Audio ... Creativity
by Marco Lincetto
Come nasce un disco: KYRALa mia presenza all’interno di Audio-activity sarà all’insegna della “pubblicità progresso”. Infatti la grande maggioranza dei miei articoli verterà sulla descrizione minuziosa di come nasce un disco a catalogo Velut Luna e di come viene registrato. In questo modo l’appassionato avrà finalmente gli strumenti per capire “cosa” deve riuscire a sentire dal proprio impianto.
Alla classica domanda: “Cosa dobbiamo mirare a sentire da un impianto: una riproduzione che riproduca l’evento live, oppure una riproduzione che riproduca quanto è registrato nel disco?”, verrebbe da rispondere… entrambe le cose. Tuttavia, l’evento live può solo essere intuito, in base all’esperienza di ascolto live che un buon appassionato di musica dovrebbe avere. Mentre normalmente è totalmente precluso alla conoscenza dell’appassionato cosa è stato effettivamente infilato nella registrazione e perché. Ecco quindi che questi miei articoli, centrati specificamente su singoli dischi regolarmente in commercio, mirano proprio ad offrire uno strumento di conoscenza per apprezzare meglio il disco stesso, ma anche per appurare quanto il proprio impianto è in grado di estrapolare dalla registrazione. Iniziamo parlando di KYRA
Si tratta di una produzione di musica difficile da inquadrare in un genere preciso. Sono tutte composizioni originali del chitarrista Pietro Ballestrero, che opera nell’ambito della musica jazz, ma ha anche una solida tradizione classica. E questo disco fotografa fedelmente un variopinto caleidoscopio di emozioni e colori. Innazitutto la formazione: quartetto d’archi (due violini, viola e violoncello), contrabbasso jazz, ovvero nella maggior parte dei casi suonato in pizzicato, senza archetto, chitarra classica e semiacustica jazz, che svolge il ruolo di solista, ma anche di insieme, e clarinetto solista in 7 brani su 10. Al clarinetto troviamo forse uno dei più importanti clarinettisti jazz mondiali: Gabriele Mirabassi. Come dicevo la musica si innesta su presupposti stilistici legati alla corrente del minimalismo, per via di certi tessuti armonici intrecciati dal quartetto d’archi, ma non dimentica mai una straordinaria vena melodica nelle parti solistiche di chitarra e clarinetto, come sempre pulsante è il groove tipico del jazz, grazie all’azione ritmica del contrabbasso.
La mia filosofia di ripresa, strettamente legata al concetto di una musica che possa essere fedelmente riprodotta in concerto dal vivo, comporta di riprendere l’organico interamente dal vivo, pur in studio di registrazione. Velut Luna sin dal 2004 opera in uno studio appositamente pensato per proporre nel modo migliore l’acustica di un piccolo auditorum: la Sala GIALLA è infatti un grande spazio sonoro di circa 140 mq, caratterizzato da un soffitto ad altezza variabile fra 4,5 e 7,5 metri nel punto più alto. Si tratta di una sala progettata con criteri acustici chegarantiscono un riverbero naturale di circa 1,8 secondi, caratterizzato da una decadenza morbida e senza“rimbalzi” anomali del suono. Il legno ed i mattoni in pietra garantiscono infine una timbrica calda, ma estremamente definita e precisa, ma soprattutto armonicamente ricca. LA REGISTRAZIONE Il gruppo principale è stato disposto esattamente come si dispone dal vivo sul palco durante i conerti, ovvero a semicerchio, con, da sinistra a destra: violino primo, violino secondo, viola, violoncello, contrabbasso e chitarra. Il clarinetto solista è stato posizionato al centro, di fronte al gruppo, ma separato da questo con alti pannelli separatori semiaperti. Lo scopo di questa scelta sta nel fatto di poter in questo modo controllare la differente e maggiore pressione acustica del clarinetto, rispetto al resto del gruppo. L’utilizzo di pannelli aperti all’interno della medesima grande sala fa sì che in ogni caso l’acustica ambientale sia la medesima sia per il gruppo che per il clarinetto, garantendo la indispensabile omogeneità timbrica. I MICROFONI
