Fletcher & Munson Orator model T
Colpo di fulmine!
E dopo i vini dei Colli Tortonesi, eccellono le casse acustiche dei Colli Tortonesi
E' bello ogni tanto occuparsi di un marchio meno noto, magari avendo poi il piacere di essere i primi che ne scrivono le impressioni di un ascolto attento, tra le proprie mura domestiche, con apparecchiature associate varie, alcune proprie di chi ascolta ed altre chieste in prestito. Molti scrivono titoli altisonanti annunciando “prime mondiali”; noi di Audio-activity.com voliamo più basso e ci limitiamo ad ascoltare e a scrivere per chi ci segue con attenzione da tempo.
Tra le tante realtà nuove che questa Italia, malgrado tutti i problemi che ha, ci offre, la nostra attenzione è caduta, questa volta, sulle casse acustiche Fletcher & Munson, nello specifico il modello più importante, le Orator model T. Due casse acustiche che (erroneamente) non paiono avere molte caratteristiche attraenti, visto che in fondo chi le vede incontra semplicemente due diffusori a torre un po' più alti del solito, con un normale woofer e un normale tweeter a cupola. Tuttavia è l'ascolto che dà contezza di quanto siano interessanti questi diffusori che vengono costruiti in una zona che già ha l'eccellenza per la produzione di vini, visto che è la zona dei Colli Tortonesi.
Il progetto è parecchio complesso. L'apparenza inganna moltissimo. Quelle che sembrano semplicemente due casse di legno con quattro altoparlanti e dei morsetti, racchiudono molte soluzioni tecniche volte a raggiungere un “determinato” risultato. A tal proposito vi invitiamo a visitare il sito del produttore dove troverete tutte le spiegazioni di come si sia giunti a queste Orator model T, operazione che potremmo fare noi, ma semplicemente replicando quanto già sul sito del produttore (e nel manuale che accompagna i diffusori, di rara completezza, scaricabile qui).
Tra le tante realtà nuove che questa Italia, malgrado tutti i problemi che ha, ci offre, la nostra attenzione è caduta, questa volta, sulle casse acustiche Fletcher & Munson, nello specifico il modello più importante, le Orator model T. Due casse acustiche che (erroneamente) non paiono avere molte caratteristiche attraenti, visto che in fondo chi le vede incontra semplicemente due diffusori a torre un po' più alti del solito, con un normale woofer e un normale tweeter a cupola. Tuttavia è l'ascolto che dà contezza di quanto siano interessanti questi diffusori che vengono costruiti in una zona che già ha l'eccellenza per la produzione di vini, visto che è la zona dei Colli Tortonesi.
Il progetto è parecchio complesso. L'apparenza inganna moltissimo. Quelle che sembrano semplicemente due casse di legno con quattro altoparlanti e dei morsetti, racchiudono molte soluzioni tecniche volte a raggiungere un “determinato” risultato. A tal proposito vi invitiamo a visitare il sito del produttore dove troverete tutte le spiegazioni di come si sia giunti a queste Orator model T, operazione che potremmo fare noi, ma semplicemente replicando quanto già sul sito del produttore (e nel manuale che accompagna i diffusori, di rara completezza, scaricabile qui).
A partire quindi dal nome che prende spunto dalla teoria di “una attenta modellazione della risposta in frequenza in accordo alle sofisticate curve isofoniche standard realizzate nel 1933 da Harvey Fletcher e Wilden Munson“ (citazione dal manuale di istruzioni) e successive revisioni, alla selezione accurata dei componenti del crossover, al collegamento in bilanciato dei tweeter, tutto è esempio di una attenta progettazione ove nulla è stato lasciato al caso e ove tutto è poi portato ad una riproduzione fedele ma “stress free”; un po' come accade (e qui mi spiace scriverlo per coloro che spesso mi hanno rimproverato di fare riferimento a lei) con la Musica dal vivo.
