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Conservatorio di Milano
concerto del 9 dicembre 2019
W.A. Mozart - Sinfonia n. 39 K543
Robert Schumann - Studien fur den Pedalflugel op. 56 (adattamento per 2 pianoforti di C. Debussy)
Claude Debussy - Prélude à l'après-midi d'un faune per due pianoforti
Franz Liszt - Angelus! Prière aux anges gardiens
L.V. Beethoven - Concerto n. 1 in do maggiore per pianoforte e orchestra op. 15
Franz Liszt Chamber Orchestra
Direttore Gabor Takacs-Nagy
Pianoforte Martha Argerich
Pianoforte Eduardo Hubert

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Comincio dalla fine: "Sold Out" o, per dirla all'italiana, anche se fa meno figo, tutto esaurito.

Circa 1.600 persone, per un concerto di musica classica nel nostro Paese, non propriamente pervaso dalla cultura della buona musica, sono un numero notevole da mettere insieme in un'unica serata. Il segreto, per quanto riguarda ieri sera, sta tutto nel nome di Martha Argerich, probabilmente la più grande pianista in attività ai giorni nostri. Il programma non era neanche tra i più facili, tra l'altro, fatta eccezione per Mozart e Beethoven, più conosciuti al grande pubblico.

Ed infatti, perdonatemi la nota polemica, spesso mi sono trovato circondato da imbecilli che fotografavano, filmavano ed inviavano in tempo reale brani del concerto a destra e a manca, dimostrando un totale disinteresse per la musica. Inviterei il servizio d'ordine del Conservatorio ad essere un po' più rigido in questo tipo di controlli, prima che qualcuno (esclusi i presenti, come sempre) commetta uno smartphonicidio, esasperato da tutto quel movimento di luci che distrae dall'ascolto. Lasciamo queste cose ai concerti pop negli stadi, dove disturbano molto meno.

Torniamo però al nostro concerto, che possiamo senza alcun dubbio definire memorabile. Molto valido il Direttore d'orchestra, preceduto peraltro da un nutrito curriculum. Ha preso per mano l'orchestra ungherese con gesti teatrali ed estremamente eloquenti, dando prova di buon gusto musicale, non disgiunto da un'ottima precisione esecutiva e da variazioni dinamiche notevoli. 

Della Argerich abbiamo poco da aggiungere a quanto i nostri affezionati lettori sanno già. Stiamo parlando di una stella nel firmamento del pianismo mondiale. Una donna che ha cominciato gli studi a 5 anni nella sua Buenos Aires, per poi trasferirsi in Europa e perfezionare la sua tecnica. Da allora, ha suonato con tutti i grandi ed ha vinto innumerevoli premi.

Eduardo Hubert, l'altro ottimo pianista presente ieri, da tempo collabora con la Argerich, oltre ad essere compositore di musiche per cinema e teatro. 

Non entro nei dettagli dei singoli brani eseguiti, per non dilungarmi troppo, ma tra questi segnalo il "Prélude ...", eseguito per due pianoforti che, nella sua descrizione impressionista delle fantasie di un fauno, ha mostrato un'intensità esecutiva degna di nota, mentre i due pianisti, disposti una in fianco all'altro, si guardavano costantemente in una cura degli attacchi impeccabile.

Mi è rimasto fortemente impresso anche il Largo del Concerto di Beethoven, eseguito dalla Argerich con una prova mozzafiato. Da quel pianoforte non uscivano note, bensì poesia pura. Io non so cosa questa donna faccia ai tasti dello strumento per estrarne simili emozioni, ma so che lo fa, e lo fa come difficilmente accade di ascoltare. 
Il Rondò di chiusura, quello stra-conosciuto e che tutto il pubblico segue coi movimenti della testa, è stato anche occasione di virtuosismo per la pianista argentina, che ha fatto volare le dita sulla tastiera con una velocità e precisione entusiasmanti.
E, vivaddio, almeno per qualche minuto, i telefoni sono rimasti spenti.

Concerto indimenticabile.
​Datemi retta: la prossima volta che la Argerich viene a Milano (ed ogni tanto capita), mettetevi subito in fila e comprate il biglietto, che saranno i soldi meglio spesi della vostra vita.



​Angelo Jasparro
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