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McIntosh C52
McIntosh MC462
Rieccoci, ogni tanto riproviamo - e riparliamo - delle elettroniche McIntosh. C'è poco da fare, il marchio americano è probabilmente quello più conosciuto ed affascinante dell'intero mercato dell'audio mondiale.
"O si ama, o si odia!", si sente dire spesso. In ogni caso, in tutti suscita qualche tipo di emozione-reazione, al contrario di quei marchi senza infamia e senza lode, magari ammirati dai possessori, ma ignorati dal resto del mondo. Nessuno può negare che McIntosh sia parte della storia dell'alta fedeltà in tutto il mondo, e che tuttora sia tra i marchi high-end coi maggiori numeri di vendita in tutto il globo. Ma anche questo marchio, sebbene circondato da un'aura di austerità, ultimamente deve piegarsi in qualche modo ai voleri del mercato, rinnovando la propria gamma a ritmi più serrati rispetto al passato. Questo riguarda senz'altro tutti gli apparecchi digitali, che prevedono unità di conversione destinate a diventare obsolete (non sempre con giusta causa) in tempi relativamente rapidi, ed i preamplificatori che includono al loro interno i DAC. Devo dire che, grazie al cielo, ultimamente la corsa a tanto elevate quanto inutili frequenze di campionamento sembra per fortuna aver rallentato la marcia, anche perché l'upsampling di un flusso in origine campionato ad una determinata frequenza, è in qualche modo migliorativo solo se utile ad allontanare le rotazioni di fase dalla gamma udibile, mentre fare un upsampling ad esempio da 96 KHz a 768 KHz (a tanto siamo arrivati) è un esercizio di stile fine a sé stesso, utile però a convincere qualcuno a cambiare il precedente DAC. E siccome, già che siamo in ballo coi cambiamenti, è meglio completare l'opera, anche i finali, pur essendo completamente analogici, passano di generazione, con notevoli migliorie, secondo il fabbricante. A proposito dell'importatore italiano, la MPI Electronic, diremo invece che i prodotti acquistati dai loro rivenditori ufficiali, possono godere di un'estensione della garanzia a 5 anni. Naturalmente si spera sempre di non averne bisogno, ma in caso di necessità, l'idea ci sembra molto valida. Abbiamo ricevuto in prova un'accoppiata piuttosto classica nella produzione del colosso americano, il preamplificatore C52 ed il nuovissimo finale MC462.
Il C52 è, tra i preamplificatori a stato solido, il più completo ed il più costoso della produzione McIntosh. Dire "completo" è persino un eufemismo, visto che l'apparecchio è una vera e propria centrale di controllo per tutto l'impianto. Cerchiamo di riassumere le sue caratteristiche, e per non dimenticare niente ci farà da guida il sito di McIntosh, nel quale potrete trovare ulteriori informazioni e persino scaricare il manuale d'uso, se volete curiosare. Cominciamo con gli ingressi analogici, 3 bilanciati e 4 sbilanciati, ai quali si possono assegnare i nomi voluti. Ci sono poi i due ingressi phono, sia MM che MC. Gli ingressi digitali sono 3 ottici, 2 coassiali ed 1 USB. Ottici e coassiali arrivano sino a 24/192 KHz, l'USB fino a 32/384 KHz e DSD 256. Inoltre v'è l'ingresso proprietario McIntosh che permette di collegare direttamente una meccanica dello stesso marchio e veicolare così anche il flusso proveniente dai SACD. Sul fronte delle uscite, ne abbiamo 3 bilanciate, 1 sbilanciata fissa, 3 sbilanciate variabili ed 1 uscita cuffia. In più, sul bellissimo frontale troviamo un equalizzatore ad 8 bande, 2 classici vu-meter blu, controllo di volume, selettore degli ingressi e del menu di programmazione, tasti per la selezione delle uscite, dell'esclusione dell'equalizzatore, del mute e dell'accensione dallo stato di stand-by. Inoltre nella parte inferiore troneggia un completo display che ci informa dell'ingresso selezionato, della percentuale di volume applicata e della frequenza di campionamento, in caso si stia utilizzando un ingresso digitale. Per quanto riguarda il retro, abbiamo già detto. Aggiungiamo solo la classica vaschetta IEC per l'alimentazione ed i connettori per i comandi di accensione degli eventuali altri apparecchi McIntosh connessi. La realizzazione del telaio è, come sempre, esente da compromessi al risparmio. Frontale in spesso cristallo e scenografica parte superiore, con la serigrafia dello schema a blocchi dell'apparecchio. Il lusso applicato all'audio; oltre a questo si scade nel kitsch di improbabili dorature da gioielleria che non tutti gradiscono. Il finale MC462 è l'apparecchio stereo a stato solido più costoso e potente della famiglia, ed è l'erede diretto del famosissimo 452, definito dai conoscitori del marchio come una delle macchine meglio suonanti dell'intera produzione del costruttore americano.
