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AUDITORIUM DI MILANO
Concerto del 3 maggio 2019
Johannes Brahms, Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in re min. op 15
Antonin Dvorák, Sinfonia n. 8 in sol magg. op 88
Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano
​Direttore Zhang Xian
​Pianista Denis Kozhukhin

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Un bel concerto, quello che si è tenuto in Auditorium la sera del 3 maggio (replicato pare con uguale risultato la successiva domenica 5 maggio).
La sala tutta ha festeggiato il ritorno della Signora , Zhang Xian, ora direttore della New Jersey Symphony Orchestra, ma ancora Direttore Emerito dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano.

Il programma prevedeva il Concerto n. 1 di Johannes Brahms e la Sinfonia n. 8 di Antonin Dvoràk.

Il primo concerto di Brahms ha un andamento decisamente molto lirico, con un inizio inaspettato che parte con un rullo di timpani al quale fa subito seguito l’orchestra a richiamare il primo tema del primo movimento. L’esecuzione dell’orchestra è stata brillante e molto attenta ai difficili intrecci tra le varie sezioni orchestrali, i dialoghi dei soli legni cui poi fanno eco gli archi, i perfetti attacchi dopo i momenti dedicati al pianoforte solo.
Nel secondo movimento il tempo imposto dalla Signora Xian è stato corretto, senza alcuni rallentamenti, inutili e nocivi alla comprensione del discorso musicale, che abbiamo sentito imporre all’orchestra da altri direttori.
Il brillante movimento finale è stato anch’esso eseguito senza sbavature di nessun tipo.
Il trentaduenne pianista russo Denis Kozhukhin ha eseguito la sua parte in modo impeccabile, con impeto laddove necessario e con delicatezza laddove richiesto, ma sempre con grande eleganza. Un Brahms preciso, eloquente e magniloquente che ha lasciato appagato il pubblico seduto in sala.


L’Ottava sinfonia di Dvoràk è opera molto brillante. Alcuni dei tratti che caratterizzano la composizione, al di là della piacevolezza propria della musica, sono i richiami alla musica slava che si percepiscono nel primo e nel terzo movimento, così come il secondo movimento, diviso in due temi di cui uno più meditativo in tonalità minore ed uno più allegro, ovviamente in tonalità maggiore; infine l’attacco del quarto movimento affidato alle trombe che sorprendono chi per la prima volta ascolta la composizione. Anche in questo caso la Signora Xian ha imposto tempi giusti, aggiungendo ad essi una attitudine al suono scintillante e al fraseggio chiarissimo.

E’ da dire che in tutta la serata l’Orchestra è tornata ad essere quella che da un po’ di tempo si sentiva mancare. Il potenziale dell’Orchestra Giuseppe Verdi è molto elevato, con una sezione fiati/ottoni e una sezione percussioni di grande precisione; negli ultimi tempi siamo stati costretti a rilevare più volte come la precisione stile “macchina da musica” che a suo tempo le avevamo riconosciuta, era andata un po’ persa. Tuttavia il ritorno del precedente direttore stabile che ben aveva saputo coltivare quell’attitudine all’espressività e alla precisione dell’orchestra, ha fatto si che quelle qualità siano tornate. Anche perché non è detto che la ricerca spasmodica di una espressività di una composizione (che magari non ce l’ha) attraverso rallentamenti indebiti, finisca poi con il dare il giusto risalto alla musica; anzi, il più delle volte può renderla incomprensibile.

Pubblico assolutamente entusiasta. E a ragione.

Domenico Pizzamiglio
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