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Elixir                       Marilyn Mazur - Jan Garbarek
CD ECM

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Tra i circa quattromila Cd della mia discoteca ho scelto Elixir di Marilyn Mazur con Jan Garbarek. Non è un disco recente; i brani sono stati registrati nel Giugno 2005 ma è un disco fondamentale per i miei ascolti.
Rappresenta un esempio perfetto di collaborazione artistica. Se volessi usare un termine più intuitivo - ma più antipatico - dovrei dire una perfetta simbiosi artistica; cioè un comportamento di stretta dipendenza tra due artisti. 

E’ impressionante, infatti, come la base, fornita dalle percussioni di Marilyn Mazur sia supportata solo a tratti e solo quando se ne sente effettivamente il bisogno dai sax o dal flauto di Jan Garbarek. Marilyn è bravissima perché ha un rapporto intenso con i suoi mille strumenti; da quelli che richiedono delicatezza (come nei brani 5 “Bell-Painting” e 8 “Metal Drew”) a quelli, ben più impegnativi fisicamente, come i grandi tamburi che percuote con un vigore sorprendente nelle tracce 6 “Elixir” e 9 “Mother Drum”.  
In tutti i brani, trasmette una sensibilità che appartiene più all’universo femminile che a quello maschile in cui vigore e ritmo sono, solitamente, preponderanti. Il brano di apertura, “Clear” ascoltato in condizioni ideali (cioè da solo e senza la paura di avere il volume troppo alto) è in grado di separami dai pensieri della giornata e di proiettarmi nel relax più assoluto nello spazio del suono di un gong. 


Garbarek, normalmente leader dei gruppi in cui collabora anche Marilyn, qui si ritaglia un ruolo complementare. Mi piace di più quando usa il tenore che ha una voce (un timbro) affascinante e ricerca atmosfere incantate mentre col soprano, a volte, insiste su tonalità che non a tutti possono risultare digeribili. Soprano, peraltro magico nei suoi capolavori Twelve Moons, Visible World o In Praise of Dreams.
Il difetto di questo disco è che … tecnicamente è assolutamente e indiscutibilmente perfetto! 
Ci metto il punto esclamativo per sottolineare ancor di più l’elevatissima qualità sonora che può uscire ascoltando questo disco. Solo che lo uso così spesso come riferimento per gli ascolti dei nuovi componenti che, diciamolo, un po’ di appeal si perde.
In merito direi che le tracce 1, 9 e 15 sono, in tre modi diversi un banco di prova durissimo per qualsiasi set-up. Se i mid-range sono scarsi il suono risulterà penetrante e fastidioso. Se la coppia ampli-diffusori è spenta i grandi tamburi di “Mother Drum” saranno mosci e gonfi. Ma è il brano 15 “Talking Wind”, decisamente il più ”ostico” sotto il profilo musicale, il vero banco di prova. Richiede velocità, controllo e rigore timbrico ma sa far sobbalzare sulla sedia anche il più sprovveduto degli ospiti per la sua folgorante trasparenza. Rappresenta la perfetta sintesi quello che io ritengo il parametro fondamentale di un buon sistema per la riproduzione audio: la credibilità. 
Qui non ci sono storie: ti deve dare la sensazione di avere Marilyn nella stanza che picchia come una maledetta sulle sue percussioni (alla faccia della sensibilità femminile). Se si percepisce solo “rumore” e “fastidio” … lo giuro, c’è qualcosa che non va nel vostro sistema.

Non ce l’ho una conclusione; solo la raccomandazione di trovarlo (ECM 1962) e di portarvelo a casa. Ritagliatevi un’ora di tranquillità, ascoltatelo e poi, se volete, fatemi avere le vostre impressioni.



Manuel Tesini

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