Jan Allaerts MC 2 Formula 1
La probabile fine dei giochi
Era da tanto tempo che volevo metter mano su una testina di Jan Allaerts; ai tempi in cui ero abbonato alla rivista tedesca LP Magazine, se ne vedevano in foto un po' ovunque, salvo poi non ritrovarle alle fiere di settore, se non raramente e il perché è scritto qui sotto.
Tutti ne parlavano benissimo, ma qui in Italia la distribuzione era un po' carente, quantomeno sino a che Luca Parlato di LP Audio non ha deciso di importare e distribuire queste testine nel nostro Paese.
Certo è che non sia facilissimo avere una testina di Jan Allaerts da provare, soprattutto il modello maggiore, quello in queste righe, che non mi risulta esser mai stato recensito, sino ad oggi; a me riesce grazie alla cortesia di un amico che mi ha prestato il suo esemplare per poterne scrivere. E non è per indisponibilità del distributore; ma è proprio la produzione di Jan Allaerts, realmente artigianale, che impedisce i grandissimi numeri. Quindi, laddove foste seriamente interessati, mettetevi in attesa perché non è detto che il modello che voi cercate sia immediatamente disponibile (un po' come ho fatto io per il mio DPS che ho aspettato qualche mese, prima di averlo in casa; ma siccome volevo proprio lui, non mi è costato granché aspettare).
Personalmente ho sempre associato il Belgio al cioccolato e mai all'audio. Come sapete, amo raccontare cose accadutemi ed a proposito del Belgio mi piace ricordare un viaggio aereo, una decina di anni fa. Viaggio di lavoro; ritorno intorno alle 18. Un viaggio tumultuoso, con l'aereo che continuava a perdere quota e quando invece era in quota, pareva viaggiasse su un terreno pieno di grandissime buche. Inquietudine intorno a me, con gente letteralmente incollata ai sedili. Io no, ero tranquillo perché con me avevo una scatola da 500 gr dei famosi, meravigliosi, goduriosi cioccolatini belgi di Mary che mi hanno reso piacevolissimo anche quel viaggio. Già, perché una delle eccellenze del Belgio (a parte l'ex regina Paola, che di nascita faceva Ruffo di Calabria e quindi era italiana, bellissima peraltro) è il cioccolato; ma adesso, come eccellenza, sono felicemente obbligato ad aggiungere le testine di Jan Allaerts.
Jean Allaerts è personaggio alquanto schivo; produce a mano le sue testine, tutte caratterizzate dalla medesima estetica, quella di un lingottino dorato. Ribadisco che vale la pena di attendere per avere la propria testina; questa MC 2 Formula 1 mi ha inizialmente stordito, portandomi poi a dover riconsiderare tutto quanto ascoltato prima di lei. Ma non voglio anticipare troppo.
Per quanto riguarda questioni tecniche, Vi rimando al sito del produttore ed a quello del distributore. Le notizie non sono moltissime, ma emerge una particola forma di perfezionismo ed anche qualche piccola originalità, come ad esempio la strettissima tolleranza nell'impostazione del peso di lettura, ove già lo 0,1 gr in più è considerato oltre il lecito. Con una buona bilancina non è comunque difficile impostare il peso corretto, nel caso della Formula 1 fissato a 1,8 gr (tolleranza più o meno 0,05 gr). Quanto al “motore” si tratta ovviamente di una testina a bobina mobile, con una uscita piuttosto bassa 0,150 mV. L'impedenza interna è di 32 Ohm; il che farebbe presupporre in un carico corretto intorno ai 300/400 Ohm, ma anche qui ci giunge un dato preciso: il carico offerto dal pre fono deve essere di 845 Ohm. Elevatissima la separazione tra i canali dichiarata dal produttore: 70 dB a 100 Hz, 60 a 1 kHz e 70 dB a 20 kHz. Il cantilever è in boro e la puntina ha un taglio FG-S. Insomma, un prodotto, che oltre ad essere ricavato a mano dall'alluminio e poi dorato, dovrebbe offrire delle prestazioni di altissimo pregio, quantomeno degne del prezzo richiesto, € 11.890,00. Tanti certo, ma è un prezzo assolutamente allineato alla concorrenza.
