Analog Master Tapes
by
Antonio Lanfranca
Bobine e BobinofiliQuando nel 2007 Paul Stubblebine e Michael Romanowsky - due intraprendenti Mastering Engineers californiani - diedero il via a una produzione in serie limitata di Master Tape commerciali derivati dalle incisioni originali dell’epoca d’oro della registrazione analogica, nessuno avrebbe potuto prevedere che in pochi anni l’eco di entusiasmo di produttori e fruitori di tali supporti avrebbe avuto la forza di scoperchiare il vaso di Pandora contenente le grandi potenzialità dello standard d’incisione impiegato dall’industria discografica dalla sua nascita fino alla metà degli anni ’80, quando l’avvento della tecnologia digitale (e delle enormi opportunità di cost-cutting che ne derivavano) ne decretò il prematuro abbandono.
Indubbiamente i citati engineers erano ben consapevoli delle potenzialità assolute che il formato ‘Master Tape' è in grado di offrire; d’altronde appartengono a quella piccola cerchia di addetti ai lavori con qualche decennio di esperienza sulle spalle che i nastri li conosce a fondo e non ha mai smesso di usarli, oggi magari solo in fase di finalizzazione e mastering di un mix; medesima consapevolezza è anche diffusa tra coloro che hanno lavorato in una stazione radiofonica ai tempi delle ‘radio libere’, tra la moltitudine di artisti che in quegli anni realizzava demo in improvvisati studi casalinghi sognando il giorno in cui avrebbe avuto accesso a una produzione che disponesse dei fondi necessari a consentire un’incisione professionale su un multi-pista da due pollici, e in generale tra tutti quelli che - per una ragione o per l’altra - sono entrati in contatto con la realtà discografica prima degli anni ’90. |
Paradossalmente, chi è rimasto all’oscuro delle altissime potenzialità soniche del formato ‘Master Tape’ è proprio il pubblico degli appassionati della riproduzione audio di qualità. Questo perché quando la tecnologia analogica era l’unica esistente, il formato ‘Master
Tape’ (che prevede due tracce di ampiezza minima pari a 1/8 di pollice e velocità di scorrimento del nastro di 38 o addirittura 76 cm. al secondo) era accessibile esclusivamente alle facilities di produzione di Vinili e Compact Cassette, costituendone l’input primario del processo produttivo. Il formato destinato al mercato consumer era, salvo rarissime eccezioni, il cosiddetto ‘4-Track Open Reel’, in cui ciascuna delle tracce stereo ha ampiezza pari a 1/16 di pollice e velocità di play di 9,5 o 19 cm. al secondo, o l’ancor meno performante formato ‘Compact Cassette’ (tracce da 1/32 di pollice e velocità di play di 4,75 cm. al secondo).
Tape’ (che prevede due tracce di ampiezza minima pari a 1/8 di pollice e velocità di scorrimento del nastro di 38 o addirittura 76 cm. al secondo) era accessibile esclusivamente alle facilities di produzione di Vinili e Compact Cassette, costituendone l’input primario del processo produttivo. Il formato destinato al mercato consumer era, salvo rarissime eccezioni, il cosiddetto ‘4-Track Open Reel’, in cui ciascuna delle tracce stereo ha ampiezza pari a 1/16 di pollice e velocità di play di 9,5 o 19 cm. al secondo, o l’ancor meno performante formato ‘Compact Cassette’ (tracce da 1/32 di pollice e velocità di play di 4,75 cm. al secondo).
