Ortofon Cadenza Blue
… e con Ortofon mi sembra sempre di tornare a casa.
Ogni volta che mi ritrovo a provare un prodotto Ortofon, ripasso a memoria i fonorivelatori di quel marchio che ho posseduto in quarant'anni di malattia audiofila. Tra le tante ho tenuto la vecchia MC 20 Super che ancora fa il suo lavoro (è però vero che la uso poco) ed attualmente ho montato sul giradischi “vintage” (il PL 550 di Pioneer) la Vivo Red che con dischi rock anni 70 e 80, o con buona parte della mia discoteca jazz, dà molte soddisfazioni malgrado il costo contenuto.
Comunque oggi sulla scena c’è lei, la Cadenza Blue e di lei vediamo di parlare.
Per chi fosse interessato, segnalo che c’è online un mio scritto sulla Ortofon Kontrapunkt B che fu pubblicato su quello che noi di Audio-Activity.com chiamiamo il nostro bloggino. Questo il link http://hifimusica.blogspot.it/2011/06/ortofon-kontrapunkt-b.html; il testo è solo in italiano ma con il traduttore di Google non sarà difficile capire più o meno quel che scrissi. Poiché Cadenza Blue e Kontrapunkt B sono entrambe con cantilever in rubino e sono entrambe le seconde dal basso della stirpe, un confronto può essere interessante.
Peraltro rilevo come da quella prova nulla sia cambiato nel mio set-up analogico ; quindi pare ancor più attendibile verificare i due scritti per verificare l’effetto delle migliorie apportate da Ortofon ai due modelli, che in qualche modo rappresentano la madre e la figlia.
Non credo sia necessario dilungarsi troppo su Ortofon; il marchio è talmente conosciuto che è inutile ricordare il ruolo di pioniere delle MC della serie SPU o altre cose di questo tipo. Come abbastanza inutile è parlare, qui in Italia, del noto distributore Audiogamma.
Ogni volta che mi ritrovo a provare un prodotto Ortofon, ripasso a memoria i fonorivelatori di quel marchio che ho posseduto in quarant'anni di malattia audiofila. Tra le tante ho tenuto la vecchia MC 20 Super che ancora fa il suo lavoro (è però vero che la uso poco) ed attualmente ho montato sul giradischi “vintage” (il PL 550 di Pioneer) la Vivo Red che con dischi rock anni 70 e 80, o con buona parte della mia discoteca jazz, dà molte soddisfazioni malgrado il costo contenuto.
Comunque oggi sulla scena c’è lei, la Cadenza Blue e di lei vediamo di parlare.
Per chi fosse interessato, segnalo che c’è online un mio scritto sulla Ortofon Kontrapunkt B che fu pubblicato su quello che noi di Audio-Activity.com chiamiamo il nostro bloggino. Questo il link http://hifimusica.blogspot.it/2011/06/ortofon-kontrapunkt-b.html; il testo è solo in italiano ma con il traduttore di Google non sarà difficile capire più o meno quel che scrissi. Poiché Cadenza Blue e Kontrapunkt B sono entrambe con cantilever in rubino e sono entrambe le seconde dal basso della stirpe, un confronto può essere interessante.
Peraltro rilevo come da quella prova nulla sia cambiato nel mio set-up analogico ; quindi pare ancor più attendibile verificare i due scritti per verificare l’effetto delle migliorie apportate da Ortofon ai due modelli, che in qualche modo rappresentano la madre e la figlia.
Non credo sia necessario dilungarsi troppo su Ortofon; il marchio è talmente conosciuto che è inutile ricordare il ruolo di pioniere delle MC della serie SPU o altre cose di questo tipo. Come abbastanza inutile è parlare, qui in Italia, del noto distributore Audiogamma.
