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Pergolesi e Rossini 
GLI STABAT MATER A CONFRONTO

Concerto dell’Associazione Italiana Mozart Italia – Milano
Orchestra dell’Associazione
Direttore M° Aldo Bernardi
Coro Canticum Novum di Bergamo, direttore Erina Gambarini
Daniela Bruera, soprano
Laura Verrecchia, mezzosoprano
Francesco Marsiglia, tenore
Carlo Malinverno, basso

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Nell’ambito di concerti dell’Associazione Mozart Italia, la sera del 3 dicembre scorso si è tenuta, come di consueto nella Chiesa di San Marco, a Milano, l’esecuzione di un concerto che l’Associazione Mozart Italia – Milano ha dedicato non solo a Wolfgang Amadeus Mozart nell’anniversario della morte (5 dicembre 1791), ma anche al fondatore dell’Associazione, Pierfranco Vitale, scomparso recentemente.
 
Il concerto prevedeva alcuni numeri dallo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi, una parte scenica scritta dal M° Bernardi a ricordo di una delle tante telefonate che scambiava con Pierfranco Vitale, con tanto di dissidi, scherzosi, tra i due. A concludere l’azione scenica, l’Ave Maria dall’Otello di Giuseppe Verdi. La prima parte è stata iniziata e terminata con l’Ave Verum Corpus di W.A. Mozart, ormai “sigla” dell’Associazione Mozart Milano. A concludere il poco eseguito (e anche poco conosciuto) Stabat Mater di Gioachino Rossini.
 
Qualche considerazione sulle composizioni.
 
Lo Stabat Mater di Pergolesi è sempre stato il cosiddetto “riferimento da battere”; musica quasi atemporale, non così facilmente collocabile, al punto che molti la collocherebbero in un’epoca successiva a quella di effettiva composizione, è espressione di un dolore vero, composto, molto profondo. Sarebbe difficile metterci mano per perfezionarla, musica perfetta com’è di suo. Molti compositori hanno musicato lo Stabat Mater (mi vengono in mente Vivaldi, Mozart, Dvoràk, Verdi e ovviamente Rossini), ma quello di Pergolesi resta il numero uno. In nulla facile né per l’orchestra, che deve “tenere il suono” in modo perfetto sempre e comunque, ma anche essere agile, né per la soprano e la mezzosoprano/contralto che si trovano a cantare arie in cui spesso si sfiora il limite della rispettiva tessitura.
 
Lo Stabat Mater di Rossini, invece, è un’opera che lo stesso Rossini aveva accettato di scrivere solo per cortesia, posto che anche lui viveva una probabile sudditanza nei confronti della ben più nota composizione di Pergolesi. Che si senta è chiaro per chi opera nella musica, meno per l’ascoltatore che invece si trova al cospetto di una composizione che poco ha a che fare con il testo originale di Jacopone da Todi (se non l’averlo trascritto sulle note) e che proprio per questo sembra “originale”. Sicuramente il concetto di sacro è minore rispetto ad altre composizioni (non in riferimento ad altri, ma anche alla sola Petite Messe Solonnelle dello stesso Rossini) – ed anzi per me è praticamente assente – mentre si respira più un’aria d’opera (a parte che la “pasta timbrica” dell’orchestra, con l’uso dei legni e dei fiati, è sicuramente rossiniana e richiama a tratti la sonorità che ha, ad esempio, l’Ouverture del Barbiere di Siviglia; cosa che accade anche in Mozart, che nella sua musica fa un uso degli strumenti che lo rende riconoscibile, come una specie di “firma”), o comunque più pubblica e meno intima. In ogni caso, non si può certo dire che lo Stabat Mater di Rossini sia brutto; piuttosto ha un leggero sapore di “economia compositiva”, appalesata dalla preferenza di lavorare sul coro a cappella (numeri 5, Eja Mater e 9, Quando corpus morietur), piuttosto che spendere tempo su una più complessa base orchestrale (e tutto questo senza contare che probabilmente alcuni numeri non sono nemmeno di Rossini ma da lui rivisti e corretti). Poi, magari, dopo l’economia dei cori a cappella, uno si trova davanti l’attacco del Sancta Mater e cambia opinione.
 
Ma veniamo all’esecuzione.
 
