Ortofon Quintet Black
Ortofon … serve una presentazione? Par piuttosto inutile, visto che tutti gli audiofili conoscono benissimo il longevo marchio danese e soprattutto molti, moltissimi, hanno avuto modo di montare un loro prodotto sul braccio del proprio giradischi. Poi ci sono quelli che, come me, magari ne hanno avuti più di uno o due, ma resta il fatto che fare la storia di Ortofon è arduo, lungo e probabilmente molto ma molto inutile.
Delle varie serie di testine prodotte da Ortofon, ci occupiamo oggi della serie medio-bassa (sotto di lei, solo la serie Vivo), ovvero la Quintet; e – lo dico subito – sarà pure di livello medio-basso come prezzo, ma come prestazioni questa Black medio-bassa non lo è proprio; e questo, che si voglia o non si voglia, porta a porsi alcune domande. Una su tutte: è possibile ascoltare hi-end senza svenarsi? Con la Black la risposta è: senz’altro, si.
La serie Quintet è declinata in cinque versioni che usano il codice colore che ormai da molto tempo contraddistingue la produzione di Ortofon; quindi Red per il livello più basso, Blue per il livello medio-basso, Bronze per il livello medio-alto e Black per il livello alto; il quinto modello è di colore bianco ed è la “Mono” (però si chiama “Mono” e non “White”). Detto subito che al “segmento” Black compare anche una testina MM che spesso mi fa domandare se sia proprio necessario comprare una MC (mi riferisco all’eccellente 2M Black, ovviamente), pare che Black stia proprio per eccellenza, eccellenza che qui mi sembra confermata senza tema di smentita (e chi mi legge sa che io non sono proprio assertivo; ma qui asserisco che siamo ad un livello insospettabilmente alto, molto alto).
Delle varie serie di testine prodotte da Ortofon, ci occupiamo oggi della serie medio-bassa (sotto di lei, solo la serie Vivo), ovvero la Quintet; e – lo dico subito – sarà pure di livello medio-basso come prezzo, ma come prestazioni questa Black medio-bassa non lo è proprio; e questo, che si voglia o non si voglia, porta a porsi alcune domande. Una su tutte: è possibile ascoltare hi-end senza svenarsi? Con la Black la risposta è: senz’altro, si.
La serie Quintet è declinata in cinque versioni che usano il codice colore che ormai da molto tempo contraddistingue la produzione di Ortofon; quindi Red per il livello più basso, Blue per il livello medio-basso, Bronze per il livello medio-alto e Black per il livello alto; il quinto modello è di colore bianco ed è la “Mono” (però si chiama “Mono” e non “White”). Detto subito che al “segmento” Black compare anche una testina MM che spesso mi fa domandare se sia proprio necessario comprare una MC (mi riferisco all’eccellente 2M Black, ovviamente), pare che Black stia proprio per eccellenza, eccellenza che qui mi sembra confermata senza tema di smentita (e chi mi legge sa che io non sono proprio assertivo; ma qui asserisco che siamo ad un livello insospettabilmente alto, molto alto).
Da tempo ero curioso di provare una di queste Quintet; certo, avrei preferito la Black, come è logico che sia, ma mi sarei accontentato anche di un’altra di minor livello, pur di verificare se quella sensazione avuta con la Cadenza Blue fosse confermata. Ho più volte affermato che Ortofon per un certo periodo aveva un po’ abbandonato il suo carattere precipuo e mi riferivo in particolare alla serie Kontrapunkt che, pur eccellente, a mio avviso non aveva quelle doti di chiarezza e linearità che erano proprie delle svariate Ortofon che ho posseduto (e qui vi rimando ai miei precedenti scritti, sia su queste pagine che sul blog “Hi-Fi e Musica” per capire quante ne ho avute); ma già con la Cadenza Blue mi era parso che si fosse tornati “per la retta via”.
La testina, tuttavia, stentava ad arrivare dal distributore. Però un giorno mi sono trovato in quel di Brescia a montare una Ortofon Quintet Blue a casa dell’amico Alberto e poco dopo il montaggio ho estratto il vecchio disco test Ortofon, quello che davano insieme con la vecchia MC 30 prima serie, con sulla facciata A i segnali necessari alla corretta messa in opera del duo braccio/testina e sul lato B musiche per orchestra/banda eseguite dall’orchestra del Parco Tivoli di Copenhagen; già il primo solco è stato sorprendente. Suono chiaro, dinamico, naturale, anche violento, il tutto accompagnato da un tracciamento sicuro (e chi conosce o ha il disco, un direct-to-disc, sa che non è esattamente un dischetto fatto così, “tanto per fare”, ma che è una registrazione di qualità elevatissima); il tutto con testina appena tolta dalla scatola e con un pre-fono non proprio degno di cotanta qualità.
