Olimpia Audio Polidoro
Silvano Sivieri è un artigiano milanese: artigiano nel senso migliore del termine, di quelli dediti al cosiddetto tailoring, ovvero al taglio su misura dell’utente, garanzia dell’ottenimento del risultato voluto dall’utente ed al continuo tentativo di migliorare i propri progetti, con beneficio di trasferire i miglioramenti su tutti gli apparecchi venduti. Sivieri - e quindi la sua azienda Olimpia Audio - è noto anche per le sue implementazioni su cinematiche digitali che già hanno goduto di recensioni su altre testate online o cartacee, così come Angelo Jasparro ha recensito il DAC Ramiro per AudioReview ed io, per mio conto, ho già scritto del piccolo finale Alfonso e del preamplificatore Guglielmo II. La mia storia con Guglielmo II poi è particolare perché in realtà quel preamplificatore interessava me, personalmente; provato l’apparecchio è partita la recensione perché il prodotto, a quella cifra, risultava altamente concorrenziale. Ed anche in questo caso Polidoro non doveva essere assolutamente oggetto di una recensione ma solo di un ascolto così, tanto per trarre delle impressioni; ma dopo tre giorni di ascolto ho deciso che ne avrei scritto perché il prodotto non è solo valido, ma estremamente valido. Se poi si considerano la concorrenza ed il risultato, direi che i 4.000,00 € richiesti paiono quasi pochi (e benché io pensi che l’audio ha sempre e comunque prezzi molto alti, in questo caso posso anche derogare, soprattutto dopo l’ascolto).
Sivieri è un melomane, mozartiano convinto, benché ascolti poi di tutto: infatti i suoi apparecchi hanno tutti nomi di personaggi tratti da opere di Mozart. In questo caso Polidoro è uno dei protagonisti de “La finta semplice”, forse una delle opere meno popolari di Mozart. Ma non so perché, in qualche modo questo amore per la musica lo vedo poi trasfuso negli apparecchi di Olimpia Audio che convincono proprio dopo l’attento ascolto (non è popolare, lo so; ma secondo me la conoscenza della musica e degli strumenti per come suonano dal vivo, pur nelle diverse collocazioni, tantissime, che i frequentatori di sale da concerto ben conoscono e riconoscono, aiuta nelle sessioni finali di ascolto dei prodotti da mettere in commercio). Polidoro si presenta molto bene; quasi un “tempietto”, con le quattro colonne ai lati. Il passo verso un’estetica meno dimessa rispetto ai prodotti piccoli è evidente ed è riuscito; dà all’apparecchio un carattere di serietà quasi industriale, per quanto questo possa contare rispetto alla produzione artigianale. Sul pannello anteriore ci sono, sulla sinistra, la manopola del selettore degli ingressi che comanda i relais deputati a tale funzione; sotto la manopola i led che indicano quale ingresso è stato selezionato; l’ipertrofica manopola del volume motorizzato che è posta al centro e sulla destra, il pulsante di accensione. Sul lato posteriore ingressi e uscite sbilanciati (tutti) e bilanciati (un solo ingresso e l’uscita) e la presa IEC per l’alimentazione. Sul coperchio campeggia una scritta di generose dimensioni, realizzata con foratura del pannello, che riporta il nome del preamplificatore, Polidoro, appunto e per permette la dispersione del calore verso l’alto. Il progetto di Polidoro e cito dal sito di Olimpia Audio, ha “stadio linea con triodi E80CC in configurazione bilanciata, controreazione assente, stadio analogico di uscita a trasformatori, tensione dei filamenti stabilizzata”. I trasformatori d’uscita sono Sowter realizzati su specifiche di Olimpia Audio. Il preamplificatore è telecomandato. Mi è stato espressamente richiesto di non fare foto dell’interno perché le schede non sono quelle che saranno montate sui modelli di serie (questo apparecchio è una pre-serie, già ascoltata dagli audiofili durante lo scorso Milano Hi-End insieme con le casse acustiche di JBL). L’impianto nel quale è stato inserito è il solito: giradischi Bauer Audio DPS con braccio Mørch DP6 e testine Denon DL-S1 e Transfiguration Aria (ospite la Ikeda 9 TT), pre fono American Hybrid Technology, giradischi Revox RB 795 con testina Ortofon Vivo Blue e pre fono Lehmann Black Cube, preamplificatori Spectral DMC12 e Olimpia Audio Guglielmo II, amplificatori finali Spectral DMA50 e Wyred 4 Music ST250, altoparlanti Magneplanar MG 1.6, cavi YBA, Systems and Magic, AS D e altri.