Innanzi tutto ho scelto come microfoni principali una coppia di omnidirezionali Sennheiser MKH 8020, posizionati centralmente rispetto al semicerchio del gruppo, in configurazione A-B, distanziati fra loro 90 cm. Questi due microfoni sono responsabili del 75% del suono finale. A questi ho poi aggiunto un microfono d’accento su ciascuno strumento, al fine di garantire un maggiore dettaglio ed una migliore micro dinamica. In particolare ho utilizzato per i due violini e la viola tre Neumann KM140 a capsula piccola, un Neumann TL103 a capsula larga per il violoncello, un classico Neumann U87ai per il contrabbasso ed uno Schoeps MK4v per la chitarra. Per il clarinetto, ho utilizzato una tecnica di ripresa che ho messo a punto io stesso, specificamente per questi casi in cui devo preservare il suono d’ambiente, lontano dai microfoni main, e garantire dettaglio e presenza tipiche del solista. Si tratta di fatto di una ripresa stereofonica con tecnica XY a cui si aggiunge un microfono centrale d’accento, coincidente. I microfoni utilizzati sono tutti Schoeps: due MK4 per la coppia stereo XY ed un MK4v come centrale. PERCORSO DI REGISTRAZIONE Credo sia ben chiaro quanto facile è degradare il delicatissimo segnale trasmesso dai microfoni con scelte a valle poco accurate. Ecco quindi che da sempre ho scelto di porre grande cura in questo percorso, a partire dai cavi utilizzati, proseguendo con i pre-microfonici, fino agli stadi di conversione AD. In questo caso sono stati usati cavi microfonici Mogami Starquad, di grande qualità, ma soprattutto corti, ovvero non più lunghi di 5 metri; tutti immediatamente connessi ai pre microfonici Millennia Media HV-3D posizionati subito in prossimità dei microfoni stessi. E senza soluzione di continuità, nel medesimo “case” on stage dei Millennia è stato posizionato anche il convertitore AD mullticanale Prism Sound ADA-8HR, collegato ai pre Millennia con cavi litz da un metro di costruzione custom, di altissime prestazioni, che potremo chiamare “Velut Luna Wired”. Finalmente, in uscita dal convertitore Prism Sound abbiamo potuto utilizzare cavi digitali in formato AES/EBU lunghi circa 18 metri per arrivare alla cabina di regia. Qui il segnale digitale è stato connesso alla DAW basata su una scheda audio professionale PCI express RME AES32 (solo digitale
16IN/16OUT), integrata in un PC custom esclusivamente utilizzato come supporto per il software di registrazione Samplitude 11 PRO.Il tutto in standard PCM 24bit/88.2kHz. MISSAGGIO E MASTERING La DAW, di fatto viene da me utilizzata come “registratore”: non utilizzo cioè alcuno dei classici plug in digitali in fase di missaggio – se non il delay digitale sulle singole tracce e gli automatismi di livello, come vedremo fra un po’ –per il semplice fatto che missaggio e bmastering avvengono in…dominio analogico! Io sono fermamente convinto che a partire da 6 tracce registrate in su (in questo caso avevamo 11 tracce da mixare), il missaggio digitale comporti udibili limiti in funzione della limitazione di headroom a 0.0 db tipica del digitale. In un missaggio digitale si è quindi costretti, per evitare il clipping, ad attenuare le singole tracce, sacrficando dettaglio e risoluzione, nonché dinamica, di conseguenza. Utilizzando invece un mixer analogico di grande qualità, questo problema non si pone: sarà infatti sfruttata la piena risoluzione registrata, grazie al headroom di ben +24db, garantito ad esempio nel nostro caso dal mixer linea Neve 8816. Ovviamente, per mixare in analogico bisogna prima convertire in dominio analogico le singole tracce: operazione garantita ai massimi livelli qualitativi dalla sezione DA del Prism Sound ADA-8HR. Come dicevo poc’anzi, un’operazione molto importante in fase di mix è il riallineamento in fase dei singoli microfoni d’accento, rispetto ai microfoni main stereo. E’ ben noto che il suono ha una sua velocità e quindi