Goldmund Prologos+, Goldmund Eidos 17, Goldmund Mimesis 16.5
Goldmund seconda puntata: l'ascolto del sistema completo

Ed eccoci qui, a parlare di uno dei marchi storici dell’audio, quella Goldmund che tutti ricordano per i vari Mimesis, Studio, Studietto, Apologue, che spesso ritornano nei discorsi degli audiofili.
Come già avevo anticipato nel reportage della visita alla Goldmund dello scorso mese di Agosto, in quell’occasione avevo chiesto di poter avere a mia disposizione un loro apparecchio da provare. Non mi sarei quindi mai aspettato di avere la casa “invasa” da persone e apparecchi del marchio svizzero, come poi è accaduto. Ad inizio ottobre, infatti, sono venuti a casa mia Véronique Adam, Progettista Capo, Rodolphe Boulanger, Direttore Vendite e Etienne Bonaz, Capo dell’Ufficio Finanziario ed hanno portato con sé il sistema di altoparlanti Prologos+ (che mi era stato annunciato), il lettore multiformato Eidos 17 ed il preamplificatore Mimesis 16.5.
Come già avevo anticipato nel reportage della visita alla Goldmund dello scorso mese di Agosto, in quell’occasione avevo chiesto di poter avere a mia disposizione un loro apparecchio da provare. Non mi sarei quindi mai aspettato di avere la casa “invasa” da persone e apparecchi del marchio svizzero, come poi è accaduto. Ad inizio ottobre, infatti, sono venuti a casa mia Véronique Adam, Progettista Capo, Rodolphe Boulanger, Direttore Vendite e Etienne Bonaz, Capo dell’Ufficio Finanziario ed hanno portato con sé il sistema di altoparlanti Prologos+ (che mi era stato annunciato), il lettore multiformato Eidos 17 ed il preamplificatore Mimesis 16.5.

Tra una portata e l’altra e presente anche Angelo Jasparro e l’amico Pietro Pesenti, i responsabili di Goldmund hanno iniziato a “spacchettare” i vari apparecchi, i piedistalli per le casse acustiche (il modello più leggero e comodo da trasportare che vedete nelle fotografie, scelto appositamente perché quello che solitamente si vede nelle foto del marchio è molto pesante e per arrivare al mio appartamento bisogna salire molte scale; le casse da 50 e oltre chili ciascuna bastavano e avanzavano), i cavi, a fare i collegamenti; e dopo il caffè abbiamo iniziato a fare i primi ascolti.

Devo dire che sono rimasto molto colpito dalla concentrazione di Véronique Adam, quando, dopo il caffè appunto, ci siamo seduti sul divano di casa ad ascoltare musica; una grande concentrazione nell’ascolto dei brani che le ho proposto, un po’ per un probabile interesse professionale per la scelta di brani che possano esaltare le caratteristiche dei sistemi Goldmund, magari da usare per dimostrazioni pubbliche (anche se penso che alcuni brani da me scelti, come il Départ di Wolfgang Rihm o il Für Alina di Pårt possano risultare ostici per molti), ma anche per la musica in sé e per sé. Ho poi infatti scoperto che anche la Signora Adam va a concerto per ascoltare la musica dal vivo alla quale poi evidentemente si riferisce nella progettazione delle apparecchiature del marchio.
Mi è stato fatto notare da Rodolphe Boulanger, sia a Ginevra che poi a casa mia, che al di là dell’oggetto di lusso, innegabile anche nelle sole finiture e nei materiali che vengono usati (oltre che nel logo dell’Azienda), lo scopo che si prefigge Goldmund è quello di essere il più possibile vicini alla musica vera. Evidentemente questo coinvolge la capacità di saper riprodurre correttamente la registrazione, in modo che se questa è stata fatta con tutti i crismi, il sistema scompaia per lasciare posto alla musica; che è poi quel che è accaduto in casa, sia nell’uso delle Prologos+ con il computer e la connessione wireless, sia – anzi, ancor di più – che con il sistema completo che mi hanno portato (ed anche con il solo lettore multiformato nel mio impianto personale).