Detto che il corpo squadrato permette una messa in dima rapidissima (ma in questo sono stato ulteriormente aiutato dalle viti della Soundsmith che vedete in foto), che i fori sono passanti e non obbligano alla solita pericolosa manovra di fissare anche dei dadi da sotto (come con la mia ZYX e tante altre), mi permetto solo di osservare che un minimo di protezione dello stilo durante le operazioni di montaggio sarebbe auspicabile. E' vero che il corpo della testina aiuta nel maneggiarla, ma lavorare con lo stilo così esposto, visto anche il costo, un minimo di inquietudine lo crea. Comunque, montata la testina (ho scelto la canna Red del mio Mørch, appesantendo il tutto con le viti in alluminio della Soundsmith, raggiungendo una massa di 10 gr; così la frequenza di risonanza dell'insieme braccio/testina è stata rilevata a 10 Hz – disco test Ortofon).
Tutti ne parlavano benissimo, ma qui in Italia la distribuzione era un po' carente, quantomeno sino a che Luca Parlato di LP Audio non ha deciso di importare e distribuire queste testine nel nostro Paese.
Certo è che non sia facilissimo avere una testina di Jan Allaerts da provare, soprattutto il modello maggiore, quello in queste righe, che non mi risulta esser mai stato recensito, sino ad oggi; a me riesce grazie alla cortesia di un amico che mi ha prestato il suo esemplare per poterne scrivere. E non è per indisponibilità del distributore; ma è proprio la produzione di Jan Allaerts, realmente artigianale, che impedisce i grandissimi numeri. Quindi, laddove foste seriamente interessati, mettetevi in attesa perché non è detto che il modello che voi cercate sia immediatamente disponibile (un po' come ho fatto io per il mio DPS che ho aspettato qualche mese, prima di averlo in casa; ma siccome volevo proprio lui, non mi è costato granché aspettare).
Personalmente ho sempre associato il Belgio al cioccolato e mai all'audio. Come sapete, amo raccontare cose accadutemi ed a proposito del Belgio mi piace ricordare un viaggio aereo, una decina di anni fa. Viaggio di lavoro; ritorno intorno alle 18. Un viaggio tumultuoso, con l'aereo che continuava a perdere quota e quando invece era in quota, pareva viaggiasse su un terreno pieno di grandissime buche. Inquietudine intorno a me, con gente letteralmente incollata ai sedili. Io no, ero tranquillo perché con me avevo una scatola da 500 gr dei famosi, meravigliosi, goduriosi cioccolatini belgi di Mary che mi hanno reso piacevolissimo anche quel viaggio. Già, perché una delle eccellenze del Belgio (a parte l'ex regina Paola, che di nascita faceva Ruffo di Calabria e quindi era italiana, bellissima peraltro) è il cioccolato; ma adesso, come eccellenza, sono felicemente obbligato ad aggiungere le testine di Jan Allaerts.
Jean Allaerts è personaggio alquanto schivo; produce a mano le sue testine, tutte caratterizzate dalla medesima estetica, quella di un lingottino dorato. Ribadisco che vale la pena di attendere per avere la propria testina; questa MC 2 Formula 1 mi ha inizialmente stordito, portandomi poi a dover riconsiderare tutto quanto ascoltato prima di lei. Ma non voglio anticipare troppo.