Partiamo per una volta dal prezzo e da qualche considerazione pratica. Questa Ortofon Cadenza Blue costa € 1.550,00 a listino ufficiale. Non sono pochi ed anzi per molti rappresentano un grande sforzo economico. Ma mi piace sempre ricordare che le dimensioni di Ortofon sono tali da dare qualche garanzia in più sulla costanza degli esemplari che escono dalla fabbrica; cosa che non mi pare si possa dire di certi lavori ad opera dei grandi maestri dell’audio, spesso nipponici, che prima di tutto chiedono somme di ben diversa rilevanza (molto maggiore) e spesso ti mandano una testina che sibila su un canale, l’altra con il cantilever storto o altro; personalmente mi è capitato di avere una testina con il diamante non montato correttamente, con il risultato di non poter leggere correttamente nessun disco ed evito di raccontare le mille polemiche per poterne avere la sostituzione. Una sola volta ho avuto lo stesso problema con una Ortofon MC 30 Super II che, riportata in negozio, mi è stata sostituita immediatamente. Insomma, quando qualche persona mi chiede che testina comprare, consiglio sempre per primo il catalogo Ortofon (o di altri marchi da tanti anni sul mercato e di grande diffusione, come possono essere Audiotechnica o Denon) perché a mio avviso non si sbaglia l’acquisto e ci si trova in mano un prodotto di qualità che ha un prezzo sempre molto minore rispetto a realizzazioni che senz’altro sono più esoteriche, ma magari creano qualche problema di accoppiamento elettrico o meccanico o con il suono finale dell’impianto. Mi si dice che con questo atteggiamento io uccida i sogni audiofili, ma io rispondo che i miei soldi amo spenderli per cose concrete, lasciando i sogni agli altri.
Ricordo la composizione dell’impianto nel quale è stata provata la Cadenza Blue: giradischi Bauer DPS con braccio Morch DP6 e testina Denon DL S1 e con pre-fono American Hybrid Technology; comprimario il Pioneer PL 550 con il braccio originale e una Ortofon Vivo Red con il pre-fono Lehmann Black Cube; come trasformatore l’Ortofon T20; preamplificatore lo Spectral DMC 12 e finali di potenza lo Spectral DMA 50 e il Wyred 4 Sound ST 250; sistema di altoparlanti le Audio Note AN E SPx; cavi Kimber di potenza, Black Noise di alimentazione, YBA Cristal e altri cavi custom.
Ricordo la composizione dell’impianto nel quale è stata provata la Cadenza Blue: giradischi Bauer DPS con braccio Morch DP6 e testina Denon DL S1 e con pre-fono American Hybrid Technology; comprimario il Pioneer PL 550 con il braccio originale e una Ortofon Vivo Red con il pre-fono Lehmann Black Cube; come trasformatore l’Ortofon T20; preamplificatore lo Spectral DMC 12 e finali di potenza lo Spectral DMA 50 e il Wyred 4 Sound ST 250; sistema di altoparlanti le Audio Note AN E SPx; cavi Kimber di potenza, Black Noise di alimentazione, YBA Cristal e altri cavi custom.
I dati tecnici che ci dà
Ortofon sono sempre molto completi, così da facilitare la scelta in funzione,
prima di tutto, del braccio in uso, così da ottenere una corretta frequenza di
risonanza già solo leggendo le caratteristiche; poi uno fa una prova a casa con
il disco test e scopre che ci ha azzeccato. Comunque Ortofon parla di una
cedevolezza pari a 12 μm ed
un peso di 10,7 gr; il che consiglia di usare bracci di massa media ed infatti
la canna Red del mio Mørch (8 grammi di massa montata sul braccio) è stata la
scelta corretta. Il taglio dello stilo è un Fritz Geyger 70 ed è fissato alla
fine di un lungo cantilever in rubino. Per quanto riguarda i dati elettrici, la
tensione d’uscita è di 0,5 mV, un valore abbastanza alto che non pone
particolari problemi anche con pre-fono attivi con guadagno di 60 db o meno; ed
infatti con il mio AHT, che guadagna 60 db, ho dovuto abbassare il guadagno in
ingresso del preamplificatore Spectral, altrimenti non avrei avuto sufficiente
corsa della manopola del volume. L’impedenza interna è pari a 5 Ohm;
generalmente a carico interno basso corrispondente una non spinta criticità del
carico offerto dal pre-fono. Tuttavia, anche se non ci sono differenze
macroscopiche tra i 100, i 200 o i 500 Ohm, posso confermare che i 200 Ohm indicati
da Ortofon come carico massimo sono quelli che nel mio impianto hanno offerto
il risultato più equilibrato. A 500 Ohm il suono si apre un po’ in alto, ma
diventa anche eccessivo in basso; ed è un peccato perché il basso della Cadenza
Blue, caricata correttamente, è piuttosto fermo.
