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AUDITORIUM DI MILANO
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Meraviglioso, invece, Bruckner. Potente, carnoso ma al tempo stesso delicato e intimista.
Il M° Flor ha perfettamente azzeccato lo spirito del compositore e della Sinfonia, portando facilmente a termine la sua interpretazione tra le ovazioni del pubblico. Un plauso va all’orchestra che è stata pressoché perfetta, soprattutto la parte, predominante in partitura, degli ottoni che ad un certo punto ha suonato con tale potenza che quasi veniva voglia di chiedere di abbassare il volume. Nel descriverla ad un amico francese ho definito la direzione “bouleversante”, sconvolgente. E mi piacerebbe portare tanti giovani a sentire quanto possa sconvolgere il suono di un’orchestra quando esegue certe partiture e vedere se ne escono indenni o se invece qualche emozione forte e profonda la provino (è un suggerimento per gli insegnanti, perché creino nuovi amanti di musica al fine di non far dimenticare questo enorme e bellissimo patrimonio). Peraltro questo concerto ha avuto per me lo scopo di esame sulle performance del M° Flor. Un mese fa circa, lo stesso aveva diretto la Quinta di Mahler in una esecuzione talmente personalizzata da non aver fatto trasparire alcunché del Mahler che conosciamo. Primo movimento di una lentezza esasperante, secondo movimento totalmente dimentico delle indicazioni (precisissime) di Mahler, terzo movimento privo di cantabilità, Adagetto splendido – lì è uscito l’interprete – e ultimo movimento “so and so”. Quella sera, poi, molti errori da parte dell’orchestra, con compagini (tipicamente i legni) in costante ritardo sugli attacchi. Mi ha fatto piacere, quindi, scoprire che probabilmente quella sera qualcosa è andato storto. Il Bruckner di giovedì scorso parla di un direttore che va in profondità e che ama il bel suono, le ampie dinamiche, il rispetto del fraseggio. Aspettiamo il M° Flor questa settimana, quando verrà eseguita un’altra delle “none sinfonie”, quella di Dmitri Shostakovic. E speriamo di vedervi numerosi; in Germania i teatri sono sempre pieni, come in Austria e Francia. Qui da noi, due terzi della sala sono già un enorme successo e con programmi che comprendono opere d’arte assolute. Eravamo la culla della cultura; riappropriamoci del nostro ruolo. Domenico Pizzamiglio |