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Genelec The Ones 8361A
Realtà virtuale sonora
“Quanti colori!” è il primo commento a caldo di Davide Griffa dopo aver ascoltato l'ultimo tempo della 1° sinfonia di Mahler in streaming dal sito dei Berliner Philarmoniker con le Genelec. E pensare che appena arrivato per accordare lo Stein mi dice: “tutti mi dicono che le Genelec non vanno bene per la musica classica”.
Ho deciso di provare e comprare il modello top di gamma della serie The Ones, le 8361A perché dispongono di un DSP interno che consente di linearizzare il diffusore in ambiente assistiti da una taratura automatica, con un microfono dedicato e misurato. Per capire il grado di raffinatezza, bisogna inserire il numero di matricola del microfono nel programma di taratura, che ha in memoria la curva dello specifico microfono per ottimizzare la taratura in ambiente. Peccato che come tutte le tarature automatiche che ho provato, il risultato che si ottiene è ben lontano dalle possibilità effettive del diffusore (per me inascoltabile, tanto che stavo per restituirle perché le credevo guaste e poi, alla fine di tutto, mi sono chiesto: ma cosa sentono gli altri recensori “internazionali”, che riferimenti di qualità sonora hanno se gli va bene la taratura automatica???). In due mesi di prove sono riuscito manualmente e con il sistema di misura interno al software AVS (che usa il pink noise come segnale di riferimento, mentre Genelec usa uno sweep di frequenze) a trovare una taratura direi perfetta con i filtri Genelec: e il risultato si sente eccome. L'altro motivo che mi ha spinto ad interessarmi alle The Ones è l'introduzione di un sistema per riallineare nel tempo l'emissione a bassa frequenza. Viene introdotta una latenza di circa 4 ms ma fino a 100 Hz il ritardo di gruppo è praticamente inesistente (2ms a 100 Hz invece di 4, oltre quasi 0 ms) e a 50Hz si passa da un ritardo di 14 ms ad uno di 8 ms. Nelle Neumann KH 420 tale ritardo è appena più elevato a 50 Hz (10 ms circa) ma è tra i 100 Hz e i 1000 Hz che si nota come nella Neumann vi sia un ritardo di circa 3-4 ms che con il riallineamento nel tempo nelle Genelec scompare. E se sembrano numeri poco significativi, all'ascolto tale riallineamento di gruppo si sente eccome. Da un basso e mediobasso un poco gonfio e slabbrato (i diffusori sono negli angoli del locale), si passa a percepire la differenza tra la corda che vibra e la risonanza della cassa del contrabbasso e del violoncello: eccezionale. Poi alla domanda tipica “ma si sente il basso nello stomaco?” rispondo: Quando c'è bisogno con la musica rock c'è, ma più interessante è che i colpi di timpano si sentono in gola... ecco, ho trovato come scriverlo, senti che il primo “non suono” - la “T” della pelle che va giù per la botta in bassa frequenza è perfettamente allineata per impatto al “PAM” successivo. E' veramente interessante questa nettezza. Mentre sto scrivendo queste righe sul tavolino delle elettroniche a destra del sistema audio (e col medesimo Mac piloto anche tutto il sistema audio... la tecnologia usata bene è comoda...) arriva una delle variazioni di Brahms sul tema di Haydn, mi fermo e mi metto a cantare il tema perché rapito dalla bellezza dell'insieme. Ecco, forse un'altra delle differenze tra Neumann e queste Genelec è che una volta tarato tutto perfettamente per un “hot point” in questo caso a partire da un triangolo di appena più di 60°, punto di ascolto sempre a circa 4 m dai diffusori, anche in altri punti dell'ambiente si percepisce una scena acustica abbastanza coerente rendendo l'ascolto piacevole dappertutto nella sala di circa 65m2. La coerenza di fase anche nel punto di crossover tra mid e tweeter coassiali gioca un ruolo in questa omogeneità diffusa anche fuori asse sia verticale che orizzontale. Ci sono tanti dettagli intelligenti in questo progetto, come anche il mobile fusione in metallo che porta il peso complessivo a più di 30 kg. E non sono grandi, meno di 60 x 35 x 35 cm circa. Ho, abbiamo, fatto vari confronti anche tra il sistema software AVS, RME e Neumann 310 (in stereo) vs software/DSP Genelec, RME e Genelec 8361A e le differenze esistono, ma con i due sistemi ben tarati in ambiente è molto difficile decidere se uno è meglio dell'altro. Il maggiore SPL max delle Genelec, è utile non tanto perché le 310 non riescano a riprodurre livelli di SPL adeguati allo Stein D o ad una grande orchestra, ma per il senso di “non c'è limite” per assenza di distorsioni o indurimenti, o granulosità. Per esempio gli archi con AVS-Neumann sono ariosi ma manca il senso del “legno che vibra”, con Genelec si sente il legno dello strumento ma meno l'aria. Gli ottoni più trasparenti, dorati con le Genelec, ma siamo