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Julie's Haircut - Our Secret Ceremony
A Silent Place

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Anche se apparentemente immobile e sempre uguale a sè stesso, il panorama musicale italiano è in continuo fermento; un ribollire di idee, di iniziative e spinte originate solo ed esclusivamente dalla passione per la musica che porta, tra alterne (s)fortune, alla nascita di nuove etichette e case editrici musicali. Ebbene esiste un substrato culturale musicale che non si identifica con i soliti maestri; che quantunque riconosca la valenza degli insegnamenti degli autori classici e di lasciti culturali dei vari De Andrè, Gaber etc., pur tenendone conto, non ne subisce alcuna ispirazione. Che guarda ai "fenomeni" dei talent show televisivi con (a mio parere) giustificato sospetto e "ribrezzo"..che dichiaratamente si "dissocia" ... che si dissocia dal metodo perseguito per assurgere agli onori delle cronache, che non confonde la notorietà con l'arte visto che la patente di artista, recentemente, viene attribuita con troppa disinvoltura.
Dunque, per un discreto periodo di tempo la mia città, sotto tale profilo, è stata una, seppur piccolissima, isola di innovatività musicale grazie al sacrificio di una piccola casa editrice, la Small Voices, proprietaria dell'etichetta A SILENT PLACE, condotta da due arditi innamorati della musica che hanno rischiato (e perso) in proprio pur di perseguire la propria passione. Correggetemi se sbaglio, il settore in questione non gode di incentivi statali e di facilities varie, se ti "butti" nell'editoria musicale rischi di brutto, soprattutto se ti rivolgi ad un segmento di nicchia ( e non potrebbe essere altrimenti). Dicevo ... la Small Voices ... come da premessa non ha potuto sottrarsi all'infausto destino ed ha smesso di produrre musica da circa un paio d'anni, dovendo purtroppo soggiacere e subire le tristi regole del mercato musicale italiano, nonchè la pesante pressione fiscale e burocratica. Anche se non cessata definitivamente la "casa discografica" è al momento silente (come silente è la sua etichetta ... ndr Nomen Omen ... mhà). Nella sua breve vita, circa un lustro o poco più, ha pubblicato una copiosa quantità di bellissime e validissime, artisticamente parlando, produzioni ed autori, svariando in differenti generi, dal post rock industriale, alla musica elettronica, alla drone music, al rock sperimentale, post punk, post grunge, post ... tutto e soprattutto indipendente, non "volendo" piegarsi alle regole di mercato. Ci ha lasciato pregevolissime edizioni in vinile (se non erro stampate in Repubblica Ceca) e produzioni sempre a tiratura limitata, non per scelta ma per necessità, potendo nel caso di uno sperato exploit di vendite, sempre ristamparle in breve tempo. La prima release di ogni produzione partiva sempre da un numero di circa duecento pezzi, salvo riordino allo stabilimento di stampaggio (uno stabilimento Sony in Austria). Inoltre vi sono delle edizioni speciali numerate volutamente non replicabili ed arricchite da postcards, fotografie e materiale vario riconducibile all'autore, magari autografato. Bellissima le serie dei vinili "picturizzati" da 7" (il formato dei 45 giri, ma che girano a 33), divenuta ormai oggetto di culto fra i collezionisti, così come le edizioni in vinile colorato. Tutta la produzione di questa minuscola casa editrice è destinata ad avere valore collezionistico proprio per il risibile numero di pezzi prodotti. Ma questo è un argomento che ci interessa relativamente. Fra le produzioni di maggiore successo commerciale e quindi facilmente reperibili perchè stampate in numero maggiore di copie vi è il doppio album dei Julie's Haircut "Our secret Ceremony", edito in un doppio CD e doppio vinile a tiratura limitata, di cui io possiedo il n.169/300. La Parte I è intitolata "Sermons", mentre la II^ è intitolata "Liturgy". Un piccolo cenno biografico della band è necessario per comprendere la eziologia musicale di questo doppio disco. I Julie's Haircut sono un gruppo di origini emiliane, di Sassuolo se non erro, che ha mosso i primi passi, immagino da compagni di scuola, verso la metà degli anni 90'. L'album in questione, del 2009, è l'opera apparentemente più matura del gruppo, il quale partendo dagli influssi delle prime garage band americane, come i Dinosaurs Jr e dai classici del rock come i Led Zeppelin, riesce a trovare una sua collocazione ed una precisa identità proprio in questo disco, dove si respira una matrice comune in ogni brano, fatta di psichedelia e richiami ai classici del rock, con l'utilizzo di moog e suoni puliti, quasi sempre senza ricorrere a sovraincisioni. Psichedelico, lisergico, ossessivo si evolve e si dipana in composizioni con chiari riferimenti in "The devil in Kate Moss, part II : Exorcism", a mio modo di vedere, ai Doors, pure evocati nella apparentemente infinita e ripetitiva "Breakfast with the lobster". Nel primo cd, ogni brano ha una sua precisa identità, rieccheggiano gli influssi del Krautrock, oserei dire anche dei Devo, e di alcuni contemporanei; nella Kate Moss indiavolata (The devil in Kate Moss - part I) riecheggia l'influsso dei Sonic Youth, Lou Reed impazza in "The Shadow, our Home", in "The Stain" rilevo ondivaghe reminiscenze di Britpop antelitteram e dei Killing Joke. "Origins" richiama i King Crimson. Ovviamente, gli autori, che non ho interpellato, potranno pensare che io sia pazzo nell'intravedere queste influenze, ma questo è quello che penso. Un doppio album davvero interessante sempre vario e pieno di qualità musicale che lascia trapelare anche la cultura musicale, i gusti ed il background culturale degli artisti. Non soltanto un lavoro artistico di rilevante valore, ma anche ben registrato, con un suono mai compresso e sempre dinamicamente "spazializzato". Silenzioso e ben inciso il vinile anche se credo provenga da master digitale. Brano migliore, sempre per me, "Mountain tea traders", ma sono tutti piacevolissimi, per gli amanti del rock senza pregiudizi di origine e patenti.


Vince Genovese

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