Insomma, per farla breve, dopo un po’ mi è arrivata questa Black da provare, grazie agli amici Roberto e Stefano del negozio Sound Machine di Milano, che hanno rinunciato alla Black per un po’ di tempo e invece di tenerla nel loro negozio per venderla ai loro avventori, l’han data a noi di Audio-activity.com perché la ascoltassimo.
Intanto i consueti complimenti per la confezione che comprende due coppie di viti di diversa lunghezza, il cacciavite, la bilancina e lo spazzolino per la pulizia dello stilo, ma soprattutto complimenti alla Ortofon che ha fatto una testina squadrata e con gli alloggiamenti per le viti che non hanno bisogno del controdado; che vuol dire? Che in 5 minuti la testina è montata e dimata.
La testina, tuttavia, stentava ad arrivare dal distributore. Però un giorno mi sono trovato in quel di Brescia a montare una Ortofon Quintet Blue a casa dell’amico Alberto e poco dopo il montaggio ho estratto il vecchio disco test Ortofon, quello che davano insieme con la vecchia MC 30 prima serie, con sulla facciata A i segnali necessari alla corretta messa in opera del duo braccio/testina e sul lato B musiche per orchestra/banda eseguite dall’orchestra del Parco Tivoli di Copenhagen; già il primo solco è stato sorprendente. Suono chiaro, dinamico, naturale, anche violento, il tutto accompagnato da un tracciamento sicuro (e chi conosce o ha il disco, un direct-to-disc, sa che non è esattamente un dischetto fatto così, “tanto per fare”, ma che è una registrazione di qualità elevatissima); il tutto con testina appena tolta dalla scatola e con un pre-fono non proprio degno di cotanta qualità.
Insomma, per farla breve, dopo un po’ mi è arrivata questa Black da provare, grazie agli amici Roberto e Stefano del negozio Sound Machine di Milano, che hanno rinunciato alla Black per un po’ di tempo e invece di tenerla nel loro negozio per venderla ai loro avventori, l’han data a noi di Audio-activity.com perché la ascoltassimo.
Intanto i consueti complimenti per la confezione che comprende due coppie di viti di diversa lunghezza, il cacciavite, la bilancina e lo spazzolino per la pulizia dello stilo, ma soprattutto complimenti alla Ortofon che ha fatto una testina squadrata e con gli alloggiamenti per le viti che non hanno bisogno del controdado; che vuol dire? Che in 5 minuti la testina è montata e dimata.
La dimatura è possibile anche dal cantilever, ma con l’esemplare in nostro possesso, lente d’ingrandimento alla mano, il cantilever era perfettamente dritto nella sua sede e quindi anche la dimatura col corpo esterno è andata benissimo (poi, magari, qualche aggiustatina “ad orecchio”, la si è data comunque). E’ consigliabile fare qualche prova di regolazione del parallelismo del braccio; il taglio Shibata di cui è dotata la Black è sembrato piuttosto esigente e sensibile all’angolo di tracciamento, tanto che alla fine il fulcro del Mørch DP 6 era appena abbassato. Ne guadagna il timbro e non si hanno problemi di tracciamento.
La puntina, a taglio Shibata, come detto, è incastonata su un cantilever in boro e questo differenzia la Black dalle altre Quintet che oltre ad avere tagli dello stilo più “semplici”, hanno anche il cantilever in alluminio. Giusto per completare i dati tecnici, la tensione d’uscita che è di 0,3 mV (ma pare un dato prudenziale; non ho rilevato differenze eclatanti con la Lyra Kleos che esce a 0,6 mV); l’impedenza interna è di 5 ohm e il peso di appoggio va da 2 a 2.5 gr con il peso ottimale a 2.3 gr. Ortofon (ma è anche la nostra esperienza) precisa che quando l’impedenza interna è bassa, la testina solitamente è meno influenzabile dal carico che le viene offerto dal pre-fono; infatti non si sono notate differenze abissali tra 100 e 500 Ohm e quindi il valore ultimo scelto è stato quello di 100 ohm (che è poi quello “fisso” che hanno molti pre-fono MC). Infine i magneti sono in Neodimio; segnalo una imprecisione sul sito dell’importatore che sostiene che gli avvolgimenti interni siano in argento, mentre in realtà sono in rame oxygen free dorato.
