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MicroSound Technology
Preamplificatore XSP 11 e
Amplificatore di potenza MSA 11
Ph: Poljphotography
A volte, leggendo qui e là di apparecchi audio, vedi qualcosa che per qualche motivo (non necessariamente il prezzo elevato, intendiamoci) ti interessa; in tal caso, alzi il telefono o scrivi una mail al distributore e chiedi in prova il componente. Se ti va bene e l'hanno a magazzino, te lo mandano, altrimenti aspetti. A volte te lo mandano davvero, a volte ti dimentichi persino di averlo chiesto e la cosa finisce lì.
Più spesso capita che siano i distributori a proporre qualcosa che hanno in dimostrazione dal fabbricante (a volte gli apparecchi più prestigiosi fanno veri e propri tour in giro per l'Europa o il mondo, così da poter sostare temporaneamente nei negozi, dove saranno dimostrati ai clienti), o che è appena arrivato nel loro magazzino. In questo caso, a seconda della disponibilità di chi vi scrive, o semplicemente dell'interesse nell'ascolto di un determinato componente, si decide se procedere o meno. Particolarmente interessante, per quanto riguarda Audio-activity.com, è lo scoprire giovani (o meno giovani) talenti. In verità, siamo abbastanza richiesti per questo compito. Comprensibile: le nuove aziende devono farsi conoscere dal pubblico ed il veicolo più economico sono le recensioni, soprattutto quando il loro costo è zero, come nel nostro (e non solo nostro, ad onor del vero) caso. Ecco quindi che un bel giorno mi arriva un messaggio da un certo Carlo Colombo (per la verità mi pare di ricordare di averlo già sentito in passato ma senza che siamo approdati a nulla), che mi chiede se sono interessato a recensire le sue amplificazioni. Butto un'occhiata al sito e, per qualche motivo non ben identificato, qualcosa mi dice che ci possa essere sotto qualcosa di interessante, malgrado l'apparenza piuttosto artigianale del preamplificatore che precede quello di cui ci occuperemo in questa sede, che invece non era ancora raffigurato. Intendiamoci: tutti i più grandi (e i più piccoli) hanno cominciato da zero, dalla classica "autocostruzione". La stragrande maggioranza di coloro che hanno cominciato, sono rimasti fermi al primo stadio, o per scarse capacità progettuali, o per altrettanto scarse capacità commerciali. Per la verità, esiste anche una terza opzione che si frappone tra il successo e l'insuccesso: il famigerato Fattore C... fortuna. Ma per quest'ultima possiamo fare ben poco. Torniamo alla nostra MicroSound Technology ed al suo titolare-progettista Carlo Colombo, una vecchia conoscenza nel settore elettronico professionale italiano. Lasciamo quindi che si presenti da solo, tramite un curriculum di tutto rispetto: "Il mio interesse per l'ascolto musicale e per l'elettronica sono stati costantemente presenti nella mia vita. L'elettronica mi ha preso per mano a 16 anni e non mi ha mai più lasciato, erano gli anni in cui la tecnologia in Italia stava lasciando le valvole per passare ai transistor ed ai primi circuiti integrati. Nell'audio, dalla prima coppia di preamplificatori phono a valvole (dual chassis) progettati per Europa Radio Milano, nei primi anni '80 (utilizzati per oltre un decennio), fino a MicroSound Technology. Dopo il Liceo Scientifico e l'iscrizione ad Ingegneria con indirizzo elettronica, non ho completato gli studi messo di fronte alla scelta tra lavorare subito come libero professionista presso una azienda o finire il ciclo di studi. Inizialmente ho progettato da trasmettitori FM a telefonia mobile. Da gruppi di continuità a campionatori di provette, da sistemi automatizzati per il settore zootecnico a sistemi di alimentazione per la nautica da diporto, da sistemi di movimentazione a 3 assi a schede