Burmester B10
Le B10 sono la nuova fatica di Dieter Burmester, titolare dell’omonima e nota casa di produzione di apparecchiature audio. Le B10 fanno parte della Classic Line, quella che, esclusa la vecchia serie Rondò, offre prodotti per una più vasta clientela. Al solito, come per tutti i prodotti Burmester, queste casse acustiche sono molto ben rifinite e hanno un look tecnologico, con il pannello anteriore in alluminio satinato dello spesso di un centimetro, saldamente fissato al resto della cassa con viti a brugola leggermente più lucide (penso siano in acciaio). Particolare attenzione è sta
ta rivolta alla rigidità della cassa, con un pannello anteriore dello spessore di 48 mm, ovvero quasi cinque centimetri, così da minimizzare il ritorno di vibrazioni nefaste alla struttura della cassa acustica. I componenti sono un woofer da 17 cm di diametro con una membrana in fibra di vetro e un tweeter “ringstrahler” ovvero un radiatore ad anello (o ring radiator, in inglese) entrambi costruiti su specifiche di Burmester. Sul pannello posteriore si trovano i massicci connettori tipici delle produzioni del marchio di Berlino, il tubo del reflex e un selettore d’intensità della gamma bassa. In questo progetto la gamma bassa prevede varie opzioni per l’ottimizzazione in ambiente d’ascolto. Il tubo del reflex può essere chiuso con un tappo di poliuretano piuttosto denso che trasforma così la cassa acustica in una specie di sospensione pneumatica; inoltre è possibile, sia col condotto aperto che chiuso, scegliere tra due equalizzazioni, una delle quali aumenta di 5 db la risposta in frequenza intorno ai 70 Hz, che risulta comunque estesa in modo soddisfacente fino a 60 Hz in entrambe le configurazioni (sul sito del produttore c’è la brochure con il grafico). Per finire, i dati dichiarati parlano di una tenuta in potenza continuativa intorno agli 80 W (assolutamente prudenziale, come mi dimostrano ascolti fatti fuori da casa mia, in ambienti di cubatura anche eccedente le possibilità delle B10), una impedenza tipicamente “alla tedesca” di 4 Ohm, una sensibilità di 87 db ed il taglio del crossover che è fissato a 2300 Hz. Le dimensioni sono 22 x 39 x 28 cm ed il peso è di 11,5 Kg. Le finiture disponibili sono varie. Il prezzo è fissato in 3.800,00 euro la coppia al quale andrà aggiunto il costo dei piedistalli che sono chiaramente necessari, trattandosi di un diffusore di medio/piccolo litraggio. Per quanto riguarda i piedistalli, Burmester consiglia Foundation o Atacama (questi ultimi hanno un costo di circa 300 € la coppia). Non comodissimo l’imballo che contiene entrambe le casse acustiche, molto lungo e scomodo da maneggiare anche in ragione del discreto peso (25 Kg circa); buona invece la protezione offerta dal cartone e dai sagomati al suo interno.
Le casse sono state posizionate a
110 cm dalla parete di fondo, su piedistalli alti 70 cm e decisamente orientate
verso il punto di ascolto. L’impianto era composto dal giradischi Bauer DPS con
braccio Morch DP 6, testina Transfiguration Aria (e Denon DL S1), pre fono
American Hybrid Technology, preamplificatore Spectral DMC12 e finale Spectral
DMA50, con cavi vari (LFD, MDF, NBS, AudioNote, YBA e altri). Altoparlanti le
Magneplanar MG 1.6.
