AUDITORIUM DI MILANO Concerto del 30 marzo 2018 Johann Sebastian Bach – PASSIONE SECONDO SAN GIOVANNI BWV 245 Soli, Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi Ensemble La Barocca Direttore Ruben Jais Maestro del Coro Erina Gambarini
Una delle tradizioni dell'Autorium di Milano è il proporre le passioni bachiane in periodo pasquale. Sono quelle tradizioni annuali (come la Nona di Beethoven per l'ultimo dell'anno) che rincuorano. Rincuorano perché nei paesi nordici l'esecuzione delle Passioni di Bach, tipicamente la San Matteo, è una regola e se non proprio tutte le chiese le ripropongono, possiamo dire che molte sono quelle che a Pasqua si cimentano in Bach.
Da noi le cose sono diverse, vuoi perché Bach è tedesco e quindi lo possiamo sentire più lontano dalla nostra cultura, vuoi perché comunque l'impresa di riproporre una Passione non è cosa semplice causa l'organico complesso (ed il fatto che le scuole italiane ormai la musica neppure più la considerano).
Comunque sia, questa volta all'Auditorium è stata eseguita la Passione Secondo San Giovanni, da molti ritenuta minore rispetto alla San Matteo. Certo è meno complessa, certo è meno lunga, ma altrettanto certamente diverso è l'uso degli interpreti, con meno arie e più interventi corali e soprattutto con un lavoro molto pesante per l'evangelista cui è affidato il compito di raccontare anche la fine del Cristo; Cristo che nella San Giovanni impegna un solista, posto che la parte è più impegnativa rispetto a quella della San Matteo.
Che dire dell'esecuzione di venerdì scorso?
Per tanto mi avesse lasciato indifferente la San Matteo dello scorso anno, tanto invece è risultata interessante la San Giovanni di quest'anno. Interessanti accenti dinamici che hanno amplificato la portata dei testi cantati, come nel coro iniziale, con il tempo cadenzato in modo molto evidente dai violoncelli: drammatico (in fondo della passione del Cristo si tratta e non è argomento piacevole o danzereccio, come certe esecuzioni moderne vorrebbero far intendere). O i corali, tenuti tutti in fil di voce, così da trasformarli in una preghiera intima verso l'Onnipotente. Giustamente larghi i tempi negli interventi dell'evangelista, mai nervoso, mai sopra le righe; giustamente dolente ove necessario. Giustamente declamati i testi nel coro iniziale o nella scena del popolo che reclama la crocefissione del Cristo. Tutto eseguito in modo molto attento con solo un paio di episodi figli di una tendenza all'accelerare i tempi (mi riferisco all'aria del tenore tenuta a tempo molto stretto).
Ottima la prestazione dell'Orchestra La Verdi Barocca ed eccellente la prestazione del coro diretto dalla Signora Erina Gambarini che si è peraltro unita al coro.
Per i cantanti, eccellente l'Evangelista disegnato da Bernhard Berchtold, con solo qualche difficoltà in alcuni acuti, ad avviso di chi scrive dovuti anche all'aria secca della sala e alla “pesantezza” della parte, parecchio impegnativa.
Molto brava la soprano Camille Poul, con un timbro forse un po' operistico, ma sicuramente espressiva, così come Pascal Bertin, contralto ed il tenore Fernando Guimarães.
Qualche perplessità su alcuni inutili “portamenti” del basso Simon Schnorr al quale era affidato il ruolo del Cristo, figlio probabilmente di quella scuola che insiste a sovrastrutturare di drammaticità ciò che già drammatico è di suo. Peccati veniali, ma si potrebbero evitare.
Molto bravo il baritono Lukáš Zeman cui erano affidati i ruoli “multipli” (Pilato, Pietro ecc) ed eccellente il baritono Lars Johansson Brissman cui sono state affidate tutte le arie per il basso.
Attendiamo ora di sapere cosa nella prossima stagione verrà eseguito e ci permettiamo di dare un piccolo suggerimento: ma la Resurrezione di Haendel, proprio no?