Per quanto riguarda il peso di lettura, Ortofon dà un range, salvo poi precisare che il peso ottimale è di 2,5 gr, dato che io ho applicato immediatamente. Invero la testina non era nuovissima (aveva appena lavorato alla fiera Sintonie di Lanciano) e quindi non è stato necessario provare a farla leggere al peso maggiore, come sempre faccio con tutte le testine nella prima settimana d’uso.
Completa la confezione che comprende, oltre alla Cadenza, un set di viti, un giravite metallico amagnetico, una spazzolina per la pulizia dello stilo e un set di pagliuzze di qualità utili per chi usa i bracci che permettono di sostituire quelli originali (tutti i giradischi con shell EIA – infatti sul mio Pioneer uso quelle - ed alcuni altri, ma non il Mørch).
Un plauso sempre dovuto a chi fa testine che non necessitano del fissaggio con vite e controdado; un patema in meno quando la si monta, visto che si fa tutto con la conchiglia di protezione del cantilever montata e con minor paura di danneggiare il cantilever prima ancora di aver montato la testina sul braccio.
E dopo tutte queste parole, come suona? Bene. E’ una Ortofon e con questo marchio non si scherza.
Tracciamento? Ottimo; non si è mai manifestata nessuna sensazione di tracciamento faticoso. Una delle migliori passate per casa. Peraltro il taglio dello stilo estrae molte informazioni dal solco e lo si sente. Nessuna informazione è spinta in avanti, ma tutto risulta correttamente integrato, dalla presa di fiato del cantante, al piccolo rumore dello strumentista di turno (sempre che il supporto sia sufficientemente silenzioso, perché l’accuratezza del tracciamento raccoglie anche una maggior quantità di rumore proveniente dal solco).
La testina è timbricamente corretta, forse solo leggermente scura, con una evidenziazione della gamma media; a poco vale giocare con il carico del pre-fono perché se è vero, come già detto, che arrivando a 500 Ohm qualcosa cambia in alto, è anche vero che qualcosa – di negativo – accade in gamma bassa che si fa gommosa, mentre col carico giusto (nel range indicato da Ortofon stessa, ovvero da 50 a 200 Ohm) il basso è fermissimo.
Dinamica? Non è un problema.
Scena? Se c’è la Ortofon la restituisce, altrimenti no. La testina non si inventa nulla di suo (o se lo fa, lo fa poco).
Qualche esempio. Ascoltando il Petrouchka di Stravinski nell’esecuzione di Claudio Abbado su DGG (un Digital anni 80), si ha la netta sensazione di un’orchestra grande, dinamica, rispettata nei timbri delle varie sezioni orchestrali e particolarmente attraente per quanto riguarda tutti i fiati e i legni che sono lucenti al punto giusto. Forse l’ottavino perde qualcosa in ragione della morbidezza della gamma alta, ma questo solo se si hanno come riferimento i teatri moderni, molto lucidi; se il riferimento sono sale come la Verdi del Conservatorio di Milano o La Scala, diciamo che la Cadenza Blue è anche più aperta in alto dell’ascolto fatto in quelle sale. Stando sempre su Stravinski, nell’Oiseau de Feu diretto da Antal Dorati su Decca (Digital anni 80) si ripete la bellissima definizione di fiati e legni, con archi una volta tanto dotati di una cassa armonica; una traccia di “alone” sui contrabbassi e i violoncelli enfatizza appena quella che è una caratteristica della registrazione. E finendo, sempre stando su Stravinski, con il Sacre du Printemps diretto da Lorin Maazel su Telarc, l’effetto di controllo sulla gamma più acuta della Cadenza Blue è benefica perché calma alcune intemperanze della registrazione Telarc, senza però limitare la violenza e la grandiosità delle grandi percussioni che sono immanenti quanto controllate; e come sempre eccellenti i fiati e i legni.
Il bello di questa testina è che non entra mai in crisi, anche con le più grandi compagini orchestrali e non si ha mai alcuna sensazione di confusione. In questo, nel mio impianto, rappresenta un miglioramento rispetto alla Kontrapunkt B della quale resta quella traccia di eufonia in alto, ma nei confronti della quale è sparita la definizione non ottimale della gamma bassa.