Mi è stato fatto notare da Rodolphe Boulanger, sia a Ginevra che poi a casa mia, che al di là dell’oggetto di lusso, innegabile anche nelle sole finiture e nei materiali che vengono usati (oltre che nel logo dell’Azienda), lo scopo che si prefigge Goldmund è quello di essere il più possibile vicini alla musica vera. Evidentemente questo coinvolge la capacità di saper riprodurre correttamente la registrazione, in modo che se questa è stata fatta con tutti i crismi, il sistema scompaia per lasciare posto alla musica; che è poi quel che è accaduto in casa, sia nell’uso delle Prologos+ con il computer e la connessione wireless, sia – anzi, ancor di più – che con il sistema completo che mi hanno portato (ed anche con il solo lettore multiformato nel mio impianto personale).

Partiamo dalle casse acustiche Prologos+. Sono amplificate, questo l’ho detto e misurano 60 cm di altezza. Incorporano tre amplificatori finali Goldmund Telos per un totale di 600 W per singolo diffusore. Gli altoparlanti sono Dynaudio, un woofer da 9 pollici di diametro, un midrange da 7 pollici e un tweeter a cupola morbida.
La cassa acustica, interamente costruita in alluminio di buono spessore e anodizzato grigio, ha il reflex in posizione inferiore; il che aiuta molto nella collocazione in ambiente perché in casa mia, per avere un rinforzo del basso, ho dovuto mettere la cassa proprio in angolo. Le Prologos+ hanno ingressi e uscite digitali ed hanno altresì il ricevitore per la comunicazione via wireless con il lettore multiformato. Il peso non è proprio minimo, visto che sono 52 Kg senza imballo. Il crossover incorpora un circuito correttore DSP che viene regolato in fabbrica al fine di ottenere la risposta in frequenza più piatta possibile. La risposta in frequenza è dichiarata da 30 a 25.000 Hz entro più o meno 6 dB; mi sembra un po’ pessimistica perché la perentorietà delle grandi percussioni lascerebbe presagire una risposta meno limitata in basso (e non mi riferisco ai 30 Hz quanto al fatto che possano essere 6 dB inferiori al resto).
Il lettore multiformato Eidos 17 è, come detto, lavorato sulla base dell’Oppo 103. Quindi le caratteristiche sono le stesse, funzionalmente parlando, mentre le modifiche apportate da Goldmund ne implementano le qualità sonore, come qui sotto scriverò.
Il preamplificatore Mimesis 16.5 lavora solo in digitale per poter poi “comunicare” con le Prologos+. Ha ovviamente anche degli ingressi analogici, perché Goldmund non dimentica che ci sono clienti che possano utilizzare giradischi o registratori a bobine. Per il resto il Mimesis 16.5 ha un suo convertitore interno che riceve il segnale digitale proveniente dal CD (almeno, così ho fatto l’ascolto del sistema completo) ed ha una serie di facilities tutte accuratamente descritte sul sito del produttore.
La cassa acustica, interamente costruita in alluminio di buono spessore e anodizzato grigio, ha il reflex in posizione inferiore; il che aiuta molto nella collocazione in ambiente perché in casa mia, per avere un rinforzo del basso, ho dovuto mettere la cassa proprio in angolo. Le Prologos+ hanno ingressi e uscite digitali ed hanno altresì il ricevitore per la comunicazione via wireless con il lettore multiformato. Il peso non è proprio minimo, visto che sono 52 Kg senza imballo. Il crossover incorpora un circuito correttore DSP che viene regolato in fabbrica al fine di ottenere la risposta in frequenza più piatta possibile. La risposta in frequenza è dichiarata da 30 a 25.000 Hz entro più o meno 6 dB; mi sembra un po’ pessimistica perché la perentorietà delle grandi percussioni lascerebbe presagire una risposta meno limitata in basso (e non mi riferisco ai 30 Hz quanto al fatto che possano essere 6 dB inferiori al resto).
