Auditorium di Milano Giovedì 9 febbraio 2017 F. SCHUBERT, Sinfonia n. 5 G. MAHLER, Sinfonia n. 4 Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano Direttore Robert Trevino Soprano Twila Robinson
Il M° Robert Trevino, del quale molto si parla in ambito musicale un po' ovunque, è arrivato a Milano, prima presenza a La Verdi, con un programma di presentazione non proprio di second'ordine, ovvero la Quinta Sinfonia di Franz Schubert e la Quarta Sinfonia di Gustav Mahler.
Avevo una certa attesa su questo direttore che ovunque sia andato ad esibirsi ha raccolto unanimi consensi di critica e pubblico. Consensi che noi di Audio-activity.com ci sentiamo di condividere in toto.
Franz Schubert è scomparso quando ancora era troppo giovane; e ogni tanto è lecito domandarsi cosa avrebbe potuto lasciarci se invece di abbandonare questa landa a 31 anni, l'avesse abbandonata a 62. Ma quel che ha lasciato è già sufficiente.
La Quinta Sinfonia è connotata da una grande freschezza del fraseggio; nella compagine, proprio forse a sottolinearne la leggerezza, mancano le percussioni e tutto è tenuto in un ambiente quasi salottiero, da musica da camera per organico allargato.
Può accadere che un direttore maldestro possa spostare temporalmente la composizione. Difficile portarla indietro, perché le sonorità di Haydn e Mozart non appartengono a Schubert, ma molto facile portarla verso Beethoven; non è stato questo il caso. La direzione del M° Trevino, volutamente senza podio e quasi calato in mezzo all'orchestra, è stata eccellente per concertazione, fraseggio, leggerezza, gioco dell'insieme. Infatti, cosa più unica che rara, il pubblico si è lasciato andare a dei “bravo” già alla fine del primo tempo.
Splendida (e non mi viene altro aggettivo) l'esecuzione della Quarta di Mahler, con dei “rallentato” mirati a dare espressività (incipit del primo movimento), un andamento ritmico quasi perfetto anche quando l'orchestra accelerava, come indicato dal compositore. L'insieme era affiatatissimo; bellissimi i “glissati” dei violini, eccellente la prestazione del primo violino, quasi “cantanti” le percussioni (sezione di eccellente livello dell'Orchestra Giuseppe Verdi); l'orchestra è stata all'altezza della situazione e ha seguito le indicazioni del direttore senza mai scompaginarsi. Eccellenti i pianissimo degli archi previsti in partitura. E brava la soprano Twila Robinson, dotata senz'altro di bella voce e tecnica, ma soprattutto di una pronuncia chiarissima che ha reso quasi inutile la proiezione del testo cantato sui soliti schermi appesi al soffitto.
Ma tra i vari “bravo” e “brava” che il pubblico entusiasta ha lanciato alla fine della Quarta di Mahler, si sono sentiti anche dei “bravi” in direzione dell'Orchestra. L'Orchestra, giovedì scorso, ha dato molto e molto ha contribuito al successo della serata.
Quando scrissi qui su Audio-activity.com che l'Orchestra Giuseppe Verdi è una compagine a livello delle migliori orchestre europee, qualcuno mi disse che ero un visionario; l'altra sera di visionario non c'era nulla. Solo una concretissima performance da tifo da stadio, che ha indotto all'applauso non solo il pubblico, ma tutti gli orchestrali.
Robert Trevino: un nome da tener d'occhio e peccato che lui sia già impegnato altrove. Sarebbe stato bello poterlo inserire tra la rosa dei papabili per il ruolo di direttore stabile. A giudicare dall'orchestra e dal suo entusiasmo, potrebbe aggiudicarsi il posto; e il pubblico ne sarebbe ben felice.
Sala vuota per un terzo; e non riesco a capire perché. L'Auditorium offre concerti di grande livello, con opere note che altrove non vengono eseguite. All'estero difficile trovare un posto; in Italia è fin troppo facile.
Domenico Pizzamiglio
Il giorno dopo il concerto, ho avuto occasione di scambiare due impressioni con un membro dell'orchestra che mi ha detto testualmente: "E' stata una Quarta molto intensa!". Non ho potuto far altro che rispondere che quell'intensità ce l'hanno trasmessa tutta. Nella sala si percepiva, soprattutto durante gli ultimi due movimenti, un'atmosfera che raramente si crea, pur nella meraviglia quasi scontata di quando si ascolta un'intera orchestra suonare. Non bastava più gridare "bravi!", c'era il desiderio di salire su quel palco e stringere la mano a tutti i protagonisti, uno per uno.
Quando il "mestiere" viene messo da parte, i musicisti smettono di essere tali e per una strana alchimia diventano essi stessi musica.