Caro Pino ...

Ho riflettuto molto, durante questa lunga e triste giornata, sull'opportunità di ricordarti anche in questo mio modesto sito.
Ci ho riflettuto perché non amo molto parlare delle mie conoscenze nell'ambiente della musica, seppur spesso fugaci ed appena accennate. Quando un personaggio del tuo calibro ci lascia, tutti fanno a gara a dimostrare quanto gli fossero amici.
Ma è tutto il giorno che alcune immagini si rincorrono nella mia mente e desidero renderne partecipi i lettori di audio-activity.
Ricordo quando, nel 1979, partii da Milano in auto con Renato Zero e Loredana Bertè alla volta degli Stone Castle Studios di Carimate e, mentre viaggiavamo, la Bertè ci fece ascoltare in anteprima assoluta la cassetta di un disco che ancora non era neanche stato mixato completamente. Era il tuo "Nero a metà". Tra una chiacchiera e l'altra, lungo l'Autostrada, le note di quel tuo lavoro entravano nel sangue piano piano, mentre le orecchie si abituavano a quelle nuove sonorità, che legavano alla perfezione Nashville e Napoli.
Arrivati al castello, la Bertè ci ha portati nella stanza dove riposavi (ma solo di giorno, che la notte andavi a dormire in albergo a Como perché, come tu stesso ci dicesti, avevi paura dei fantasmi). Ricordo che ci raccontasti che, dopo due dischi che non avevano venduto molto, questa era l'ultima opportunità che la EMI Italiana ti avrebbe dato per sfondare. Ci chiedesti cosa pensavamo di "Nero a metà" ed io, giovane diciassettenne inesperto, dopo le opinioni positive di Renato Zero e di Loredana, dissi che anche secondo me il disco sarebbe andato bene.
E' tutto quanto ricordo di quell'incontro con te, un ragazzo (avevi 7 anni anni più di me, allora sembravano tanti ma in effetti non lo erano) modesto e timido, che non sapeva ancora di essere all'inizio di una carriera sfolgorante che l'avrebbe portato, col tempo, a suonare coi suoi stessi miti in giro per il mondo.
Oggi desidero ringraziarti da qui, visto che non l'ho potuto fare di persona, per tutti i bei momenti che ho vissuto grazie alla tua musica che, dopo 35 anni, mi accompagna ancora.
Da adesso suonerai per un altro pubblico. A noi restano i tuoi dischi ed il ricordo dei tuoi concerti. Ci accontenteremo.
Angelo Jasparro
Ci ho riflettuto perché non amo molto parlare delle mie conoscenze nell'ambiente della musica, seppur spesso fugaci ed appena accennate. Quando un personaggio del tuo calibro ci lascia, tutti fanno a gara a dimostrare quanto gli fossero amici.
Ma è tutto il giorno che alcune immagini si rincorrono nella mia mente e desidero renderne partecipi i lettori di audio-activity.
Ricordo quando, nel 1979, partii da Milano in auto con Renato Zero e Loredana Bertè alla volta degli Stone Castle Studios di Carimate e, mentre viaggiavamo, la Bertè ci fece ascoltare in anteprima assoluta la cassetta di un disco che ancora non era neanche stato mixato completamente. Era il tuo "Nero a metà". Tra una chiacchiera e l'altra, lungo l'Autostrada, le note di quel tuo lavoro entravano nel sangue piano piano, mentre le orecchie si abituavano a quelle nuove sonorità, che legavano alla perfezione Nashville e Napoli.
Arrivati al castello, la Bertè ci ha portati nella stanza dove riposavi (ma solo di giorno, che la notte andavi a dormire in albergo a Como perché, come tu stesso ci dicesti, avevi paura dei fantasmi). Ricordo che ci raccontasti che, dopo due dischi che non avevano venduto molto, questa era l'ultima opportunità che la EMI Italiana ti avrebbe dato per sfondare. Ci chiedesti cosa pensavamo di "Nero a metà" ed io, giovane diciassettenne inesperto, dopo le opinioni positive di Renato Zero e di Loredana, dissi che anche secondo me il disco sarebbe andato bene.
E' tutto quanto ricordo di quell'incontro con te, un ragazzo (avevi 7 anni anni più di me, allora sembravano tanti ma in effetti non lo erano) modesto e timido, che non sapeva ancora di essere all'inizio di una carriera sfolgorante che l'avrebbe portato, col tempo, a suonare coi suoi stessi miti in giro per il mondo.
Oggi desidero ringraziarti da qui, visto che non l'ho potuto fare di persona, per tutti i bei momenti che ho vissuto grazie alla tua musica che, dopo 35 anni, mi accompagna ancora.
Da adesso suonerai per un altro pubblico. A noi restano i tuoi dischi ed il ricordo dei tuoi concerti. Ci accontenteremo.
Angelo Jasparro