per elettrotrazione, lavorando sia per svariate società che in proprio. Sviluppando anche il firmware già dagli anni '80. Costantemente, la progettazione nell'audio e l'ascolto musicale, sono stati le attività appaganti nei momenti di relax. Le mie prime casse acustiche, le B&W 801 acquistate appena messe sul mercato in Italia, hanno incrementato il desiderio di poter progettare e realizzare quello che c'è prima delle casse : l'elettronica. Nel 2020, in pieno lockdown ho deciso che dovevo utilizzare il mio tempo per creare prodotti hifi che fossero una specie di "masterpiece" sia delle mie competenze acquisite in oltre quarant'anni di progettazione elettronica, sia delle mie idee nell'Audio. Non certo enormi produzioni, meglio pochi pezzi ben fatti in quantità limitata che produzioni affidate a terzisti con differenti obbiettivi. Idee molto semplici circa la progettazione audio : - Semplicità. Tutto quello che non c'è non altera il segnale ed aumenta l'affidabilità. Questo non significa ricercare schemi "francescani", ma nemmeno utilizzare circuitazioni gratuitamente complesse. Il risultato va ottenuto con la più semplice circuitazione possibile. Semplicità anche nel layout. Meglio ingegnerizzare per giorni un apparecchio piuttosto che far perdere tempo (molti più giorni in genere) nei cablaggi. - Qualità. Componentistica di alta qualità abbinata a circuitazioni intrinsecamente sicure. - Sia i numeri sia l'ascolto. Un apparecchio elettronico per riprodurre il suono non deve essere una dimostrazione di saper progettare schemi bellissimi e dalle caratteristiche elettriche superlative, deve essere una dimostrazione di poter produrre apparecchi che riproducano bene il suono per le orecchie umane. Purtroppo la tecnologia elettronica attuale di misurazione non riesce a caratterizzare completamente un apparecchio esclusivamente dalle misure. Possono esistere apparecchi dalle caratteristiche elettriche superlative e dalla pessima resa di riproduzione audio, come possono esistere apparecchi dalle mediocri caratteristiche alle misure ed avere una eccellente capacità di suonare bene. Quindi una progettazione elettronica valida deve considerare sia le misure ma anche il suono reso. Non si può sacrificare uno dei due ambiti a favore dell'altro. Quindi realizzazioni senza pregiudizi ma con due obbiettivi ben chiari : una riproduzione musicale di qualità elevata ed una qualità di pari livello. La componentistica impiegata è una specie di compendio del meglio della produzione mondiale, sia in termini di qualità, sia per le case produttrici adottate : Texas Instruments, Cornell Dubilier, Lumberg, Neutrik, Hirose, Elna, Panasonic, Vishay, Bourns, Toshiba, Exicon, ONSemiconductor, MillMax, Cinch, Hirose, Kemet, Wima e molte altre. Sono nomi che non significheranno nulla per molti, ma che indicano invece una ricerca del meglio della produzione mondiale di componentistica. Nessun NOS, solo componentistica recente reperibile sul mercato. I prodotti MicroSound devono essere dimostrazioni di passione per l'ascolto musicale e per l'elettronica." Avete fatto caso alla parte che ho sottolineato? Questo si chiama partire col piede giusto! Per il resto, vi sarete resi conto che non ci si trova al cospetto dell'auto costruttore che procede per tentativi girando attorno al buon suono, ma abbiamo davanti un vero progettista, che ha lavorato in varie branche dell'elettronica. L'insieme di tutte queste cose mi ha tranquillizzato sul fatto che l'ascolto approfondito di queste "opere prime" non si sarebbe certamente rivelato una perdita di tempo. E la prova di ciò, è che sono qui a parlarvene. Partiamo dal preamplificatore XSP 11. E' una macchina piuttosto versatile, che include 3 ingressi di linea e 2 phono: MM ed MC.
