Auditorium di Milano LE NOVE SINFONIE DI LUDWIG VAN BEETHOVEN Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi Direttore M° Claus Peter Flor Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi Direttore Signora Erina Gambarini Solisti nella Sinfonia n. 9: Soprano Ilse Eerens, Contralto Sonia Prina, Tenore Moritz Kallenberg, Basso Daniele Caputo Violino solo nelle Romanze, Nicolai Freiherr von Dellingshausen
Con la nuova Stagione di concerti, si è insediato nel suo ruolo di nuovo direttore dell'Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano, il M° Claus Peter Flor, tedesco di nascita, cosmopolita per cultura ed ormai ben noto al pubblico milanese dell'Auditorium, nel quale ha spesso avuto l'occasione di dirigere (non ultima la splendida Nona di Anton Bruckner della scorsa Stagione).
E come già annunciato, per iniziare bene questa collaborazione, il M° Flor e l'Orchestra hanno riportato a Milano il ciclo completo delle Sinfonie di Ludwig van Beethoven che da troppo tempo mancava nella nostra città.
I concerti si sono tenuti in cinque serate distinte nella prima metà di luglio.
Intanto bisogna dire che per il M° Flor non esiste un Beethoven haydniano e uno beethoveniano (solitamente Prima e Seconda sono eseguite come fossero “vedove” di Haydn); per il M° Flor Beethoven è Beethoven già dall'attacco della Prima sinfonia; e come non essere d'accordo?
Poi è da sottolineare come il lavoro di preparazione e concertazione rasenti il parossismo; una attenzione spasmodica, affascinante, che riesce a salvare l'esecuzione anche dove alcune altre scelte, tipo la tenuta del tempo, possono mettere in pericolo l'esecuzione davanti al pubblico. E' evidente lo studio approfondito che il direttore fa ogni volta che deve affrontare una partitura; così come è evidente che intenda non lasciare nulla al caso. In alcune sinfonie l'attenzione per il suono, per l'accentazione dinamica, per l'espressività di ogni nota, sono risultate evidentissime. D'altro canto, se il M° Flor, come ha dichiarato, intende dare all'orchestra una sua identità sonora che la renda immediatamente riconoscibile, sembra che la strada intrapresa (anche ricordando alcune sue precedenti prestazioni all'Auditorium) sia coerente con la sua dichiarazione d'intenti.
Pare poi evidente come il M° Flor porti Beethoven verso una visione più umana e concreta, ove meno si lascia alle doglianze del musico che diventa sordo e si compiange; nulla nelle esecuzioni di questi giorni ha fatto ravvisare qualche forma di tristezza. D'altro canto pare impensabile che un musicista del calibro di Beethoven potesse lasciare ai posteri della musica in cui si celebrava la sua menomazione. Il Beethoven ascoltato all'Auditorium è parso invece compiaciuto della sua musica e anche sicuro del suo ruolo di compositore di livello assoluto e comunque certo di quel che stava componendo.
L'Orchestra. Qualche parola va spesa. L'Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi ha dato ormai prova di potersi annoverare tra le migliori orchestre ora in circolazione. Il suono varia a seconda di quanto richiesto dal direttore; abbiamo assistito nel tempo ad esecuzioni in cui la perfezione e l'espressività non facevano rimpiangere assolutamente le migliori orchestre europee, alcune delle quali (Berliner, Wiener, Muenchener) ci sono ben note. E' una compagine duttile, dotata di ottoni di livello assoluto, ottimi legni, una sezione percussioni ottima con l'eccellenza assoluta della timpanista e una bella ed espressiva sezione di archi. Passa tranquillamente dal repertorio più tranquillo e rilassato (per quanto sia rilassato Mozart) fino ad arrivare ai compositori più recenti; si magnifica nei grandi repertori sinfonici (Mahler, Shostakovic, Bruckner) offrendo risultati emozionanti; accompagna con discrezione i solisti. Se la collaborazione con il M° Flor porterà l'orchestra ad avere la sua vera ed unica identità, a Milano potremo essere ancor più fieri, noi musicofili incalliti.