Per quanto riguarda questioni tecniche, Vi rimando al sito del produttore ed a quello del distributore. Le notizie non sono moltissime, ma emerge una particola forma di perfezionismo ed anche qualche piccola originalità, come ad esempio la strettissima tolleranza nell'impostazione del peso di lettura, ove già lo 0,1 gr in più è considerato oltre il lecito. Con una buona bilancina non è comunque difficile impostare il peso corretto, nel caso della Formula 1 fissato a 1,8 gr (tolleranza più o meno 0,05 gr). Quanto al “motore” si tratta ovviamente di una testina a bobina mobile, con una uscita piuttosto bassa 0,150 mV. L'impedenza interna è di 32 Ohm; il che farebbe presupporre in un carico corretto intorno ai 300/400 Ohm, ma anche qui ci giunge un dato preciso: il carico offerto dal pre fono deve essere di 845 Ohm. Elevatissima la separazione tra i canali dichiarata dal produttore: 70 dB a 100 Hz, 60 a 1 kHz e 70 dB a 20 kHz. Il cantilever è in boro e la puntina ha un taglio FG-S. Insomma, un prodotto, che oltre ad essere ricavato a mano dall'alluminio e poi dorato, dovrebbe offrire delle prestazioni di altissimo pregio, quantomeno degne del prezzo richiesto, € 11.890,00. Tanti certo, ma è un prezzo assolutamente allineato alla concorrenza.
Detto che il corpo squadrato permette una messa in dima rapidissima (ma in questo sono stato ulteriormente aiutato dalle viti della Soundsmith che vedete in foto), che i fori sono passanti e non obbligano alla solita pericolosa manovra di fissare anche dei dadi da sotto (come con la mia ZYX e tante altre), mi permetto solo di osservare che un minimo di protezione dello stilo durante le operazioni di montaggio sarebbe auspicabile. E' vero che il corpo della testina aiuta nel maneggiarla, ma lavorare con lo stilo così esposto, visto anche il costo, un minimo di inquietudine lo crea. Comunque, montata la testina (ho scelto la canna Red del mio Mørch, appesantendo il tutto con le viti in alluminio della Soundsmith, raggiungendo una massa di 10 gr; così la frequenza di risonanza dell'insieme braccio/testina è stata rilevata a 10 Hz – disco test Ortofon).
L'impianto nel quale è stata inserita la Jean Allaerts MC 2 Formula 1 è il seguente: giradischi DPS Der Plattenspieler di Bauer Audio con braccio Morch DP8, pre-fono American Hybrid Technology -P, preamplificatore Lavardin C62, finale di potenza Bryston 2B-LP, casse acustiche Davis Acoustics Monitor One dotate di supertweeter Take-T Batpure e cabaggi di vari marchi. Nel caso di prove di giradischi, bracci, testine e pre-fono mi pare inutile specificare il mio front-end digitale.
Prima di tutto bisogna a mio avviso intendersi su cosa sia l'hi-end. Se per voi l'hi-end è una sorta di equalizzazione del suono sino a raggiungere quel che “vi piace”, probabilmente questa testina non fa per voi. Se invece avete il mio stesso pensiero, ovvero che gli apparecchi debbano tendenzialmente essere neutri tanto da sparire per lasciar posto solo (quasi solo) a quel che c'è sul disco, allora questa testina può fare al caso vostro.
La testina mi è giunta già rodata, ma per sicurezza l'ho lasciata lavorare per un paio di LP, mentre nel frattempo l'impianto andava di CD.
Fatti passare i due primi vinili, ho estratto quale primo disco Kind of Blue di Miles Davis, vinile originale dell'epoca e non una delle moderne ristampe. Pochi secondi e ho sollevato il braccio del giradischi. Perché? Perché temevo di avere un problema uditivo; il suono mi sembrava troppo perfetto.
Eppure era quello che stavo ascoltando. Prima di tutto la distribuzione degli strumenti nello spazio, precisa anche con la ZYX ma qui quasi “palpabile”. Poi la dinamica, forse maggiore di quanto avessi sin qui ascoltato, dovuta anche ad una particolare silenziosità nello scorrere della puntina tra i solchi. E poi quello che secondo me è il vero atout di questa testina; la pressoché totale mancanza di colorazioni su tutta la gamma di frequenze.
