Boulder 810
Credo proprio che sia utile premettere una breve presentazione di Boulder, Azienda statunitense con sede nella città di Boulder, appunto, in Colorado. Gli inizi sono da ricercare in ambito squisitamente professionale. In seguito sono apparse le prime serie di amplificatori dedicate all’utilizzo casalingo. La fantastica serie 2000 dapprima, seguita dalla meno costosa (eufemismo vergognoso) serie 1000, la serie 800, che costituisce la gamma a prezzo più abbordabile prodotta dalla Casa e, per finire, l‘inarrivabile serie 3000. Nella serie 800 si trovano un amplificatore integrato, un preamplificatore, un amplificatore finale stereo e due monofonici. L’oggetto di questa prova é il preamplificatore 810. Ho avuto occasione, nel tempo, di apprezzare anche il suono del preamplificatore 1012, con DAC e pre phono incorporato, il finale stereo della serie 1000 e, meno approfonditamente, il pre ed il finale stereo della serie 2000, oltre all’incredibile preamplificatore phono 2008, acclamato in tutto il mondo ed acquistabile alla “modica” cifra di Euro 30.000, ad occhio e croce. Questa recensione sarà un po’ atipica per il mio stile. Non parlerò di singoli ascolti ma vi darò un’impressione generale del suono del Boulder. Collego quindi all’impianto l’810, una macchina dall’estetica che non mi dispiace affatto, con un frontale in alluminio satinato che fa una gran bella impressione alla vista ed al tatto, provvisto di un incavo verticale asimmetrico rispetto al frontale stesso. Sulla sinistra vediamo incisi logo aziendale e modello, nell’incavo di cui sopra un display a specchio, sotto il quale è incassato il sensore del telecomando, un bel pezzo di pesante alluminio, con una forma strana ma ergonomica e provvisto di biglie d’acciaio a guisa di pulsanti, molto piacevoli al tocco e di una robustezza che non dà adito a dubbi sulla qualità realizzativa. A destra del display del pre, ancora 8 biglie d’acciaio a fungere da pulsanti e “libidinose” al tocco, così come l’appena sporgente manopola del volume, libera di ruotare a volontà perché a comando ottico e quindi sprovvista di contatti meccanici. I pulsanti selezionano gli ingressi, il bilanciamento, la polarità assoluta, la regolazione dell’intensità del display e la messa in stand-by dell’apparecchio.
Gli ingressi, solo linea, sono quattro ed esclusivamente bilanciati, così come bilanciate sono le due uscite verso i finali di potenza, oltre a quella per un eventuale registratore. Eventuali apparecchi con uscite sbilanciate sono collegabili tramite appositi cavi che vi potranno essere forniti a richiesta o tramite gli speciali adattatori Boulder. Non è consigliato utilizzare i normali adattatori in commercio, che potrebbero avere i ponticelli montati in maniera difforme da quanto richiesto da Boulder. Il pannello posteriore prevede la classica vaschetta IEC per l’alimentazione, due fusibili, un ingresso per un eventuale ricevitore extra per il comando a distanza, un interruttore “master/slave” del quale parleremo quando andremo a descrivere le funzioni, e le prese “Boulder Link” alle quali faremo cenno in seguito. Il telaio, oltre il pannello frontale, si presenta massiccio e molto ben lavorato. Boulder dichiara che anche la lavorazione delle parti del telaio è svolta all’interno dell’Azienda, tramite macchine a controllo numerico. Devo ammettere che la costruzione esterna di questa macchina è davvero spettacolare, anche se non arriva alle vette delle serie superiori. Il coperchio, che ho sollevato quando ho aperto il telaio, é estremamente pesante e sembra non soffrire di risonanze, quando percosso. Dimenticavo di parlarvi del led che indica l’accensione quando di colore ambra e che, in stand-by, cambia di colore, senza soluzione di continuità, dal rosso all’ambra, al verde. Mi é piaciuto molto, sembra dirci che l’apparecchio è vivo e sollecitarci alla sua messa in esercizio, per godere della musica. Un accennando alla tecnica costruttiva ed alle numerosi possibilità operative dell‘810 è utile. Come già anticipato nella descrizione degli ingressi, si tratta di un’elettronica completamente bilanciata e dual-mono. L’alimentazione è filtrata già dall’interno della vaschetta IEC, come spero si noti dalla fotografia dell’interno. I due trasformatori sono dedicati all’alimentazione rigorosamente separata della parte analogica e di quella digitale di controllo delle funzioni, per evitare rumori indotti. Il controllo di volume, realizzato con un sistema proprietario di Boulder, regola il livello d’uscita a passi di 0,5 dB. Il sistema Boulder Link, al quale accennato in fase di descrizione degli apparecchi, prevede il controllo dell’intero sistema di amplificazione da un unico apparecchio, e la comunicazione di eventuali anomalie di qualsiasi altro componente Boulder collegato, tramite il display del preamplificatore. Potenza dell’elettronica! E’ possibile assegnare ad ogni ingresso, grazie al display alfanumerico, un nome scelto dall’utente, il volume impostato all’accensione dell’apparecchio, il guadagno dei singoli ingressi, il bilanciamento, la polarità assoluta, o assegnare ad uno o più ingressi la funzione “Theater” che permette di saltare il controllo di volume, nel caso si usino processori audio/video. Il display, munito di caratteri verdi e di buona grafica, è molto ben leggibile anche a distanza e l’intensità della sua luminosità è regolabile in quattro passi. Purtroppo non è completamente oscurabile. Il comando master/slave che abbiamo visto prima serve per impostare la centrale di controllo del sistema Boulder Link, implementato tramite cavi forniti a richiesta, che collega tutte le amplificazioni Boulder come in una rete di computer. Permette l’accensione di tutte le elettroniche con intervalli di tempo prestabiliti e la lettura di eventuali anomalie che dovessero presentarsi ai finali, inclusi clipping, temperatura rilevata troppo alta o la presenza di corrente continua. L’ingegnerizzazione dei circuiti è estrema. Componenti smd e largo uso di circuiti integrati, alcuni di essi programmati direttamente dai tecnici Boulder. Le schede sono due, rigorosamente divise per i canali stereo. C’è molto spazio libero, grazie all’integrazione dei componenti elettronici.