Bene Pergolesi, giustamente scuro, meditato, ma con ampio respiro. L’orchestra ha seguito puntualmente le indicazioni del direttore e le due cantanti hanno entrambe molto ben eseguito. La lettura del M° Bernardi è stata piuttosto classica, con tempi giustamente lenti, a significare il dolore della Vergine ai piedi del Figlio crocifisso, senza dinamiche esasperate, con suono legato, in una visione piuttosto lontana da certe esagerazioni nell’altra direzione tipica di esecuzioni asseritamente filologiche, ma sicuramente attinente al testo.
 
L’Ave Maria dell’Otello ha come illuminato la chiesa; un incastro quasi alchemico tra l’autore, il direttore e la soprano. La Signora Bruera ha fatto sfoggio di grande tecnica, splendida voce e bella interpretazione, supportata dall’orchestra che l’ha sostenuta con un bellissimo suono uniforme, coeso.
 
Quanto a Rossini, lo Stabat Mater voluto dal Maestro Bernardi è stato frutto di un’ottima concertazione; la composizione ha spesso tempi anomali che non hanno impensierito l’orchestra, come non l’hanno impensierita gli incastri del qui sopra citato Sancta Mater. I cantanti, tutti di ottimo livello, hanno cantato benissimo le arie loro attribuite, spesso spinte ai limiti della rispettiva tessitura (lo Stabat Mater per i cantanti non è certo facile, come in genere non lo è tutto Rossini, compositore che alle voci chiedeva molto). Eccellenti i quartetti e i duetti scritti da Rossini. Anche il coro Canticum Novum di Bergamo, diretto dalla signora Erina Gambarini, ha dato il suo non certo secondario apporto; è vero che canta meno che in altre composizioni, ma la sola parte finale lo vede impegnato a fondo, compreso il quartetto a cappella “Quando corpus morietur”, cantato con giustezza di tempi, dinamica e timbro. Quanto alla visione del direttore d’orchestra, sicuramente poco, pochissimo di sacro; molto di concerto, ma sicuramente una coesione tra le parti che ha restituito un suono massiccio, dinamico, che ha sostituito la dolenza delle piccole formazioni con lo scuotimento dell’animo di chi ascolta.
 
Ovvio il successo di questa composizione, che ieri sera, dopo tanto tempo, è tornata protagonista a Milano.
 
Unico punto negativo, il ricordo di Pierfranco Vitale, vittima di una microfonatura non ottimale che ha fatto sì che molti non abbiano capito il testo recitato, così come abbiano perso l’affetto che il M° Bernardi aveva trasfuso in quanto da lui scritto.
 
Vorrei fare una considerazione finale, con un piccolo prologo che spero avrete la bontà di leggere. I danari per lo spettacolo, in Italia, sono pochi e vanno essenzialmente a pochi e selezionati enti, senza che ci si curi di altre realtà; questa non vuole essere la solita lamentela, come tante se ne leggono, ma vuole solo portare a una constatazione, ovvero che per fortuna, malgrado tutto, l’amore per la Musica nel nostro paese c’è ancora. Perché scrivo questo? Perché questa volta ho avuto la fortuna di partecipare all’intera preparazione del concerto. Quando il giorno precedente la recita c’è stata la prima prova, molti erano i miei dubbi sulla riuscita del concerto. I cantanti non impensierivano minimamente perché erano già “pronti” (peraltro alcuni avevano già a repertorio i due Stabat Mater). Il coro sì, con attacchi spesso in ritardo. E anche l’orchestra. Le prove si sono svolte dalle 19 alle 24 circa.
Il giorno dopo, alla prova generale prima del concerto, tutto sembrava essere cambiato. I cantanti a posto, il coro a posto, l’orchestra a posto. Con due prove. Questo significa che in Italia, benché ci sia poca attenzione per la cultura (beati i Tedeschi, gli Olandesi, i Francesi, ma noi no), i musicisti, con il loro amore per la Musica, riescono a fare cose egregie anche con pochissime prove e i soli proventi dei biglietti e di qualche ancora volenteroso sponsor. Un plauso all’orchestra dell’Associazione, sempre in crescita ed al M. Aldo Bernardi che crede fermamente nel suo lavoro.
 
A febbraio prossimo, l’Associazione inaugurerà la stagione 2016 con musiche di Mozart e di Ludwig van Beethoven (Coriolano e Quinta Sinfonia).
 
Domenico Pizzamiglio
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