M2 Tech non era certo famosa per le sue preamplificazioni, quanto invece per il suo lavoro nel dominio del digitale. Ma il progettista è evidentemente uomo di ottime capacità di progettazione ed ecco quindi che il marchio italiano approda all’analogico con questo preamplificatore fono dal costo abbordabile, eventualmente implementabile con una alimentazione più sofisticata, in case separato, chiamata Van Der Graaf Mk II.
Noi di Audio-activity.com abbiamo potuto provare la versione cosiddetta “liscia”, ovvero il solo Nash.
Senza entrare nel merito delle questioni tecniche, per le quali potrete visitare il completissimo sito del produttore il cui link troverete in calce, due sono le cose che immediatamente colpiscono, non appena si esamina quanto scritto dal costruttore relativamente alle caratteristiche del Nash.
La prima, il guadagno: con le testine a bobina mobile è possibile arrivare ad un addirittura sovrabbondante valore di 95 dB. Praticamente nessuna testina avrà difficoltà a lavorare con questo Nash. La seconda, la dichiarazione che l’apparecchio è a basso rumore. Non viene dichiarato un dato specifico, ma all’atto pratico l’apparecchio si è rivelato veramente molto silenzioso.
Guardando le specifiche, si rileva un valore minimo di guadagno dell’ingresso MM pari a ben 55 dB; certo non pochi, ma probabilmente, tenendo alti il guadagno ed il livello massimo di accettazione (non dichiarato), non è impossibile contenere la rumorosità dell’apparecchio.
Il Nash è piccolo: 34 x 20 x 5 cm e pesa anche poco, visto che si tratta di 2,5 kg. E’ rifinito con buona cura. Sul retro, oltre ad ingressi separati per testine MM ed MC, ci sono i connettori di uscita, due ingressi linea e i due connettori per le due alimentazioni, standard e implementata.
Semplice l’operatività del Nash. Si imposta il valore di guadagno per la testina MM che può essere fissato sui tre valori di 55, 60 o 65 dB; se la testina è MC, oltre al valore di carico selezionato per le testine MM, si possono aggiungere ulteriori 30 dB massimi attraverso una manopola (invero piccola e non comodissima per chi non ha dita fini) posta nel pannello posteriore. Per il carico è presente, sempre sul pannello posteriore, un’altra manopola che permette la regolazione continua da 10 a 1000 Ohm. L’impressione, stante anche la mancanza di chiari riferimenti (dalle foto si vede che ci sono pochi valori precisamente indicati; e stanti le dimensioni del pannello posteriore, non potrebbe essere altrimenti) è che operativamente non sia il massimo della precisione, anche se è innegabile la comodità di poter operare anche “ad orecchio”, senza dover stare a staccare i cavi e capovolgere (o aprire) l’apparecchio.
Sul retro trova posto anche una teoria di commutatori per regolare la capacità in caso d’uso con testine a magnete mobile.
Infine il Nash può essere controllato dal telecomando fornito in dotazione dal produttore, oppure da una applicazione scaricabile sul vostro smartphone; per il momento è disponibile solo la versione per Android, ma non quella per iOS che sarà disponibile prossimamente (e purtroppo, avendo uno smartphone che utilizza iOS, non è stato possibile provare questa “comodità” ulteriore”).
Ma passiamo alle note d’ascolto; il Nash è stato inserito nell’impianto in sostituzione dell’American Hybrid Technology -P Non Reference (che invece era proprio il modello top del produttore americano; una delle tante stranezze delle denominazioni degli apparecchi). Componenti dell’impianto utilizzato per la prova d’ascolto erano i seguenti: giradischi Bauer Audio DPS 2; braccio Morch DP8; testina ZYX R1000 Airy SH; preamplificatore Lavardin C62; finale di potenza Bryston 2B-LP; casse acustiche Davis Monitor One con supertweeters Take-T Batpure; cavi Black Noise, Argento Audio, Gotham, Audioquest, MIT e Acoustic Zen.
Partiamo subito dalla silenziosità dell’apparecchio. E’ pacifica; durante gli ascolti si è volutamente esagerato con il guadagno, portandolo a 80 db e quindi sovrabbondante per la testina utilizzata che ha uscita di 0,48 mV. Nessun rumore né in riproduzione né con la testina sollevata dal solco.