Ecco l’impianto utilizzato per gli ascolti: giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Scan Tech Lyra Helikon, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD dCS Puccini+U-Clock Puccini, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, LAT International XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, MIT cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Ho trovato spettacolare il suono dell’810, con una timbrica eccezionalmente corretta, senza preferenze particolari nella riproposizione della gamma di frequenze, ed un’assenza di grana in gamma media da valvolare di classe elevata, con una dinamica da primato ed una riproposizione della scena virtuale molto buona, soprattutto a macchina ben calda. Un’oretta di riscaldamento permette di raggiungere le prestazioni massime, a mio parere. Prestazioni da primo della classe, ad un costo elevato ma ancora da classe medio-alta. Ho parlato di gamma media, che mi ha davvero colpito in modo particolare. Una simile riproduzione da apparecchi a stato solido è, credetemi, più unica che rara. Della gamma bassa poco da segnalare: ottima in qualsiasi frangente, solo leggermente più “morbida“ rispetto al mio riferimento ma non saprei dire quale delle due sia più corretta. Ho la fortuna di girare e di ascoltare molti impianti; averne, di bassi così! Per quanto riguarda la gamma acuta, possiamo affermare che … non si sente. Il che è un complimento. Gli strumenti che si spingono fino a tali vette appaiono naturali, luminosi con una tonalità appena ambrata. Le armoniche superiori ci sono tutte, la sensazione di ambienza nelle registrazioni che ne sono provviste, è quella giusta. La trasparenza è impressionante ed in CD che conosco alla perfezione come “The Ghost of Tom Joad” di Bruce Springsteen (Columbia), sento piccoli effetti e rumori d’ambienza dei quali non sapevo, col risultato di entrare ancora più in profondità nel messaggio dell’Artista. La 6° Sinfonia di Beethoven suonata dalla Wiener Philharmoniker e diretta da Simon Rattle (EMI Classics), serve per confermare come questo Boulder abbia la capacità di prendere per mano l’intero impianto di riproduzione del suono ed anche voi, portandovi direttamente al cospetto dell’intera Orchestra. La spinta dinamica nei crescendo è notevole e naturale al tempo stesso, senza apparenti forzature (impressione spesso dovuta alla distorsione, a mio parere). L’illusione della profondità dell’orchestra è perfetta, così come non si possono muovere appunti a larghezza ed altezza del soundstage. L’equilibrio timbrico di cui questo Boulder è dotato permette una riproduzione lineare su tutta la gamma udibile, senza aggiungere niente di proprio al suono. Non serve chiudere gli occhi per vedere i violinisti che scuotono le teste al ritmo dei loro archetti, o Rattle che muove la bacchetta per dare il tempo ad un’orchestra al limite della perfezione tecnica. Che bel suono! Violoncelli e contrabbassi sempre al loro posto, non coprono mai il suono degli altri strumenti e sapete bene, se ascoltate spesso concerti, come questa cosa sia tanto normale dal vivo, quanto difficile da ottenere durante la riproduzione di un disco.
In definitiva, non mi capita spesso di ascoltare senza che mi torni la voglia di ricollegare quanto prima i miei apparecchi di riferimento. In questo caso, ho lasciato suonare il Boulder per molti giorni, ascoltando di tutto, ricevendo anche qualche sparuto ospite mentre l’amplificazione offriva un sottofondo gradevole, senza mai ergersi a protagonista. Un suono dinamico, pieno di dettagli ma mai sopra le righe, quasi stessi ascoltando musica dal vivo. Micro e macrodinamica sono di ottimo livello e gli attacchi ed i rilasci degli strumenti coinvolti sono veloci e credibili. Un suono che è melodia e non un insieme di note trascritte fedelmente ma senz’anima, senza emozione. E non devo insegnarvi io quanto l’emozione debba far parte dell’ascolto della musica. Se state cercando amplificazioni in questa fascia di prezzo, non ascoltare anche questo Boulder sarebbe un peccato. Poca “hi-fi” nel senso deteriore del termine ma tanta ottima musica che vi accompagnerà fino a quando … passerete ai modelli superiori. Per il nome che porta, la tecnologia impiegata per realizzarlo, le opzioni d’uso che offrono e le pure prestazioni sonore, non mi sembra neanche caro. Probabilmente il miglior preamplificatore che io conosca, in questa categoria di prezzo.