Tuttavia, visto che il ciclo si estende su nove composizioni, qualche nota su ognuna delle sinfonie si impone.
Sinfonia n. 1 Splendida esecuzione. L'affermazione di Beethoven, il suo carattere, quella che sarà poi la sua cifra compositiva, erano presenti già nel primo movimento; al contrario di altri esecutori, il M° Flor ha dato prova che il Beethoven della Prima sinfonia (composta all'età di trent'anni) era già maturo per esprimere in toto il suo pensiero musicale. Eccellente la direzione, la concertazione; i calibratissimi accenti espressivi, soprattutto nel primo movimento, hanno dato “vita” alla musica. L'ultimo movimento, quello che più fa riecheggiare Haydn, è stato eseguito in modo diverso rispetto ai primi tre movimenti, più classico, come è giusto che sia.
Sinfonia n. 2 Quando la sinfonia è stata eseguita si era alla quarta serata di concerti (l'esecuzione è avvenuta insieme con l'Ottava); l'interazione tra Maestro e Orchestra era certamente migliorata. Devo prima di tutto ribadire quanto già scritto per la prima, ovvero che l'esecuzione della Seconda voluta dal M° Flor andava più verso le opere mature che non verso il repertorio anteriore. Bellissima esecuzione, con tempi giusti, concertazione sempre splendida e ottimo fraseggio. Molto bello il secondo movimento, caratterizzato da una pronunciata leggerezza nel fraseggio degli archi ad inizio movimento.
Sinfonia n. 3 Dopo la erroneamente ritenuta post haydiniana Seconda (idea che qui sopra è evidente non esser da noi condivisa), la Terza si ritiene affermi il Beethoven sinfonista; in parte è vero perché i tempi della sinfonia si allungano e l'espressività viene portata su livelli più elevati, ma non l'orchestrazione e l'impeto tipici di Beethoven, già presenti nelle prime due sinfonie. Molto buona l'esecuzione del primo e del terzo movimento; stranamente movimentato il secondo movimento, con variazioni di tempo tra il primo tema e il secondo tema piuttosto inusuali; molto dilatato il finale del movimento che ha reso a tratti difficoltosa la comprensione del messaggio musicale. Molto bello, ricco di sfumature dinamiche, il terzo movimento e buono anche il quarto movimento nel quale, però, alcune piccole sbavature hanno sporcato l'esecuzione.
Sinfonia n. 4 Una bellissima Quarta. A parte un piccolo problema dei primi violini nel primo movimento, che si sono disuniti per tre o quattro secondi, la lettura è stata leggera, dinamicamente contrastata; l'agogica voluta dal M° Flor è stata convincente per tutta la durata della sinfonia, eccellente in tutti i movimenti. L'esito è stato figlio di una concertazione accuratissima, di una attenzione al fraseggio di livello assoluto e di un eccellente controllo da parte dell'orchestra.
Sinfonia n. 5 Furibonda. Quando il M° Flor ha dato l'attacco per il primo movimento, ci è venuto da sorridere perché l'esecuzione licenziata a suo tempo da Carlos Kleiber è parsa fin troppo tranquilla. Tuttavia l'inquietudine che si percepisce nella direzione di Kleiber, non c'era nell'esecuzione del M° Flor che ha “tirato” l'orchestra con veemenza per tutta la durata della Quinta. Era la sua (del M° Flor, intendiamo) idea di come debba essere eseguita la Quinta; resta tuttavia il dubbio che i tempi fossero troppo serrati e che la eccellente concertazione si sia un po' persa perché il fraseggio è stato a tratti confuso con attacchi da parte delle varie compagini non sempre perfetti. Una vita molto breve, se è vero la sinfonia detta”del destino” rappresenta l'arco di una intera vita.