Le due uscite Pre Out, l'interruttore di accensione e la presa IEC completano il pannello posteriore. Quello anteriore, in alluminio di buon spessore, mostra un piccolo display, 4 tasti "operativi" per le funzioni, anche telecomandabili a distanza, ed una serie di LED a confermare l'ingresso utilizzato ed un altro paio di funzioni. Tra le indicazioni fornite dal display, quella del guadagno in dB e dell'ingresso selezionato. L'apparecchio è realizzato esclusivamente a componenti discreti per quanto riguarda la sezione analogica. La regolazione del volume avviene tramite attenuatore passivo a relè con passi di 0,75 dB, che permettono una regolazione finissima del volume, come confermato in sede di ascolti. Per le altre caratteristiche vi rimandiamo al sito del produttore. E veniamo all'amplificatore di potenza. Il retro è munito di due belle maniglie d'alluminio col marchio MicroSound inciso. Poi abbiamo i due ingressi RCA per il segnale, due bellissimi connettori di potenza Furutech, e la solita vaschetta IEC con relativo interruttore.
Il frontale, invece, è più caratteristico, in quanto dotato di display, e non solo per accoppiarsi esteticamente col preamplificatore. E' curioso infatti poter commutare la visualizzazione sulle temperature delle due bancate di dissipatori e le tensioni di alimentazioni in tempo reale. La potenza dichiarata è di 150 W minimi su 8 Ohm, con funzionamento in classe A per i primi 30 W circa. Anche questa macchina è completamente a discreti per la parte audio. Le altre caratteristiche, anche in questo caso, sono sul sito del produttore. Avete fatto caso agli interni delle due macchine? Alla faccia dell'artigiano che, pensa che ti ripensa, tenta che ti ritenta, alla fine accrocchia un po' di componenti, 350 pezzi di filo e mette in vendita una roba che al primo colpo di vento si scassa e nessuno ci capisce niente se deve ripararla. In fondo a questa pagina potete vedere il layout di pre e finale e vi accorgerete che c'è dietro un progetto molto serio e meditato, che di artigianale ha solo il fatto di non essere prodotto in grande serie. Poche macchine tra quelle in commercio possono vantare una simile pulizia costruttiva, Qualcuno inorridirà vedendo i componenti SMD (di qualità, peraltro) nel preamplificatore. Se smettiamo di rimanere ancorati ad un romantico passato, possiamo renderci conto che tutti quei lunghi reofori sui componenti e le saldature, a volte fredde, eseguite a mano, sono più fonte di rogne che di qualità sonora. E' tutta la vita che ci raccontano (giustamente) che il percorso del segnale dev'essere breve, e poi ci commuoviamo davanti a km di cablaggi in aria, coi componenti appiccicati tra loro con la colla a caldo... Nel finale, invece, dove le sollecitazioni termiche sono molto più violente, gli SMD non ci sono, perché sono meno indicati, secondo il progettista. Capisco la preoccupazione della manutenzione in caso di guasto, ché il vecchio tecnico col laboratorio nel seminterrato non è in grado di mettere le mani sugli SMD, e adesso arriviamo anche a questo, alla garanzia. 10 anni. MicroSound vi da 10 anni di garanzia. Condizionata. "Ah, ecco!" - dirà qualcuno - "Da qualche parte ci doveva essere la fregatura!". Adesso vi racconto uno dei rari casi nei quali acquirente e venditore possono trarre contemporaneamente vantaggio da una soluzione commerciale. La condizione per la garanzia di 10 anni è molto semplice: l'apparecchio deve essere tracciato. Il motivo è molto semplice: se MicroSound decide di apportare una modifica o una miglioria ai suoi apparecchi, pretende di farlo. Attenzione: lo farà completamente a sue spese, voi non cacciate un euro. In pratica, se MicroSound scopre un giorno un qualsiasi problema in qualche componente (capita anche coi marchi migliori), riparerà l'amplificatore difettoso e "richiamerà" in sede tutta la produzione, in modo da prevenire lo stesso problema su altri