AUDITORIUM DI MILANO concerto del 15 novembre 2019 Cajkovskij - Francesca da Rimini op. 32 - Romeo e Giulietta Ouverture Fantasia Richard Strauss - Till Eulenspiegel lustige Streiche op 28 - Don Juan op. 20 Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano Direttore Alpesh Chauhan
“Amor ch’a nullo amato amar perdona”
Non può passare inosservato uno dei versi danteschi tra i più celebri del “Poema” e dell’intera letteratura italiana, e ci introduce nell’argomento del programma presentato dall’Orchestra LaVerdi, per il concerto di venerdì 15 novembre, all’Auditorium di Milano.
Meritatissimo plauso al giovane inglese Direttore d’orchestra, Alpesh Chahan che ha incantato l’uditorio, anche con il suo gesto deciso e fascinoso. Un intero pubblico trascinato dall’ispirazione compositiva di autori come Cajkovskij con le ouverture-fantasia “Francesca da Rimini” da Dante, e “Romeo e Giulietta”da Shakespeare e R. Strauss e il suoi poemi sinfonici “Till Eulenspiegel lustige Streiche” e “Don Giovanni”. L’Amore… il tema forse tra i più utilizzati e sfruttati, dagli artisti di tutti i tempi, è certamente il più alto dei sentimenti che tutto può, “move il sole e le altre stelle” (per rimanere sempre con le parole del Sommo Poeta). Argomento, dunque che non poteva non interessarmi, probabilmente (anche) per la particolare condizione personale che mi coinvolge in questo momento delicato della vita .
Il Poema sinfonico della seconda metà dell’Ottocento, è la forma musicale più efficace per quell’alleanza profonda tra Musica e Poesia.
E così quelle stupende pagine di musica “a programma” presentate al concerto, diventano magnificamente aderenti alle immagini letterarie o alle rievocazioni storiche.
Ma di che Amore ci parlano i Nostri?
Mi piace pensare che sia stata volontaria la decisione di voler presentare, attraverso la scelta di quelle opere, i “tipi diversi” di Amore.
Quello irresistibile, travolgente, che domina la ragione e rende vittime del desiderio, ma forte anche di fronte al triste destino dell’eterno dannarsi, come “Paolo e Francesca” puniti nel secondo cerchio dell’Inferno e percossi da un vento tempestoso e sferzante, nell’eterna e tetra notte infernale.
Così il poema sinfonico, già dalle prime note richiama il contenuto del canto dantesco, partendo proprio dal turbinio di questo vento, riprodotto dall’orchestra che alterna archi e fiati in modo incalzante fino a raggiungere il pieno sonoro.
Nella sezione centrale la mirabile melodia del clarinetto e poi di tutta la sezione, richiama il racconto che Francesca rivolge a Dante, nel V canto della Commedia. E sarà proprio questa melodia a ritornare più volte nel corso dell’opera, con straordinarie e fini soluzioni di scrittura. Una riepilogazione, come un’improvvisa “dissolvenza” delle parti precedenti, conduce alla coda che chiude la partitura, con un sospeso accordo dissonante (ben nove volte) prima di quello conclusivo.
Lasciando Cajkovskij e passando a Strauss in scaletta, assaporiamo il galante e cortese Amore del Don Giovanni, insaziabile corteggiatore ed ingannatore di donne.
Già nei primi minuti di musica il carattere giocoso del protagonista allude ad echi sensuali e cortesi. Riconosciamo poi il tema d’amore romantico e cantabile e quello della morte finale, con evidenti richiami wagneriani.
Molti sono i temi melodici introdotti nella partitura che si sovrappongono, si fondono e si contrappongono tra loro.
Un unico movimento di circa 15 minuti, con una grande complessità di scrittura orchestrale. Infatti il pieno strumentale si alterna a piccole sezioni timbriche creando diversivi inaspettati ed interessanti.
Rimanendo con Strauss, in scaletta, permettetemi uno sbrigativo riferimento al secondo poema sinfonico, “Till Eulenspiegel” (i lazzi e gli scherzi del personaggio popolare Till). Forse perché il meno attinente al tema generale dell’intera serata, una digressione dal climax d’amore in cui eravamo tutti coinvolti.
Per tornare ancora ai nostri diversi tipi di Amore, parliamo infine di quello innocente e romantico per antonomasia, dei due giovanissimi Romeo e Giulietta che Cajkovskij racconta in musica, attraverso tre temi principali:
il primo, quasi introduttivo, è affidato ai clarinetti e fagotti, per poi man mano arricchirsi di altri timbri orchestrali. Il sapore di un canto sacro e ortodosso evoca così, la figura di Frate Lorenzo, personaggio chiave di tutta la trama shakesperiana.
Nel secondo tema l’autore si scatena in ritmi forsennati ed aspri, gruppi di strumenti contrastanti, scoppi improvvisi dei piatti, come il rumore di spade in duello a rappresentare l’odio tra Capuleti e Montecchi.
Il terzo “tema d’amore” più romantico e per alcuni anche troppo svenevole, riecheggia tra i continui dialoghi orchestrali, a volte interrotto “diviso” da brandelli degli altri due temi.
Dopo questo viaggio nell’anima di chi ascolta, di circa 15 minuti di musica, passando dalla liturgia, all’amore, al timore e all’odio, si giunge alla coda, in cui al ritmo da marcia funebre si alternano i brevi singhiozzi del “tema d’amore” che galleggiano agonizzanti tra le file orchestrali, a richiamare così, gli ultimi tragici attimi di vita dei due amanti.