Sinfonia n. 6 Una bella esecuzione; tenuta più verso la calma e – mi si passi il termine – il relax. Ha tuttavia lasciato delle perplessità nel pubblico l'esecuzione del quarto movimento, ove i timpani praticamente non si sono uditi se non in sordina e molto lontani. Una scelta interpretativa lecita, che però stonava con il carattere invece molto descrittivo di primo e secondo movimento, soprattutto tenendo conto di come il M° Flor ha impostato il suono dei legni nel finale del secondo movimento, quando mimano i versi degli uccelli nel bosco; imitavano molto bene il suono di quei versi. Eccellente la prestazione dell'Orchestra.
Sinfonia n. 7 Forse quella che ha suscitato meno entusiasmo. Esecuzione eccellente da parte dell'orchestra ma poco “danzante”. Il ritmo è la costante della Settima e nell'esecuzione licenziata dal M° Flor questo aspetto ritmico è stato tenuto sotto tono. Certo l'esecuzione di tutto il secondo movimento è stata formalmente pressoché perfetta e quindi bellissima. Tuttavia, soprattutto nell'ultimo movimento, si sono manifestati momenti di difficoltà nel discernere i suoni delle varie compagini orchestrali.
Sinfonia n. 8 Questa sinfonia è dai più ritenuta una sinfonia minore; non da chi scrive. Un uomo nello stato di Beethoven, con la sordità ormai accentuata, che scrive un cammeo formalmente perfetto come l'Ottava, poteva solo essere quel genio che noi riconosciamo esser stato trasfuso nel buon Ludwig. L'esecuzione del M° Flor ha teso a mettere in evidenza il contrappunto, soprattutto nel secondo movimento, mentre in tutti gli altri tempi sono stati staccati tempi veloci che non hanno sottratto nulla alla bellezza della musica. L'ultimo movimento è stato tenuto in tempo molto rapido, come prescritto in partitura, ma ben più veloce di quanto si sia soliti ascoltare e l'orchestra ha suonato in modo esemplare. Unica cosa che ha un po' sorpreso, il prematuro smorzamento del triplo fortissimo (fff) contenuto nel primo movimento. Ma, come si suol dire, “grasso che cola”.
Sinfonia n. 9 Riservata all'ultima serata, ha avuto un esito magnetico sul pubblico entusiasta. Entusiasta a ragione perché oggettivamente si è trattato di una esecuzione intelligente, curata, innovativa, logica. Intanto l'agogica; una tensione crescente dall'attacco del primo movimento, sino al veloce finale del quarto movimento. Un gioco di dinamiche interessantissime nel primo movimento, con rispetto del tempo e senza “rubato” inutili. Un secondo movimento danzante, ben staccato (e quando l'orchestra stava iniziando a legare leggermente, il M° Flor ha saltato sul podio a tempo così da far capire a tutti gli orchestrali che dovevano tenere più staccate le note). Terzo movimento bellissimo, leggero e cantabile, con gli archi tenuti ad un volume più basso così da evidenziare i legni. Ed infine un Inno alla Gioia veramente gioioso; il coro a tratti sembrava essere un coro di fanciulli, quale forse sarebbe più adatto a cantare il testo di Schiller. Potenza, eleganza, perfezione degli attacchi; l'Orchestra ha fatto la sua – grande – parte senza mai scomporsi, così come il coro e i quattro solisti.
All'esecuzione delle Sinfonie, sono state associate le due famose Romanze per violino, n. 1 op. 40 e n. 2 op 50, eseguite dal violinista Nicolai Freiherr von Dellingshausen, uno dei due primi violini dell'Orchestra, in questo caso in veste di solista. Belle esecuzioni, caratterizzate da buona cantabilità, come è richiesto a delle Romanze e con un suono forse non troppo contrastato ma preciso. Ottimo, come solito, l'accompagnamento dell'Orchestra.
Infine un plauso alla prestazione del Coro nella Nona; la preparazione fatta con la Signora Erina Gambarini ha reso evidente l'ottimo lavoro fatto.