Bryston 28B³
Credo, nel mio piccolo, di conoscere piuttosto bene le elettroniche Bryston. Ho avuto il preamplificatore BP25, ho recensito il BP26 ed i finali 28B SST, posseggo da svariati anni i finali 7B ST, che fanno parte del mio impianto di riferimento, a buon diritto.
Parliamo di quest'azienda canadese, sul mercato dell'audio professionale e dell'alta fedeltà ormai da oltre 35 anni. Ho citato l'audio professionale e a tal proposito, vista la confusione che regna tra gli appassionati di audio, è forse il caso di fare un po' di chiarezza. Si, perché in giro per i negozi di strumenti musicali troviamo amplificatori che dichiarano potenze elevatissime, a fronte di prezzi che non superano poche centinaia di euro. Ciò ha scatenato orde barbariche sui forum di tutto il mondo, che hanno fatto apparire come deficienti tutti coloro che si rivolgono al tradizionale mercato dell'alta fedeltà. Se da una parte è bello vedere che c'è tanta gente disposta a perdere intere giornate sul web per aiutarci a risparmiare grosse somme di denaro, dall'altra viene come il sospetto che l'esigenza di trovare ogni giorno l'apparecchio magico, aiuti poco l'equilibrio di giudizio.
Allora, vediamo un po' di dipanare la matassa. Qualche anno fa, all'inizio della corsa al professionale, in occasione di una mia visita ad un negozio che, oltre all'alta fedeltà si occupa di service audio per concerti, chiedo ed ottengo in prestito un amplificatore piccolo e potente; 1500 W per canale, in Classe H. Meraviglia! E' anche leggero, lo porto a casa volentieri. Non ricordo il marchio, sinceramente, dopo tanto tempo ma credo fosse un'azienda tedesca con produzione in Cina, ovviamente
Io avevo già i Bryston 7B ST che, quando volevo esagerare col volume, tendevano a clippare coi miei diffusori di allora, MBL 101D, da 81 dB di sensibilità. Capirete che quando ho visto un finale stereo dalla potenza doppia e dal costo che mi pare fosse tra i 300 ed i 400 euro, ho fatto salti di gioia. Lo porto a casa, verifico che tutto sia a posto, mi compiaccio della presenza dei due vu-meter a led, e lo accendo. Partono subito i due malefici e rumorosi ventilatori ma, mi dico, forse se non ascolto a volumi esagerati posso trovare il modo di rallentare i giri, in modo da ridurre la rumorosità.
Comincio ad ascoltare e subito mi accorgo di un suono vetroso, orrido al limite dell'inascoltabile. Mah, sarà perché è freddo, lo faccio andare un po' ma il risultato con cambia. Tagliato anche in gamma bassa, rende irriconoscibili i miei amati diffusori. Comprensibile, forse, da un amplificatore di così basso costo ed altissima potenza. Ecco, altissima potenza; vediamo come si comporta quando c'è da spingere le durissime MBL. Alzo il volume senza timore, tanto c'è il LED rosso del clipping … che si accende ad una pressione sonora ben inferiore a quella che ottengo coi Bryston, accreditati di un terzo della potenza (reale, però). E mentre medito su tutto ciò, un tweeter delle MBL passa a miglior vita, col risultato di imporre al diffusore un viaggio a Berlino, per la riparazione.
Potete immaginare cosa io pensi, da quel giorno, delle amplificazioni “pro” economiche, quelle decantate sui forum da quelli che vi guardano con aria di sufficienza perché voi avete speso 100 volte tanto nell'intento di ascoltare bene la vostra musica.
Ma siccome non scrivo più da anni sui forum, non rispondo direttamente e li lascio nella loro falsa convinzione di aver scoperto l'acqua calda.
Naturalmente, la parola “professionale”, come non è sempre sinonimo di alta qualità, non è neanche sempre sinonimo del contrario. Però, guarda un po' che caso il professionale di alta qualità e buon suono, raggiunge le fasce di prezzo dell'alta fedeltà di nostra conoscenza. Magari si tiene un po' al di sotto, se i numeri di produzione permettono di abbattere i costi, ma le cifre non differiscono di molto.
Verrà in mente ai più un caso particolare, quello di FM Acoustics che, pur occupandosi anche di professionale, si colloca nella fascia di prezzo più estrema ma, come si dice, è l'eccezione che conferma la regola.