alle differenze che ci possono essere anche tra la 310 e la 420, forse in questo caso un poco più “fredde” con Neumann. Ecco, per dirla con una battuta, considerando le Neumann 420 e le Genelec di questa prova tra i migliori sistemi di amplificazione-trasduzione esistenti Hi-End compreso, la prima è appena più “ruffiana”, la seconda è “netta”, direi nel senso migliore dei termini, “inesistente, trasparente”. AVS-RME-Neumann sembra amalgamare di più l'insieme orchestrale mentre con le Genelec si percepiscono con naturalezza i più minimi dettagli. Per esempio nel Firebird diretto da Gerghiev con i Wiener (spettacolare esecuzione!) ad un certo punto Gerghiev vuole che gli archi facciano un suono tremante a bassissimo livello (e lo indica più volte con la mano, pianissimo e tremante) che con le Neumann in stereo quasi non si sente, mentre con le Genelec è nitidissimo. Ascoltando un bellissimo trio di Beethoven sempre dai Berliner anche ad un volume non particolarmente elevato (da 10a fila in teatro) mi sorprendo ad udire i rumorini della meccanica del fagotto, oltre ai respiri, rendendo l'esperienza viva... Passando a tutt'altro, anche qui il “pulsare” cardiaco all'inizio di The dark side of the moon si comprende che non è “pum-bum” ma “pum bu-bum”, come con le Neumann ma a 4 ch in AVS (che aumenta la risoluzione del dettaglio e dunque anche la nitidezza del basso). Notevole anche il do dell'organo in Così parlò Zarathustra (Berliner, Nelson), che con la taratura flat anche in gamma bassissima, fa sentire bene la fondamentale che appare quasi come spazio che vibra. E' limpido e potente questo basso, realistico. Le mie registrazioni suonano eccezionalmente bene con le Genelec. A parte il pianoforte che già con le Neumann 120 (ritarate AVS) e lo Stein A consentivano di ottenere una riproduzione da realtà virtuale, cioè ci si alza dal punto di ascolto per guardare dentro al piano che c'è di fronte perché i pianisti professionisti non credevano fosse una riproduzione ma che fosse lo Stein a suonare con la meccanica servoassistita – a parte questo – con l'arrivo dello Stein D ho preso atto che le piccole eccezionali 120 (che in gamma media sono forse anche più trasparenti delle 310, quasi come le 420) non ce la facevano a riprodurre la differenza netta che c'è tra il mio Stein A e il neoarrivato D. Non è tanto per la dinamica, ma per la quantità di armonici che il D fa in più e che le piccole Neumann non riescono a riprodurre, così come non riescono a riprodurre un'arpa in VR, micidiale sul mediobasso per i sistemi audio. Con le Genelec la differenza tra i due pianoforti diventa quella reale e si percepisce una nettezza dei transienti che sono meglio delle 310. Le 420 sono più nitide delle 310, ma credo che non raggiungano questa precisione dei transienti. La nettezza dei transienti a qualsiasi frequenza è la qualità “eccezionale” di questo sistema di diffusione sonora. Di pari passo e per i medesimi motivi anche la ricostruzione dell'immagine stereo è di una precisione nella disposizione nello spazio virtuale dei suoni che non avevo mai sentito. I diffusori spariscono e se la rec. è buona i suoni si materializzano anche a lato dei diffusori, sopra, dietro, davanti: nulla e sfocato ma se il suono deve volare, allora vola nell'aria trasparente. Eccezionale. Altro corollario è la eccezionale capacità delle Genelec di far udire i dettagli anche a bassi livelli di ascolto, quelli tipici di una sera in appartamento. Si sente ogni minimo mutare dei colori del suono, dettagli finora inavvertiti messi a fuoco, o meglio, non è che vengano messi a fuoco, lo sono e basta. La scena resta ampia e si può seguire tutto l'insieme percependo bene le singole parti. C'è magia ad ascoltare piano e sentire tutto. Con le Genelec mi sono reso anche conto che c'era un problema con il sistema di registrazione e i nuovi Sennheiser 800 Twin. Non riuscivo a riottenere quella sensazione di trasparenza assoluta che ho raggiunto con il set precedente. Era come se ci fosse un plug-in di ambienza che per il mio sentire plasitifica il suono con un senso di compressione dinamica. I Twin hanno una uscita XLR a 5 poli (2 capsule per microfono) e hanno in dotazione due adattatori con 30 cm di cavo dal XLR 5 poli a due XLR 3 poli. Ho capito che erano i 30 cm di cavo non AVS a sporcare tutto. Ho costruito a mano al volo questo cablaggio (da uno spezzone di conduttore rimasto sul tavolo) e la nebbia è scomparsa totalmente. Ho scritto al pianista con cui ho fatto qualche registrazione di recente per dirgli che dobbiamo rifare tutto perché ora siamo arrivati alla catena - dal microfono al punto di ascolto - Totalmente Trasparente: “classe TT” tutto il sistema, come scrivevo anni fa su Suono.