Chiarisco. Il mediobasso è perfettamente controllato, mai gigione. Il fraseggio dei violoncelli è di una chiarezza mai udita prima d'ora. Se ne avvantaggia il basso profondo che quando interviene ha una violenza che ricorda quella dal vivo. Ed anche il basso profondo, nel caso della grancassa di un'orchestra sinfonica, non è mai “alonato” ma sempre chiarissimo; si percepisce perfettamente ogni intervento della mano del percussionista che stoppa la membrana. Si passa poi attraverso le altre gamme sino a giungere ad una gamma acuta estesissima, ma sempre perfettamente integrata col resto. Forse la parola naturalezza mi viene in aiuto al fine di esprimere correttamente quel che intendo dire.
L'eccezionalità di questa testina (esatto; eccezionalità, da eccezionale. E chi mi legge sa quanto io non ami le iperbole; quindi, se mi sbilancio, vuol dire che ho ascoltato qualcosa di fuori dall'ordinario) è tutta lì. Più dischi si ascoltano e meno enfatizzazioni si ascoltano, arrivando sempre, alla fine del disco, a dirsi che si sono sentite tutte le sfumature timbriche, nessuna esclusa; che la dinamica è stata ampissima in tutti i casi; che la scena è di una vastità veramente degna di nota (la scena tende a svilupparsi molto bene dietro alle casse acustiche e in casa mia sembrava che le casse acustiche fossero state allargate di parecchio tra di loro).
Mi sono accorto molto chiaramente di tutto questo quando ho messo sul piatto l'Ode per la nascita della Regina Anna di Händel (Hogwood, Oiseau Lyre), disco ascoltato migliaia di volte (ne ho comprato una copia nuova perché la mia vecchia copia era praticamente arata). L'attacco è con gli archi gravi che supportano la voce del contraltista; non mi era mai capitato di percepire così bene le risonanze ambientali della chiesa separate (eppure integrate) dal suono proveniente dai violoncelli; violoncelli in nessun caso gonfi, ma sempre corretti nel timbro. Quando è poi comparsa l'intera orchestra e il coro, il suono avrebbe potuto sembrare audiofilmente parlando privo di bassi; ma da frequentatore di concerti di questo genere musicale nelle chiese milanesi, mi ci sono ritrovato praticamente del tutto. Ovviamente non serve dire che il disco è stato tutto tracciato senza la benché minima incertezza (come tutti gli altri, del resto), così facendomi convincere che a questa Jan Allaerts vada il premio di miglior tracciatrice ascoltata in quasi cinquantanni di prove.
Ma sono poi tutti i dischi che si giovano della pressoché totale “assenza” (in senso positivo) della MC 1 Formula 1. Anche dischi rockettari di qualità buona ma non eccezionale, come può essere Love Over Gold dei Dire Straits si avvantaggia di questo comportamento, regalando note profonde veramente tali, mai sporcate da qualcosa che sta sopra di loro.
Ed anche le voci si avvantaggiano di questo comportamento preciso; nel Miserere di Arvo Part (ECM) aleggiano sempre le note di pedaliera d'organo; non con questa testina che ti fa capire chiaramente quando l'organista solleva i piedi e “va” di sole mani. Molto spesso sento audiofili sostenere che dalla riproduzione cercano emozione; proprio con il Miserere mi sono reso conto che l'aver dato precisione ad ogni singola compagine ha fatto sì che le voci fossero ancora più presenti e la precisione timbrica ha aiutato la drammaticità scritta in partitura da Part ad emergere attraverso la sola registrazione, con un risultato da pelle d'oca. Non ho dovuto ricreare nessuna emozione; solo ascoltare un'ottima registrazione di un brano che drammatico lo è di suo.
E non va dimenticata la correttezza ed estensione della gamma acuta; tutte le percussioni (che fossero i colpi di incudine delle Suites per Banda Militare di Gustav Holst su Telarc, o lo spazzolare sui piatti nell'LP The King di Benny Goodman della Century Records) sono riprodotte con estrema precisione e con una sensazione di vero; come peraltro accade più banalmente con i violini o i legni o con il pianoforte.
E ad ogni disco ascoltato, la sensazione di una testina che praticamente non ci fosse, ha continuato ad aumentare. Con i Carmina Burana della Telarc, con Benny Goodman piuttosto che con Miles Davis, con Shostakovic o con Puccini, o con Solti che dirige i Préludes di Liszt su Decca.
