Cantico CX8 Monitor
Abbiamo in prova il modello base della gamma prodotta da Cantico Loudspeakers, il CX8 Monitor, che tra l’altro rappresenta una novità per la Casa piemontese. Si tratta di un bookshelf di dimensioni non particolarmente ridotte (31.5 x 35.5 x 45), da piazzare quindi su stand appropriati. Il Monitor ha una forma piuttosto classica ed è realizzato in MDF di colore nero, con l’aggiunta di fiancate in legno massello, che conferiscono una nota di calore e di design tipicamente italiano al mobile. Più originale la scelta dell’unico altoparlante, che farebbe pensare ad un monovia, mentre si tratta di un driver coassiale formato da un woofer in carta trattata da 8” e da un tweeter a compressione da 1.4”, che resta nascosto sotto il paravolvere. Il cablaggio è realizzato con cavo Cardas, così come Cardas sono i morsetti, che accettano cavi di potenza in qualsiasi modo terminati. Il prodotto è interamente realizzato in Italia. Altri dati dichiarati dal costruttore: Sensibilità 93 dB, risposta in frequenza 50 Hz - 20 Khz, peso 18,6 Kg cad. Come si evince dal foro anteriore, il carico del woofer è in bass reflex. Nel sito del produttore, la filosofia di progetto è sintetizzata cosi: “Negli anni 80, si è andata diffondendo un’errata credenza, che la riproduzione della musica sia una questione soggettiva e di gusto personale. Noi di Cantico non la pensiamo così. Non ne abbiamo bisogno …“
La pensiamo così anche noi di Audio-activity, se vi interessa.
Ho ricevuto
i diffusori da nuovi, quindi ho dovuto procedere ad un energico rodaggio e chi
di voi conosce le sospensioni degli altoparlanti in tela corrugata, sa quanto
bisogno ci sia di ammorbidirle, prima di poter valutare criticamente il suono.
Torniamo per un momento all’unità coassiale, per spiegare che è formata da due
altoparlanti completamente distinti, in quanto il driver a compressione della
gamma medio-alta ha una struttura magnetica indipendente, per poi sfruttare una
sorta di effetto tromba oltre i 1000 Hz, grazie alla conformazione del cono del
woofer. A proposito di coni: la membrana dedicata alla riproduzione delle
frequenze gravi pesa solo 21 grammi, così da poter disporre dell’elevata
velocità garantita dalla bassa massa; qualità necessaria per una corretta
integrazione col driver a compressione, per definizione estremamente veloce ed
accurato nella riproduzione dei transienti. Su richiesta del produttore, per la
prova sono stati usati i cavi di potenza realizzati e venduti dalla stessa
Cantico, chiamati Basic Loudspeaker Cable e venduti al prezzo di listino di
euro 449.
L’impianto che ha fatto suonare i Monitor è il seguente: giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Scan Tech Lyra Helikon, cavo phono: LAT International XLR, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, cavo tra pre phono e preamplificatore: Transparent Super XLR, lettore CD/SACD dCS Puccini+U-Clock Puccini, cavo tra lettore digitale e preamplificatore: MIT Oracle MA Proline, preamplificatore: MBL 4006, cavo tra pre e finali: MIT Oracle MA-X Proline, finali: Bryston 7B ST, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, filtro di rete: Black Noise 2500. Descriviamo ora il suono di questi interessanti diffusori. Cominciamo subito col dire che la griglia va assolutamente rimossa, per ascolti critici, in quanto non completamente trasparente (come quasi sempre accade). Il primo CD che mi capita di ascoltare è “The Best of Inti Illimani”(CGD) e nel brano “Señora chichera”, subito noto un basso profondo e secco come si deve, mentre le voci si integrano perfettamente nella base musicale. Interessante il suono dei tambores ed ammaliante quello dei flauti di Pan, spesso conosciuti come flauti andini, che personalmente amo molto. In questa presentazione attraverso le Cantico, hanno la giusta forza per emergere dal tappeto ritmico, senza mai suonare sguaiati, che ben sappiamo quanto possano diventare fastidiosi se mal riprodotti. Nel coro di “Lo que mas quiero”, le voci si rincorrono sicure ed il contrappunto ha una resa ottima. Risulta in queste condizioni facile anche seguire il lavoro delle maracas in sottofondo.