Classe TT tutto il sistema, compreso quello di registrazione, è tanta roba.... Anche Davide Griffa ha sentito la differenza ed è rimasto senza parole. Mi ha suggerito di registrare mentre accordava e l'ho fatto perché volevo capire se anche quando “martella” sui tasti per arrivare al limite del “non suono” il sistema gli andava dietro senza comprimere o distorcere. Beh, come dice Davide, si sente tutto e le martellate ti trapanano il cervello come dal vivo!!! Una curiosità che si evince dalla “visione” di tutta la registrazione dell'accordatura è che il livello di pressione sonora limite di ogni nota (oltre c'è il “non suono”) è entro 3 dB per tutte le note, almeno fino al mediobasso. Come dire che l'SPL max del pianoforte è linearizzato in frequenza, che per un pianista è un bene perché qualunque nota suoni il limite è il medesimo. Inciso più che altro per la ricerca scientifica: ma come è possibile che 30 cm di cavo di un tipo piuttosto che di un altro possano mutare il suono in modo così netto? Quale misura ci sfugge visto che, anzi, udito che la differenza è grande e direi “pervasiva” in tutto il suono, appunto come nebbia? C'è qualcosa di macroscopico che non misuriamo o non siamo capaci di misurare. Se fossimo nell'ambito dell'ottica (in fondo frequenze elettromagnetiche anche quelle) direi che la differenza sta nella nitidezza, dunque quanto precisamente una frequenza venga “indirizzata” nello spazio e con l'intensità giusta. Vi allego anche le curve di risposta nel punto di ascolto delle Genelec!, quasi delle rette, ma NON è quella la taratura definitiva. Da li poi si azzera tutto e si riparte manualmente filtro per filtro. Perché se tocchi un filtro a 30 Hz con i filtri Genelec poi ti cambia tutto il “colore” della gamma medioacuta che poi devi ritarare. Questo è dovuto al fatto che i filtri parametrici non sono corretti nella rotazione di fase (quelli di AVS si) e quando tocchi un filtro qualsiasi cambia tutto dappertutto. Sistemare sti filtri è come mettere a posto un cubo di Rubik, ma ci si riesce se sai dove vuoi arrivare. Passando a dati più “grezzi”, la dinamica e SPL delle Genelec 8361A è paragonabile a quella delle Neumann 420. Neumann da di più (6 dB, che è tanto) nella banda 20-35 Hz mentre Genelec ha un tweeter che arriva tranquillo ai 30 kHz (20 kHz le Neumann) e non ha problemi di fase in emissione con il midrange se ci si sposta dal punto perfetto di ascolto perché è coassiale al midrange. La gamma media poi pare avere meno distorsione delle Neumann 420, quasi da amplificatore (valvolare...) da 0,03 a 0,1% a 106 dB di pressione a 1m nella banda cruciale 500-2500 Hz, ove le Neumann arrivano a poco meno dello 0,5%. Qui 6 dB di dinamica in più le hanno le Genelec. Conclusioni Il fine che perseguo ora (AVS 4 ch. a parte) è riuscire a far suonare un sistema audio stereo con le mie registrazioni in “doppio binaurale” e editing free come se lo Steinway D suonasse di fronte a me live (o un'arpa, un duo, un trio...). Per lasciare una sorta di archivio sonoro e un metodo “standard” per ascoltarlo, in particolare del suono degli Steinway anni '80 belli. Questo è un gioiello già selezionato da Fabbrini e poi per la sala Verdi del Conservatorio di Milano, successivamente rimesso a nuovo da Griffa. Se un sistema audio riesce a riprodurre il suono e i colori di uno Stein D degli anni '80 può riprodurre tutto alla perfezione (registrazione permettendo). Per arrivare a questi livelli è necessario un DSP per linearizzare la risposta in ambiente e aggiungerei ora anche per riallineare il ritardo di gruppo in bassa frequenza. Il DSP deve essere ben concepito per non fare danni... e chi lo tara deve avere strumenti, sensibilità e competenze “simili” a quelle di un preparatore-accordatore di pianoforti da concerto capace di mettere a punto anche ad orecchio, quando lo strumento di misura non basta più. E non basta mai... Genelec ha fatto un ottimo lavoro e il suo sistema con DSP proprietario riesce a far suonare le 8361A in modo completamente trasparente e con una eccellente risoluzione