Certo che l’accuratezza del taglio dello stilo a volte estrae anche le cose meno eccitanti del vinile, tipo una certa rumorosità da stampa non perfetta dell’LP Still Life (Talking) di Pat Metheny, dove in gamma bassa c’è un toc-toc persistente su tutta la facciata A che con la mia Denon si sente meno (con la Audio Note Kondo Io-M che sto provando, ancora di più). Ma è lo scotto da pagare per testine di qualità elevata che non evidenziano solo le cose belle, ma anche le meno belle; c’è però da dire che in quell’LP, quando inizia il brano che prediligo, Last Train Home, il rumore non lo si sente più e quindi resta la bellezza della registrazione, con l’insistenza dei piatti della batteria, il basso potente, veloce e profondo e la chitarra di Metheny che manifesta una dinamica abbastanza inusuale.
Mi sono voluto divertire a tirar fuori qualche vecchio disco, di quelli che non si ascoltano troppo spesso. E’ stato il caso di Tale Spinnin, dei Wheather Report, dove nel brano Badia il basso si è rivelato quanto mai “vero” e molto profondo e dove la scena, ben ricreata nella registrazione, è stata piuttosto convincente (ascolto fatto in un giorno d’inflenza, senza nessun vicino a casa, a volume congruo, ovvero da ricovero alla neurodeliri).
Tirando le somme, che dire? Come anticipato 1.550,00 € non sono, in assoluto, un prezzo economico. Tuttavia in relazione alla concorrenza, il prezzo è centrato. Questa Cadenza Blue è una testina di qualità che dovrebbe ambire a posti di una certa importanza perché molto corretta. Priva di caratterizzazioni che la rendano piaciona, permette di esplorare con minuziosità il solco, restituendo sonorità naturali, che rimandano a una sensazione di “verità”, di “suono dal vivo”. In questa ottica e tenendo conto dei costi di certa concorrenza “artigianale”, il prezzo rischia di apparire anche troppo concorrenziale.
Da non dimenticare la garanzia che il distributore Audiogamma rappresenta per l’audiofilo; non si resta sul mercato a lungo se non c’è serietà.
Domenico Pizzamiglio
Distributore: Audiogamma
Prezzo listino: euro 1.550,00
Per quanto riguarda il peso di lettura, Ortofon dà un range, salvo poi precisare che il peso ottimale è di 2,5 gr, dato che io ho applicato immediatamente. Invero la testina non era nuovissima (aveva appena lavorato alla fiera Sintonie di Lanciano) e quindi non è stato necessario provare a farla leggere al peso maggiore, come sempre faccio con tutte le testine nella prima settimana d’uso.
Completa la confezione che comprende, oltre alla Cadenza, un set di viti, un giravite metallico amagnetico, una spazzolina per la pulizia dello stilo e un set di pagliuzze di qualità utili per chi usa i bracci che permettono di sostituire quelli originali (tutti i giradischi con shell EIA – infatti sul mio Pioneer uso quelle - ed alcuni altri, ma non il Mørch).
Un plauso sempre dovuto a chi fa testine che non necessitano del fissaggio con vite e controdado; un patema in meno quando la si monta, visto che si fa tutto con la conchiglia di protezione del cantilever montata e con minor paura di danneggiare il cantilever prima ancora di aver montato la testina sul braccio.
E dopo tutte queste parole, come suona? Bene. E’ una Ortofon e con questo marchio non si scherza.
Tracciamento? Ottimo; non si è mai manifestata nessuna sensazione di tracciamento faticoso. Una delle migliori passate per casa. Peraltro il taglio dello stilo estrae molte informazioni dal solco e lo si sente. Nessuna informazione è spinta in avanti, ma tutto risulta correttamente integrato, dalla presa di fiato del cantante, al piccolo rumore dello strumentista di turno (sempre che il supporto sia sufficientemente silenzioso, perché l’accuratezza del tracciamento raccoglie anche una maggior quantità di rumore proveniente dal solco).
La testina è timbricamente corretta, forse solo leggermente scura, con una evidenziazione della gamma media; a poco vale giocare con il carico del pre-fono perché se è vero, come già detto, che arrivando a 500 Ohm qualcosa cambia in alto, è anche vero che qualcosa – di negativo – accade in gamma bassa che si fa gommosa, mentre col carico giusto (nel range indicato da Ortofon stessa, ovvero da 50 a 200 Ohm) il basso è fermissimo.