Parliamo di quest'azienda canadese, sul mercato dell'audio professionale e dell'alta fedeltà ormai da oltre 35 anni. Ho citato l'audio professionale e a tal proposito, vista la confusione che regna tra gli appassionati di audio, è forse il caso di fare un po' di chiarezza. Si, perché in giro per i negozi di strumenti musicali troviamo amplificatori che dichiarano potenze elevatissime, a fronte di prezzi che non superano poche centinaia di euro. Ciò ha scatenato orde barbariche sui forum di tutto il mondo, che hanno fatto apparire come deficienti tutti coloro che si rivolgono al tradizionale mercato dell'alta fedeltà. Se da una parte è bello vedere che c'è tanta gente disposta a perdere intere giornate sul web per aiutarci a risparmiare grosse somme di denaro, dall'altra viene come il sospetto che l'esigenza di trovare ogni giorno l'apparecchio magico, aiuti poco l'equilibrio di giudizio.
Allora, vediamo un po' di dipanare la matassa. Qualche anno fa, all'inizio della corsa al professionale, in occasione di una mia visita ad un negozio che, oltre all'alta fedeltà si occupa di service audio per concerti, chiedo ed ottengo in prestito un amplificatore piccolo e potente; 1500 W per canale, in Classe H. Meraviglia! E' anche leggero, lo porto a casa volentieri. Non ricordo il marchio, sinceramente, dopo tanto tempo ma credo fosse un'azienda tedesca con produzione in Cina, ovviamente
Io avevo già i Bryston 7B ST che, quando volevo esagerare col volume, tendevano a clippare coi miei diffusori di allora, MBL 101D, da 81 dB di sensibilità. Capirete che quando ho visto un finale stereo dalla potenza doppia e dal costo che mi pare fosse tra i 300 ed i 400 euro, ho fatto salti di gioia. Lo porto a casa, verifico che tutto sia a posto, mi compiaccio della presenza dei due vu-meter a led, e lo accendo. Partono subito i due malefici e rumorosi ventilatori ma, mi dico, forse se non ascolto a volumi esagerati posso trovare il modo di rallentare i giri, in modo da ridurre la rumorosità.
Comincio ad ascoltare e subito mi accorgo di un suono vetroso, orrido al limite dell'inascoltabile. Mah, sarà perché è freddo, lo faccio andare un po' ma il risultato con cambia. Tagliato anche in gamma bassa, rende irriconoscibili i miei amati diffusori. Comprensibile, forse, da un amplificatore di così basso costo ed altissima potenza. Ecco, altissima potenza; vediamo come si comporta quando c'è da spingere le durissime MBL. Alzo il volume senza timore, tanto c'è il LED rosso del clipping … che si accende ad una pressione sonora ben inferiore a quella che ottengo coi Bryston, accreditati di un terzo della potenza (reale, però). E mentre medito su tutto ciò, un tweeter delle MBL passa a miglior vita, col risultato di imporre al diffusore un viaggio a Berlino, per la riparazione.
Potete immaginare cosa io pensi, da quel giorno, delle amplificazioni “pro” economiche, quelle decantate sui forum da quelli che vi guardano con aria di sufficienza perché voi avete speso 100 volte tanto nell'intento di ascoltare bene la vostra musica.
Ma siccome non scrivo più da anni sui forum, non rispondo direttamente e li lascio nella loro falsa convinzione di aver scoperto l'acqua calda.
Naturalmente, la parola “professionale”, come non è sempre sinonimo di alta qualità, non è neanche sempre sinonimo del contrario. Però, guarda un po' che caso il professionale di alta qualità e buon suono, raggiunge le fasce di prezzo dell'alta fedeltà di nostra conoscenza. Magari si tiene un po' al di sotto, se i numeri di produzione permettono di abbattere i costi, ma le cifre non differiscono di molto.
Verrà in mente ai più un caso particolare, quello di FM Acoustics che, pur occupandosi anche di professionale, si colloca nella fascia di prezzo più estrema ma, come si dice, è l'eccezione che conferma la regola.
Torniamo ora ai Bryston in prova. Si tratta dei 28B ST ³ (cubed), ultimi nati della serie che ha visto i modelli ST, SST ed SST² (squared). Come dicevo prima, nel mio impianto sono presenti i 7B ST, due mono che hanno meno della metà del modello 28, accreditato ufficialmente di 1000W su 8 Ohm (ma che in realtà sono il 25% in più, come vederemo poi) e 1800 su 4 Ohm.