al fine di eliminare fastidiosi effetti di cosiddetto filtraggio a pettine del segnale, ovvero somme e/o sottrazioni di singole frequenze sonore, è necessario riallineare temporalmente la fase. Operazione questa molto semplice in dominio digitale, che si ottiene molto banalmente facendo coincidere perfettamente un singolo picco di segnale, spostando ogni traccia in modo che tale picco coincida su tutte – spostamenti di pochissimi millisecondi, ma fondamentali per la chiarezza del suono ed uno straordinario effetto di ricostruzione dell’immagine sonora originale nelle tre dimensioni. Come avrete forse notato non ho ancora parlato di utilizzo di equalizzatori o compressori… Per il semplice fatto che in fase di mix, in questo caso, non sono stati utilizzati. Ho infatti scelto di applicare una leggera equalizzazione e compressone generale in fase di mastering, per completare il grande lavoro dinamico e timbrico svolto dal Neve in sede di mix. Fugate ogni timore: nulla nemmeno confrontabile alla tanto temuta “Loudness "war”… Dunque. Sempre in dominio analogico, a valle del Neve ho collegato una catena composta in ordine da: compressore Millennia Media TCL-2 twin + equalizzatore Millennia Media NSEQ-2 twin (entrambi configurati con i circuiti valvolari) + limiter Maselec MPL-2. Alla fine di tutto il percorso è stata applicata una compressione generale, che potremmo più propriamente definire "azione di limiter dei picchi anomali" di circa 2,5 dB, appunto, finalizzata ad impedire che singoli picchi eccessivi costringessero INUTILMENTE ad un livello medio d’ascolto troppo basso. Mentre a livello di equalizzazione mi sono limitato a dare un po’ di freschezza sulle altissime frequenze applicando +2db di shelving eq a 20.000 hz. Per tranquillizzarvi sulla dinamica finale, segnalo un valore complessivo di DR18… Alla fine di tutta questa catena di mix e mastering- che è stata realizzata contemporaneamente, dato questo molto importante – ho riacquisito il segnale in dominio digitale attraverso la Rolls Royce dei convertitori AD… ovvero il miglior AD ancora oggi esistente, il Prism Sound Ad-2 DREAM, sempre in formato PCM 24/88.2 e sempre all’interno della DAW Samplitude 11 Pro, con cui ho poi provveduto alla decimazione a 16/44.1 per la produzione del master per stampare i CD. COSA DOVETE SENTIRE ASCOLTANDO QUESTO DISCO… La timbrica generale è molto neutra, caratterizzata dalla pasta molto “lignea” degli strumenti protagonisti: quindi pastosità della chitarra classica, brillantezza del clarinetto e dei violini, controllo del basso da parte del violoncello e basso giustamente “importante” da parte del contrabbasso.Proprio questo strumento è bene segnalare che nella realtà non fa “tunc-tunc”, ma bensì “bump-bump”. Spero che l’onomatopea da me utilizzata sia chiara nel comunicare che aspettarsi un suono di contrabbasso velocissimo e frenatissimo è semplicemente sbagliato, perché nella realtà non esiste, se non nelle fantasie di certi fonici da palco, che questo tirano fuori nei concerti amplificati… Infine l’immagine sonora. Dovete aspettarvi di sentire, di “vedere”, il semicerchio che potete notare nelle foto, con il primo violino subito a ridosso del diffusore di sinistra, fino alla chitarra subito all’interno del diffusore di destra, con il contrabbasso a fianco della chitarra, a centro destra. Non cercate ovviamente troppa profondità del suono, perché semplicemente questa era limitatissima a circa un metro indietro della viola… Il clarinetto, solista, sarà ascoltabile esattamente al centro in linea con primo violino e chitarra; così come la chitarra, al centro quando svolge un chiaro ruolo solistico in un paio di occasioni, come il solo del brano “Verde”, ad esempio. Mi pare sia tutto: buon ascolto ed alla prossima. Il disco è in vendita nei principali negozi di dischi italiani, oppure nel sito www.ludomentis.com oppure infine, in fomato “liquido” HD flac 24/88.2 sul sito www.hdtracks.com |