esemplari. Lo so, non avete mai sentito niente di simile neanche da marchi da svariate decine di migliaia di euro, ma cosa ci vogliamo fare... In pratica, vi trovate in casa un MKII senza cacciare un euro, altroché incazzarvi se dopo 6 mesi dall'acquisto del vostro amato componente, vi sbattono lì un MK nonsoquanto, più caro del 20% e che rende obsoleto il vostro MK Zero. E, come se non bastasse, esiste un centro di assistenza "di riserva" in provincia di Monza Brianza, se la Casa Madre, per qualche motivo, non potesse assistervi con tempestività. Si tratta di un centro di assistenza multimarche già ben conosciuto, ed in possesso di tutti gli schemi necessari per una corretta riparazione. Ma tutte queste belle cose non servono a nulla se la roba non suona, siamo d'accordo. E allora ascoltiamo questa coppia di elettroniche, così ci togliamo la curiosità. L'impianto nel quale sono stati inseriti gli apparecchi in prova è il seguente: giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, amplificatore integrato: Audionet Humboldt, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B³, diffusori: JBL 4350B, subwoofer Velodyne SPL-1200, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Il primo CD è di Paolo Conte, "Amazing Game" (Decca). E' un'opera quasi solo solo strumentale, che raccoglie brani mai pubblicati dagli archivi personali di Conte. E' davvero molto interessante, nella sua discontinuità, ed ha il vantaggio di essere poco "costruito" dal punto di vista tecnico, così da proporci dinamiche poco compresse e suoni che sembrano fare capolino dagli angoli della mia sala d'ascolto, all'improvviso e con estrema naturalezza. Pare di essere in sala d'incisione, quando i musicisti improvvisano con percussioni, fiati, bandoneon, vibrafoni, ma tutto con un senso ben preciso, mai fine a sé stesso. Esistono improvvisazioni nelle quali non si capisce cosa passi per la testa dei musicisti, ed altre che hanno un capo ed una coda, mentre tra i due estremi passano armonie sublimi. Ogni tanto, una pièce teatrale composta dal cantautore piemontese, ci ricorda che alcuni brani sono vere e proprie "prove d'artista". In altri brani, gli strumenti si alternano o suonano insieme, creando melodie molto interessanti. Ma forse sono io che ammiro tanto Conte, da accettare (quasi) tutto ciò che fa. In tutto ciò, i MicroSound si muovono benissimo, con agilità e leggerezza, rendendo piena giustizia al lavoro dei musicisti ed alle belle registrazioni. I suoni sono veloci e dotati di tutta la dinamica richiesta, ed i timbri degli strumenti restano sempre fedeli, indipendentemente dalla "spinta" richiesta al finale di potenza. Il contrabbasso, ad esempio, è morbido e ben esteso in basso. Tornando invece al vibrafono al quale abbiamo accennato prima, va notato come il giusto peso delle bacchette (o, meglio, mazzette) sulle lamelle metalliche dia un'impressione di nitidezza dei suoni che non è propria di tutte le elettroniche, che evidentemente non sempre riescono a far filtrare questo tipo di sensazione. Il SACD Concord Jazz "Stan Getz Quartet - Pure Getz" fa subito trasparire l'eccellente suono di quest'accoppiata italiana, che senza difficoltà ci porta indietro di 40 anni, al nastro master analogico usato per la registrazione e trasferito direttamente in DSD nel 2003, con un risultato di una naturalezza sorprendente. Il controllo del contrabbasso è sempre esemplare, e sappiamo come non sia sempre facile con le registrazioni Jazz, mentre il posizionamento dei musicisti in sala è ben scandito ed ampiamente credibile. Molto equilibrata la dinamica, con gli strumenti perfettamente integrati tra loro, senza antipatiche incongruenze. I piatti della batteria sono dolci e correttamente materici, come si conviene ad una registrazione che, sebbene effettuata in studio, vuole dare l'impressione del classico Jazz Club. Questo è proprio un bel disco, cari lettori, che scorre