In questi casi, quando si deve parlare di un gruppo attivo dal 1979, si rischia sempre di cadere nel "c'era una volta". Vedremo di evitarlo, nei limiti del possibile. Ogni amante della musica rock non può non conoscere, magari anche solo per il nome, i Marillion. Io li conosco dal 1984, anno dell'uscita di "Fugazi", il loro secondo album, che fa ancora bella mostra di sé nella mia collezione di dischi. Ricordo le polemiche di allora, quando li si accusava di "copiare" i gruppi di progressive più conosciuti, e segnatamente i Genesis. In effetti la loro musica richiamava molti degli stilemi del gruppo di Peter Gabriel ed anche la voce di "Fish", il primo cantante dei Marillion, aveva parecchie assonanze con quella di Gabriel.
La loro (e nostra) fortuna è che allora non usava creare le famigerate "tribute band" che oggi troviamo ovunque ed i Marillion presto si misero in cerca di uno stile più originale. Passarono così al genere definito allora "neoprogressive". Francamente sono piuttosto contrario a tutte queste etichette. Mi piace pensare che quella del rock sia un'unica famiglia, nella quale ogni componente ha un proprio carattere ed un proprio stile di vita.
Oggi, i Marillion, hanno una formazione leggermente diversa da quella iniziale ed il cantante non è più quello degli esordi.
Il tour italiano prevedeva solo due date: una a Roma ed una a Milano. Noi abbiamo assistito a quest'ultima, con la curiosità di chi vuole capire se questi ex-ragazzi britannici hanno ancora qualcosa da raccontare col loro ultimo lavoro intitolato "F.E.A.R." (acronimo di Fuck Everyone And Run).
Il concerto è cominciato, puntuale, alle 21 ed è terminato alle 23:30, con solo una brevissima pausa di un paio di minuti. Molto interessanti tutti i brani presentati. Si spaziava dalle atmosfere più prettamente prog a ballate dall'aria crepuscolare, interpretate magnificamente dalla voce di uno Steve Hogarth in splendida forma, che ha ballato, suonato e saltato per tutta la durata dello spettacolo e che, ancora dopo il terzo bis, aveva voce da vendere (e che voce! L'accostamento ai più importanti cantanti rock della storia è più che meritato).
Tutti ottimi i musicisti, tra i quali ci piace rimarcare la prestazione del chitarrista Steve Rothery, dalla tecnica sopraffina ed un gusto particolarmente raffinato negli assoli.
Questi signori, nella loro carriera, hanno venduto 30 milioni di dischi; basta ascoltarli dal vivo per essere trascinati dalla loro musica e, strano a dirsi dopo tanti anni di carriera, dalla loro voglia di catturare l'attenzione del pubblico, di avvicinarsi ai loro fan senza arie da divi.
In Italia hanno addirittura un sito dedicato, a quest'indirizzo: http://www.thewebitaly.it/
Beh, cos'altro volete che vi dica; conosco pochi altri modi per passare meglio una serata dell'autunno milanese. E non devo essere l'unico, visto che i 2.350 posti del Teatro degli Arcimboldi erano quasi tutti occupati.