Una descrizione sommaria del prodotto è comunque necessaria. Le casse sono a due vie con un woofer caricato in bass reflex (con il condotto che sfocia sul fondo della cassa acustica, verso il pavimento) da 8” di diametro, un tweeter a cupola da 1,1” in seta trattata; misurano 30 x 123 x 40 cm per un peso di 30 Kg ciascuna; la risposta in frequenza dichiarata va da 24 a 20.000 Hz in un intervallo di 3 decibel; l'impedenza è di 8 Ohm, la sensibilità di 89 dB/2,83 V/m ed infine le casse raggiungono un massimo livello indistorto di 107 dB.
Guardando le caratteristiche, colpisce l'estensione verso il basso della risposta in frequenza, abbastanza incredibile visto il diametro del woofer; ma l'ascolto dice che effettivamente l'estensione c'è ed è sempre ben apprezzabile.
Preciso che la prova è stata da me effettuata nella sala e con l'impianto di Angelo Jasparro. Questo perché le casse sono pesanti (e con il loro bell'imballo in legno anche di più) ed io abito in un appartamento sito al quarto piano di uno stabile privo di ascensore; non avendo più vent'anni, certe fatiche me le scampo. Peraltro conosco molto bene la stanza di Angelo anche per avergli “dato un orecchio” nelle varie fasi di messa a punto; di conseguenza conosco bene anche il suo impianto che ricordo essere così composto: lettore Yamaha CD-S3100, preamplificatore MBL 4006, amplificatori finali Bryston 7B³, cavi di segnale MIT e Transparent, cavi di alimentazione MIT e Black Noise, distributore di rete Lector Edison 230/8, filtro di rete Black Noise 2500 e cavi di potenza Vovox Initio (per maggiori informazioni sui modelli dei cavi potrete riferirvi all'ultima recensione pubblicata da Angelo).
Una descrizione sommaria del prodotto è comunque necessaria. Le casse sono a due vie con un woofer caricato in bass reflex (con il condotto che sfocia sul fondo della cassa acustica, verso il pavimento) da 8” di diametro, un tweeter a cupola da 1,1” in seta trattata; misurano 30 x 123 x 40 cm per un peso di 30 Kg ciascuna; la risposta in frequenza dichiarata va da 24 a 20.000 Hz in un intervallo di 3 decibel; l'impedenza è di 8 Ohm, la sensibilità di 89 dB/2,83 V/m ed infine le casse raggiungono un massimo livello indistorto di 107 dB.
Guardando le caratteristiche, colpisce l'estensione verso il basso della risposta in frequenza, abbastanza incredibile visto il diametro del woofer; ma l'ascolto dice che effettivamente l'estensione c'è ed è sempre ben apprezzabile.
Preciso che la prova è stata da me effettuata nella sala e con l'impianto di Angelo Jasparro. Questo perché le casse sono pesanti (e con il loro bell'imballo in legno anche di più) ed io abito in un appartamento sito al quarto piano di uno stabile privo di ascensore; non avendo più vent'anni, certe fatiche me le scampo. Peraltro conosco molto bene la stanza di Angelo anche per avergli “dato un orecchio” nelle varie fasi di messa a punto; di conseguenza conosco bene anche il suo impianto che ricordo essere così composto: lettore Yamaha CD-S3100, preamplificatore MBL 4006, amplificatori finali Bryston 7B³, cavi di segnale MIT e Transparent, cavi di alimentazione MIT e Black Noise, distributore di rete Lector Edison 230/8, filtro di rete Black Noise 2500 e cavi di potenza Vovox Initio (per maggiori informazioni sui modelli dei cavi potrete riferirvi all'ultima recensione pubblicata da Angelo).