Il lettore multiformato Eidos 17 è, come detto, lavorato sulla base dell’Oppo 103. Quindi le caratteristiche sono le stesse, funzionalmente parlando, mentre le modifiche apportate da Goldmund ne implementano le qualità sonore, come qui sotto scriverò.
Il preamplificatore Mimesis 16.5 lavora solo in digitale per poter poi “comunicare” con le Prologos+. Ha ovviamente anche degli ingressi analogici, perché Goldmund non dimentica che ci sono clienti che possano utilizzare giradischi o registratori a bobine. Per il resto il Mimesis 16.5 ha un suo convertitore interno che riceve il segnale digitale proveniente dal CD (almeno, così ho fatto l’ascolto del sistema completo) ed ha una serie di facilities tutte accuratamente descritte sul sito del produttore.

Già, ma come suonano questi Goldmund? Come ricorderete, ho accennato qui sopra al fatto che Rodolphe Boulanger mi abbia più volte ripetuto come lo scopo del marchio sia quello di essere il più vicino possibile alla musica vera e posso dire serenamente che lo scopo è stato raggiunto.
Come curiosità iniziale sono partito con le sole Prologos + collegate via wireless con il mio computer portatile: ho inserito il cd, ho aperto Foobar e ho iniziato gli ascolti.
A parte gli ascolti con Véronique Adam di cui ho parlato sopra, la prima registrazione che ho ascoltato con attenzione è stata la Passione Secondo San Matteo di J.S. Bach, nell’esecuzione di Philippe Herreweghe su Harmonia Mundi (la seconda registrazione, quella del 2000, con lo splendido e “pienamente barocco” evangelista disegnato da Jan Boostridge; altro che “lezioso”, come qualcuno che poco sa d’interpretazione barocca ha scritto). Per tante volte possa aver ascoltato questa registrazione, per quanti impianti possa aver utilizzato, mai – e ripeto mai – mi era capitato di avere una sensazione di spazio aperto davanti ai miei occhi come con le Prologos +. Una delle caratteristiche di tutti gli apparecchi Goldmund è proprio questa; una grande idea di ambiente che colloca l’orchestra nella sua porzione di scena, con la sensazione di altro spazio davanti, ai lati, dietro e sopra, come peraltro accade dal vivo, soprattutto se l’ascolto non è fatto nelle primissime file. Bellissimo. Timbricamente, data la risposta in frequenza tenuta quanto più “piatta” possibile, queste casse acustiche e la loro amplificazione interna restituiscono suoni riconoscibilissimi, carichi di sfumature, con una dinamica che fluisce con grande facilità e una pressoché totale assenza di fatica d’ascolto perché chi ascolta non deve elaborare alcunché: ha semplicemente tutto davanti a sé.
Il basso risulta di una correttezza esemplare ed anche ben esteso. Il suono non è mai sul versante del morbido, ma è sempre incisivo, come lo è la musica dal vivo.
E la conferma di questa incisività, di questa “quasi realtà” l’ho avuta ascoltando poi il cd con musiche di Brahms eseguite da Ivo Pogorelic su etichetta DGG; tutta la tastiera aveva sonorità che rimandano agli ascolti in teatro, in posizione ravvicinata (l’ultimo ascolto di uno Steinway dal vivo era avvenuto in seconda fila, a quattro o cinque metri dalle orecchie), con la mano sinistra che picchiava violentemente senza mai scomporsi e riproducendo, com’è giusto che sia, il suono delle corde percosse, immediatamente seguito dalle risonanze della cassa armonica. Devo dire che ascoltando Brahms ho temuto che i vicini di casa chiamassero la Polizia, perché ho continuato ad alzare il volume, come se ad un certo punto fossi appoggiato al bordo del pianoforte e guardassi le corde a pochi centimetri da me (posizione peraltro a me ben nota, visto che quando cantavo mi capitava spesso, in prova, di avere il pianoforte così vicino). Tra l’altro il sistema Goldmund ha una capacità rara di seguire la dinamica presente della registrazione; il suono cresce e diminuisce con una semplicità (e spesso anche con una entità) non comuni. Capita spesso di partire con un volume simile a quello che si tiene con il proprio impianto, per poi dover metter mano al telecomando per abbassare il volume perché si fa più forte e potente di quanto non ci ricordassimo.