L’impianto nel quale è stata provata la Quintet Black è il seguente: giradischi Bauer Audio DPS2, braccio Mørch DP 6, in questo caso con la canna Precision Red che è parsa quella più corretta per la testina (qualcuno vi dirà di usare bracci di massa maggiore; fate pure, ma poi non lamentatevi se la testina va a farsi benedire in poco tempo e dovrete spendere un capitale per ristilarla); pre-fono l’American Hybrid Technology –P (ed anche il Lehmann Black Cube che pensavo fosse più adatto alla Black, quantomeno per costo, ma che dopo aver ascoltato la testina ho escluso perché per me la Black merita qualcosa di più); preamplificatore Lavardin C62; amplificatore finale Bryston 2B-LP; sistema di altoparlanti Davis Acoustics Monitor 1 (l’attuale diffusore principale, posto che le AN E-Spx hanno lasciato posto a loro); cablaggi i soliti che cito sempre.
La puntina, a taglio Shibata, come detto, è incastonata su un cantilever in boro e questo differenzia la Black dalle altre Quintet che oltre ad avere tagli dello stilo più “semplici”, hanno anche il cantilever in alluminio. Giusto per completare i dati tecnici, la tensione d’uscita che è di 0,3 mV (ma pare un dato prudenziale; non ho rilevato differenze eclatanti con la Lyra Kleos che esce a 0,6 mV); l’impedenza interna è di 5 ohm e il peso di appoggio va da 2 a 2.5 gr con il peso ottimale a 2.3 gr. Ortofon (ma è anche la nostra esperienza) precisa che quando l’impedenza interna è bassa, la testina solitamente è meno influenzabile dal carico che le viene offerto dal pre-fono; infatti non si sono notate differenze abissali tra 100 e 500 Ohm e quindi il valore ultimo scelto è stato quello di 100 ohm (che è poi quello “fisso” che hanno molti pre-fono MC). Infine i magneti sono in Neodimio; segnalo una imprecisione sul sito dell’importatore che sostiene che gli avvolgimenti interni siano in argento, mentre in realtà sono in rame oxygen free dorato.
L’impianto nel quale è stata provata la Quintet Black è il seguente: giradischi Bauer Audio DPS2, braccio Mørch DP 6, in questo caso con la canna Precision Red che è parsa quella più corretta per la testina (qualcuno vi dirà di usare bracci di massa maggiore; fate pure, ma poi non lamentatevi se la testina va a farsi benedire in poco tempo e dovrete spendere un capitale per ristilarla); pre-fono l’American Hybrid Technology –P (ed anche il Lehmann Black Cube che pensavo fosse più adatto alla Black, quantomeno per costo, ma che dopo aver ascoltato la testina ho escluso perché per me la Black merita qualcosa di più); preamplificatore Lavardin C62; amplificatore finale Bryston 2B-LP; sistema di altoparlanti Davis Acoustics Monitor 1 (l’attuale diffusore principale, posto che le AN E-Spx hanno lasciato posto a loro); cablaggi i soliti che cito sempre.
Sorprendente. E’ stata la prima parola che mi è venuta in mente quando ho iniziato l’ascolto dell’Ode per la Nascita della Regina Anna di Haendel (Hogwood, Oiseau Lyre) e mi sono ritrovato con un palcoscenico grande, ben delineato e con timbri corretti; forse un leggero accenno di medio-basso in avanti; ma parlo della testina intonsa, perché poi quell’accenno è sparito. Belle le voci soliste, bellissime le voci dei giovani soprano, ottima la tromba, gli archi; insomma, un suono convincente. Il riascolto successivo, dopo un po’ di giorni d’uso, ha confermato tutto di quel disco, compresa la a volte eccessiva apertura degli acuti nella registrazione (ma non sulle voci bianche, quanto sugli archi) ed il medio-basso che è tornato al suo posto.
Bellissimo l’ascolto di “Louis Armstrong & Duke Ellington, Recording Together For The First Time”, le famose lacche a 45 giri di Classic Records; emozionante la voce di Armstrong, corretto tutto ciò che accade sul palcoscenico, con un basso tonico ma giusto. Restando nelle lacche di Classic Records, bellissimo “Witches Brew” con timbri orchestrali ottimi, credibili e una dinamica assolutamente non male.
