
Giuseppe Nicolini – Ariette
Ida Fratta e Francesca Schirinzi, soprano – Guido Scano, pianoforte
Penso che lo scopo di questo disco sia portare a notorietà le salottiere ariette di Nicolini.
Purtroppo non è chiaro il testo cantato del quale si capisce qualche parola soltanto (e su questo punto, mi piace sempre ricordare l’ “Immensa” Jessie Norman, che aveva pronuncia chiara in qualunque lingua cantasse perché studiava con maestri di dizione che l’accompagnavano in ogni fase di studio). La soprano Ida Fratta ha un buon timbro e tecnicamente non è male (spesso però gli acuti le escono ingolati), pur se con qualche incertezza nelle frasi discendenti (mai in quelle ascendenti) mentre Francesca Schirinzi ha un timbro piuttosto fragile (direi infantile) e un vibrato che andrebbe meglio controllato.
Peccato per il testo non comprensibile che toglie piacevolezza all’ascolto.
Puntuale l’accompagnamento del pianista Guido Scano.
Tecnicamente il CD è invece notevole; ha un sapore di vero che mi piace molto.
Ida Fratta e Francesca Schirinzi, soprano – Guido Scano, pianoforte
Penso che lo scopo di questo disco sia portare a notorietà le salottiere ariette di Nicolini.
Purtroppo non è chiaro il testo cantato del quale si capisce qualche parola soltanto (e su questo punto, mi piace sempre ricordare l’ “Immensa” Jessie Norman, che aveva pronuncia chiara in qualunque lingua cantasse perché studiava con maestri di dizione che l’accompagnavano in ogni fase di studio). La soprano Ida Fratta ha un buon timbro e tecnicamente non è male (spesso però gli acuti le escono ingolati), pur se con qualche incertezza nelle frasi discendenti (mai in quelle ascendenti) mentre Francesca Schirinzi ha un timbro piuttosto fragile (direi infantile) e un vibrato che andrebbe meglio controllato.
Peccato per il testo non comprensibile che toglie piacevolezza all’ascolto.
Puntuale l’accompagnamento del pianista Guido Scano.
Tecnicamente il CD è invece notevole; ha un sapore di vero che mi piace molto.

Franz SCHUBERT – Improptus
Chiara Bertoglio, pianoforte
In questo CD sono raccolti gli Impromptus Op 90, i postumi opera 142 e i numeri S565b in mi bem. magg. E in sol magg. rivisti da Franz Listz.
Chiara Bertoglio ha un curriculum di tutto rispetto. Probabilmente ai più non suonerà così familiare come Pollini o Pogorelic o altri, ma devo dire che la lettura delle orchestre e i direttori con i quali ha lavorato, fa abbastanza impressione; e ha solo trent’anni.
Malgrado la giovane età c’è tanta maturità in questo cd e una dose di umanità che non sempre è dato sentire.
Il Schubert qui restituito è bellissimo. Giustamente morbido, meditativo, ma anche virtuosistico e dinamico; poetico. Certo al M° Bertoglio non manca la tecnica; diteggiatura chiara, piacevole uso del pedale che non si fa mai predominante e che mai confonde il risultato sonoro. Oltre ai consueti Impromtus schubertiani ci sono due Impromptus “rivisti e corretti” da Listz, ove il virtuosismo si fa più accentuato e ove il M° Bertoglio esegue le partiture senza problemi. In tutta franchezza, non avessi avuto il cd, avrei potuto pensare di essere davanti ad un Pollini, tipo quello che, ancora entrambi giovani, ascoltavo tanti anni fa al Conservatorio.
Interessante la restituzione dell’Impromptus Op 90 n. 2, ove il M° Bertoglio tiene un tempo più serrato, nervoso e con un calibrato uso del pedale che dà una prospettiva diversa a quanto si è soliti sentire a concerto; e devo dire che per tutto il disco permane una sensazione, ovvero che la pianista si stesse divertendo mentre suonava. Non sempre questo traspare; più spesso c’è l’autocompiacimento del “Sentite quanto sono bravo”. Qui sembra più un “mi sto divertendo da pazzi”. Alla fine del CD viene da dire, “ma come? Già finito?”.
Bellissimo il suono del pianoforte come catturato da Marco Lincetto; ricco, grande, potente, naturale. Credo sia stato usato lo Steinway che Lincetto ha nel suo studio di registrazione a Preganziol; uno Steinway degli anni Venti del secolo scorso connaturato da una sonorità leggermente più scura rispetto al consueto suono Steinway che qui viene restituita in tutta la sua pienezza.
Molto curato ed interessante il libretto.
Domenico Pizzamiglio
Chiara Bertoglio, pianoforte
In questo CD sono raccolti gli Impromptus Op 90, i postumi opera 142 e i numeri S565b in mi bem. magg. E in sol magg. rivisti da Franz Listz.
Chiara Bertoglio ha un curriculum di tutto rispetto. Probabilmente ai più non suonerà così familiare come Pollini o Pogorelic o altri, ma devo dire che la lettura delle orchestre e i direttori con i quali ha lavorato, fa abbastanza impressione; e ha solo trent’anni.
Malgrado la giovane età c’è tanta maturità in questo cd e una dose di umanità che non sempre è dato sentire.
Il Schubert qui restituito è bellissimo. Giustamente morbido, meditativo, ma anche virtuosistico e dinamico; poetico. Certo al M° Bertoglio non manca la tecnica; diteggiatura chiara, piacevole uso del pedale che non si fa mai predominante e che mai confonde il risultato sonoro. Oltre ai consueti Impromtus schubertiani ci sono due Impromptus “rivisti e corretti” da Listz, ove il virtuosismo si fa più accentuato e ove il M° Bertoglio esegue le partiture senza problemi. In tutta franchezza, non avessi avuto il cd, avrei potuto pensare di essere davanti ad un Pollini, tipo quello che, ancora entrambi giovani, ascoltavo tanti anni fa al Conservatorio.
Interessante la restituzione dell’Impromptus Op 90 n. 2, ove il M° Bertoglio tiene un tempo più serrato, nervoso e con un calibrato uso del pedale che dà una prospettiva diversa a quanto si è soliti sentire a concerto; e devo dire che per tutto il disco permane una sensazione, ovvero che la pianista si stesse divertendo mentre suonava. Non sempre questo traspare; più spesso c’è l’autocompiacimento del “Sentite quanto sono bravo”. Qui sembra più un “mi sto divertendo da pazzi”. Alla fine del CD viene da dire, “ma come? Già finito?”.
Bellissimo il suono del pianoforte come catturato da Marco Lincetto; ricco, grande, potente, naturale. Credo sia stato usato lo Steinway che Lincetto ha nel suo studio di registrazione a Preganziol; uno Steinway degli anni Venti del secolo scorso connaturato da una sonorità leggermente più scura rispetto al consueto suono Steinway che qui viene restituita in tutta la sua pienezza.
Molto curato ed interessante il libretto.
Domenico Pizzamiglio