Il lettore l’ho ascoltato sia con il mio impianto che in quello di Angelo. Da Angelo Jasparro, come noto, si disponena di un lettore dCS molto più costoso del Goldmund Eidos 17. Tuttavia in quell’ascolto, a parte una gamma bassa più trattenuta con il dCS (quella dell’Eidos 17 sembrava più in evidenza), il lettore di Goldmund ha riconfermato come quella sensazione di spazio sia caratteristiche di Goldmund; peraltro è da dire che la gamma acuta da Angelo era incisiva, pur senza mai essere eccessiva.
A casa mia, invece, il basso non manifestava alcuna enfatizzazione, mentre restava quella sensazione di ambiente grande, luminoso, vero. E questo (una prova forse un po’ senza senso, ma l’ho fatta) anche usando le piccole ed economiche PSB Alpha B1 che per quanto poco costano non c’entrano nulla con il resto; eppure, le casse sembravano non esserci proprio. Dietro di loro si apriva uno spazio che andava molto al di là della pur lontana parete posteriore; e pure con diffusori di quel costo, gli strumenti e i cantanti (mi riferisco al Vespro della Beata Vergine di Monteverdi nell’esecuzione di Gardiner su Archiv) avevano una collocazione precisa ma naturale, come sempre con un suono di chiara provenienza ma con tante risonanze attorno, offrendo sempre la sensazione che tutto avvenisse in una stanza grande e comunque di dimensioni maggiori a quella dove in realtà si stava ascoltando.
Poiché anni fa ci fu una polemica su alcuni forum italiani perché un lettore Goldmund era molto simile ad uno della Pioneer (e la polemica fu sulla differenza di prezzo, ma senza ascolti comparati), ci siamo fatti mandare dal distributore italiano un lettore Oppo per fare un confronto tra l’originale e la modifica Goldumd. L’Oppo è un ottimo lettore di suo che offre tanto al giusto prezzo; tuttavia il Goldmund è un’altra cosa, con un basso più controllato e che non entra mai in crisi nemmeno nei momenti più concitati (e chi conosce il Départ di Rihm o la Young Person’s Guide To The Orchestra di Britten, sa cosa voglio dire) ed anche le gamme media ed acuta sono meglio disegnate, al di là del fatto che pareva che il Goldmund fosse anche più silenzioso del pur valido Oppo, col risultato che con l’Eidos 17 si aveva l’impressione che ci fossero più suoni, soprattutto le risonanze ambientali captate nella registrazione. Pertanto, la differenza di suono giustifica in qualche modo anche la differenza di prezzo.
È stata poi la volta del sistema completo, con l’inserimento del Mimesis 16.5 (che non ho potuto ascoltare nel mio impianto, visto che lavora totalmente in digitale e quindi nasce espressamente per l’uso con i sistemi di altoparlanti di Goldmund). Ad un certo punto, mi sono seduto sul tappeto, mi sono messo in posizione centrale, a cinquanta centimetri dalle casse acustiche, dando le spalle all’impianto e ho iniziato ad ascoltare Marie-Claire Alain che eseguiva musiche di Bach (Erato, serie Bonsai). Qualcuno si domanderà perché di spalle; perché avendo cantato per 45 anni della mia vita, lo strumento è sempre stato dietro di me e praticamente mai davanti. Ho evidentemente esperienza di ascolto di musiche per organo anche stando in navata, ma la maggior conoscenza è con “la voce di Dio” alle mie spalle, magari a pochi centimetri dalle orecchie, come nel caso con gli organi posti sui portali. Bene, la sensazione di fisicità del suono, la precisione dei timbri, il basso potente, profondo e mai esagerato, mi hanno ricordato proprio quella posizione, a tal punto che ad un dato momento ho iniziato ad avere la pelle d’oca (e una voglia tremenda di cantare …).