Devo partire da una preliminare precisazione sul posizionamento. Le Orator model T non sono particolarmente sensibili alla vicinanza delle pareti laterali o posteriore. Certo è meglio non appoggiarle né contro le une né contro l'altra; ma una cosa che è necessario fare è puntarle verso il punto d'ascolto. Perché? Perché altrimenti la gamma bassa risulta essere in garbata evidenza, dando la sensazione di un suono tendente al caldo che potrebbe piacere ad alcuni, ma che rischia di mettere in secondo piano la coerenza timbrica che è uno dei parametri in cui questi diffusori eccellono. Poi, personalmente consiglio di non utilizzare la griglia; il costruttore è stato possibilista sull'uso senza griglia, anche se farebbe parte del progetto. Tuttavia nelle prove di ascolto, l'eccellenza del risultato finale è stata ottenuta senza griglie. Altre accortezze? Direi di no, a parte l'ovvio consiglio di utilizzare apparecchiature che siano in grado di mettere in evidenza le qualità delle Orator model T.
Quel che colpisce è l'apparente semplicità con la quale questi diffusori restituiscono la musica acustica. Ci si siede, si ascolta e si inizia a non badare più all'impianto. Nei primi momenti ci si fanno le solite domande. La risposta in frequenza? E' molto estesa e non sembrano esserci buchi. L'energia? C'è. Il timbro? C'è, su tutti gli strumenti. La scena? Se c'è nel disco loro te la restituiscono. E a quel punto, messi a riposo tutti gli affanni dell'audiofilo, si ascoltano ore di musica in piena concentrazione e senza sforzo. E non essere distratti da una caratteristica in particolare, ma potersi immergere nella propria musica preferita, è molto bello (a parte che dovrebbe essere il fine ultimo di un impianto audio).
Nella Musica sull'Acqua di G.F. Telemann (Archiv, Musiqua Antiqua Köln) i timbri strumentali erano tutti estremamente corretti, privi di ogni forza di asprezza, con l'orchestra perfettamente dislocata tra le due casse acustiche e posteriormente alle stesse. Interessante l'estensione della risposta in frequenza verso il basso che dava “peso” ad ogni singolo strumento. Dello stesso autore, con i Concerti Doppi e Tripli contenuti nella registrazione Oiseau Lyre (Academy of Ancient Music diretta da Christopher Hogwood) l'orchestra è stata riproposta più indietro rispetto a quella della registrazione Archiv, così evidenziando la capacità dei diffusori di mettere in risalto le differenze tra una registrazione e l'altra. Tuttavia anche con la registrazione di Oiseau Lyre i timbri erano restituiti con grande accuratezza e credibilità ed anche in questo caso l'estesa risposta in basso dava una sensazione di fisicità al suono che non sempre si percepisce in diffusori che hanno lo stesso volume delle F&M.
Analogamente è accaduto con la Passione Secondo San Matteo di Bach nella registrazione Harmonia Mundi (Herreweghe, anno 2000), con tutte le voci cariche di sfumature sia timbriche che dinamiche (chiarissima la fonazione complessa ed il timbro ricercato e “studiato” di Jan Bostridge) e la capacità di suonare anche molto forte e senza mai confondere i suoni, come nella scena in cui il doppio coro incita alla crocefissione del Cristo. Molto bello il suono della viola da gamba che accompagna il basso nell'aria Komm, süßes Kreutz, profondo ma mai “slabbrato”.
Potente l'organo di Bach nei Sei Corali Schubler (Marie-Claire Alain, Erato) il cui passaggio in CD ha giovato parecchio alla qualità sonora rispetto alla mediocre vecchia stampa vinilica. Il basso era molto profondo, in grado di far vibrare il pavimento, pur senza mai scomporsi; forse un minimo di cattiveria in più nel canneggio piccolo non avrebbe guastato. Ma la maestosità dello strumento era restituita piuttosto bene.
