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Lavardin IS-X Reference
Amplificatore integrato
Incredibile! Lavardin si è piegata al telecomando!
Tra i marchi conservatori, quelli che stentano ad apportare modifiche ai loro prodotti evidentemente ritenuti già ben studiati in partenza, si può sicuramente annoverare il marchio francese che, invece di fare come i produttori di auto che rinnovano i modelli ogni tre anni circa, ci ha abituati a vedere un sito con gli stessi modelli per molti anni. Tuttavia i tempi cambiano e ci si deve adeguare alle richieste del mercato. Quindi, ecco che sui pannelli frontali degli amplificatori integrati è comparsa una mascherina bianca che contiene il ricevitore degli impulsi provenienti dal telecomando (per il preamplificatore ancora non si è provveduto). Avrei forse preferito che il ricevitore d’impulsi fosse esteticamente più discreto, magari con una piccola cellula sotto il Led che segnala l’accensione dell’apparecchio e quindi senza che l’adeguamento alla regola del telecomando modificasse il precedente frontale, per me molto elegante e pulito. Ma dopo il mese d’utilizzo per poterne scrivere questa recensione, mi ero già abituato al nuovo frontale, trovandolo comunque discreto ed elegante. E poi, per chi volesse una finitura più moderna, ricordo che c’è la versione con frontale in tinta rossa che a me piace moltissimo (prima o poi chiedo in Lavardin se mi vendono un frontale rosso per sostituire quello del mio preamplificatore, anche se a chi legge questo importa ben poco). Comunque il telecomando funziona bene e funziona ancora meglio se vi trovate proprio di fronte all’amplificatore. Lavardin è nota per i suoi apparecchi non potentissimi, ma con alimentazioni che lavorano bene sino a basse impedenze. Ne sono ben note le caratteristiche timbriche ed anche le non certo esuberanti potenze che ne consiglierebbero l’abbinamento a casse acustiche tutto sommato facili o abbastanza efficienti. Ma prima di tutto il nuovo IS dichiara una potenza maggiorata, ovvero 50 W per canale su un carico di 8 Ohm, che diventano circa 75 su un carico di 4 Ohm e 104 su un carico di 2 Ohm e poi la circuitazione è stata parzialmente rivista al fine di ottenere un suono di ancor maggiore qualità ed anche al fine di trovare una soluzione perché la motorizzazione (e quindi il cambio di potenziometro del volume) avesse un effetto pressoché nullo sul suono; sul sito del produttore ci sono più ampie spiegazioni. Punto di forza della circuitazione Lavardin è sempre stata l’eliminazione della cosiddetta distorsione da memoria. Il segnale che passa attraverso un amplificatore lascia nei circuiti tracce del suo passaggio sporcando conseguentemente il segnale che farà successivamente lo stesso percorso. Lavardin ha studiato una circuitazione che elimina la memoria di quel passaggio, facendo si che il segnale trovi circuiti sempre puliti. ![]() Opzioni per questo amplificatore sono la scheda per un fonorivelatore, ma solo MM ed un modulo opzionale dedicato per l’uso Audio/Video.
Le terminazioni posteriori sono di ottima qualità e direi che dodici anni di attacca e stacca del mio martoriato preamplificatore diano una certa garanzia. Il modello in prova è la versione Reference, ovvero con alimentazione montata su una base che la isola dal resto della circuitazione; ciò dovrebbe garantire prestazioni migliori e una restituzione del suono più accurata rispetto al modello “base” IS-X. L’amplificatore IS-X Reference è stato inserito nel mio impianto così composto: giradischi Soulines Kubrick con braccio Mørch DP8 e testina ZYX R 1000 Airy SH, preamplificatore fono American Hybrid Technology, preamplificatore Lavardin P6, amplificatore finale Bryston 2B-LP, diffusori acustici Davis Acoustic Monitor One e cablaggi di marchi vari (Audio Note, Crystal Cable, Audioquest, MIT e altri). A completare il set up la sola meccanica di un lettore CD Marantz collegato al DAC Matrix X-Sabre che raccoglie anche la musica liquida proveniente da un PC Apple (tutta scaricata da Qobuz e riprodotta via piattaforma Audirvana Plus). Solitamente si sente dire che i Lavardin suonano benissimo, ma sono principalmente votati al rispetto del timbro degli strumenti, mentre manca la cosiddetta “botta”. Come a dire che “si, suonano bene; ma io che ascolto rock temo che i Lavardin non riescano a riprodurre correttamente anche gli AC/DC”. Dico subito che così non è. E’ vero che una cinquantina di watt per canale non sono tanti, ma spero che l'abbinamento con i diffusori acustici sia fatto attentamente, privilegiando quei diffusori che non mettono in difficoltà l’ampli con richieste di potenza e corrente che esuberano le capacità dell’ampli. Quanto alla mancanza di “botta”, anche qui dipende dall’abbinamento con i diffusori acustici; se ripenso a quanto ho avuto in casa mia, ad esempio le Audio Note AN-E (e senz’altro con gli attuali diffusori) ci si potrebbe tirar giù i muri di casa senza tanti problemi. È quindi inesatto sostenere che i Lavardin non abbiano "la botta". Non mancando di dinamica, se messo in condizioni di non essere in affanno, l’IS-X Reference non ha manifestato nessun problema a restituire ampie dinamiche; semmai, visto che contrariamente ad altri apparecchi, anche quando “spinge”, il Lavardin non modifica il suo timbro, rendendo più evidente qualche porzione della banda audio (capita a volte che si verifichi una sorta di perdita di controllo del basso ed una evidenziazione dell’acuto), e può quindi sembrare che