AUDITORIUM DI MILANO Concerto del 31 Marzo 2017 W.A. Mozart: Ouverture da Le Nozze di Figaro, concerti per pf e orchestra nn. 12 e 23 Fazil Say: Silk Road Pianista Fazil Say Orchestra Giuseppe Verdi di Milano
Fazil Say è uno dei più noti pianisti dei nostri tempi. L'attesa per i suoi concerti è sempre molto alta; e solitamente i concerti si trasformano in una sorta di trionfo, come accaduto venerdì scorso all'Auditorium. A noi, tuttavia, è parso che quell'entusiasmo fosse anche eccessivo.
Detto subito che l'Ouverture da “Le Nozze di Figaro” ha visto l'orchestra in difficoltà, soprattutto all'inizio, dove sia il dialogo tra gli archi, ma soprattutto il primo ingresso dei legni, ha evidenziato un abbondante ritardo ed uno scoordinamento dovuto probabilmente alla mancanza del direttore (l'orchestra ha suonato “capitanata” dal primo violino); fortunatamente dopo l'affermazione del tema principale, tutto ha iniziato a funzionare a dovere e l'orchestra ha tradotto le note in quella sonorità particolare di quella Ouverture, solenne, affermativa, ma anche spiritosa.
I due concerti ci hanno lasciati perplessi. Al di là degli errori di attacco dell'orchestra, dovuti anche (almeno, questo quel che si vedeva dalla platea) dalla mancata partecipazione alla direzione del pianista che forse qualche cenno in più lo avrebbe dovuto dare, è stata proprio l'esecuzione del M° Say che non ci ha convinti del tutto.
Il piglio fin troppo allegro dei movimenti estremi dei due concerti, la quasi totale mancanza di legato, quasi il pianoforte fosse la spinetta che Mozart probabilmente usava a casa sua, mentre componeva, il piglio troppo “giovanile” nell'attacco di entrambi i concerti che giovanili non lo erano affatto, faceva da contraltare ai due movimenti centrali anche troppo meditati e forse spinti ben oltre Beethoven, quantomeno nel tentativo di associare musica e stato d'animo. Sicuramente eccezionale il M° Say quanto a capacità tecniche; negarlo sarebbe stupido. Trilli di una pulizia e cristallinità assoluti, scale ascendenti e discendenti prese ad una velocità mozzafiato; innegabile che per questo il M° Say sia assolutamente inattaccabile.
Abbiamo invece molto più apprezzato il M° Fay nelle vesti di compositore/esecutore di sé stesso.
La sua composizione Silk Road, ovvero Concerto per pianoforte e orchestra da camera, composto nel 1994, ha raggiunto in pieno lo scopo che il Maestro, attraverso il “piano preparato”, il gong e l'orchestra d'archi, si era prefisso. Raccontare le musiche e le atmosfere raccolte sulla Strada della Seta a partire dell'oriente sino ad arrivare in Medio Oriente. La composizione, originale, ma certo non di quelle difficili da “interpretare” per il pubblico, è passata attraverso sonorità che ricordavano la Cina, l'India (bellissimo l'effetto “sitar” ottenuto dal M° con il pianoforte preparato o l'effetto del suono tratto “oltre il ponticello” dagli archi) sino a giungere a richiami più medio-orientali. Singolare il terzo movimento, denominato “Massacre” ove l'ostinato incedere ritmico della mano sinistra ha probabilmente voluto mimare l'odioso rumore delle bombe che da troppi decenni insanguinano il Medio Oriente. E la musica dovrebbe anche far pensare.
Bello vedere a concerto italiani con turchi (cioè compatrioti del M° Say), ragazze musulmane col velo insieme a quelle nostrane con la minigonna, giovani e meno giovani. La musica riunisce veramente più di quanto le altre arti non riescano a fare.