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Mozart bussa alla porta di Beethoven: la 5^ Sinfonia
Chiesa di San Marco a Milano

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Mercoledì sera, nella consueta collocazione della Chiesa di San Marco, a Milano, ha avuto inizio la stagione di concerti 2016 dell’Associazione Mozart Italia, sezione di Milano. La stagione 2016 punterà molto sul repertorio beethoveniano.

Il concerto di apertura prevedeva l’Ouverture Coriolano e la Quinta Sinfonia di Ludwig van Beethoven ed il concerto in do minore KV 491 di Wolfgang Amadeus Mozart. Un repertorio impegnativo e dai toni scuri, dove il presagio di quel che poi regola tutta la nostra vita, ovvero la fine della stessa, sembrava gestire ognuna delle composizioni; questa è parsa l’intenzione del M° Bernardi.

Il concerto ha avuto inizio con l’Ouverture Coriolano, tenuta con tempi serrati e con ampie dinamiche e un suono ricco, ma con una particolare attenzione al momento finale, quella descrizione della fine di un personaggio dalla vita avventurosa, anche gloriosa, ma poi caduto in disgrazia che ancora oggi non si sa se morto suicida, come vorrebbe qualcuno o semplicemente di vecchiaia ed in esilio, come vorrebbero altri; nella delicatezza di quel momento voluta dal M° Bernardi sembravano mescolarsi i ricordi di una intera vita, con note quasi sospese nell’aria, come se volessero mostrare la certezza dell’Aldilà, ma anche la tristezza per l’abbandono della vita terrena.

Analogamente tutta l’esecuzione della Quinta Sinfonia virava verso la negazione di quel tono trionfale, di quell’apoteosi della vita che molti attribuiscono a quella composizione; i toni perentori imposti agli ottoni dal M° Bernardi, facevano echeggiare in ogni movimento le trombe del giudizio, a ricordare che per quanto bella, brutta, ricca, povera o comunque sia, la vita è destinata a finire; mi piace usare un’espressione usata dal M° Bernardi stesso: “La tonalità in Do maggiore dell'ultimo movimento è una vittoria di Pirro”.
​Entusiasmante come sempre il “crescendo” che transita il terzo verso il quarto movimento, quel quarto movimento che pare un rincorrersi frenetico tra gli avvenimenti della vita, quasi senza che ci si accorga di tutto quel che succede, tranne voltarsi indietro un attimo prima della nostra fine, attimo evidenziato dal finale che par voler ricordare il battito di un cuore affaticato che tenta di resistere all’inesorabile fine.


Il Concerto di Mozart è nella scura tonalità di Do minore e questo è forse quello più “classico” tra quelli composti da Mozart. Nulla di leggero, ma una costruzione solida, con quel gioco di quasi trio nel bellissimo movimento centrale, in cui il pianoforte, l’orchestra e il solo gruppo dei legni sembrano chiamarsi e rispondersi.

Anticipatorio di quel che sarà il concerto per Beethoven (penso al Quarto concerto), è stato reso ancora più beethoveniano dalle bellissime cadenze composte dal pianista stesso, il M° Burato che ha suonato il concerto senza nessuna forma di leziosità, con un suono sempre concreto e con grande precisione. Nelle cadenze, oltre il consueto richiamo del tema principale del movimento e alla sua variazione, il tono beethoveniano è stato sostenuto da un potente gioco della mano sinistra che ha ampliato espressivamente il suono, rendendolo anche più ampio come volume.


Il M° Burato non ha bisogno di presentazioni, vanta un curriculum di assoluto rispetto e ieri sera ha dimostrato non solo le sue capacità di pianista, ma anche quelle di compositore, messe in evidenza nel primo bis concesso, la “Danza rituale del fuoco” da l’Amor Brujo di Manuel de Falla, nella trascrizione per pianoforte con alcune sue (intendo del M° Burato) variazioni che hanno molto ben reso l’idea di fiamma che arde. Splendida (non trovo altra definizione) l’esecuzione del secondo bis, con il troppo poco eseguito (forse i pianisti temono il confronto con Horovitz e con Benedetti Michelangeli …) Domenico Scarlatti, in particolare la sonata K9 in re minore, in cui il M° Burato, pur senza tradire il timbro del pianoforte, ha diteggiato con chiarezza e con un suono omogeneo, così da approssimare il suono di un clavicembalo, strumento per il quale il brano era stato composto, rendendo perfettamente distinguibile ogni singola nota.

Giustamente entusiasti i tributi del pubblico, sia nei confronti del M° Burato che del M° Bernardi e dell’orchestra tutta (ma soprattutto – mi piace pensarlo, almeno – dei compositori).

Che dire infine dell’esecuzione da parte dell’orchestra? Che a parte qualche piccola imprecisione nella Quinta, l’orchestra ha lavorato molto bene. Bel suono, bel timbro e ampie dinamiche; ottimo anche il gioco d’insieme.

Segnalo per gli interessati che nei prossimi concerti dell’Associazione sono in previsione altre sinfonie di Beethoven, ovvero la Quarta, la Sesta e la Settima; e non mancherà ovviamente Mozart.

I nostri lettori verranno di volta in volta informati.

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Domenico Pizzamiglio 

Nota: subito sotto la galleria fotografica, un video della prima lettura del Concerto, durante la prova.
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