Dinamica? Non è un problema.
Scena? Se c’è la Ortofon la restituisce, altrimenti no. La testina non si inventa nulla di suo (o se lo fa, lo fa poco).
Qualche esempio. Ascoltando il Petrouchka di Stravinski nell’esecuzione di Claudio Abbado su DGG (un Digital anni 80), si ha la netta sensazione di un’orchestra grande, dinamica, rispettata nei timbri delle varie sezioni orchestrali e particolarmente attraente per quanto riguarda tutti i fiati e i legni che sono lucenti al punto giusto. Forse l’ottavino perde qualcosa in ragione della morbidezza della gamma alta, ma questo solo se si hanno come riferimento i teatri moderni, molto lucidi; se il riferimento sono sale come la Verdi del Conservatorio di Milano o La Scala, diciamo che la Cadenza Blue è anche più aperta in alto dell’ascolto fatto in quelle sale. Stando sempre su Stravinski, nell’Oiseau de Feu diretto da Antal Dorati su Decca (Digital anni 80) si ripete la bellissima definizione di fiati e legni, con archi una volta tanto dotati di una cassa armonica; una traccia di “alone” sui contrabbassi e i violoncelli enfatizza appena quella che è una caratteristica della registrazione. E finendo, sempre stando su Stravinski, con il Sacre du Printemps diretto da Lorin Maazel su Telarc, l’effetto di controllo sulla gamma più acuta della Cadenza Blue è benefica perché calma alcune intemperanze della registrazione Telarc, senza però limitare la violenza e la grandiosità delle grandi percussioni che sono immanenti quanto controllate; e come sempre eccellenti i fiati e i legni.
Il bello di questa testina è che non entra mai in crisi, anche con le più grandi compagini orchestrali e non si ha mai alcuna sensazione di confusione. In questo, nel mio impianto, rappresenta un miglioramento rispetto alla Kontrapunkt B della quale resta quella traccia di eufonia in alto, ma nei confronti della quale è sparita la definizione non ottimale della gamma bassa.
Certo che l’accuratezza del taglio dello stilo a volte estrae anche le cose meno eccitanti del vinile, tipo una certa rumorosità da stampa non perfetta dell’LP Still Life (Talking) di Pat Metheny, dove in gamma bassa c’è un toc-toc persistente su tutta la facciata A che con la mia Denon si sente meno (con la Audio Note Kondo Io-M che sto provando, ancora di più). Ma è lo scotto da pagare per testine di qualità elevata che non evidenziano solo le cose belle, ma anche le meno belle; c’è però da dire che in quell’LP, quando inizia il brano che prediligo, Last Train Home, il rumore non lo si sente più e quindi resta la bellezza della registrazione, con l’insistenza dei piatti della batteria, il basso potente, veloce e profondo e la chitarra di Metheny che manifesta una dinamica abbastanza inusuale.
Mi sono voluto divertire a tirar fuori qualche vecchio disco, di quelli che non si ascoltano troppo spesso. E’ stato il caso di Tale Spinnin, dei Wheather Report, dove nel brano Badia il basso si è rivelato quanto mai “vero” e molto profondo e dove la scena, ben ricreata nella registrazione, è stata piuttosto convincente (ascolto fatto in un giorno d’inflenza, senza nessun vicino a casa, a volume congruo, ovvero da ricovero alla neurodeliri).
Tirando le somme, che dire? Come anticipato 1.550,00 € non sono, in assoluto, un prezzo economico. Tuttavia in relazione alla concorrenza, il prezzo è centrato. Questa Cadenza Blue è una testina di qualità che dovrebbe ambire a posti di una certa importanza perché molto corretta. Priva di caratterizzazioni che la rendano piaciona, permette di esplorare con minuziosità il solco, restituendo sonorità naturali, che rimandano a una sensazione di “verità”, di “suono dal vivo”. In questa ottica e tenendo conto dei costi di certa concorrenza “artigianale”, il prezzo rischia di apparire anche troppo concorrenziale.
Da non dimenticare la garanzia che il distributore Audiogamma rappresenta per l’audiofilo; non si resta sul mercato a lungo se non c’è serietà.
Domenico Pizzamiglio
Distributore: Audiogamma
Prezzo listino: euro 1.550,00