E le stesse cose potrei riferirle dell'ascolto delle Quinta e Nona sinfonie di Dmitri Schostakovic (Petrenko su Naxos), o del Viaggio a Reims di Rossini (Abbado-Fonit Cetra), o delle Nozze di Figaro (Solti su Decca), o del Fratres di Arvo Part (Naxos). In ogni caso quel che si ottiene sono sonorità credibili, che rimandano direttamente ad ascolti live e ciò sino a che non si raggiungono volumi che le casse acustiche non riescono a gestire. Tuttavia, malgrado le prudenziali caratteristiche dichiarate, anche nella stanza di Angelo e pur stando ben lontano dai diffusori, raramente ho sentito la necessità di aumentare il volume del pre. Vale a dire che in una sala di dimensioni minori, quali possono essere le sale d'ascolto che molti di noi hanno nel proprio appartamento, difficilmente si sentirà la necessità di avere maggiore efficienza o maggior tenuta in potenza.
Le casse perfette? Non proprio o non del tutto, anche se non per colpa loro. Ho ascoltato delle registrazioni di rock che sembravano un po' spompate; ma la colpa non era delle casse, quanto della qualità delle registrazioni che spietatamente le Orator model T mettevano in evidenza. Insomma, le casse non emozionavano, ma semplicemente perché nella loro indole non c'è l'attitudine ad aggiungere una “emotività” che non sia contenuta nel disco (e così come mi accade a concerto, quando la musica viene sovraccaricata da esecuzioni pesanti, dolenti, lente, con una “sofferenza” che è già nella partitura e che viene ulteriormente personalizzata dal direttore d'orchestra, anche in audio fatico a sopportare macchine che mettono “troppo del loro”. Per alcuni la mancanza di interpretazione da parte del prodotto audio è un difetto; per me è un pregio. Già l'ho scritto e lo ribadisco).
Certo è che ascoltando la bellissima registrazione My Funny Valentine del Mahattan Jazz Quintet il suono era molto naturale; non mancava nulla, né la pulizia timbrica della tromba (finalmente un po' rauca e non fintamente ed inutilmente lucida, come troppo spesso accade), né la dinamica della batteria di Steve Gadd, né la dislocazione degli strumenti nella scena e la sensazione di “aria” intorno agli strumenti che la registrazione porta in sé e che veniva restituita con puntualità. Tuttavia passando a John Coltrane con Live At The Birdland, i diffusori hanno cambiato carattere e mi sono ritrovato con un suono quasi da sistema a tromba; le colorazioni della registrazione avevano evidentemente scaldato il suono delle Orator model T più di quanto non avesse fatto la registrazione del Manhattan Jazz Quintet.
Insomma, queste Fletcher & Munson sono casse acustiche molto interessanti. Capaci di un grande rigore timbrico, di notevole facilità di emissione, di capacità di non essere mai sopra le righe, paiono appetibili per chi voglia unire una perfezione formale ad una buona dose di facilità di ascolto dovuta ad una gamma acuta estremamente informativa ma mai radiografante. Un prodotto maturo il cui costo attuale è di 6.400 euro la coppia; non pochi ma nemmeno moltissimi se si considera che si tratta di un prodotto artigianale, realizzato in piccoli numeri e soprattutto se si fa riferimento alla qualità del suono che sa restituire, accurato e naturale come solitamente non si ascolta da casse del loro costo.
Non saranno adatte a saloni da 100 mq, ma in normali salotti ci staranno benissimo e probabilmente non le “spremerete” nemmeno mai. Non hanno bisogno di amplificazioni troppo potenti (una cinquantina di watt per canale dovrebbero bastare), ma certo di qualità. Basterà aggiungere una buona sorgente, delle buone registrazioni e via di musica (come quella dal vivo, però).
Da ascoltare. Assolutamente.
Domenico Pizzamiglio
PS Quando le casse ci sono state consegnate dal produttore, questi ci ha mostrato anche un interessante componente che serve a linearizzare la curva d'impedenza del diffusore, rendendola più facile per l'amplificazione di potenza. Lo potete apprezzare nello foto che seguono, coi grafici dell'impedenza "prima e dopo la cura". Questo perché alcune amplificazioni a valvole possono trarre giovamento dall'inserimento di quel correttore; il costo non è impopolare (200 € la coppia), ma questa attenzione è sintomo di quanto un costruttore “artigiano” nel miglior senso del termine possa costruire un prodotto “confezionato su misura” per l'acquirente.
