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AUDITORIUM DI MILANO
Concerto del 26 gennaio 2017
BEETHOVEN e BRUCKNER

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​Nell’ambito della stagione di concerti 2017 dell’Auditorium di Milano si è tenuto, il 26 scorso, il concerto diretto dal Maestro Claus Peter Flor con in programma il Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra in mi bemolle maggiore Op. 73 “L’Imperatore” di Ludwig van Beethoven e la Sinfonia n. 9 in re minore di Anton Bruckner. La parte solistica del concerto è stata affidata al Maestro Gabriele Carcano.

Programma ambizioso estremamente bello e difficile.
Difficile lo è stato, soprattutto per il pianista Gabriele Carcano che nell’Imperatore ha molto sbagliato. A fronte della concertazione raffinata voluta dal M° Flor (e raffinata lo era davvero, con piccoli staccato nel fraseggio dell’arco che davano leggerezza alla partitura) il M° Carcano ha commesso errori di diteggiatura che gli avremmo volentieri perdonato se solo avesse avuto un suono più brillante di quello offerto al pubblico e se soprattutto fosse giunto alla chiusura delle sue frasi non in sistematico anticipo sugli attacchi dell’orchestra, ma in contemporanea.

Più sguardi con il direttore d’orchestra sarebbero stati utili.
Anche l’ultima chiusura del suo intervento, nel terzo movimento, è stata anticipata e non di poco. Un Imperatore francamente modesto; sicuramente interessante per chi si fosse trovato al primo contatto con l’opera ma non per chi, come chi scrive, lo ha sentito parecchie altre volte e non solo in disco, ma proprio dal vivo.

​L’Imperatore è il concerto probabilmente più brillante di Beethoven, di una brillantezza quasi fine a se stessa; contrapposto a quel monumento di perfezione formale che è il Quarto Concerto, ha il sapore quasi di un divertimento (non fosse per il terzo movimento). Un po’ sottotono è parsa anche l’orchestra, soprattutto per il volume sviluppato, modesto e poco in stile con la scrittura del concerto.
​Meraviglioso, invece, Bruckner. Potente, carnoso ma al tempo stesso delicato e intimista.

Il M° Flor ha perfettamente azzeccato lo spirito del compositore e della Sinfonia, portando facilmente a termine la sua interpretazione tra le ovazioni del pubblico. Un plauso va all’orchestra che è stata pressoché perfetta, soprattutto la parte, predominante in partitura, degli ottoni che ad un certo punto ha suonato con tale potenza che quasi veniva voglia di chiedere di abbassare il volume.

Nel descriverla ad un amico francese ho definito la direzione “bouleversante”, sconvolgente. E mi piacerebbe portare tanti giovani a sentire quanto possa sconvolgere il suono di un’orchestra quando esegue certe partiture e vedere se ne escono indenni o se invece qualche emozione forte e profonda la provino (è un suggerimento per gli insegnanti, perché creino nuovi amanti di musica al fine di non far dimenticare questo enorme e bellissimo patrimonio).

Peraltro questo concerto ha avuto per me lo scopo di esame sulle performance del M° Flor. Un mese fa circa, lo stesso aveva diretto la Quinta di Mahler in una esecuzione talmente personalizzata da non aver fatto trasparire alcunché del Mahler che conosciamo. Primo movimento di una lentezza esasperante, secondo movimento totalmente dimentico delle indicazioni (precisissime) di Mahler, terzo movimento privo di cantabilità, Adagetto splendido – lì è uscito l’interprete – e ultimo movimento “so and so”. Quella sera, poi, molti errori da parte dell’orchestra, con compagini (tipicamente i legni) in costante ritardo sugli attacchi.

Mi ha fatto piacere, quindi, scoprire che probabilmente quella sera qualcosa è andato storto. Il Bruckner di giovedì scorso parla di un direttore che va in profondità e che ama il bel suono, le ampie dinamiche, il rispetto del fraseggio.

Aspettiamo il M° Flor questa settimana, quando verrà eseguita un’altra delle “none sinfonie”, quella di Dmitri Shostakovic.

E speriamo di vedervi numerosi; in Germania i teatri sono sempre pieni, come in Austria e Francia. Qui da noi, due terzi della sala sono già un enorme successo e con programmi che comprendono opere d’arte assolute. Eravamo la culla della cultura; riappropriamoci del nostro ruolo.
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Domenico Pizzamiglio
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