Poi il carico. Come scritto sopra, non pare che il trimmer di regolazione sia precisissimo anche tenendo conto del carico (supposto) prescelto.
In ogni caso, puntando il carico intorno a 100 Ohm e utilizzando nel caso specifico il Messiah di G.F. Haendel, nella consueta esecuzione diretta da Christopher Hogwood su Oiseau Lyre, nel brano The Trumpet shall sound, la testina portava in evidenza la gamma media, cosicché il basso David Thomas apparisse quasi staccato dall’orchestra che invece suonava indietro e con suoni piuttosto esangui. Regolato ad orecchio (nel caso, aumentato) il carico, la gamma bassa e la gamma acuta sono tornate al loro posto e la compagine registrata si è presentata in tutta la sua consueta completezza, con David Thomas tornato nella posizione che occupa solitamente e l’orchestra ad accompagnarlo tutta intorno a lui. Per il resto, nulla da eccepire sul funzionamento del Nash, ma nemmeno sul suono che si presenta concreto, materico e ben restituito, sia per quanto riguarda il timbro, che per quanto attiene la dinamica, sia nei minimi che nei massimi dislivelli.
Ascoltando i Carmina Burana di Carl Orff diretti da Shaw (Telarc), nell’Ego sum abbas e nell’In taberna colpiva il modo in cui venivano restituite le potenti percussioni, frenate e profonde, con un sapore di “vero” molto piacevole. E le voci, sia del baritono che del coro, non erano da meno.
L’ascolto del vinile Reference Recordings con musiche di Elgar e Vaughan-Williams (qui sopra la fotografia della copertina) ha manifestato quel suono un po' leggero in gamma media e puntato piuttosto verso le gamme media e acuta tipiche di questa registrazione; un segno evidente che il Nash mette poco di suo e permette di valutare agevolmente la qualità delle varie registrazioni che gli vengono “date in pasto”.
Il Nash lavora bene anche “di fioretto”; i delicati contrasti dinamici e timbrici della Missa Bell’Anfitrit'Altera di Orlando di Lasso (eccellente registrazione dell’etichetta Argo, con foto qui sotto) sono ben restituiti. Le risonanze ambientali, ben catturate nella registrazione, soprattutto se non si eccede con il volume, vengono restituite molto bene, dando la sensazione di un ambiente molto grande, quale è una chiesa.
Il già evidenziato controllo del basso viene ulteriormente confermato dallo splendido organo registrato a suo tempo da Crystal Clear Recordings nel volume Sonic Fireworks; la Toccata e Fuga in re minore BWV 565 di J.S. Bach ivi registrata è caratterizzata da timbri lucenti e da una gamma bassa da autentica “ripresa effettuata da vicino”. Il basso scende, ma non si scompone mai; ed anche il resto del canneggio, comprese le canne più piccole, è restituito al meglio e con solo una leggera sfumatura sottrattiva in gamma alta.
Il Nash non è limitativo e quindi via libera anche per quanto riguarda musiche più recenti di quelle citate in questo ascolto, rock, pop, jazz che siano. Il basso, come riprodotto dal Nash, aiuta non poco a restituire un senso di ritmo molto piacevole.
Ma un sintomo abbastanza inconfondibile degli apparecchi che suonano bene e correttamente è che, con le migliori registrazioni, vien voglia di aumentare continuamente il volume; e con il Nash è accaduto più volte.
In tutta franchezza non sono stati rilevati caratteri negativi durante le sedute di ascolto; unica piccola notazione, la gamma acuta che, pur non mancando di estensione, non pare essere così ben definita come con il riferimento che, d’altro canto, nuovo e al tempo in cui era in produzione, costava molto di più di quanto costa il Nash.
Per concludere, il prezzo al quale il Nash viene proposto (certo poi ridotto dalla scontistica ormai d’uso) appare competitivo. Non concede molto all’estetica, ma pare concentrarsi più sulla prestazione sonora; il che per noi che ascoltiamo musica e non progettiamo apparecchi, è la cosa che poi conta.