Peccato che alla fine di tutta questa meraviglia mi toccherà staccare la Jan Allaerts e ridarla al legittimo proprietario, senza poi mai potermela permettere. Ma sono veramente contento di averla provata; ha ulteriormente chiarito alcuni miei dubbi audiofili, dubbi che mi erano rimasti anche ascoltando delle testine di altissimo livello. Non si finisce mai di imparare e di conoscere.
Solitamente alla fine di una recensione si fa una sommatoria tra cosa c'è di positivo e di negativo. Qui mi limiterò a dire che l'unico difetto di questa testina è che non ha una conchiglia per proteggere lo stilo nel montaggio. Tutto il resto è solo piacere.
Per il resto, per me in assoluto la testina più corretta mai provata.
Il prezzo? A questi livelli non conta (detto da me, che ritengo i prezzi sempre troppo alti, qualcosa vorrà pur dire, no?).
Domenico Pizzamiglio
Prezzo: euro 11.890,00
Sito del produttore: http://users.telenet.be/jallaerts/
Sito del distributore per l'Italia: www.lpaudio.it
Prima di tutto bisogna a mio avviso intendersi su cosa sia l'hi-end. Se per voi l'hi-end è una sorta di equalizzazione del suono sino a raggiungere quel che “vi piace”, probabilmente questa testina non fa per voi. Se invece avete il mio stesso pensiero, ovvero che gli apparecchi debbano tendenzialmente essere neutri tanto da sparire per lasciar posto solo (quasi solo) a quel che c'è sul disco, allora questa testina può fare al caso vostro.
La testina mi è giunta già rodata, ma per sicurezza l'ho lasciata lavorare per un paio di LP, mentre nel frattempo l'impianto andava di CD.
Fatti passare i due primi vinili, ho estratto quale primo disco Kind of Blue di Miles Davis, vinile originale dell'epoca e non una delle moderne ristampe. Pochi secondi e ho sollevato il braccio del giradischi. Perché? Perché temevo di avere un problema uditivo; il suono mi sembrava troppo perfetto.
Eppure era quello che stavo ascoltando. Prima di tutto la distribuzione degli strumenti nello spazio, precisa anche con la ZYX ma qui quasi “palpabile”. Poi la dinamica, forse maggiore di quanto avessi sin qui ascoltato, dovuta anche ad una particolare silenziosità nello scorrere della puntina tra i solchi. E poi quello che secondo me è il vero atout di questa testina; la pressoché totale mancanza di colorazioni su tutta la gamma di frequenze.
Chiarisco. Il mediobasso è perfettamente controllato, mai gigione. Il fraseggio dei violoncelli è di una chiarezza mai udita prima d'ora. Se ne avvantaggia il basso profondo che quando interviene ha una violenza che ricorda quella dal vivo. Ed anche il basso profondo, nel caso della grancassa di un'orchestra sinfonica, non è mai “alonato” ma sempre chiarissimo; si percepisce perfettamente ogni intervento della mano del percussionista che stoppa la membrana. Si passa poi attraverso le altre gamme sino a giungere ad una gamma acuta estesissima, ma sempre perfettamente integrata col resto. Forse la parola naturalezza mi viene in aiuto al fine di esprimere correttamente quel che intendo dire.
L'eccezionalità di questa testina (esatto; eccezionalità, da eccezionale. E chi mi legge sa quanto io non ami le iperbole; quindi, se mi sbilancio, vuol dire che ho ascoltato qualcosa di fuori dall'ordinario) è tutta lì. Più dischi si ascoltano e meno enfatizzazioni si ascoltano, arrivando sempre, alla fine del disco, a dirsi che si sono sentite tutte le sfumature timbriche, nessuna esclusa; che la dinamica è stata ampissima in tutti i casi; che la scena è di una vastità veramente degna di nota (la scena tende a svilupparsi molto bene dietro alle casse acustiche e in casa mia sembrava che le casse acustiche fossero state allargate di parecchio tra di loro).
