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Monaco High End 2016, tra gioie e doloriRieccoci, puntuali, a parlare della mostra di audio più grande al mondo. Affermiamo questa cosa ormai da almeno 3 anni e siamo stati i primi.
Nel frattempo, Monaco High End ha continuato a crescere mentre il principale concorrente, il famoso CES di Las Vegas, ha perso smalto, per quanto riguarda la riproduzione della musica in senso stretto, mantenendo il primato per l’elettronica di consumo in generale, che a noi qui non interessa. Quindi, anche quest’anno, eravamo nella città bavarese, colmi di speranza e fiducia nel futuro del mercato, preceduti dai numeri forniti dall’High End Society tedesca, che annunciava un’ulteriore crescita di espositori e marchi. Mentre scriviamo queste righe non abbiamo ancora il numero degli espositori certificato e dobbiamo andare a sensazione. Nei prossimi giorni arriverà il comunicato ufficiale e vi aggiorneremo, nella pagina facts and figures (NdR: ad articolo già scritto abbiamo ricevuto il report che parla di un -6% di visitatori totali, quindi abbiamo visto giusto). Al momento, ci pare che quest’anno la manifestazione sia stata un po’ sottotono, rispetto al solito. Abbiamo visto meno code agli ingressi e meno entusiasmo, a consuntivo, da parte degli operatori. Ad onor del vero, tra questi ultimi abbiamo notato impressioni discordanti. Qualcuno diceva che le cose erano andate come al solito, altri si lamentavano. Anche noi abbiamo occhi ed orecchie e sicuramente possiamo dire di aver notato meno visitatori dai Paesi dell’Est del mondo, nella giornata di Giovedì, quella dedicata agli operatori. Per quanto riguarda il pubblico, l’affollamento della giornata di Venerdì è stato notevole, mentre Sabato la situazione era più tranquilla. Domenica, invece, calma piatta. Si entrava nelle salette, di solito affollate, con la massima facilità e ci si sedeva nei posti migliori, con pochissime eccezioni. Purtroppo non abbiamo avuto l'intera giornata a disposizione. In ogni caso, è valsa la pena di visitare questa specie di “Paese dei balocchi”, dove si possono vedere apparecchi che difficilmente si trovano nei negozi, e si possono ascoltare abbinamenti più o meno probabili, in ogni caso diversi da quelli proposti nei vari Paesi, dove le sinergie tra componenti distribuiti dalla stessa azienda imperano. Adesso, però, veniamo a noi. Come sapete, audio-activity.com rifugge dall'entusiasmo a tutti i costi. Il buonismo istituzionale ed il “vogliamoci bene” non è nel nostro DNA, e quindi apriamo gli armadi e tiriamo fuori gli scheletri, quando necessario. Cominciamo dalla musica che ci veniva proposta dagli espositori: indecente, in buona parte delle salette. Non si sa per quale motivo, ultimamente sia di moda una roba che spazia tra Fusion, Techno o roba simile. Non ho la definizione esatta, non conosco affatto il genere. Quella roba lì, comunque si chiami, va bene per ragazzini “senti come pompa il basso”, ma rende ingiudicabile qualsiasi suono. Seconde, nella classifica degli scempi, le solite vocine delle donnine ansimanti, “su un letto” (mi perdonino gli chef stellati) di contrabbasso, sax e/o pianoforte. Abbiate pazienza, ma quando vedo la famigerata copertina di “Best Audiophile Voices”, mi vengono attacchi di orticaria. Devo quindi avvisarvi, per quando leggerete i miei giudizi sulle sale, che quando entravo e sentivo questa roba, uscivo subito in preda ad istinti omicidi. E' solo grazie a chi mi accompagnava, e che mi trascinava fuori da certe salette, se nella cronaca nera di quei giorni non si è letto nulla dal MOC. Quindi, ho ritenuto ingiudicabili (in effetti, con quella roba lì, lo sono) dette sale. Non sempre si ha la possibilità o si ha voglia di usare il proprio CD test per fare delle prove che, peraltro, in quegli ambienti, lasciano il tempo che trovano. A proposito di ambienti: il rumore. Il maledetto rumore! Tutta la nostra comprensione per la sala dove stiamo ascoltando un pianissimo orchestrale, mentre di fianco pulsa il cuore di “The Dark Side of the Moon”, ovviamente. E' una cosa normale, ognuno ascolta la propria musica e cerca di mantenere un livello di volume adeguato. Il problema è un altro: la gente che parla. Chi commenta il suono (ma se parla come fa ad ascoltare?), chi risponde al cellulare con suoneria al massimo volume mentre gli altri cercano di concentrarsi su un passaggio di un Concerto di Mozart. E fin qui sarebbe anche abbastanza comprensibile; di maleducati è pieno il mondo ed al MOC non siamo immuni. Però, quando a parlare sono gli operatori presenti in sala, la cosa diventa davvero inaccettabile. Abbiamo bisogno di parlare? Ci sono i corridoi, si esce dalla sala dove la gente ascolta e si parla. Altrimenti, si può sempre pensare ad un'esposizione statica nelle Halle a piano terra e nessuno pretenderà il silenzio. In una sala, addirittura, il gestore ha abbassato il volume del brano che stava suonando perchè non sentiva quello che gli diceva il visitatore e la musica disturbava. Siamo al paradosso. Poi ci sono le sale “ad orologeria”, quelle dove ci sono dimostrazioni ad orari fissi. Se non ci siete, non ascoltate. E se ci siete, vi dovete sorbire tre quarti d'ora tra chiacchiere di presentazione (che vanno benissimo se si possiede il dono della sintesi, altrimenti non si sopportano) e musiche