Angelo Jasparro
Distributore: Audio Graffiti
Prezzo Preamplificatore 810: € 9.200,00
Prodotto da: Boulder Amplifiers, Inc.
Ho trovato spettacolare il suono dell’810, con una timbrica eccezionalmente corretta, senza preferenze particolari nella riproposizione della gamma di frequenze, ed un’assenza di grana in gamma media da valvolare di classe elevata, con una dinamica da primato ed una riproposizione della scena virtuale molto buona, soprattutto a macchina ben calda. Un’oretta di riscaldamento permette di raggiungere le prestazioni massime, a mio parere. Prestazioni da primo della classe, ad un costo elevato ma ancora da classe medio-alta. Ho parlato di gamma media, che mi ha davvero colpito in modo particolare. Una simile riproduzione da apparecchi a stato solido è, credetemi, più unica che rara. Della gamma bassa poco da segnalare: ottima in qualsiasi frangente, solo leggermente più “morbida“ rispetto al mio riferimento ma non saprei dire quale delle due sia più corretta. Ho la fortuna di girare e di ascoltare molti impianti; averne, di bassi così! Per quanto riguarda la gamma acuta, possiamo affermare che … non si sente. Il che è un complimento. Gli strumenti che si spingono fino a tali vette appaiono naturali, luminosi con una tonalità appena ambrata. Le armoniche superiori ci sono tutte, la sensazione di ambienza nelle registrazioni che ne sono provviste, è quella giusta. La trasparenza è impressionante ed in CD che conosco alla perfezione come “The Ghost of Tom Joad” di Bruce Springsteen (Columbia), sento piccoli effetti e rumori d’ambienza dei quali non sapevo, col risultato di entrare ancora più in profondità nel messaggio dell’Artista. La 6° Sinfonia di Beethoven suonata dalla Wiener Philharmoniker e diretta da Simon Rattle (EMI Classics), serve per confermare come questo Boulder abbia la capacità di prendere per mano l’intero impianto di riproduzione del suono ed anche voi, portandovi direttamente al cospetto dell’intera Orchestra. La spinta dinamica nei crescendo è notevole e naturale al tempo stesso, senza apparenti forzature (impressione spesso dovuta alla distorsione, a mio parere). L’illusione della profondità dell’orchestra è perfetta, così come non si possono muovere appunti a larghezza ed altezza del soundstage. L’equilibrio timbrico di cui questo Boulder è dotato permette una riproduzione lineare su tutta la gamma udibile, senza aggiungere niente di proprio al suono. Non serve chiudere gli occhi per vedere i violinisti che scuotono le teste al ritmo dei loro archetti, o Rattle che muove la bacchetta per dare il tempo ad un’orchestra al limite della perfezione tecnica. Che bel suono! Violoncelli e contrabbassi sempre al loro posto, non coprono mai il suono degli altri strumenti e sapete bene, se ascoltate spesso concerti, come questa cosa sia tanto normale dal vivo, quanto difficile da ottenere durante la riproduzione di un disco.
In definitiva, non mi capita spesso di ascoltare senza che mi torni la voglia di ricollegare quanto prima i miei apparecchi di riferimento. In questo caso, ho lasciato suonare il Boulder per molti giorni, ascoltando di tutto, ricevendo anche qualche sparuto ospite mentre l’amplificazione offriva un sottofondo gradevole, senza mai ergersi a protagonista. Un suono dinamico, pieno di dettagli ma mai sopra le righe, quasi stessi ascoltando musica dal vivo. Micro e macrodinamica sono di ottimo livello e gli attacchi ed i rilasci degli strumenti coinvolti sono veloci e credibili. Un suono che è melodia e non un insieme di note trascritte fedelmente ma senz’anima, senza emozione. E non devo insegnarvi io quanto l’emozione debba far parte dell’ascolto della musica. Se state cercando amplificazioni in questa fascia di prezzo, non ascoltare anche questo Boulder sarebbe un peccato. Poca “hi-fi” nel senso deteriore del termine ma tanta ottima musica che vi accompagnerà fino a quando … passerete ai modelli superiori. Per il nome che porta, la tecnologia impiegata per realizzarlo, le opzioni d’uso che offrono e le pure prestazioni sonore, non mi sembra neanche caro. Probabilmente il miglior preamplificatore che io conosca, in questa categoria di prezzo.
Angelo Jasparro
Distributore: Audio Graffiti
Prezzo Preamplificatore 810: € 9.200,00
Prodotto da: Boulder Amplifiers, Inc.