Monrio ADN-N
Sotto la lente d’ingrandimento delle orecchie, ecco un apparecchio del marchio italiano Monrio che, negli anni 90, ebbe una larga diffusione grazie all’amplificatore finale Cento HP che molti di quelli che leggono ricorderanno o per averlo posseduto, o per averlo ascoltato a casa di amici o in negozio, o anche solo per averne letto e sperato un giorno di poterlo acquistare.
E quella macchina una ragione d’essere l’aveva; suonava bene, non costava una follia, pilotava più o meno tutto e quindi oggi resta nella mente come un bel ricordo.
Poi Monrio ha avuto sorti alterne, con minor diffusione ed è stato un peccato perché apparecchi come l’integrato Asty erano di eccellente qualità; molti l’hanno acquistato e tenuto perché l’Asty, oltre a suonare bene, ha anche il pregio di durare nel tempo. E anche questo non è poco.
L’Asty, poi, con i suoi 50 W per canale, si permetteva di pilotare con autorità e ottimo timbro le Tannoy D700 che avevo al tempo in cui lo provai; bella scena, timbro mai particolarmente aperto in alto, ma invece piuttosto concreto e buona dinamica. Ricordo che solo il basso era molto controllato, a volte troppo; ma era un peccato veniale perché il confronto avveniva allora con la mia amplificazione di quel tempo, un full Burmester che costava non meno di una ventina di volte il costo del piccolo Asty.
Ho fatto un rapido cenno al suono dell’Asty, che poi non era molto diverso da quello del Cento HP (come avrete capito, mi sbilancio a dare giudizi solo su apparecchi o posseduti o prestatimi per periodi congrui). L’ho fatto perché il pre-fono in esame mi ha ricordato molto quel suono, ricalcandolo quasi fedelmente; a dire che in Monrio hanno in mente una loro idea del suono e la portano avanti su tutti gli apparecchi (o, se si preferisce, in Monrio non si va così, “a lume di naso”).
E quella macchina una ragione d’essere l’aveva; suonava bene, non costava una follia, pilotava più o meno tutto e quindi oggi resta nella mente come un bel ricordo.
Poi Monrio ha avuto sorti alterne, con minor diffusione ed è stato un peccato perché apparecchi come l’integrato Asty erano di eccellente qualità; molti l’hanno acquistato e tenuto perché l’Asty, oltre a suonare bene, ha anche il pregio di durare nel tempo. E anche questo non è poco.
L’Asty, poi, con i suoi 50 W per canale, si permetteva di pilotare con autorità e ottimo timbro le Tannoy D700 che avevo al tempo in cui lo provai; bella scena, timbro mai particolarmente aperto in alto, ma invece piuttosto concreto e buona dinamica. Ricordo che solo il basso era molto controllato, a volte troppo; ma era un peccato veniale perché il confronto avveniva allora con la mia amplificazione di quel tempo, un full Burmester che costava non meno di una ventina di volte il costo del piccolo Asty.
Ho fatto un rapido cenno al suono dell’Asty, che poi non era molto diverso da quello del Cento HP (come avrete capito, mi sbilancio a dare giudizi solo su apparecchi o posseduti o prestatimi per periodi congrui). L’ho fatto perché il pre-fono in esame mi ha ricordato molto quel suono, ricalcandolo quasi fedelmente; a dire che in Monrio hanno in mente una loro idea del suono e la portano avanti su tutti gli apparecchi (o, se si preferisce, in Monrio non si va così, “a lume di naso”).
Mi permetto di fare una critica a livello estetico, perché trovo veramente poco adatte quelle due viti che fissano in pannello anteriore; delle viti con testa esagonale ci sarebbero state meglio. Quelle che ci sono, un po’ da falegname, impoveriscono l’oggetto; sarà vero che è talmente piccolo che lo si può mettere dietro al giradischi, ma molti di noi amano esporre tutti gli apparecchi e in quel caso quelle due viti, come ho già detto, stonano.
Altro? Direi di no; il resto è tutto sul versante del positivo, prezzo compreso.