So che non è “carino” fare confronti con altri prodotti, ma io, invece, li faccio. Denon DL 304: il confronto non è imbarazzante, ma è evidente come, pur con una differenza non eclatante di costo, la Ortofon suoni più sciolta, libera, dinamica, aperta in alto, naturale. Come tracciamento siamo più o meno allo stesso livello, anche se a volte la Denon sembra stentare nel tracciare i segnali più complessi (esempio, nel Gaspard de la Nuit di Ravel eseguito da Pogorelic su DGG, verso la fine facciata, dove in “Scarbo” Pogorelic picchia i tasti sia con la mano destra che con la sinistra), piccole perdite di contatto, che con la Ortofon non ci sono affatto. Con la Denon affiora qualche leggero effetto di confusione con segnali complessi (come nel Sacre du Printemps di Stravinski diretto da Maazel su Telarc), mentre la Ortofon va via liscia e tranquilla. Ma devo dire che non trovo poi queste enormi differenze nemmeno con la Transfiguration Aria che pure costava molto di più (e certo di più costa la Axia); forse una miglior definizione della porzione medio/alta dello spettro audio, ma siamo a livello di sfumature e comunque manca un po’ quella sensazione di suono “live” che invece la Quintet Black dà.
A voler proprio cercare il pelo nell’uovo, nel mio impianto si è manifestata solo una leggera, quasi impercettibile chiusura della parte più alta dello spettro audio, ma è un peccatuccio veniale in un risultato complessivo ottimo. Ma è anche vero che complice la capacità di tracciamento elevata, il suono di questa Quintet Black è praticamente privo di grana.
Insomma, Ortofon ha fatto centro. E lo ha fatto in pieno.
Prezzo centratissimo e rapporto qualità/prezzo pari a quello che dovrebbe essere sempre e comunque. Un plauso a Ortofon; poi, chi vuole potrà comprare la Anna o la A95, ma intanto, anche per chi non ha ingenti capitali disponibili per l’audio, il godimento della musica ben riprodotta non mancherà di certo.
A breve sarà il mio compleanno … mi sa tanto che il mio regalo sarà una Quintet Black!
Domenico Pizzamiglio
Produttore: Ortofon
Distributore per l'Italia: Audiogamma SpA
Prezzo di listino: euro 799,00
Bellissimo l’ascolto di “Louis Armstrong & Duke Ellington, Recording Together For The First Time”, le famose lacche a 45 giri di Classic Records; emozionante la voce di Armstrong, corretto tutto ciò che accade sul palcoscenico, con un basso tonico ma giusto. Restando nelle lacche di Classic Records, bellissimo “Witches Brew” con timbri orchestrali ottimi, credibili e una dinamica assolutamente non male.
So che non è “carino” fare confronti con altri prodotti, ma io, invece, li faccio. Denon DL 304: il confronto non è imbarazzante, ma è evidente come, pur con una differenza non eclatante di costo, la Ortofon suoni più sciolta, libera, dinamica, aperta in alto, naturale. Come tracciamento siamo più o meno allo stesso livello, anche se a volte la Denon sembra stentare nel tracciare i segnali più complessi (esempio, nel Gaspard de la Nuit di Ravel eseguito da Pogorelic su DGG, verso la fine facciata, dove in “Scarbo” Pogorelic picchia i tasti sia con la mano destra che con la sinistra), piccole perdite di contatto, che con la Ortofon non ci sono affatto. Con la Denon affiora qualche leggero effetto di confusione con segnali complessi (come nel Sacre du Printemps di Stravinski diretto da Maazel su Telarc), mentre la Ortofon va via liscia e tranquilla. Ma devo dire che non trovo poi queste enormi differenze nemmeno con la Transfiguration Aria che pure costava molto di più (e certo di più costa la Axia); forse una miglior definizione della porzione medio/alta dello spettro audio, ma siamo a livello di sfumature e comunque manca un po’ quella sensazione di suono “live” che invece la Quintet Black dà.
A voler proprio cercare il pelo nell’uovo, nel mio impianto si è manifestata solo una leggera, quasi impercettibile chiusura della parte più alta dello spettro audio, ma è un peccatuccio veniale in un risultato complessivo ottimo. Ma è anche vero che complice la capacità di tracciamento elevata, il suono di questa Quintet Black è praticamente privo di grana.
Insomma, Ortofon ha fatto centro. E lo ha fatto in pieno.
Prezzo centratissimo e rapporto qualità/prezzo pari a quello che dovrebbe essere sempre e comunque. Un plauso a Ortofon; poi, chi vuole potrà comprare la Anna o la A95, ma intanto, anche per chi non ha ingenti capitali disponibili per l’audio, il godimento della musica ben riprodotta non mancherà di certo.
A breve sarà il mio compleanno … mi sa tanto che il mio regalo sarà una Quintet Black!
Domenico Pizzamiglio
Produttore: Ortofon
Distributore per l'Italia: Audiogamma SpA
Prezzo di listino: euro 799,00