Produttore: Fletcher & Munson
Prezzo: euro 6.400,00 la coppia
Quel che colpisce è l'apparente semplicità con la quale questi diffusori restituiscono la musica acustica. Ci si siede, si ascolta e si inizia a non badare più all'impianto. Nei primi momenti ci si fanno le solite domande. La risposta in frequenza? E' molto estesa e non sembrano esserci buchi. L'energia? C'è. Il timbro? C'è, su tutti gli strumenti. La scena? Se c'è nel disco loro te la restituiscono. E a quel punto, messi a riposo tutti gli affanni dell'audiofilo, si ascoltano ore di musica in piena concentrazione e senza sforzo. E non essere distratti da una caratteristica in particolare, ma potersi immergere nella propria musica preferita, è molto bello (a parte che dovrebbe essere il fine ultimo di un impianto audio).
Nella Musica sull'Acqua di G.F. Telemann (Archiv, Musiqua Antiqua Köln) i timbri strumentali erano tutti estremamente corretti, privi di ogni forza di asprezza, con l'orchestra perfettamente dislocata tra le due casse acustiche e posteriormente alle stesse. Interessante l'estensione della risposta in frequenza verso il basso che dava “peso” ad ogni singolo strumento. Dello stesso autore, con i Concerti Doppi e Tripli contenuti nella registrazione Oiseau Lyre (Academy of Ancient Music diretta da Christopher Hogwood) l'orchestra è stata riproposta più indietro rispetto a quella della registrazione Archiv, così evidenziando la capacità dei diffusori di mettere in risalto le differenze tra una registrazione e l'altra. Tuttavia anche con la registrazione di Oiseau Lyre i timbri erano restituiti con grande accuratezza e credibilità ed anche in questo caso l'estesa risposta in basso dava una sensazione di fisicità al suono che non sempre si percepisce in diffusori che hanno lo stesso volume delle F&M.
Analogamente è accaduto con la Passione Secondo San Matteo di Bach nella registrazione Harmonia Mundi (Herreweghe, anno 2000), con tutte le voci cariche di sfumature sia timbriche che dinamiche (chiarissima la fonazione complessa ed il timbro ricercato e “studiato” di Jan Bostridge) e la capacità di suonare anche molto forte e senza mai confondere i suoni, come nella scena in cui il doppio coro incita alla crocefissione del Cristo. Molto bello il suono della viola da gamba che accompagna il basso nell'aria Komm, süßes Kreutz, profondo ma mai “slabbrato”.
Potente l'organo di Bach nei Sei Corali Schubler (Marie-Claire Alain, Erato) il cui passaggio in CD ha giovato parecchio alla qualità sonora rispetto alla mediocre vecchia stampa vinilica. Il basso era molto profondo, in grado di far vibrare il pavimento, pur senza mai scomporsi; forse un minimo di cattiveria in più nel canneggio piccolo non avrebbe guastato. Ma la maestosità dello strumento era restituita piuttosto bene.
E le stesse cose potrei riferirle dell'ascolto delle Quinta e Nona sinfonie di Dmitri Schostakovic (Petrenko su Naxos), o del Viaggio a Reims di Rossini (Abbado-Fonit Cetra), o delle Nozze di Figaro (Solti su Decca), o del Fratres di Arvo Part (Naxos). In ogni caso quel che si ottiene sono sonorità credibili, che rimandano direttamente ad ascolti live e ciò sino a che non si raggiungono volumi che le casse acustiche non riescono a gestire. Tuttavia, malgrado le prudenziali caratteristiche dichiarate, anche nella stanza di Angelo e pur stando ben lontano dai diffusori, raramente ho sentito la necessità di aumentare il volume del pre. Vale a dire che in una sala di dimensioni minori, quali possono essere le sale d'ascolto che molti di noi hanno nel proprio appartamento, difficilmente si sentirà la necessità di avere maggiore efficienza o maggior tenuta in potenza.