tutto d'un fiato. Resto sul Jazz col CD di Jimmy Scott "The Source" (Atlantic). Ogni volta che si ascolta la voce di quest'uomo - con la voce incredibilmente femminile - si resta incantati. In questo ascolto, Scott canta, apparendo improvvisamente tra i diffusori, e la mente parte per un viaggio fantastico, tra atmosfere oniriche. Nel brano 4, ad un certo punto, il batterista Bruno Carr assesta qualche colpo bello cattivo sul rullante, con le spazzole, ed il salto dinamico è riprodotto perfettamente dal duo MicroSound. Ogni minima nuance della voce del cantante americano è perfettamente percepibile, ed aiuta ad avvicinare quanto sto ascoltando all'impressione di corretta verosimiglianza, tanto da provocare qualche brivido di piacere e persino giustificare le cifre folli (nella fattispecie neanche tanto folli) che spendiamo per ascoltare al meglio la nostra musica preferita. Cambiamo genere, passando a Sibelius, 2° Sinfonia, eseguita dalla Moscow Radio Symphony Orchestra diretta da Gennady Rozhdestvensky (non chiedetemi come si pronuncia, che già ci ho messo 10 minuti per scriverlo), su cofanetto CD Melodya. Dal pianissimo iniziale si evince immediatamente una ricostruzione della scena molto ampia e profonda, e con le corrette proporzioni di tutte le sezioni orchestrali. Gli archi sono semplicemente "giusti", sia nei pizzicato, sempre difficili da riprodurre come si deve, che quando suonati con l'archetto. Non risultano mai falsamente stridenti, ma anzi hanno quella rugosità che li dovrebbe sempre contraddistinguere. Impressionano gli ottoni, al loro ingresso, per potenza, velocità di attacco e dinamica, ma senza quella tendenza a "picchiare" in gamma media, propria di molte elettroniche, anche di pregio. La gamma bassa resta sempre ben controllata, con quel tocco di morbidezza che non guasta. Acuti in giusta evidenza, senza stancanti manie di protagonismo, se non quando richiesto espressamente dal segnale musicale. Ottima quindi la gamma media, con la corretta scansione degli strumenti ma anche con quel leggero tocco di dolcezza che non guasta, soprattutto in ascolti prolungati. Prima di chiudere, ascolto Firth of Fifth dei Genesis (SACD), al volume assassino richiesto da questo brano. Molto bene la dinamica, anche quando si chiede di picchiare molto forte, il che significa che siamo ancora molto lontano dal classico fiato corto. Queste elettroniche sono in grado di strapazzare le grosse JBL senza alcun timore reverenziale. Basso elettrico pulitissimo, così da rendere giustizia al lavoro di Mike Rutherford. Appena più leggeri del solito i colpi sul piatto ride della batteria, ma senza nulla togliere al pathos generale della riproduzione. Alla fine di 15 giorni di ascolti belli fitti, non ho trovato molto da dire sul suono di queste macchine. Il che è solo un buon segno. Come di fa a descrivere il carattere di un suono, se non ha un carattere proprio? Attenzione, non voglio dire che sia un suono insulso, ma semplicemente che non appalesa caratteristiche degne di critica. Questi amplificatori sono molto trasparenti, e i miei riferimenti sono citati sopra, tanto per capirci. Non sono perfetti, non so neanche se esista qualcosa di perfetto, neanche tra le macchine da centinaia di migliaia di euro, ma ci vanno molto vicino. La cosa che mi impressiona di più, come ho già scritto, è che non danno una loro interpretazione del segnale musicale, ricordandomi con ciò le migliori macchine da musica che mi siano capitate sotto mano. E questo, credetemi, è il miglior complimento che possa fare a questi MicroSound. Contattate l'azienda, per gli ascolti. E magari approfittate, fino a quando non cambierà la distribuzione, delle interessanti promozioni per la vendita diretta, che potete trovare sul sito. Si tratta di un 35% di sconto sui prezzi di listino, che rende estremamente competitive queste elettroniche. Angelo Jasparro Produttore: MicroSound Technology |