Secondo McIntosh, questo 462 può vantare una capacità dinamica superiore al precedente 452 addirittura nella misura del 66%, mentre la potenza è rimasta invariata ad "appena" 450 W RMS per canale su 8, 4 e 2 Ohm, grazie ai famosi trasformatori d'uscita. Stiamo parlando di un finale di potenza, quindi non c'è molto da descrivere, se non l'altissima qualità delle connessioni ed una realizzazione meccanica ed estetica invidiabile. L'apparecchio è massiccio, coi suoi 52 kg di peso ed al buio mostra tutta la sua classe coi grossi vu-meter blu che danzano al ritmo della musica. Molto belle anche le grosse alette di raffreddamento, che riportano nella parte superiore la scritta "Mc". Un tocco di classe che, azzardo, è probabilmente dovuto alla penna del designer italiano del Gruppo, Livio Cucuzza. L’impianto nel quale abbiamo inserito i McIntosh è il seguente:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B³, diffusori: JBL 4350B, subwoofer Velodyne SPL-1200, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri autocostruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500. Sembra superfluo parlare di timbrica quando si ha sottomano un preamplificatore munito di equalizzatore, capace quindi di correggere eventuali aberrazioni dei diffusori, della stanza o delle stesse elettroniche. Vi parlerò allora del suono in modalità flat, tanto ormai sapete che avete la possibilità di modificare 8 gamme di frequenza, senza alcun degrado udibile. E questa è una delle caratteristiche di McIntosh, di tutte le sue macchine. Potete escludere con un tasto la sezione dei controlli di tono, oppure potete inserirla, senza percepire degrado nel segnale. In più, potrete cambiare il carattere dei vostri diffusori per adattarlo al vostro ambiente, in modo da linearizzare il più possibile le frequenze principali della vostra musica preferita. Comincio gli ascolti con Bruckner, Sinfonia n. 4, con Celibidache a dirigere la Münchner Philharmoniker (EMI), ascoltata proprio ieri dal vivo a Milano. I suoni non sono uguali a quelli dell'evento reale, certo, ma parliamo di una registrazione, ripresa inoltre alla Gasteig di Monaco, che ha un'acustica molto diversa da quella dell'Auditorium. Malgrado tutto ciò, la sensazione di ritrovarsi vicino ai possenti ottoni dello Scherzo è assimilabile a quella provata ieri. A questo dovrebbero pensare tutti coloro che continuano a chiedersi ed a chiedere ovunque in rete, cosa si debba intendere per Alta Fedeltà. Scordatevi tutte le divagazioni pseudo-filosofiche che leggete ad opera di persone che passano il tempo a scrivere sciocchezze invece di ascoltare musica. Sciocchezze intervallate da acquisti compulsivi a cadenza bimestrale, alla ricerca di non sanno cosa. Perché, e mi tocca ribadirlo per l'ennesima volta, se non si conosce il vero suono della musica (sia acustica che elettrica), non si saprà mai a che risultato tendere con l'impianto di casa. E sempre con la testa al concerto di ieri sera, passo ad un vinile di Brahms, il Concerto op. 77 per violino e orchestra (DG) con Daniel Baremboim che dirige l'Orchestra di Parigi. Dirò subito che, a parte l'atroce ma vano sospetto di aver invertito i canali a causa del suono del violino solista stranamente al centro-destra, il timbro dello strumento ricorda da vicino quello ascoltato ieri sera. Non troppo aspro, non troppo soffocato; un suono quasi perfetto, col giusto equilibrio tra l'emissione delle corde e quella della cassa armonica. Un plauso, per questo, vada al tecnico che ha ripreso il suono, oltre che agli apparecchi che lo riproducono così bene. Anche la disposizione dell'orchestra è decisamente corretta, sia in larghezza che in profondità. Che questi apparecchi rappresentino un bel vedere è cosa scontata, ma qui abbiamo anche un gran bel sentire. Spettacolare la voce di Peter Gabriel nel SACD "The Lamb Lies Down On Broadway" dei Genesis, rimasterizzazione imperdibile per gli amanti del Gruppo britannico. Fulminei dinamica, e tom della batteria di Phil Collins in "Fly On a Windshield", mentre la mente va al ricordo della prima volta in cui ho ascoltato questo disco ... Sarà stato l'anno 1976 o 1977, nell'auditorium della mia scuola superiore, dove una sera hanno presentato gli impianti Hi-Fi marca Emerson (chi di voi li ricorda?), proprio con questo disco. Probailmente quella sera abbiamo ascoltato anche altro, ma a me rimase impresso solo questo ed il giorno giorno dopo corsi a comprarlo. Lo conservo ancora, come conservo praticamente tutti i miei dischi di allora. Fatto sta che da allora, il mio amore per i Genesis e quello che allora si chiavava "Rock sinfonico" (adesso inglobato nella definizione di Progressive) non si è mai esaurito.