L’apparecchio ha un guadagno di 60 db, non elevatissimo, ma sufficiente a pilotare degnamente testine con uscita da 0,3/0,4 mV in su. Posto che l’apparecchio è molto silenzioso (nessun ronzio o soffio percepibile anche con l’orecchio vicino al tweeter), si può tentare anche di utilizzare testine con uscita più bassa, ma con la Denon DL304 mi è parso che il suono fosse un po’ leggero, confuso.
L’apparecchio, poi, permette di essere utilizzato sia con testine MC che MM ed al suo interno ha dei selettori per il guadagno, per l’impedenza (470 o 47.000 Ohm) e per la capacità. L’alimentatore, tipo calcolatrice, è separato. La scatola metallica è robusta, i connettori sono di buona qualità e l’apertura dell’apparecchio per le tarature è agevole.
Il costo è di € 650,00; il che lo pone in concorrenza con molti apparecchi e la scelta verrà poi determinata da quello che sarà l’accoppiamento “sonoro” più consono al risultato che ognuno cerca. Certo è che questo Monrio è un valido contendente.
Altro? Direi di no; il resto è tutto sul versante del positivo, prezzo compreso.
L’apparecchio ha un guadagno di 60 db, non elevatissimo, ma sufficiente a pilotare degnamente testine con uscita da 0,3/0,4 mV in su. Posto che l’apparecchio è molto silenzioso (nessun ronzio o soffio percepibile anche con l’orecchio vicino al tweeter), si può tentare anche di utilizzare testine con uscita più bassa, ma con la Denon DL304 mi è parso che il suono fosse un po’ leggero, confuso.
L’apparecchio, poi, permette di essere utilizzato sia con testine MC che MM ed al suo interno ha dei selettori per il guadagno, per l’impedenza (470 o 47.000 Ohm) e per la capacità. L’alimentatore, tipo calcolatrice, è separato. La scatola metallica è robusta, i connettori sono di buona qualità e l’apertura dell’apparecchio per le tarature è agevole.
Il costo è di € 650,00; il che lo pone in concorrenza con molti apparecchi e la scelta verrà poi determinata da quello che sarà l’accoppiamento “sonoro” più consono al risultato che ognuno cerca. Certo è che questo Monrio è un valido contendente.
L’ADN-N è stato utilizzato esclusivamente con il Bauer DPS 2 ed il braccio Mørch DP6, in unione con la Denon DL100 e con la Denon DL304 (non è vero che è stato ascoltato esclusivamente con queste testine; è una piccola, innocente bugia perché in realtà l’ho provato anche con la Lyra Kleos che probabilmente non è allineata al costo del Monrio; ma era lì, montata sulla canna Blue e allora, perché non farci un ascolto?).
Pre-fono di riferimento il Lehmann Black Cube e l’American Hybrid Technology –P. Preamplificatore il Lavardin 6.2, amplificatore finale il Wyred4Sound ST250 e casse acustiche le Audio Note AN E-SPx. Cablaggio quello già più volte citato nei precedenti ascolti.
Quel che salta subito all’orecchio (La Fabuleuse Histoire De Mister Swing, di Michel Jonasz, registrazione dal vivo che consiglio a tutti sia per la bravura dei musicisti, che di Jonasz e della sua voce e dei suoi testi, che per la qualità della registrazione) è che il basso è molto concreto, anche se un po’ trattenuto; non manca l’estensione, non manca la potenza, ma manca un po’ di peso. I tempi di decadimento sono piuttosto veloci ed a volte rendono il suono un po’ elettrico.
Ma in tutta sincerità questo è l’unico neo che ha il Monrio ADN-N (così come i suoi competitor ne hanno altri), peraltro reso maggiormente evidente proprio da questo disco che invece, della violenza e naturalezza del basso elettrico fa il suo vanto (anzi, fate attenzione quando lo ascolterete; non voglio aver sulla coscienza la rottura dei woofer, soprattutto se di piccolo diametro). Per il resto, il suono è naturalmente esteso verso l’alto, senza esagerazioni, con una bella gamma centrale che porta in garbata evidenza la voce. La scena è quella solita di Monrio, precisa e piuttosto emozionante.