Dico subito che in casa mia la soluzione migliore è stata con il selettore in posizione sul “meno “ e con il tubo del reflex aperto. Aggiungo che le casse erano rodate perché avevano già lavorato nel negozio dal quale le ho avute in prestito. Ora, è chiaro che non ci si aspetta l’immanenza di un sistema di grosso litraggio con woofer di dimensioni importanti, come è stato per le JBL 4429 (o come è con le mie Magneplanar), ma quel che c’è è di qualità e soprattutto è ben delineato, con i giusti tempi di attacco e di decadimento e soprattutto con una capacità di poter individuare ogni singolo segnale. Questo accade un po’ a tutte le frequenze ma è singolare in gamma bassa. Ne è prova il distinto rullare della grancassa nell’Oiseau de Feu di Stravinskij nella direzione di Dorati su Decca. Questa registrazione aiuta anche nella ricostruzione del resto della gamma di frequenze ove non si rilevano fastidiose evidenziazioni. Buona, nel mio ambiente, la scena a condizione di tenere le casse acustiche orientate verso il punto d’ascolto. E devo dire che è buona anche la profondità del basso che non è per nulla mascherato da rinforzi della parte medio/bassa, aiutando così nella restituzione della gamma più profonda permessa dai woofer. Piuttosto violenti anche i grandi contrasti dinamici che non fanno soffrire le pur ridotte dimensioni delle B10. Notevole anche la restituzione de Le Nozze di Figaro di Mozart, nella registrazione di Solti su Decca (evito commenti su quella di Erich Kleiber perché lì mi sono lasciato andare all’esecuzione, più che alla restituzione da parte dell’impianto). Colpisce immediatamente la restituzione di ogni singolo timbro, corretta e puntuale; i violini non sono mai pungenti, i legni sono tutti ben delineati, molto buoni anche gli archi gravi e sopra di loro le voci, accurate e ben delineate, anche nella riproposizione della scena davanti agli occhi. Con questa registrazione ho teso a continuare ad alzare il volume. Ed anche il BIS con musiche di Giuliani di cui ho scritto su Audio-Activity qualche giorno fa; un flauto di grande credibilità e una chitarra che accompagna con puntualità e un’accuratezza nel restituire le risonanze ambientali che rendono il tutto molto vivo. Con il Fratres di Arvo Part su Naxos, poi, il timbro chiaro della sala ove è stata fatta la registrazione appare evidente. Anche con il Fratres la gamma bassa scende fin dove può, ma anche lei resta chiaramente restituita. L’immanenza dei colpi di grancassa con le Magneplanar è però un’altra cosa. Molto accurate le voci dell’Ode per la Nascita della Regina Anna di Haendel su Oiseau Lyre, in particolare le voci bianche che mi hanno ricordato, con buona approssimazione, il tempo in cui mi dilettavo a co-dirigere un coro di siffatte voci. Le B10 non mancano di far notare che gli archi antichi sono stati ripresi in modo un po’ troppo frizzante dai tecnici Decca. Buono l’effetto “chiesa”presente nella registrazione. Il limite della gamma bassa che più di tanto non scende lo si percepisce chiaramente nel jazz, come in Kind of Blue di Miles Davis. Va però detto che la risposta in frequenza in basso è quella che le dimensioni del cabinet e del woofer lasciano intuire. In questo disco ho provato a giocare un po’ con i vari controlli del basso. Con il tubo reflex chiuso e la posizione “meno“ il basso è troppo veloce e risulta innaturale nei tempi di decadimento; con il reflex aperto la situazione si fa normale, perché ad ogni nota del contrabbasso segue la naturale risonanza della cassa armonica. Mettendo il selettore su “più” con il reflex chiuso il suono si fa più turgido ma sempre troppo veloce nel decadimento. Infine, liberando il reflex e con il selettore su “più” il basso diventa confuso. Il tutto, ricordo, nel mio ambiente e quindi resta poi delegato all’acquirente finale scegliere la combinazione migliore nel suo ambiente. Trovata la giusta combinazione, restano dei fiati molti belli e una batteria anch’essa ben disegnata, oltre alla capacità di gestire la potenza che fa ritenere piuttosto prudenziale il dato di massima potenza sopportata indicato dal costruttore.
Colpisce la fedeltà timbrica di queste B10, notevole a prescindere dal prezzo e la loro capacità di suonare “facile”, anche a volumi molto bassi, da ascolto “post orario del silenzio” (mi è stato fatto notare che pongo molta attenzione a questo parametro; ma per chi abita in condominio è molto importante non avere a che fare con casse acustiche che iniziano a dare il meglio solo oltre certi volumi); anche in quel caso, poco si perde del messaggio sonoro che resta comunque completo. Due consigli rapidi. Meglio non accostare troppo le casse alla parete di fondo; diciamo che stare sotto i 50 cm, al di là del poter regolare a piacere la gamma bassa, provoca una minor libertà degli strumenti nel palcoscenico immaginario. Se possibile, orientate le casse decisamente verso il punto d’ascolto, in modo che vediate solo il pannello anteriore: ne guadagna la precisione dell’immagine. Potete usare sia stand alti 60 centimetri che stand alti 70 centimetri. Con quelli più alti probabile che abbiate i tweeter un po’ sopra le orecchie; contrariamente a quel che spesso accade, però, non perderete in chiarezza della gamma alta e avrete una scena di altezza più credibile (e chi va spesso a concerto sa bene di cosa parlo). 3.800,00 euro non sono pochi. Tuttavia se la cifra stanziata è quella, tra i diffusori di taglia media di grande qualità mettete anche queste B10 ed ascoltatele attentamente. Sono lontane anni luce dal suono teutonico degli anni 70 e 80. Al Top Audio scorso mi avevano ben impressionato; in casa … di più.
E Burmester ha fatto centro un’altra volta. Domenico Pizzamiglio Importate da: OZ Sound Prezzo: 3.800 euro |
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