Come suona questo Polidoro? Non ha un suo suono, massimo complimento che mi permetto con quelle apparecchiature che paiono non filtrare il risultato sonoro con loro caratteristiche peculiari, del tipo “questo ha un gran bel basso”, “quell’altro un gran bell’acuto”, “quell’altro una scena da paura”. Con Polidoro si va nella direzione del mio impianto, ovvero cercare di far risaltare al massimo la registrazione e la sua qualità, interpretandola il meno possibile: è questa la direzione imboccata da questo preamplificatore. E’ questa la direzione che dovrebbe avere, a mio avviso, l’hi-end. Che ovviamente non ha nulla a che vedere con la freddezza tante volte additata come ragione di fatica di ascolto, ma significa semplicemente che c’è quel che ci deve essere, senza nulla posto in maldestra evidenza. Nell’ascolto del Petrouchka diretto da Stravinsky stesso (CBS, vinile) è chiaro che la registrazione è stata ben rimaneggiata per avere una chiarezza dovuta all’abbondante uso di colori timbrici spostati verso la parte più alta dello spettro audio, così come sia stato dato il giusto risalto alla parte bassa più profonda, ove presente. I colpi di grancassa sono evidentemente presenti, meno lo sono quelli di timpano ed a volte depressi paiono gli archi gravi; restando sulla stessa opera e passando all’esecuzione di Abbado (DGG, sempre vinile) l’equilibrio timbrico sulla parte alta è sempre un po’ pronunciato, gli archi gravi sono leggeri, il timpano è abbastanza credibile e la grancassa risulta depressa: ovviamente sto parlando delle registrazioni e non certo del suono di Polidoro che, da fedele esecutore qual è, non nasconde queste differenze. Timbricamente Polidoro pare accurato, come mi dimostrano gli ascolti delle composizioni per liuto di Bach nelle due esecuzioni di Lindberg (BIS) e Smith (Astrée). Le differenze di ripresa tra le due registrazioni e le differenti qualità degli strumenti usati sono ben evidenti; suono con maggiore ambiente nell’Astrée e suono con maggior precisione e vicinanza nel BIS. Notare che questa attitudine alla restituzione puntuale degli strumenti per come registrati non porta mai la seppure minima traccia di aggressività. Dinamicamente non ci sono problemi; i Carmina Burana di Telarc vengono restituiti con la giusta violenza dell’ "Ego sum Abbas" o dell’ "In taberna", ma non manca la dolcezza nei momenti più “lirici” della composizione. Ed ovviamente non ci sono problemi neppure con il Viaggio a Reims, di Rossini (Abbaddo, Fonit Cetra) dove l’esplosione dell’ "Ah qual colpo inaspettato" non ha nessun ritardo nel tempo di salita (chi conosce l’opera, capirà cosa intendo). Analoga prova, quasi a confronto, con il Petrouchka in versione pianistica con Pollini (DGG) e Pontinen (BIS), su vinile; il pianoforte di Pontinen è in ambiente grande e riverberante che pone in garbata evidenza le ultime due ottave. Il pianoforte di Pollini è un po’ più datato e risulta meno squillante, ma comunque più materico in ragione della ripresa effettuata con i soliti microfoni all’interno e senza troppa ambienza. E’ importante sentire così bene le differenze tra registrazioni perché permette poi di scegliere quelle che più rimandano alle proprie esperienze d’ascolto live. Non ho volutamente parlato della scena, fenomeno che ritengo un po’ sopravvalutato, posto che spesso la scena è ricostruita ad arte dal tecnico che esegue l’incisione; mi limito a dire che la posizione degli strumenti varia da registrazione a registrazione, come la sensazione di profondità e la cosiddetta “focalizzazione”. Insomma, un bell’apparecchio che ha il pregio di poter essere ascoltato per ore e ore, con dovizia di particolari ma senza affaticamento per le orecchie. Definito, ma non iperdefinito. Personalmente l’ho molto apprezzato; tutto ciò che, con le registrazioni giuste, mi riporta alla sala da concerto, per ma ha quel quid in più che me lo fa porre su un gradino più alto.
Mi sa che se Sivieri fosse nato a Tokyo invece che a Milano, avrebbe avuto ben diversa fortuna. Domenico Pizzamiglio Prodotto da: Olimpia Audio Prezzo: euro 4.000,00 |
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