Auditorium di Milano Concerto del 2 dicembre 2016 Musiche di Rachmaninov e Beethoven Lucas Jussen, piano Zhang Xian, direttore
Malgrado l’imperante ascolto di musiche piuttosto leggere, com’è molta parte della moderna musica dei giovani, il repertorio classico attrae ancora qualcuno che non sia il solito parruccone; prova ne è stata la prestazione del giovane pianista olandese Lucas Jussen che, insieme con il fratello minore Arthur, ha già licenziato registrazioni apprezzate dalla critica.
Il programma è iniziato con la pièce La Roccia Fantasia op.7 di Rachmaninov, pezzo descrittivo, molto ben eseguito dall’Orchestra.
Ha fatto poi seguito la Rapsodia su un Tema di Paganini di Sergej Rachmaninov, una di quelle composizioni che tutti i grandi pianisti hanno in repertorio. Difficoltosa per il pianista, difficoltosa per l’orchestra, deve essere suonata come fosse un insieme. Il pianista non deve solo suonare, ma stare molto attento anche a seguire il tempo, abbandonandosi ai “rubato” recuperando però la tenuta della battuta, cosicché l’attacco sia corretto nel momento in cui Rachmaninov ha previsto che lo fosse.
Il giovane pianista olandese Lucas Jussen è stato molto bravo nel suo compito, eseguito con maestria, buon tocco, diteggiatura potente ma perfettamente comprensibile in ogni singola nota. Bravissimo nell’attaccare la variazione n. 18, forse la più lirica di tutta la Rapsodia, con una giusta meditazione della frase suonata, giocata sul pianissimo iniziale per poi andare a rafforzare il suono man mano.
Il primo ad essere sorpreso dalla reazione entusiastica del pubblico è stato proprio il giovane Lucas che ha anche ringraziato il pubblico in uno strano mix di inglese e spagnolo.
La prestazione dell’orchestra questa volta non è stata delle più precise in assoluto; in un paio di punti ci sono stati dei ritardi dovuti agli attacchi del direttore che non era in forma smagliante.
Come ha poi confermato l’esecuzione della Seconda Sinfonia di Ludwig van Beethoven, in una lettura molto “estetica”, fredda, veloce, che parecchio ha rubato alla bellezza di quanto scritto dal “genio di Bonn”. Qualche piccolo errore dell’orchestra nei momenti di massima concitazione, ma è anche vero che il M° Xian ha preteso tempi molto serrati.
Il pubblico ha comunque gradito. Il critico è un po’ rompiscatole e rileva le cose che vanno come quelle che non vanno; spesso il pubblico è più buono e passa sopra i piccoli errori, semplicemente godendosi la musica. Tuttavia, se quella Seconda non fosse stata così veloce …