Anni fa, all'uscita dei 28 B SST, ebbi occasione di scrivere del loro suono sulla rivista cartacea per la quale lavoravo allora. Ascoltai un bel suono, impeccabile, ma che non mi invogliò più di tanto a sostituire i miei 7B ST, a causa di una leggera deviazione dalla leggendaria neutralità del suono Bryston, per avvicinarsi forse un po' ai gusti dell'audiofilo medio, presentando un suono un po' più “hi-fi” nel senso deteriore del termine, un suono troppo lucido per essere pienamente assimilabile a ciò che stavo cercando. Quindi, sebbene con un po' di rammarico, li resi al distributore, ne scrissi ovviamente in termini più che lusinghieri, e tutto fini lì.
In questi giorni, non appena resisi disponibili in Italia i nuovi amplificatori della serie B³, ero curioso di sentire le differenze coi miei ma anche con la serie SST, dopo aver saltato la serie “squared”. Il Distributore italiano si è reso subito disponibile ad inviarmeli. In verità, gli avevo chiesto qualcosa di meno impegnativo per la mia schiena ma il messaggio “Ti stupirò con effetti speciali” mi ha tolto qualche ora di sonno. Ed avevo ragione: dal corriere è infatti arrivato un bancale con due grosse e pesanti scatole e la temuta scritta: “28B”. 42 Kg l'uno, più imballo.
Voi li avreste rimandati indietro? Io no, ed infatti li ho tenuti. Naturalmente ho chiamato il collega ed amico di tante avventure Domenico Pizzamiglio, che mi ha aiutato ad estrarre gli amplificatori dagli imballi. Grande idea, devo dire, le due maniglie posteriori, che sono pressoché indispensabili per alzare le pesanti macchine senza rischiare di fratturarsi le dita tra le alette di raffreddamento.
Veniamo ai nostri, dunque. Il frontale è di spesso alluminio (silver o nero, a richiesta), con due ampi incavi orizzontali, mentre il grosso marchio, la scritta col nome del modello e l'interruttore di accensione, si trovano all'interno di un riquadro a sbalzo sul frontale. Grosso passo avanti, a gusto di chi scrive, rispetto alle serie precedenti. A richiesta, si può avere il frontale con le classiche maniglie e 5 cm più largo. 4 grossi piedi reggono la pesante struttura, che però ha il vantaggio di non avere dimensioni esagerate, al contrario di molti concorrenti di pari prestazioni. I lati sono composti dalle necessarie alette di raffreddamento. A tal proposito, si deve supporre che la polarizzazione in classe A di questi finali sia piuttosto elevata; dopo qualche ora di accensione, anche senza segnale, non si riescono più a toccare i fianchi dell'amplificatore, causa temperatura veramente elevata.
Il retro mostra le due grosse maniglie che, come abbiamo già detto, sono indispensabili per la movimentazione del finale, ingressi bilanciati e sbilanciati da selezionare con un apposito interruttore. Vi sono poi i 4 bei connettori per le uscite di potenza, in previsione di un bi-wiring, l'interruttore di alimentazione principale, da lasciare sempre armato ed i collegamenti per l'accensione da remoto, oltre alla vaschetta IEC per il cavo di alimentazione.
Tra le foto troverete la scheda di test di uno di questi finali. La potenza misurata su 8 Ohm è spaventosa: 1235 W contro i 1000 dichiarati. Se non è serietà questa … Anche le altre misure evidenziate sono da apparecchio di gran classe. Pubblichiamo alcune foto dell'interno del finale, dalle quali potete evincere le gigantesche dimensioni del toroidale d'alimentazione e le capacità di filtro che raggiungono i 160.000 µF per ogni finale mono.
Direi che come presentazione dei finali 28 B³ possa bastare. Vi consiglio di dare un'occhiata approfondita al sito Bryston, nel quale troverete approfondimenti tecnici ed una sezione Q&A piuttosto interessante anche per i possessori di altri marchi.
Anni fa, all'uscita dei 28 B SST, ebbi occasione di scrivere del loro suono sulla rivista cartacea per la quale lavoravo allora. Ascoltai un bel suono, impeccabile, ma che non mi invogliò più di tanto a sostituire i miei 7B ST, a causa di una leggera deviazione dalla leggendaria neutralità del suono Bryston, per avvicinarsi forse un po' ai gusti dell'audiofilo medio, presentando un suono un po' più “hi-fi” nel senso deteriore del termine, un suono troppo lucido per essere pienamente assimilabile a ciò che stavo cercando. Quindi, sebbene con un po' di rammarico, li resi al distributore, ne scrissi ovviamente in termini più che lusinghieri, e tutto fini lì.