del dettaglio anche a bassi livelli. Il basso è eccezionale e quando in teatro chiudono una grande porta non si sente solo il “bum” ma anche il vento, l'aria che la porta sposta. Il medio e l'acuto sono TT, Totalmente Trasparenti, che significa sentire “lo spazio”, i colori, le sfumature tutto puro come la violenza della percussione di un timpano che senti in gola. La dinamica e l'SPL massimo sono travolgenti, nel senso che continui ad alzare il volume e non succede niente, niente fatica di ascolto, niente distorsioni apparenti, niente forzature dinamiche (1 kW di potenza complessiva per diffusore). Ecco, se dovessi pensare ad un esempio proprio del mondo Hi End, direi che una sensazione del genere la provai quando testai il Burmester 909, il “frigobar” da 80 kg, trasparenza totale anche nella dinamica e nei suoi contrasti micro e macro. C'è la musica, svincolata dai diffusori, che vola nell'ambiente. Con l'orchestra dei Berliner vedi un palco di 20 metri dietro ai diffusori, all'armadio a muro affrescato con temi musicali e al pianoforte, ma riconosci il posto nello spazio di ogni strumento e l'”aria” della sala. Con le belle prese dei Berliner si manifesta una sensazione di spaesamento spaziale, perché si percepisce chiaramente che c'è tanto spazio davanti e che dove sta il pianoforte talvolta appare qualche strumento, magari un fiato, e ciò collide con l'informazione visiva. Se ci si “abbandona” all'esperienza si entra in quello che definisco “ascolto transizionale”, in transizione appunto tra il percepire l'evento e il sognarlo: chiudi gli occhi e vedi la sala e l'orchestra, li riapri e con le luci basse vedi un pianoforte che si confonde con l'orchestra che in qualche modo continui a vedere. Con le mie rec. il pianoforte o l'arpa entrano nella stanza davanti ai diffusori in 3D totale. Vedi i suoni uscire dallo Stein e in un istante capisci che sei dentro ad un sogno, i suoni hanno luce e colore e fors'anche un sapore e smetti di pensare. Un vero godimento In pratica una grande “tromba” a dispersione controllata con tweeter e mid coassiali ed idealmente anche i due woofer posti dietro la tromba. Costruito il punto di ascolto, anche nel resto della sala il suono è buono e l'immagine rimane stabile grazie alla coerenza di fase tra basso, mid e tweeter e alla coerenza nella dispersione ai vari angoli, fino ai +/- 30°. Reflex con apertura dietro, il roll'off inizia a 28 Hz
Anche senza unità di controllo e computer è possibile cercare di adattare la risposta in ambiente giocando con le combinazioni possibili tra le attenuazioni in gamma bassa e i controlli in gamma acuta. Ma scordatevi la realtà virtuale sonora e le curve che vedete qui pubblicate:
Misura di un solo canale: ecco cosa intendo per “linearizzazione in ambiente”. Con le Genelec bisogna attenuare un poco l'acuto (oltre a pesantemente il basso) ma si ottiene un 100-20000 Hz +/- 1dB e un 32-100 Hz +/- 2 dB con un + 9 dB tra 26 e 32 Hz lasciati volutamente. Spettacolare...
Risposta misurata dal punto di ascolto con i due canali attivi: tipico come da teoria il leggero roll-off dal basso all'acuto. E' impressionante come oggi si possano ottenere da diffusori “mediopiccoli” delle pressioni sonore di 110 dB a 30 Hz in ambiente a 1m, dunque circa 100 dB a 4 m. Con il microfono di misura e il controller della Genelec ho visto 107 dB nel punto di ascolto senza distorsioni apparenti all'ascolto del brano di pianoforte.
L'unità di controllo autonoma consente di operare lontano dal computer o dalla scheda audio, collegandosi al PC via USB, alle casse via ethernet e al microfono di misura via minijack. Dispone di ingressi ed uscite analogiche (jack) e digitale AES-EBU XLR. Lo si può sistemare sul divano di ascolto o su un tavolino vicino e da li controllare tutto l'essenziale. Gradevole anche il feeling tattile del manopolone. Non ho tolto il film a protezione del display...
Andrea von Salis ©2025 Produttore: Genelec www.genelec.com/ Prezzo diffusori al maggio 2025: euro 4.790 cad. Prezzo unità di controllo 9320: euro 1.400 circa. |