In un prossimo intervento approfondirò le importanti implicazioni tecniche e soniche derivanti dalla riduzione di ampiezza e velocità di play del nastro magnetico; quello che mi preme fare adesso è invitare tutti coloro che avessero un’idea del suono analogico su nastro tarata sull’ascolto dei ‘4-Tracks Open Reel’ (o peggio ancora sulle Compact Cassette) a resettare le proprie convinzioni e a costruirsene delle nuove approfittando delle opportunità di ascolto del formato Master Tape, oggi sono decisamente più a portata di mano rispetto a qualche anno (decennio) fa. Infatti, al di la dell’offerta commerciale dei citati neo-pinionieri, i Master Tape hanno ormai preso a girare anche al di fuori del ristretto ambito della registrazione professionale e raggiungendo il mercato consumer di fascia alta. Oggi sono disponibili anche in Italia incisioni di nuova generazione realizzate interamente nel dominio analogico con tecniche e attrezzature di altissimo livello. Magari nella vostra cerchia di conoscenze c’è già un ‘bobinofilo’ appassionato o un operatore specializzato che ne possiede qualcuno; magari siete frequentatori di mostre audio nazionali e internazionali, dove oggi questo formato è ben presente... anche se i numeri sono piccoli sono comunque aperte opportunità di ascolto e fruizione prima inesistenti, che vi consiglio di non mancare.
Piccoli numeri, si diceva. E’ inevitabile: realizzare e duplicare incisioni su nastro magnetico in formato ‘Master’ non è un lavoro semplice e non può essere fatto a basso costo. Conseguentemente la diffusione non è e non potrà mai essere di massa.
Tuttavia, al di là di ogni considerazioni su costi e diffusione, l’apparizione dei Master Tape al vertice della riproduzione analogica in ambito consumer è un dato di fatto che può farci riflettere su almeno due cose:
- La prima è che, come è accaduto per il vinile, una tecnologia analogica data per ‘estinta’ già alla fine degli anni ’80, non ha di fatto subito ed è ancora ben lontano dal subire tale triste epilogo;
- La seconda, ed è quella che più mi preme sottolineare, è che ancora oggi la registrazione e la riproduzione analogica su nastro magnetico rimane il riferimento col quale qualsiasi altro supporto e formato deve fare i conti. E questo è sorprendente se pensiamo che sono trascorsi trent’anni dal prepotente
insediamento della tecnologia digitale come standard industriale e consumer, anni in cui il digitale si è evoluto e perfezionato, laddove l’analogico su nastro è rimasto fermo allo stato dell’arte della fine degli anni
‘80.
Scopo di questa rubrica sarà quello di aprire una finestra su questo affascinante e variegato mondo della registrazione e della riproduzione analogica di alto livello, fornendo informazioni, testimonianze e consigli che possano essere utili non solo a chi non ha mai visto un registratore analogico in azione, ma anche a coloro che già conoscono e usano questo formato.
Alla prossima!
Antonio Lanfranca
Piccoli numeri, si diceva. E’ inevitabile: realizzare e duplicare incisioni su nastro magnetico in formato ‘Master’ non è un lavoro semplice e non può essere fatto a basso costo. Conseguentemente la diffusione non è e non potrà mai essere di massa.
Tuttavia, al di là di ogni considerazioni su costi e diffusione, l’apparizione dei Master Tape al vertice della riproduzione analogica in ambito consumer è un dato di fatto che può farci riflettere su almeno due cose:
- La prima è che, come è accaduto per il vinile, una tecnologia analogica data per ‘estinta’ già alla fine degli anni ’80, non ha di fatto subito ed è ancora ben lontano dal subire tale triste epilogo;
- La seconda, ed è quella che più mi preme sottolineare, è che ancora oggi la registrazione e la riproduzione analogica su nastro magnetico rimane il riferimento col quale qualsiasi altro supporto e formato deve fare i conti. E questo è sorprendente se pensiamo che sono trascorsi trent’anni dal prepotente
insediamento della tecnologia digitale come standard industriale e consumer, anni in cui il digitale si è evoluto e perfezionato, laddove l’analogico su nastro è rimasto fermo allo stato dell’arte della fine degli anni
‘80.
Scopo di questa rubrica sarà quello di aprire una finestra su questo affascinante e variegato mondo della registrazione e della riproduzione analogica di alto livello, fornendo informazioni, testimonianze e consigli che possano essere utili non solo a chi non ha mai visto un registratore analogico in azione, ma anche a coloro che già conoscono e usano questo formato.
Alla prossima!
Antonio Lanfranca