In questi giorni, non appena resisi disponibili in Italia i nuovi amplificatori della serie B³, ero curioso di sentire le differenze coi miei ma anche con la serie SST, dopo aver saltato la serie “squared”. Il Distributore italiano si è reso subito disponibile ad inviarmeli. In verità, gli avevo chiesto qualcosa di meno impegnativo per la mia schiena ma il messaggio “Ti stupirò con effetti speciali” mi ha tolto qualche ora di sonno. Ed avevo ragione: dal corriere è infatti arrivato un bancale con due grosse e pesanti scatole e la temuta scritta: “28B”. 42 Kg l'uno, più imballo.
Voi li avreste rimandati indietro? Io no, ed infatti li ho tenuti. Naturalmente ho chiamato il collega ed amico di tante avventure Domenico Pizzamiglio, che mi ha aiutato ad estrarre gli amplificatori dagli imballi. Grande idea, devo dire, le due maniglie posteriori, che sono pressoché indispensabili per alzare le pesanti macchine senza rischiare di fratturarsi le dita tra le alette di raffreddamento.
Veniamo ai nostri, dunque. Il frontale è di spesso alluminio (silver o nero, a richiesta), con due ampi incavi orizzontali, mentre il grosso marchio, la scritta col nome del modello e l'interruttore di accensione, si trovano all'interno di un riquadro a sbalzo sul frontale. Grosso passo avanti, a gusto di chi scrive, rispetto alle serie precedenti. A richiesta, si può avere il frontale con le classiche maniglie e 5 cm più largo. 4 grossi piedi reggono la pesante struttura, che però ha il vantaggio di non avere dimensioni esagerate, al contrario di molti concorrenti di pari prestazioni. I lati sono composti dalle necessarie alette di raffreddamento. A tal proposito, si deve supporre che la polarizzazione in classe A di questi finali sia piuttosto elevata; dopo qualche ora di accensione, anche senza segnale, non si riescono più a toccare i fianchi dell'amplificatore, causa temperatura veramente elevata.
Il retro mostra le due grosse maniglie che, come abbiamo già detto, sono indispensabili per la movimentazione del finale, ingressi bilanciati e sbilanciati da selezionare con un apposito interruttore. Vi sono poi i 4 bei connettori per le uscite di potenza, in previsione di un bi-wiring, l'interruttore di alimentazione principale, da lasciare sempre armato ed i collegamenti per l'accensione da remoto, oltre alla vaschetta IEC per il cavo di alimentazione.
Tra le foto troverete la scheda di test di uno di questi finali. La potenza misurata su 8 Ohm è spaventosa: 1235 W contro i 1000 dichiarati. Se non è serietà questa … Anche le altre misure evidenziate sono da apparecchio di gran classe. Pubblichiamo alcune foto dell'interno del finale, dalle quali potete evincere le gigantesche dimensioni del toroidale d'alimentazione e le capacità di filtro che raggiungono i 160.000 µF per ogni finale mono.
Direi che come presentazione dei finali 28 B³ possa bastare. Vi consiglio di dare un'occhiata approfondita al sito Bryston, nel quale troverete approfondimenti tecnici ed una sezione Q&A piuttosto interessante anche per i possessori di altri marchi.
Passiamo ora a parlare del suono dei Bryston, che sono stati inseriti nel seguente impianto:
Giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Con “Blue Train”, di John Coltrane (SACD Blue Note), subito un ascolto che rende piena giustizia all'abilità di Rudy Van Gelder, che ha registrato (1957) ed in seguito rimasterizzato questo SACD. La sensazione di essere presenti in sala di registrazione è palpabile. I complessi giri di contrabbasso eseguiti da Paul Chambers si riescono sempre a seguire senza alcuno sforzo e tutti gli strumenti sono in perfetto equilibrio tra loro.
Un altro esempio di eccezionale ripresa del suono ci viene dal Michel Petrucciani Trio, nel CD Trio in Tokio (Dreyfuss Jazz), scintillante nella rimasterizzazione a 24 bit, che è un bel passo avanti rispetto all'edizione originale. Un buon impianto vi farà l'effetto di portarvi al Blue Note ad ascoltare dal vivo ciò che purtroppo non si ripeterà, visto che Petrucciani ci ha lasciati poco più di 15 anni fa.