Il basso molto frenato lo si percepisce meno con le normali produzioni in vinile, quelle che tutti noi “vecchi” abbiamo in casa. I vari Deutsche Grammophon (lo si nota poco con la Quinta di Beethoven nell’esecuzione di Karajan ed anche nel Concerto per Violino e Orchestra, sempre di Beethoven, con Ferras al violino e Karajan alla direzione), Decca (la Sinfonia Italiana di Mendelssohn diretta da von Donhany o la Quarta di Mahler diretta da Mehta), CBS e simili.
Con l’uso di queste registrazioni il suono rimane ampiamente godibile su tutto lo spettro audio, senza esagerazioni né eccessive sottrazioni.
Né ci si può lamentare con le vecchie registrazioni di rock (Goats Head Soup dei Rolling Stones, piuttosto che Made in Japan dei Deep Purple) perché quelle registrazioni non hanno una quantità di bassi tale da dimostrare chiaramente che un pre-fono sia largamente preferibile all’altro (in questo caso il competitor è il Lehmann Black Cube che di suo ha un basso più libero ma tende a brillare in alto, cosa che non accade con il Monrio ADN-N).
Con le voci, a volte manca un pizzico di cattiveria, come mi dimostra la Cantata BWV 51 Jauchzet Gott in allen Landen di J.S. Bach (Telefunken, Harnoncourt); sempre bella la scena, correttamente posizionata anche la cantante, ma manca un po’ dello sforzo delle corde vocali che ascolto con il peraltro molto più costoso pre-fono di riferimento, mentre sono naturali sia la tromba obbligata che gli altri strumenti.
E anche nell’ascolto dell’Ode For The Birthday Of Queen Ann di G.F. Haendel (Oiseau-Lyre, Hogwood), le voci paiono tutte più morbide, come se si fosse in presenza di più pubblico davanti a noi. Nulla che faccia dire “interrompo l’ascolto”, ma solo piccoli peccati veniali che, come detto, o per un verso o per l’altro, riguardano tutti (e ripeto “TUTTI”) gli apparecchi di classe economica o medio-economica. Peraltro questa morbidezza della parte più alta dello spettro è benefica sia nell’uso con testine non costosissime che spesso tendono ad essere un po’ aspre e metalliche rispetto a prodotti tipo la Kleos, o proprio con certe registrazioni che portano in evidenza le sibilanti (uno per tutti, il Te Deum di Giovan Battista Lulli nell’esecuzione di Paillard, su Erato).
Con il jazz, invece, almeno con le registrazioni di cui dispongo, mi sono reso conto molto meno di questi “difetti”; il senso del ritmo che conferisce questo Monrio porta a concentrarsi un po’ meno sul risultato audiofilo che non sulla musica. E mi scuserete se lo ripeto, ma da ex cantante, il privilegio della musica sull’ascolto audio per me è il massimo (a parte il fatto che se l’impianto diventa secondario, vuol dire che gli apparecchi stanno lavorando bene, lasciando uscire il suono di chi ha suonato e di chi ha fatto la registrazione).
Che dire infine? Che per il costo al quale viene offerto il Monrio è un prodotto molto interessante. Suona bene, è silenzioso, non pone particolari problemi di accoppiamento con le testine ed è quindi versatile; e offre una tra le riproposizioni della scena più “eccitanti” che mi è riuscito di percepire tra apparecchi della sua classe.
Domenico Pizzamiglio
Produttore e distributore: MonrioAudio
Prezzo: euro 650,00
Pre-fono di riferimento il Lehmann Black Cube e l’American Hybrid Technology –P. Preamplificatore il Lavardin 6.2, amplificatore finale il Wyred4Sound ST250 e casse acustiche le Audio Note AN E-SPx. Cablaggio quello già più volte citato nei precedenti ascolti.
Quel che salta subito all’orecchio (La Fabuleuse Histoire De Mister Swing, di Michel Jonasz, registrazione dal vivo che consiglio a tutti sia per la bravura dei musicisti, che di Jonasz e della sua voce e dei suoi testi, che per la qualità della registrazione) è che il basso è molto concreto, anche se un po’ trattenuto; non manca l’estensione, non manca la potenza, ma manca un po’ di peso. I tempi di decadimento sono piuttosto veloci ed a volte rendono il suono un po’ elettrico.