Io spesso sono in disaccordo con gli audiofili, rispetto al basso dell’organo, ma è solo perché stando in prossimità del canneggio, il basso non ha quell’effetto di suono lungo, potente, magniloquente che caratterizza la dispersione delle basse frequenze lungo le navate della chiesa. In prossimità, l’organo non ha mai il benché minimo accenno di suono lungo, ma è perentorio, potente, ti “strizza” le orecchie a tutte le frequenze, ma del suono morbido che a volte si può percepire da lontano, non c’è mai l’ombra. Inutile dire che gli ascolti ripetuti di molti dei brani ascoltati con le sole Prologos + in wireless o con l’Eidos 17 sono stati ancora più precisi, ancora più simili all’ascolto in un ambiente grande, in una buona posizione (tra quinta e decima fila, per chi frequenta i teatri).
Ed è altresì inutile dire che il sistema Goldmund non va bene solo con la musica classica, ma va bene con tutto il resto, come mi hanno confermato gli ascolti protrattisi nel mese e mezzo di presenza del sistema in casa mia. E vi posso garantire che ascoltando il cd My Funny Valentine del Manhattan Jazz Quintet, ho avuto la netta impressione di avere tutto il gruppo lì davanti, a pochi metri da me (e spingendo il volume avrei anche potuto sentirmi seduto sulla batteria di Steve Gadd).
In alta fedeltà si parla tanto di alta risoluzione; ecco, Goldmund “è” alta risoluzione. Sembra di perdere molto meno di quanto non accada con pur ottime catene e alla fine si ritorna al discorso che ho già fatto in precedenza per altri apparecchi testati; l’audio inizia a non avere più una sua vera influenza, perché ti concentri (e ti godi) la Musica (e visto il recente editoriale di Angelo, penso proprio che avrete capito che aria tira e tirerà in Audio-activity.com).
Per finire un cenno ai prezzi degli apparecchi. All’inizio i costi sembravano parecchio importanti (e lo sono). Tuttavia, mano a mano che proseguivo con gli ascolti, mi domandavo con quali apparecchiature avrei avuto un suono simile. Facendo due conti, cercando casse acustiche con queste caratteristiche timbriche (non quelle dinamiche che qui sono di livello elevatissimo e raro da ottenere), pensando ad un’amplificazione adatta a farle suonare, mi sono trovato con costi che, per casse acustiche e il solo finale di potenza, costano molto di più dei 60.000,00 Franchi Svizzeri (circa 56.000,00 €) richiesti per le Prologos +.
Il lettore, come detto, ha caratteristiche di rilievo; è un Oppo 103, modificato sicuramente nel cabinet e probabilmente nei cablaggi e altrove, ma molto diverso nel suono da quello dell’Oppo originale. Le caratteristiche sonore lo collocano tra i lettori di pari prezzo (11.000,00 Franchi Svizzeri; circa 10.300,00 €).
Il pre-processore Mimesis 16.5 (costo 17.500,00 Franchi Svizzeri; circa 16.000,00 €), connesso con casse e lettore, ha aggiustato ulteriormente il risultato dimostrando come anch’egli non sia solo una centrale elettronica, ma abbia le caratteristiche di trasparenza e linearità che caratterizzano gli altri apparecchi. Ora della fine mi sono detto che si, è caro, ma che si può spendere di più avendo di meno. In Goldmund, almeno, non ci si limita a compiacere l’acquirente col prodotto esclusivo, ma gli si dà anche eleganza di stile e quella qualità di suono che Goldmund ci ha insegnato a pretendere da lei. Oltre al fatto che con le sole casse e il pc in wireless c’è un ordine e una pulizia che mettono d’accordo anche la moglie più riottosa nei confronti dell’audio in casa.