Un appunto su una cosa della quale riparleremo più avanti: la trasparenza. La trasparenza su tutto. Questi 28B³ sono trasparenti a qualsiasi suono, sia a livelli di microdinamica, sia nei più concitati pieni orchestrali.
Nei pianissimo di introduzioni ai brani, riesco a sentire distintamente rumori del pubblico che erano semi-nascosti in precedenza.
La velocità delle note del pianoforte in “Home” è fulminea e ben coadiuvata dal driver a compressione delle JBL. L'assolo di batteria nel brano che segue, ascoltato ad un volume realmente pari a quello di una batteria dal vivo, è entusiasmante (anche grazie al fatto che Steve Gadd è, a mio parere, tra i migliori batteristi del mondo).
A proposito di batteristi, decido di riascoltare un vecchio vinile: “Spectrum” (Atlantic) di Billy Cobham. In questa registrazione il batterista usa una batteria dai tamburi in plexiglas ed il suono “plasticoso” che ne scaturisce è ben evidenziato dai nostri Bryston che, inoltre, esibiscono ancora una volta una velocità sui transienti a livelli da record e non ho difficoltà ad ammettere che non ho mai ascoltato così bene questo vecchio disco, che è sugli scaffali di casa mia dal lontano 1975, almeno. La gamma bassa è imponente, estesa più del riferimento ma mai fuori posto o imprecisa. Tutto ciò, unito alla tecnica sopraffina del batterista americano e degli altri musicisti presenti, si trasforma in un ascolto imperdibile. Il volume è decisamente elevato, senza che affiori la fatica d'ascolto.
Durante gli ascolti di questa recensione, mi è capitato di leggere su Facebook un audiofilo che si lamentava del suono di “Trespass” dei Genesis. Lui parlava, in verità, della versione CD, mentre io possiedo il vinile dell'epoca e la rimasterizzazione in SACD. Ho preso il vinile e l'ho messo sul Basis, per verificare se davvero fosse così ed approfittarne per riascoltare un disco che era da un po' che non passava per l'impianto. Non so quanti e quali danni possano avere fatto con la versione in CD, ma mi sembra strano che il risultato possa essere cattivo come espresso dall'amico di cui sopra. A me sembra che la registrazione sia anzi oltre la media delle produzioni rock dell'epoca. I due grossi Bryston, poi, si esaltano restituendo un suono maestoso, ricco di particolari. La voce di Peter Gabriel è delicata e graffiante allo stesso tempo.
Ennesima, entusiasmante prestazione dei due finali canadesi, che lavorano nell'ombra e lasciano spazio alle sole emozioni.
La 4^ Sinfonia di Brahms suonata dalla Columbia Symphony Orchestra diretta da Bruno Walter (SACD Sony Classical) è un trionfo di archi, fiati e percussioni, in uno scenario ampio e ben sviluppato in profondità, coi colori degli strumenti molto ben rispettati. La direzione di Walter, poi, conferisce a quest'esecuzione un interesse unico, ancora dopo 57 anni dalla registrazione. Il fruscio di fondo del nastro master passa inosservato anche nei pianissimo, tanto è il pathos che questo SACD trasmette. I Bryston riescono a suonare con la delicatezza di monotriodi, come anche con violenza quando il messaggio musicale lo impone, sempre con la massima trasparenza ed un controllo ferreo sulle oscillazioni degli altoparlanti.
Viene in mente il paragone con una di quelle auto che nascono come grosse e comode berline, e poi vengono elaborate dalle Officine di proprietà della Case Madri. Prestazioni spaventose nella guida sportiva, se nelle mani di piloti esperti, e souplesse di marcia da limousine quando guidate sulle strade di tutti i giorni.
Nessuna distorsione, nessuna fatica d'ascolto (per forza, non vanno mai in affanno), nessun indurimento nel suono, nessun impuntamento, grana talmente fine da essere realmente impercettibile. Nulla sembra frapporsi tra musica ed ascoltatore.
Anche la “Misa Criolla” di Mercedes Sosa (CD Universal) nella rimasterizzazione del 2010, evidenzia particolari sconosciuti in precedenza. Flauto e chitarra emergono improvvisamente dal silenzio più assoluto con una forza ed un realismo da pelle d'oca. La splendida voce della contralto argentina è commovente, col risultato di farmi preoccupare al pensiero che queste macchine se ne dovranno andare presto da casa mia.