Le casse perfette? Non proprio o non del tutto, anche se non per colpa loro. Ho ascoltato delle registrazioni di rock che sembravano un po' spompate; ma la colpa non era delle casse, quanto della qualità delle registrazioni che spietatamente le Orator model T mettevano in evidenza. Insomma, le casse non emozionavano, ma semplicemente perché nella loro indole non c'è l'attitudine ad aggiungere una “emotività” che non sia contenuta nel disco (e così come mi accade a concerto, quando la musica viene sovraccaricata da esecuzioni pesanti, dolenti, lente, con una “sofferenza” che è già nella partitura e che viene ulteriormente personalizzata dal direttore d'orchestra, anche in audio fatico a sopportare macchine che mettono “troppo del loro”. Per alcuni la mancanza di interpretazione da parte del prodotto audio è un difetto; per me è un pregio. Già l'ho scritto e lo ribadisco).
Certo è che ascoltando la bellissima registrazione My Funny Valentine del Mahattan Jazz Quintet il suono era molto naturale; non mancava nulla, né la pulizia timbrica della tromba (finalmente un po' rauca e non fintamente ed inutilmente lucida, come troppo spesso accade), né la dinamica della batteria di Steve Gadd, né la dislocazione degli strumenti nella scena e la sensazione di “aria” intorno agli strumenti che la registrazione porta in sé e che veniva restituita con puntualità. Tuttavia passando a John Coltrane con Live At The Birdland, i diffusori hanno cambiato carattere e mi sono ritrovato con un suono quasi da sistema a tromba; le colorazioni della registrazione avevano evidentemente scaldato il suono delle Orator model T più di quanto non avesse fatto la registrazione del Manhattan Jazz Quintet.
Insomma, queste Fletcher & Munson sono casse acustiche molto interessanti. Capaci di un grande rigore timbrico, di notevole facilità di emissione, di capacità di non essere mai sopra le righe, paiono appetibili per chi voglia unire una perfezione formale ad una buona dose di facilità di ascolto dovuta ad una gamma acuta estremamente informativa ma mai radiografante. Un prodotto maturo il cui costo attuale è di 6.400 euro la coppia; non pochi ma nemmeno moltissimi se si considera che si tratta di un prodotto artigianale, realizzato in piccoli numeri e soprattutto se si fa riferimento alla qualità del suono che sa restituire, accurato e naturale come solitamente non si ascolta da casse del loro costo.
Non saranno adatte a saloni da 100 mq, ma in normali salotti ci staranno benissimo e probabilmente non le “spremerete” nemmeno mai. Non hanno bisogno di amplificazioni troppo potenti (una cinquantina di watt per canale dovrebbero bastare), ma certo di qualità. Basterà aggiungere una buona sorgente, delle buone registrazioni e via di musica (come quella dal vivo, però).
Da ascoltare. Assolutamente.
Domenico Pizzamiglio
PS Quando le casse ci sono state consegnate dal produttore, questi ci ha mostrato anche un interessante componente che serve a linearizzare la curva d'impedenza del diffusore, rendendola più facile per l'amplificazione di potenza. Lo potete apprezzare nello foto che seguono, coi grafici dell'impedenza "prima e dopo la cura". Questo perché alcune amplificazioni a valvole possono trarre giovamento dall'inserimento di quel correttore; il costo non è impopolare (200 € la coppia), ma questa attenzione è sintomo di quanto un costruttore “artigiano” nel miglior senso del termine possa costruire un prodotto “confezionato su misura” per l'acquirente.
Produttore: Fletcher & Munson
Prezzo: euro 6.400,00 la coppia