Domenico Pizzamiglio
P.S.: Durante l’ultima visita di Rodolphe Boulander, con il loro tecnico Antonio, mi è stato detto che Goldmund ha anche un marchio di prodotti più abbordabili; il marchio si chiama JOB e forse in un futuro ne riparleremo su queste pagine.
Produttore: Goldmund
Come curiosità iniziale sono partito con le sole Prologos + collegate via wireless con il mio computer portatile: ho inserito il cd, ho aperto Foobar e ho iniziato gli ascolti.
A parte gli ascolti con Véronique Adam di cui ho parlato sopra, la prima registrazione che ho ascoltato con attenzione è stata la Passione Secondo San Matteo di J.S. Bach, nell’esecuzione di Philippe Herreweghe su Harmonia Mundi (la seconda registrazione, quella del 2000, con lo splendido e “pienamente barocco” evangelista disegnato da Jan Boostridge; altro che “lezioso”, come qualcuno che poco sa d’interpretazione barocca ha scritto). Per tante volte possa aver ascoltato questa registrazione, per quanti impianti possa aver utilizzato, mai – e ripeto mai – mi era capitato di avere una sensazione di spazio aperto davanti ai miei occhi come con le Prologos +. Una delle caratteristiche di tutti gli apparecchi Goldmund è proprio questa; una grande idea di ambiente che colloca l’orchestra nella sua porzione di scena, con la sensazione di altro spazio davanti, ai lati, dietro e sopra, come peraltro accade dal vivo, soprattutto se l’ascolto non è fatto nelle primissime file. Bellissimo. Timbricamente, data la risposta in frequenza tenuta quanto più “piatta” possibile, queste casse acustiche e la loro amplificazione interna restituiscono suoni riconoscibilissimi, carichi di sfumature, con una dinamica che fluisce con grande facilità e una pressoché totale assenza di fatica d’ascolto perché chi ascolta non deve elaborare alcunché: ha semplicemente tutto davanti a sé.
Il basso risulta di una correttezza esemplare ed anche ben esteso. Il suono non è mai sul versante del morbido, ma è sempre incisivo, come lo è la musica dal vivo.
E la conferma di questa incisività, di questa “quasi realtà” l’ho avuta ascoltando poi il cd con musiche di Brahms eseguite da Ivo Pogorelic su etichetta DGG; tutta la tastiera aveva sonorità che rimandano agli ascolti in teatro, in posizione ravvicinata (l’ultimo ascolto di uno Steinway dal vivo era avvenuto in seconda fila, a quattro o cinque metri dalle orecchie), con la mano sinistra che picchiava violentemente senza mai scomporsi e riproducendo, com’è giusto che sia, il suono delle corde percosse, immediatamente seguito dalle risonanze della cassa armonica. Devo dire che ascoltando Brahms ho temuto che i vicini di casa chiamassero la Polizia, perché ho continuato ad alzare il volume, come se ad un certo punto fossi appoggiato al bordo del pianoforte e guardassi le corde a pochi centimetri da me (posizione peraltro a me ben nota, visto che quando cantavo mi capitava spesso, in prova, di avere il pianoforte così vicino). Tra l’altro il sistema Goldmund ha una capacità rara di seguire la dinamica presente della registrazione; il suono cresce e diminuisce con una semplicità (e spesso anche con una entità) non comuni. Capita spesso di partire con un volume simile a quello che si tiene con il proprio impianto, per poi dover metter mano al telecomando per abbassare il volume perché si fa più forte e potente di quanto non ci ricordassimo.