Cos'altro aggiungere alle caratteristiche già sviscerate? Dobbiamo recensire per sottrazione, come accade quando ci si ritrova ad ascoltare i fuoriclasse.
Questi Bryston 28B Cubed non colorano, non filtrano, non gonfiano e non tolgono. Non tagliano le armoniche, che restano nell’aria il tempo dovuto. E neppure rallentano o comprimono. Non soffrono nessun carico che i diffusori collegati possano presentare, non saranno in difficoltà davanti alle efficienze più basse, agli ambienti più grandi. E, diciamolo chiaramente, non saranno in difficoltà neanche davanti alle orecchie più critiche.
Il prezzo? Particolare insignificante, se potete permetterveli. C'è in giro un sacco di roba che costa di più e suona meno bene.
Questi amplificatori sono LA MUSICA, senza balle, senza colorazioni da my-fi, senza invenzioni o fuochi d'artificio affascinanti ma falsi. La musica. E basta.
Io purtroppo non posso tenerli, anche perché sono eccessivamente potenti per i miei diffusori da 97 dB di sensibilità, però una cosa posso fare. Anzi, l'ho fatta: ho ordinato i fratelli un po' più piccoli, i 7B³ Cubed. Alla cieca? Nessun problema, conosco Bryston da tanti anni, ormai, e so che suoneranno allo stesso modo. Ne riparleremo quando saranno qui.
Ci sono voluti oltre 10 anni di ascolti per sfrattare i miei vecchi Bryston 7B ST, e chi poteva farlo, se non Bryston?
Angelo Jasparro
Produttore: Bryston Limited
Distributore: Audio Reference
Prezzo: euro 13.295,00 cad.
Giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Con “Blue Train”, di John Coltrane (SACD Blue Note), subito un ascolto che rende piena giustizia all'abilità di Rudy Van Gelder, che ha registrato (1957) ed in seguito rimasterizzato questo SACD. La sensazione di essere presenti in sala di registrazione è palpabile. I complessi giri di contrabbasso eseguiti da Paul Chambers si riescono sempre a seguire senza alcuno sforzo e tutti gli strumenti sono in perfetto equilibrio tra loro.
Un altro esempio di eccezionale ripresa del suono ci viene dal Michel Petrucciani Trio, nel CD Trio in Tokio (Dreyfuss Jazz), scintillante nella rimasterizzazione a 24 bit, che è un bel passo avanti rispetto all'edizione originale. Un buon impianto vi farà l'effetto di portarvi al Blue Note ad ascoltare dal vivo ciò che purtroppo non si ripeterà, visto che Petrucciani ci ha lasciati poco più di 15 anni fa.
Un appunto su una cosa della quale riparleremo più avanti: la trasparenza. La trasparenza su tutto. Questi 28B³ sono trasparenti a qualsiasi suono, sia a livelli di microdinamica, sia nei più concitati pieni orchestrali.
Nei pianissimo di introduzioni ai brani, riesco a sentire distintamente rumori del pubblico che erano semi-nascosti in precedenza.
La velocità delle note del pianoforte in “Home” è fulminea e ben coadiuvata dal driver a compressione delle JBL. L'assolo di batteria nel brano che segue, ascoltato ad un volume realmente pari a quello di una batteria dal vivo, è entusiasmante (anche grazie al fatto che Steve Gadd è, a mio parere, tra i migliori batteristi del mondo).
A proposito di batteristi, decido di riascoltare un vecchio vinile: “Spectrum” (Atlantic) di Billy Cobham. In questa registrazione il batterista usa una batteria dai tamburi in plexiglas ed il suono “plasticoso” che ne scaturisce è ben evidenziato dai nostri Bryston che, inoltre, esibiscono ancora una volta una velocità sui transienti a livelli da record e non ho difficoltà ad ammettere che non ho mai ascoltato così bene questo vecchio disco, che è sugli scaffali di casa mia dal lontano 1975, almeno. La gamma bassa è imponente, estesa più del riferimento ma mai fuori posto o imprecisa. Tutto ciò, unito alla tecnica sopraffina del batterista americano e degli altri musicisti presenti, si trasforma in un ascolto imperdibile. Il volume è decisamente elevato, senza che affiori la fatica d'ascolto.