varie, più o meno gradevoli. Ma anche questa cosa ha i suoi lati negativi; se non si arriva al momento giusto o non si ha molto tempo a disposizione, l'ascolto salta. Ci credete che, o per l'orario sempre sbagliato o per la troppa gente (ovvio, se concentri le demo il pubblico aumenta), in 10 anni di Monaco non sono mai riuscito ad ascoltare come si deve un impianto Burmester? Anche quest'anno, stessa cosa. Sono entrato che l'impianto suonava un'improponibile musica elettronica, ho fatto una foto tra le teste dei presenti, quasi sulla porta, e sono scappato via. Le volte in cui sono tornato, era tutto spento, in attesa dello scoccare dell'ora seguente. La mostra è molto grande, si riesce appena a fotografare tutto ed ascoltare fugacemente le sale dei piani alti, non sempre si possono attendere le varie demo. E' così difficile, tra una dimostrazione e l'altra, far girare un CD con una sinfonia, magari conosciuta? Perché lasciare gli impianti fermi? Anticipo un'obiezione: “sei un operatore, stai scrivendo un report, fatti riconoscere e magari ti daremo/daranno più attenzione”. Vero, può essere, ma noi abbiamo la brutta abitudine di metterci nei panni dei visitatori, altrimenti ce la cantiamo e suoniamo da soli. Va bene, forse ci siamo capiti e possiamo passare alla classifica che vi avevamo promesso prima di partire. Sono sincero, quest'anno non sono in grado di rispettare rigidamente la consegna delle 5 migliori e 5 peggiori. Il motivo è stato parzialmente spiegato prima ed è anche dovuto alla noia che traspariva dal comportamento di certi operatori, che non ti guardano neanche in faccia quando entri. Quindi, ti affacci alla porta, senti una musichetta da ascensore prodotta (e riprodotta) da un computer, ti chiedi come possa venire in mente a qualcuno di dimostrare un impianto audio con quella roba, ti giri e te ne vai. In sintesi, tra le migliori, ascoltate con attenzione, sia al MOC che al Marriott e ricordo ancora una volta che il giudizio non riguarda i singoli componenti ma l'intero suono della sala: Elettroniche Reimyo, diffusori Harmonix Encore Timbrica sana, suono coinvolgente. L'abbinamento tra elettroniche costose e diffusori più abbordabili è curioso e funziona. Ottimo ascolto. FM Acoustics Il solito impianto da sogno, con un suono che è di FM e di nessun altro. Ci si rilassa, si ascolta musica in vinile, spesso vecchie edizioni storiche, ed il resto del mondo resta chiuso fuori dalla stanza. Quanto pesino sul giudizio le doti affabulatorie di Manuel Huber non so dire e neanche mi interessa. Quando vi portate a casa un suo impianto, vi portate a casa anche lui e secondo me è una cosa buona. Molto buona. Elettroniche MSB, diffusori Wilson Audio Alexia Ci hanno proposto due None: la Sonata 9 di Beethoven e la 9 Sinfonia di Dvorak. Timbro perfetto di violini e pianoforte, con grande dinamica ed eccezionale ricostruzione spaziale. Da incartare e portare a casa, nella stanza di fianco a quella dove avete FM Acoustics. Diffusori Estelon YB I nuovi, bellissimi diffusori estoni, andavano davvero bene, e non è una sorpresa, per noi. Anche qui un brano di Beethoven, il Quartetto n. 15, ci ha riconciliato con la vita. Elettroniche Absolare, diffusori Rockport Altair Si potrebbe dire che senza Rockport l'hi-fi mondiale perderebbe un pezzo importante e non si sarebbe lontani dalla verità. Di solito, le elettroniche valvolari Absolare faticano un po' a pilotare i mostri americani ma quest'anno, forse grazie ad una pressione sonora inferiore o forse grazie ad un incremento nella potenza di uscita dell'integrato a stato solido, un Frank Sinatra d'annata, in una registrazione live pur non particolarmente curata, mi ha commosso. E questa cosa significa che la mediazione tra la musica e l'impianto che la sta riproducendo, funziona. Menzione d'onore ai piccoli diffusori WLM ed a quelli Davis Acoustics, col nuovo modello Renoir. Dolenti note: Sound Suono “legnoso”, banda passante da citofono. Uno spreco di risorse inutile. Incomprensibile. Kondo – Kawero Ecco, questa proprio non riesco a spiegarmela, anche alla luce dei giudizi positivi che avevo ricavato in passato dagli ascolti di questi costosi diffusori. Sono entrato mentre suonava la Suite Española di Albéniz, che conosco a menadito. Una delusione tremenda: piatta e con un suono innaturale in gamma acuta, falso come una banconota da 30 euro. Mistero … Per il resto, un'impressione generale di mediocrità che non avevo avuto in passato. Le sale sembravano spesso “stanche”. Non si può escludere che dipendesse da un mio particolare stato d'animo, sebbene debba dire che mi ero accostato alla manifestazione con discreto entusiasmo. Forse questo mondo è sempre troppo uguale a sé stesso e bisognerebbe uscire da un guscio che ci siamo costruiti attorno e che, se da un lato ci protegge, dall'altro ci impedisce di guardare un po' oltre il nostro naso. Un'ultima considerazione: l'analogico era presente quasi ovunque. Giradischi a profusione ed un buon numero di registratori a bobine. Un successo anche per le meccaniche CD, malgrado i molti tablet a comandare gli ormai immancabili Hard Disc. Fate caso alle nostre foto e vedrete un buon numero di meccaniche di lettura CEC TL0X, ad inviare dati al vari convertitori. Angelo Jasparro Vai al report fotografico della mostra |
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