Il lettore l’ho ascoltato sia con il mio impianto che in quello di Angelo. Da Angelo Jasparro, come noto, si disponena di un lettore dCS molto più costoso del Goldmund Eidos 17. Tuttavia in quell’ascolto, a parte una gamma bassa più trattenuta con il dCS (quella dell’Eidos 17 sembrava più in evidenza), il lettore di Goldmund ha riconfermato come quella sensazione di spazio sia caratteristiche di Goldmund; peraltro è da dire che la gamma acuta da Angelo era incisiva, pur senza mai essere eccessiva.
A casa mia, invece, il basso non manifestava alcuna enfatizzazione, mentre restava quella sensazione di ambiente grande, luminoso, vero. E questo (una prova forse un po’ senza senso, ma l’ho fatta) anche usando le piccole ed economiche PSB Alpha B1 che per quanto poco costano non c’entrano nulla con il resto; eppure, le casse sembravano non esserci proprio. Dietro di loro si apriva uno spazio che andava molto al di là della pur lontana parete posteriore; e pure con diffusori di quel costo, gli strumenti e i cantanti (mi riferisco al Vespro della Beata Vergine di Monteverdi nell’esecuzione di Gardiner su Archiv) avevano una collocazione precisa ma naturale, come sempre con un suono di chiara provenienza ma con tante risonanze attorno, offrendo sempre la sensazione che tutto avvenisse in una stanza grande e comunque di dimensioni maggiori a quella dove in realtà si stava ascoltando.
Poiché anni fa ci fu una polemica su alcuni forum italiani perché un lettore Goldmund era molto simile ad uno della Pioneer (e la polemica fu sulla differenza di prezzo, ma senza ascolti comparati), ci siamo fatti mandare dal distributore italiano un lettore Oppo per fare un confronto tra l’originale e la modifica Goldumd. L’Oppo è un ottimo lettore di suo che offre tanto al giusto prezzo; tuttavia il Goldmund è un’altra cosa, con un basso più controllato e che non entra mai in crisi nemmeno nei momenti più concitati (e chi conosce il Départ di Rihm o la Young Person’s Guide To The Orchestra di Britten, sa cosa voglio dire) ed anche le gamme media ed acuta sono meglio disegnate, al di là del fatto che pareva che il Goldmund fosse anche più silenzioso del pur valido Oppo, col risultato che con l’Eidos 17 si aveva l’impressione che ci fossero più suoni, soprattutto le risonanze ambientali captate nella registrazione. Pertanto, la differenza di suono giustifica in qualche modo anche la differenza di prezzo.
È stata poi la volta del sistema completo, con l’inserimento del Mimesis 16.5 (che non ho potuto ascoltare nel mio impianto, visto che lavora totalmente in digitale e quindi nasce espressamente per l’uso con i sistemi di altoparlanti di Goldmund). Ad un certo punto, mi sono seduto sul tappeto, mi sono messo in posizione centrale, a cinquanta centimetri dalle casse acustiche, dando le spalle all’impianto e ho iniziato ad ascoltare Marie-Claire Alain che eseguiva musiche di Bach (Erato, serie Bonsai). Qualcuno si domanderà perché di spalle; perché avendo cantato per 45 anni della mia vita, lo strumento è sempre stato dietro di me e praticamente mai davanti. Ho evidentemente esperienza di ascolto di musiche per organo anche stando in navata, ma la maggior conoscenza è con “la voce di Dio” alle mie spalle, magari a pochi centimetri dalle orecchie, come nel caso con gli organi posti sui portali. Bene, la sensazione di fisicità del suono, la precisione dei timbri, il basso potente, profondo e mai esagerato, mi hanno ricordato proprio quella posizione, a tal punto che ad un dato momento ho iniziato ad avere la pelle d’oca (e una voglia tremenda di cantare …).