Durante gli ascolti di questa recensione, mi è capitato di leggere su Facebook un audiofilo che si lamentava del suono di “Trespass” dei Genesis. Lui parlava, in verità, della versione CD, mentre io possiedo il vinile dell'epoca e la rimasterizzazione in SACD. Ho preso il vinile e l'ho messo sul Basis, per verificare se davvero fosse così ed approfittarne per riascoltare un disco che era da un po' che non passava per l'impianto. Non so quanti e quali danni possano avere fatto con la versione in CD, ma mi sembra strano che il risultato possa essere cattivo come espresso dall'amico di cui sopra. A me sembra che la registrazione sia anzi oltre la media delle produzioni rock dell'epoca. I due grossi Bryston, poi, si esaltano restituendo un suono maestoso, ricco di particolari. La voce di Peter Gabriel è delicata e graffiante allo stesso tempo.
Ennesima, entusiasmante prestazione dei due finali canadesi, che lavorano nell'ombra e lasciano spazio alle sole emozioni.
La 4^ Sinfonia di Brahms suonata dalla Columbia Symphony Orchestra diretta da Bruno Walter (SACD Sony Classical) è un trionfo di archi, fiati e percussioni, in uno scenario ampio e ben sviluppato in profondità, coi colori degli strumenti molto ben rispettati. La direzione di Walter, poi, conferisce a quest'esecuzione un interesse unico, ancora dopo 57 anni dalla registrazione. Il fruscio di fondo del nastro master passa inosservato anche nei pianissimo, tanto è il pathos che questo SACD trasmette. I Bryston riescono a suonare con la delicatezza di monotriodi, come anche con violenza quando il messaggio musicale lo impone, sempre con la massima trasparenza ed un controllo ferreo sulle oscillazioni degli altoparlanti.
Viene in mente il paragone con una di quelle auto che nascono come grosse e comode berline, e poi vengono elaborate dalle Officine di proprietà della Case Madri. Prestazioni spaventose nella guida sportiva, se nelle mani di piloti esperti, e souplesse di marcia da limousine quando guidate sulle strade di tutti i giorni.
Nessuna distorsione, nessuna fatica d'ascolto (per forza, non vanno mai in affanno), nessun indurimento nel suono, nessun impuntamento, grana talmente fine da essere realmente impercettibile. Nulla sembra frapporsi tra musica ed ascoltatore.
Anche la “Misa Criolla” di Mercedes Sosa (CD Universal) nella rimasterizzazione del 2010, evidenzia particolari sconosciuti in precedenza. Flauto e chitarra emergono improvvisamente dal silenzio più assoluto con una forza ed un realismo da pelle d'oca. La splendida voce della contralto argentina è commovente, col risultato di farmi preoccupare al pensiero che queste macchine se ne dovranno andare presto da casa mia.
Cos'altro aggiungere alle caratteristiche già sviscerate? Dobbiamo recensire per sottrazione, come accade quando ci si ritrova ad ascoltare i fuoriclasse.
Questi Bryston 28B Cubed non colorano, non filtrano, non gonfiano e non tolgono. Non tagliano le armoniche, che restano nell’aria il tempo dovuto. E neppure rallentano o comprimono. Non soffrono nessun carico che i diffusori collegati possano presentare, non saranno in difficoltà davanti alle efficienze più basse, agli ambienti più grandi. E, diciamolo chiaramente, non saranno in difficoltà neanche davanti alle orecchie più critiche.
Il prezzo? Particolare insignificante, se potete permetterveli. C'è in giro un sacco di roba che costa di più e suona meno bene.
Questi amplificatori sono LA MUSICA, senza balle, senza colorazioni da my-fi, senza invenzioni o fuochi d'artificio affascinanti ma falsi. La musica. E basta.
Io purtroppo non posso tenerli, anche perché sono eccessivamente potenti per i miei diffusori da 97 dB di sensibilità, però una cosa posso fare. Anzi, l'ho fatta: ho ordinato i fratelli un po' più piccoli, i 7B³ Cubed. Alla cieca? Nessun problema, conosco Bryston da tanti anni, ormai, e so che suoneranno allo stesso modo. Ne riparleremo quando saranno qui.
Ci sono voluti oltre 10 anni di ascolti per sfrattare i miei vecchi Bryston 7B ST, e chi poteva farlo, se non Bryston?
Angelo Jasparro
Produttore: Bryston Limited
Distributore: Audio Reference
Prezzo: euro 13.295,00 cad.