Presto sopraggiunge il classico relax di quando ci si rende conto che ciò che si ascolta è corretto e coinvolgente, che il lavoro di affinamento sulla posizione dei diffusori (a proposito: qui da me, paralleli alla parete di fondo ed a circa 80 cm dalle pareti laterali. La distanza dal fondo dipenderà dalle risonanze del vostro ambiente) è terminato e ci si può godere il fine di tanto lavoro: la musica. Abbiamo appena parlato di “contrappunto”, che in una composizione è un insieme di linee melodiche indipendenti, seppure in armonica relazione tra loro. Ciò mi riporta alla memoria uno storico vinile delle Orme dal titolo, guarda caso, “Contrappunti”. Recupero il disco dallo scaffale, lo appoggio sul piatto del giradischi e lo faccio girare per qualche colpo di spazzola. Quindi, la puntina cala su questo splendido esempio di progressive italiano dell’Anno Domini 1974, col brano che dà il nome all’LP e che naviga tra Emerson Lake & Palmer e Yes dell’epoca. Non è una registrazione tecnicamente buona ma non cerchiamo la tecnica, in questo momento. Cerchiamo, piuttosto, la capacità di coinvolgere l’ascoltatore, riportandolo indietro di 40 anni. L’operazione riesce alle Cantico solo parzialmente. Di certo non si può dire che amino le tremende sibilanti di Aldo Tagliapietra in “Frutto acerbo” o le distorsioni della ripresa del pianoforte e non fanno nulla per nasconderlo. Se il tecnico di allora avesse monitorato le registrazioni con questi diffusori, avrebbe certamente fatto un lavoro migliore. Il disco si lascia comunque ascoltare ed arriveremo fino in fondo. Ed è proprio con questo disco che ho finito le regolazioni fini del posizionamento dei diffusori. All’inizio erano angolati verso le orecchie; dopo qualche brano, erano perfettamente paralleli alla parete di fondo, come ho scritto prima. Probabilmente il miglior equilibrio e linearità in gamma media si ottiene fuori asse. Un accenno alla riproduzione della musica classica è d’obbligo e scegliamo il SACD Harmonia Mundi “Ein Deutsches Requiem Op. 45” di Brahms, eseguito dall’Orchestre des Champs Elisées, splendidamente diretta da Herrewege. Si tratta di un’opera dalla riproduzione complessa, a causa della grossa compagine orchestrale chiamata ad eseguirla e dei cori. Le CX8 se la cavano egregiamente. Rispettano le variazioni dinamiche della composizione e diffondono musica nelle 3 dimensioni ambientali con buon realismo. Inaspettata, viste le dimensioni di altoparlanti e cabinet, la facilità di emissione. Probabilmente, la mancanza di distorsione percepita, è dovuta al ridotto spostamento della membrana del woofer, che riproduce una gamma bassa senza fastidiose gobbe attorno ai 100 Hz e che risulta profonda a sufficienza per la normale fruizione della musica. L’unica perplessità mi resta sulla sensibilità dichiarata, che appare inferiore, ad orecchio. Per i miei gusti, che prevedono ascolti a livelli simili a quelli live, quando possibile, prevederei amplificatori di potenza non inferiore a 100 Watt per canale. Risulta paradossalmente difficile descrivere il suono di questi diffusori, grazie alla carenza di colorazioni molto evidenti ed alla loro capacità di trasmettere anche piccoli particolari presenti nell’incisione, senza mai sottolinearli con quella pedanteria che spesso associamo ad altre elettroacustiche che definiamo “monitor”, più per convenzione che per reale merito delle stesse. Diciamo, in conclusione, la verità: a volte si ha difficoltà a rapportare le prestazioni di un apparecchio col costo fissato dal produttore/distributore, a volte no. In questo caso, la seconda affermazione è perfetta. Le CX8 hanno un prezzo molto competitivo e prestazioni superiori a quanto mi aspettassi in un primo tempo. Consigliate!
Angelo Jasparro |
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