Questi due McIntosh, col la loro aria da signori eleganti che non sfigurerebbero in un aristocratico club inglese, "pestano come fabbri" (efficace similitudine, cara all'ing. Claudio Romagnoli di Lector), tirando fuori una grinta insospettabile. Dolce, profondo e ben frenato in basso il brano lirico "Carpet Crawlers", coi piatti della batteria in secondo piano, come da caratteristica della registrazione. Nella Missa Glagolitica di Janacek (CDE DG) diretta da Rafael Kubelik, si evince immediatamente un'immagine molto sviluppata in larghezza, tanto da superare lo spazio confinato tra le pareti laterali della stanza. I cori ed i cantanti solisti sovrastano l'orchestra con le corrette proporzioni di volume, grazie alla registrazione degna di questo nome. E malgrado ciò, ogni singolo strumento si riconosce con grande facilità, anche perché distribuito nella giusta collocazione nel palcoscenico virtuale: archi davanti a tutti, poi fiati, poi percussioni. Questa registrazione è del 1965, rimasterizzata alla perfezione nel 2002 negli Emil Berliner Studios. Timbricamente sana e dotata di ampia dinamica. Le voci dei solisti e coro, alle quali accennavo prima, escono dai diffusori con naturalezza e precisione, senza colorazioni di rilievo. "Action - Vol. 1" di Oscar Peterson (SACD MPS) è un SACD che contiene parte delle ottime registrazioni del Trio dell'incredibile pianista americano, effettuate a casa di Hans Georg Brunner-Schwer. Il suono è ritmato e rilassato nel contempo, esattamente come ci si aspetta da un trio Jazz che suona davanti a noi. I piatti della batteria suonano puliti, ricchi di armoniche e coi giusti tempi di decadimento, segno di una registrazione rispettosa dei suoni originari. Il pianoforte è da brividi, ovunque si posino le mani del genio Oscar Peterson, ed il contrabbasso è discreto ma presente, come si ascolterebbe dal vivo. Avete mai ascoltato un piccolo gruppo jazz dal vivo, in piccoli locali? Il contrabbasso non è mai preponderante, infatti è di solito amplificato con basse potenze, pare persino mancare di energia, per chi è abituato a sentire quelle registrazioni dove ogni corda pizzicata sembra una specie di movimento tellurico. Cambiamo genere con Sting, "Nothing Like the Sun" (CD A&M Records). Anche in questo caso, chiara e precisa la gamma bassa, la grancassa della batteria ed il basso elettrico sono perfettamente amalgamate ma anche molto ben intelligibili. La moltitudine di percussioni, piatti e piattini solitamente utilizzati dal bravissimo batterista Manu Katché, è chiaramente apprezzabile in questa riproduzione. Sto ascoltando molto bene, altroché! Tanto bene che l'ultima cosa che voglio fare (ed infatti non la faccio) è interrompere questo disco prima della fine. La voce di Sting è ben bilanciata, collocata col giusto peso nell'orchestrazione. E' il momento di riassumere questa prova di ascolto, e di comunicarvi le mie impressioni. Vi sarete accorti che mi è piaciuto tutto quello che ho ascoltato, sebbene McIntosh ami apporre la propria firma sonora alle sue elettroniche. Firma sonora che, in questo caso, è meno caratterizzata rispetto alle serie più economiche, meglio integrata nel risultato globale. In cosa consiste, in pratica? Semplice: a casa mia e coi miei diffusori, in alcuni frangenti e solo con alcuni dischi, mi è parso di percepire un lieve arricchimento della gamma media, che è uscita un po' dalla linearità assoluta. Non è un difetto, è una caratteristica di McIntosh. Quando l'ho notata, mi è bastato agire su un paio di potenziometri dell'equalizzatore, riducendo di 1/2 dB quella gamma di frequenze, per ottenere in men che non si dica il suono che cercavo e che con altri dischi avevo già ascoltato, anche in posizione flat. E' bello poter scegliere, poter adattare il suono delle elettroniche ai propri diffusori o al proprio ambiente (non tiriamo in ballo i gusti), anche perché quello che ho notato io coi miei diffusori, non lo noterete con altri che abbiano una gamma media meno monitor. Ribadisco ancora una volta che l'intervento dei controlli di tono è completamente trasparente; agiscono solo dove deciderete voi, senza togliere nulla alla riproduzione del segnale. Spero di essere stato chiaro: quest'accoppiata McIntosh ha la possibilità di suonare bene sempre e comunque. Ed anche gli altri parametri, tipo ricostruzione dell'immagine, restituzione dei più minuti dettagli del messaggio musicale, dinamica, sono molto vicini al massimo ottenibile con le tecnologie attuali. A fronte di tutto ciò, e dopo aver avuto a casa queste elettroniche per un tempo molto, molto lungo, non posso che consigliarvi di ascoltarle a casa vostra, senza pregiudizi. Il prezzo? Mettete insieme lo street price, che è decisamente inferiore a quello di listino, il design, la qualità costruttiva e quella sonora, e vedrete che il rapporto qualità/prezzo di questi due apparecchi appare decisamente favorevole. Produttore: McIntosh Laboratory, Inc. Distributore: MPI Electronic Srl Prezzo C52: euro 10.200,00 prezzo MC462: euro 14.700,00 |