Io spesso sono in disaccordo con gli audiofili, rispetto al basso dell’organo, ma è solo perché stando in prossimità del canneggio, il basso non ha quell’effetto di suono lungo, potente, magniloquente che caratterizza la dispersione delle basse frequenze lungo le navate della chiesa. In prossimità, l’organo non ha mai il benché minimo accenno di suono lungo, ma è perentorio, potente, ti “strizza” le orecchie a tutte le frequenze, ma del suono morbido che a volte si può percepire da lontano, non c’è mai l’ombra. Inutile dire che gli ascolti ripetuti di molti dei brani ascoltati con le sole Prologos + in wireless o con l’Eidos 17 sono stati ancora più precisi, ancora più simili all’ascolto in un ambiente grande, in una buona posizione (tra quinta e decima fila, per chi frequenta i teatri).
Ed è altresì inutile dire che il sistema Goldmund non va bene solo con la musica classica, ma va bene con tutto il resto, come mi hanno confermato gli ascolti protrattisi nel mese e mezzo di presenza del sistema in casa mia. E vi posso garantire che ascoltando il cd My Funny Valentine del Manhattan Jazz Quintet, ho avuto la netta impressione di avere tutto il gruppo lì davanti, a pochi metri da me (e spingendo il volume avrei anche potuto sentirmi seduto sulla batteria di Steve Gadd).
In alta fedeltà si parla tanto di alta risoluzione; ecco, Goldmund “è” alta risoluzione. Sembra di perdere molto meno di quanto non accada con pur ottime catene e alla fine si ritorna al discorso che ho già fatto in precedenza per altri apparecchi testati; l’audio inizia a non avere più una sua vera influenza, perché ti concentri (e ti godi) la Musica (e visto il recente editoriale di Angelo, penso proprio che avrete capito che aria tira e tirerà in Audio-activity.com).
Per finire un cenno ai prezzi degli apparecchi. All’inizio i costi sembravano parecchio importanti (e lo sono). Tuttavia, mano a mano che proseguivo con gli ascolti, mi domandavo con quali apparecchiature avrei avuto un suono simile. Facendo due conti, cercando casse acustiche con queste caratteristiche timbriche (non quelle dinamiche che qui sono di livello elevatissimo e raro da ottenere), pensando ad un’amplificazione adatta a farle suonare, mi sono trovato con costi che, per casse acustiche e il solo finale di potenza, costano molto di più dei 60.000,00 Franchi Svizzeri (circa 56.000,00 €) richiesti per le Prologos +.
Il lettore, come detto, ha caratteristiche di rilievo; è un Oppo 103, modificato sicuramente nel cabinet e probabilmente nei cablaggi e altrove, ma molto diverso nel suono da quello dell’Oppo originale. Le caratteristiche sonore lo collocano tra i lettori di pari prezzo (11.000,00 Franchi Svizzeri; circa 10.300,00 €).
Il pre-processore Mimesis 16.5 (costo 17.500,00 Franchi Svizzeri; circa 16.000,00 €), connesso con casse e lettore, ha aggiustato ulteriormente il risultato dimostrando come anch’egli non sia solo una centrale elettronica, ma abbia le caratteristiche di trasparenza e linearità che caratterizzano gli altri apparecchi. Ora della fine mi sono detto che si, è caro, ma che si può spendere di più avendo di meno. In Goldmund, almeno, non ci si limita a compiacere l’acquirente col prodotto esclusivo, ma gli si dà anche eleganza di stile e quella qualità di suono che Goldmund ci ha insegnato a pretendere da lei. Oltre al fatto che con le sole casse e il pc in wireless c’è un ordine e una pulizia che mettono d’accordo anche la moglie più riottosa nei confronti dell’audio in casa.
Domenico Pizzamiglio
P.S.: Durante l’ultima visita di Rodolphe Boulander, con il loro tecnico Antonio, mi è stato detto che Goldmund ha anche un marchio di prodotti più abbordabili; il marchio si chiama JOB e forse in un futuro ne riparleremo su queste pagine.
Produttore: Goldmund