il Lavardin sia molto composto. Ma in questo caso entra in gioco il più che legittimo “gusto personale”; la condizione ottimale sarebbe quella di sapere comunque cosa accade dal vivo; ma come ho già scritto, questa posizione, precipua sia per noi di Audio-activity che per altri editori con i quali ho lavorato, tipicamente Pierre Bolduc, non è molto amata. Tuttavia un minimo di oggettività ci deve essere, al di là del fatto che poi ognuno in casa propria faccia come meglio crede. E a quel minimo di oggettività un “recensore” deve attenersi nel cercare di far capire come suona un determinato prodotto. Comunque nel mio impianto il Lavardin si è comportato molto molto bene. A parte una leggera sottolineatura del basso che però non è colpa dell’amplificatore, quanto del mio impianto, accoppiato ad apparecchiature e settato in ambiente domestico in modo tale da non avere mai il basso sottolineato (quella sottolineatura cui faccio riferimento in abbinamento al Lavardin si è presentata anche con altri amplificatori passati per casa, anche se con il Lavardin è stato proprio un accenno), le capacità di restituire timbri corretti da parte di questa macchina è veramente eccellente. Con la musica da camera, sinfonica, vocale, non si ottiene altro che una sensazione tattile di presenza degli strumenti davanti a chi ascolta. Ogni strumento ha la giusta presenza, il giusto peso, il giusto timbro. I legni (già ne feci un accenno quando acquistai il preamplificatore dello stesso marchio che lavora nel mio impianto da ormai dodici anni) hanno quella particolare lucentezza che ne connota il suono originale. Le note del pianoforte sono grandi, con il giusto peso che si avrebbe stando in prossimità dello strumento; ascoltando il CD con composizioni di Brahms eseguite da Ivo Pogorelic (https://www.audio-activity.com/la-musica-di-audio-activity.html) la voglia di alzare il volume è stata costante (e già quel CD non difetta di dinamica; anzi); le note sono rimaste pulite, chiare, senza mai nessuna esagerazione, anche alzando di molto il volume (e con i 50 watt per canale abbinati ai mie diffusori, di volume se ne sviluppa parecchio). I piccoli gruppi jazz (e qui faccio riferimento al sempiterno Kind of Blue che tutti, o quasi tutti, abbiamo in discoteca) hanno una correttezza veramente ragguardevole; alcuni amici passati per casa durante il periodo di permanenza del Lavardin, sono rimasti sorpresi dalla correttezza, dalla sensazione di “verità” della tromba di Miles Davis e del sax di John Coltrane. Ma anche l’accompagnamento della batteria, tipicamente dei piatti, argentini ma mai sopra le righe, ha confermato che il Lavardin è una vera “macchina da musica”. I Carmina Burana di Orff nell’edizione Telarc diretta da Shaw sono un banco impegnativo per ogni amplificatore; le percussioni in particolare provocano movimenti violenti dei woofer e qui è proprio il caso di parlare di botta; la prova è stata superata senza nessun problema, lasciando intatta anche quella piccola sensazione di grana che è propria delle voci registrate su quell’LP e con una dinamica che aumentava e diminuiva senza nessuno sforzo. E sempre per stare su un repertorio leggero e semplice (esattamente il contrario e solo i più temerari ascolteranno questo brano veramente complesso, ostico, ma profondamente emotivo) anche con il Dies Irae di Krzysztof Penderechi - direttore Witt, etichetta Naxos - e i suoi violentissimi colpi di timpani e grancassa, non si è manifestato nessun problema di dinamica o di cambiamento di timbro all’aumentare del volume. Che poi i miei vicini di casa volessero chiamare la neurodeliri è altro conto. Gioco facile, invece, con la Passione Secondo San Matteo diretta da Herreweghe (questa volta ho utilizzato i vinili della registrazione del 1990, mentre solitamente utilizzo i CD della realizzazione del 2000); voci pulitissime e ben collocale nella scena, archi precisi, eccellente restituzione delle risonanze ambientali ed una pressoché totale mancanza di stress da riproduzione. E potrei continuare. Ma una volta detto che questo amplificatore suona in modo estremamente corretto e convincente, bisogna anche dire che probabilmente non appaga del tutto il gusto audiofilo in ragione del look molto sobrio (per alcuni troppo) e perché la potenza non è tantissima (anche se , come ho scritto sopra, il Lavardin lavora bene anche su carichi complessi e bassi, quantomeno fino al non scendere sotto i 2 Ohm). Nel mio caso sono cose di pochissima importanza perché francamente non ho la pruderie dall’ampli da cento chili (infatti sommando il mio pre al mio finale, l’ingombro resta inferiore a quello di una marea di altri pre o finali presi singolarmente); quel che è certo è che una delle lamentele maggiori rispetto a macchine come i Lavardin, ovvero quel “si carino, suona bene, ma non ha il telecomando” è ormai è superata perché il telecomando c’è. Per il resto, che i Lavardin suonino bene è cosa nota; la presenza del telecomando ne potrà eventualmente aumentare la diffusione. Quanto all’affidabilità, mi pare possa darla per scontata, visto che come ho scritto qui sopra il mio preamplificatore C62 lavora ininterrottamente da 12 anni senza il benché minimo problema. Il prezzo della versione Reference è qui sotto; ma ricordo che c’è anche la versione normale che costa 1.100 euro in meno. Domenico Pizzamiglio Sito del produttore: www.lavardin.com Sito dell’importatore/distributore: www.audeus.it Listino alla data della recensione (maggio 2019): € 3.850 |