Johann Sebastian Bach
Sei Suites per Violoncello Solo BWV 1007/1012
Rocco Filippini, violoncello
Foné 2SACD125 – Stereo CD/SACD
Sembra abbastanza inutile scrivere troppe parole sulle Suites per Violoncello di Johann Sebastian Bach, cavallo di battaglia di tutti i grandi violoncellisti dei giorni andati e attuali. Un chiaro esempio del genio di Bach che ha scritto sei sequenze di danze, rigorosamente con lo stesso ordine per ognuna delle suites, portando ad espressività compiuta lo strumento violoncello, ai tempi già affermato ma non tanto quanto la viola da gamba. Peraltro il libretto che accompagna la registrazione è quanto mai prodigo di informazioni, talune parecchio interessanti e non proprio usuali nei libretti che accompagnano i cd.
Il M° Rocco Filippini dà una lettura personale quel tanto che basta, il minimo indispensabile per non ostacolare il naturale fluire della musica per come scritta da Bach. Rispetta la partitura, non tanto nel senso che suona le note per come scritte, ma proprio sembra nutrire un profondo rispetto per la composizione Bach, o per Bach stesso (un po’ come fa Fasolis alla fine dei concerti; nel momento degli applausi alza la partitura e la indica col dito, come a dire “E’ tutto in questo spartito; io ho solo fatto da tramite tra lui e voi”). In questa esecuzione non troverete tirate d’arco sognanti, figlie delle interpretazioni dei grandi del passato (mi viene in mente per primo Janos Starker), me nemmeno suoni quasi soffocati come ho sentito fare da un giovane Christophe Coin, o tirate d’arco che sembrano quasi violentare lo strumento. Qui la musica canta, come dovrebbe sempre fare (e da ex cantante quale sono, è la prima cosa che noto). Il M° Filippini sembra mettersi da parte per lasciare la giusta predominanza alla musica di Bach. Non accade così spesso e comunque meno di quel che si pensi. L’interpretare è una bella cosa, ma anche l’eseguire non è un male e in questo caso l’esecuzione si avvale certamente di una parte di interpretazione che si evidenzia in piccoli rubato, in rallentamenti nelle cesure, nell’allungamento delle note finali di alcune danze, di alcune note suonate in “staccato”, ma mai in modo che questo possa stordire chi ascolta. Potrei dire che si tratta di una tradizione rinnovata, che fa sì che l’ascolto dei due cd fili via liscio in un soffio. Peraltro il M° Filippini non è di quelli che partecipano allegramente alla ripresa, con sbuffi e versi e quindi anche questo aiuta maggiormente nell’ascolto della musica. Le accentazioni dinamiche, pur presenti, non predominano mai sulla cantabilità della frase. Sono interpretazioni come queste che spesso avvicinano alla musica; il bello piace a tutti.
La registrazione è bellissima. Lo strumento è pieno e ricco, senza enfatiche risonanze ambientali e si ripropone nell’ambiente domestico come fosse ascoltato a poca distanza da noi. Ma è il timbro proprio del violoncello che è stato ben catturato. Non ci sono i bassi lunghi di alcune registrazioni, né bassi leggeri di altre, né una sottolineatura non dovuta delle corde più piccole che spesso sembrano definire il sono di uno strumento, mentre il più delle volte lo modificano. Qui c’è un violoncello di rara bellezza e di rara fedeltà timbrica. Eccellente anche la riproduzione in CD; certo in SACD è ancora più accurata.
Domenico Pizzamiglio
Sei Suites per Violoncello Solo BWV 1007/1012
Rocco Filippini, violoncello
Foné 2SACD125 – Stereo CD/SACD
Sembra abbastanza inutile scrivere troppe parole sulle Suites per Violoncello di Johann Sebastian Bach, cavallo di battaglia di tutti i grandi violoncellisti dei giorni andati e attuali. Un chiaro esempio del genio di Bach che ha scritto sei sequenze di danze, rigorosamente con lo stesso ordine per ognuna delle suites, portando ad espressività compiuta lo strumento violoncello, ai tempi già affermato ma non tanto quanto la viola da gamba. Peraltro il libretto che accompagna la registrazione è quanto mai prodigo di informazioni, talune parecchio interessanti e non proprio usuali nei libretti che accompagnano i cd.
Il M° Rocco Filippini dà una lettura personale quel tanto che basta, il minimo indispensabile per non ostacolare il naturale fluire della musica per come scritta da Bach. Rispetta la partitura, non tanto nel senso che suona le note per come scritte, ma proprio sembra nutrire un profondo rispetto per la composizione Bach, o per Bach stesso (un po’ come fa Fasolis alla fine dei concerti; nel momento degli applausi alza la partitura e la indica col dito, come a dire “E’ tutto in questo spartito; io ho solo fatto da tramite tra lui e voi”). In questa esecuzione non troverete tirate d’arco sognanti, figlie delle interpretazioni dei grandi del passato (mi viene in mente per primo Janos Starker), me nemmeno suoni quasi soffocati come ho sentito fare da un giovane Christophe Coin, o tirate d’arco che sembrano quasi violentare lo strumento. Qui la musica canta, come dovrebbe sempre fare (e da ex cantante quale sono, è la prima cosa che noto). Il M° Filippini sembra mettersi da parte per lasciare la giusta predominanza alla musica di Bach. Non accade così spesso e comunque meno di quel che si pensi. L’interpretare è una bella cosa, ma anche l’eseguire non è un male e in questo caso l’esecuzione si avvale certamente di una parte di interpretazione che si evidenzia in piccoli rubato, in rallentamenti nelle cesure, nell’allungamento delle note finali di alcune danze, di alcune note suonate in “staccato”, ma mai in modo che questo possa stordire chi ascolta. Potrei dire che si tratta di una tradizione rinnovata, che fa sì che l’ascolto dei due cd fili via liscio in un soffio. Peraltro il M° Filippini non è di quelli che partecipano allegramente alla ripresa, con sbuffi e versi e quindi anche questo aiuta maggiormente nell’ascolto della musica. Le accentazioni dinamiche, pur presenti, non predominano mai sulla cantabilità della frase. Sono interpretazioni come queste che spesso avvicinano alla musica; il bello piace a tutti.
La registrazione è bellissima. Lo strumento è pieno e ricco, senza enfatiche risonanze ambientali e si ripropone nell’ambiente domestico come fosse ascoltato a poca distanza da noi. Ma è il timbro proprio del violoncello che è stato ben catturato. Non ci sono i bassi lunghi di alcune registrazioni, né bassi leggeri di altre, né una sottolineatura non dovuta delle corde più piccole che spesso sembrano definire il sono di uno strumento, mentre il più delle volte lo modificano. Qui c’è un violoncello di rara bellezza e di rara fedeltà timbrica. Eccellente anche la riproduzione in CD; certo in SACD è ancora più accurata.
Domenico Pizzamiglio