico Pizzamiglio

Il video dell'Ave Verum:

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