Mi sono accorto molto chiaramente di tutto questo quando ho messo sul piatto l'Ode per la nascita della Regina Anna di Händel (Hogwood, Oiseau Lyre), disco ascoltato migliaia di volte (ne ho comprato una copia nuova perché la mia vecchia copia era praticamente arata). L'attacco è con gli archi gravi che supportano la voce del contraltista; non mi era mai capitato di percepire così bene le risonanze ambientali della chiesa separate (eppure integrate) dal suono proveniente dai violoncelli; violoncelli in nessun caso gonfi, ma sempre corretti nel timbro. Quando è poi comparsa l'intera orchestra e il coro, il suono avrebbe potuto sembrare audiofilmente parlando privo di bassi; ma da frequentatore di concerti di questo genere musicale nelle chiese milanesi, mi ci sono ritrovato praticamente del tutto. Ovviamente non serve dire che il disco è stato tutto tracciato senza la benché minima incertezza (come tutti gli altri, del resto), così facendomi convincere che a questa Jan Allaerts vada il premio di miglior tracciatrice ascoltata in quasi cinquantanni di prove.
Ma sono poi tutti i dischi che si giovano della pressoché totale “assenza” (in senso positivo) della MC 1 Formula 1. Anche dischi rockettari di qualità buona ma non eccezionale, come può essere Love Over Gold dei Dire Straits si avvantaggia di questo comportamento, regalando note profonde veramente tali, mai sporcate da qualcosa che sta sopra di loro.
Ed anche le voci si avvantaggiano di questo comportamento preciso; nel Miserere di Arvo Part (ECM) aleggiano sempre le note di pedaliera d'organo; non con questa testina che ti fa capire chiaramente quando l'organista solleva i piedi e “va” di sole mani. Molto spesso sento audiofili sostenere che dalla riproduzione cercano emozione; proprio con il Miserere mi sono reso conto che l'aver dato precisione ad ogni singola compagine ha fatto sì che le voci fossero ancora più presenti e la precisione timbrica ha aiutato la drammaticità scritta in partitura da Part ad emergere attraverso la sola registrazione, con un risultato da pelle d'oca. Non ho dovuto ricreare nessuna emozione; solo ascoltare un'ottima registrazione di un brano che drammatico lo è di suo.
E non va dimenticata la correttezza ed estensione della gamma acuta; tutte le percussioni (che fossero i colpi di incudine delle Suites per Banda Militare di Gustav Holst su Telarc, o lo spazzolare sui piatti nell'LP The King di Benny Goodman della Century Records) sono riprodotte con estrema precisione e con una sensazione di vero; come peraltro accade più banalmente con i violini o i legni o con il pianoforte.
E ad ogni disco ascoltato, la sensazione di una testina che praticamente non ci fosse, ha continuato ad aumentare. Con i Carmina Burana della Telarc, con Benny Goodman piuttosto che con Miles Davis, con Shostakovic o con Puccini, o con Solti che dirige i Préludes di Liszt su Decca.
Peccato che alla fine di tutta questa meraviglia mi toccherà staccare la Jan Allaerts e ridarla al legittimo proprietario, senza poi mai potermela permettere. Ma sono veramente contento di averla provata; ha ulteriormente chiarito alcuni miei dubbi audiofili, dubbi che mi erano rimasti anche ascoltando delle testine di altissimo livello. Non si finisce mai di imparare e di conoscere.
Solitamente alla fine di una recensione si fa una sommatoria tra cosa c'è di positivo e di negativo. Qui mi limiterò a dire che l'unico difetto di questa testina è che non ha una conchiglia per proteggere lo stilo nel montaggio. Tutto il resto è solo piacere.
Per il resto, per me in assoluto la testina più corretta mai provata.
Il prezzo? A questi livelli non conta (detto da me, che ritengo i prezzi sempre troppo alti, qualcosa vorrà pur dire, no?).
Domenico Pizzamiglio
Prezzo: euro 11.890,00
Sito del produttore: http://users.telenet.be/jallaerts/
Sito del distributore per l'Italia: www.lpaudio.it