Ma in tutta sincerità questo è l’unico neo che ha il Monrio ADN-N (così come i suoi competitor ne hanno altri), peraltro reso maggiormente evidente proprio da questo disco che invece, della violenza e naturalezza del basso elettrico fa il suo vanto (anzi, fate attenzione quando lo ascolterete; non voglio aver sulla coscienza la rottura dei woofer, soprattutto se di piccolo diametro). Per il resto, il suono è naturalmente esteso verso l’alto, senza esagerazioni, con una bella gamma centrale che porta in garbata evidenza la voce. La scena è quella solita di Monrio, precisa e piuttosto emozionante.
Il basso molto frenato lo si percepisce meno con le normali produzioni in vinile, quelle che tutti noi “vecchi” abbiamo in casa. I vari Deutsche Grammophon (lo si nota poco con la Quinta di Beethoven nell’esecuzione di Karajan ed anche nel Concerto per Violino e Orchestra, sempre di Beethoven, con Ferras al violino e Karajan alla direzione), Decca (la Sinfonia Italiana di Mendelssohn diretta da von Donhany o la Quarta di Mahler diretta da Mehta), CBS e simili.
Con l’uso di queste registrazioni il suono rimane ampiamente godibile su tutto lo spettro audio, senza esagerazioni né eccessive sottrazioni.
Né ci si può lamentare con le vecchie registrazioni di rock (Goats Head Soup dei Rolling Stones, piuttosto che Made in Japan dei Deep Purple) perché quelle registrazioni non hanno una quantità di bassi tale da dimostrare chiaramente che un pre-fono sia largamente preferibile all’altro (in questo caso il competitor è il Lehmann Black Cube che di suo ha un basso più libero ma tende a brillare in alto, cosa che non accade con il Monrio ADN-N).
Con le voci, a volte manca un pizzico di cattiveria, come mi dimostra la Cantata BWV 51 Jauchzet Gott in allen Landen di J.S. Bach (Telefunken, Harnoncourt); sempre bella la scena, correttamente posizionata anche la cantante, ma manca un po’ dello sforzo delle corde vocali che ascolto con il peraltro molto più costoso pre-fono di riferimento, mentre sono naturali sia la tromba obbligata che gli altri strumenti.
E anche nell’ascolto dell’Ode For The Birthday Of Queen Ann di G.F. Haendel (Oiseau-Lyre, Hogwood), le voci paiono tutte più morbide, come se si fosse in presenza di più pubblico davanti a noi. Nulla che faccia dire “interrompo l’ascolto”, ma solo piccoli peccati veniali che, come detto, o per un verso o per l’altro, riguardano tutti (e ripeto “TUTTI”) gli apparecchi di classe economica o medio-economica. Peraltro questa morbidezza della parte più alta dello spettro è benefica sia nell’uso con testine non costosissime che spesso tendono ad essere un po’ aspre e metalliche rispetto a prodotti tipo la Kleos, o proprio con certe registrazioni che portano in evidenza le sibilanti (uno per tutti, il Te Deum di Giovan Battista Lulli nell’esecuzione di Paillard, su Erato).
Con il jazz, invece, almeno con le registrazioni di cui dispongo, mi sono reso conto molto meno di questi “difetti”; il senso del ritmo che conferisce questo Monrio porta a concentrarsi un po’ meno sul risultato audiofilo che non sulla musica. E mi scuserete se lo ripeto, ma da ex cantante, il privilegio della musica sull’ascolto audio per me è il massimo (a parte il fatto che se l’impianto diventa secondario, vuol dire che gli apparecchi stanno lavorando bene, lasciando uscire il suono di chi ha suonato e di chi ha fatto la registrazione).
Che dire infine? Che per il costo al quale viene offerto il Monrio è un prodotto molto interessante. Suona bene, è silenzioso, non pone particolari problemi di accoppiamento con le testine ed è quindi versatile; e offre una tra le riproposizioni della scena più “eccitanti” che mi è riuscito di percepire tra apparecchi della sua classe.
Domenico Pizzamiglio
Produttore e distributore: MonrioAudio
Prezzo: euro 650,00