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RME UFX II
Realtà virtuale sonora
A seguito degli articoli “Che cosa significa registrare”, che essenzialmente tentavano di spiegare come e perché sia possibile ottenere una ricostruzione virtuale dell'evento sonoro in stereo, qui continuo nel solco tracciato e ho voluto verificare se questa elettronica avesse la qualità sufficiente per poter registrare e riprodurre riottenendo quella sensazione di “transustanziazione” del pianoforte di fronte a me, già nitidamente ottenute con il setup microfoni ed elettroniche precedente.
Tale setup è stato recentemente ampliato, sia con l'arrivo atteso da più di un anno del pianoforte Steinway D del conservatorio di Milano (sala Verdi), rimesso a nuovo da Davide Griffa ed accordato a 431,85 Hz. I legni del pianoforte sono mogano e bubinga, non più presenti negli attuali Steinway che volutamente non hanno più i colori e le sfumature degli Stein anni 80. Lo dico io ma lo pensano in molti, gli Stein anni' 80 hanno un suono d'oro e profondo, tridimensionale, quelli attuali hanno tutti un suono simile, giallo piatto. Questo problema lo avevo già notato con le registrazioni del mio Stein A sempre anni '80 a confronto con la registrazione del piano Stein D di Griffa nuovo (2022). Tutti al riascolto preferivano di molto il suono del mio Stein A rispetto al D nuovo. Che senso ha migliorare la qualità della registrazione se poi è lo strumento che non fa suoni magici? Arrivato il D sono arrivati anche i Sennheiser 800 Twin, che assieme alla testa Shoeps KFM6 da me pesantemente modificata sono la base per ottenere queste riprese 3D “naturale” con un sistema stereo. Inserita la RME nella catena (ne avevo già un'altra è l'”urto” con il Totalmix che consente di gestire le innumerevoli possibilità di gestione del segnale è stato meno traumatico), il suono in sola riproduzione è subito talmente differente dal sistema precedente che ho dovuto ritarare le Neumann 120 con il software AVS. La sensazione era di un basso molto più potente e di un medio meno “valvolare”, appena più freddo ma senza esserlo. Ritarato tutto in modo da ottenere un 50-20000 Hz +/- 1 dB nel punto di ascolto, ritrovo la nitidezza che desideravo, il suono del piano che vola nello spazio quando deve e la pluralità di colori che questi Stein sanno proporre. Rispetto a prima la sola riproduzione appare un poco più “rock” nei contrasti dinamici, ma scopro una capacità di restituire i suoni morbidi ancora migliore: certe note sono delle carezze... L'insieme del nuovo Stein D, dei Sennheiser e della RME consentono di riprendere e riprodurre la “R” del basso dello Stein anni 80. Griffa ci tiene tanto e solo questi Stein la fanno così. Questa “R” è la luce del basso, sono come le fusa di un leone che fanno tremare l'aria intorno a te. Bellissimo! Emozionante è stato anche quando con Griffa abbiamo fatto una breve prova di suono e non si riuscivano a distinguere le note della scala cromatica suonate da Griffa da quelle riprodotte dal sistema, oppure quando un promettente giovane pianista – Guido Coppin – ha eseguito un brano di Chopin e io, ad occhi chiusi nel punto di ascolto, ho esclamato: “venuta bene questa registrazione”... ma era il live. Su questo punto proporrò qualche riflessione in futuro, complessa ma comprensibile. Veniamo ora al punto che interessa a me. La RME costa circa 2100€: è un oggetto proponibile come preamplificatore in un sistema stereo? Fatto salvo che è necessario un corso per capire come far funzionare il Totalmix, una volta tarato e sistemati i comandi si memorizza tutto in un preset e si può utilizzare solo la manopola del volume. Rispetto ad un preamplificatore la RME ha però un DSP interno che consente di gestire tre filtri parametrici per canale (anche in registrazione volendo) con frequenza, campana e ampiezza regolabili. Si possono scegliere anche tipi di filtri differenti, ma qui ci interessano solo i parametrici. E ciò vale anche per le uscite cuffia, due indipendenti e con volume regolabile dal frontale. Volendo si può anche modificare la dinamica o introdurre effetti tipici degli studi di registrazione, ma queste opzioni non sono interessanti per chi cerca la trasparenza assoluta del segnale. Nel mondo high end se ne parla solo da qualche anno, ma per quanto mi riguarda sono circa 25 anni che uso il mio software per equalizzare i sistemi audio. Il problema nell'equalizzare sistemi audio è la qualità e tipo dei filtri. Nel software AVS ci sono filtri IIR parametrici non standard compensati nella fase. Questo permette di non sentire un effetto “plastica” che purtroppo percepisco con quasi tutti i filtri. Quelli della RME sono accettabili se si interviene in gamma bassa. Ho provato ad equalizzare le Neumann con i filtri della RME (ne uso tre con AVS) e il risultato è senz'altro meglio che senza equalizzazione ma vi è un leggerissimo effetto “velo” che con AVS non c'è. Per esempio, con una mia registrazione con lo Stein D e Coppin al piano, gli accordi della mano destra sono meno ritmici, incisi e il basso un poco più rotondo del dovuto rispetto alla equalizzazione operata dal software AVS. La ricostruzione dell'immagine resta corretta, dato assolutamente incoraggiante. Quando descrivo che la mano destra di Coppin produce suoni meno ritmici, sto parlando del medioacuto che in teoria non dovrebbe essere affetto da problemi di filtraggio. I filtri utilizzati sono solo in gamma bassa. Quello che odo è una minore nettezza dei transienti che, ammorbidendo il suono, levigano appena il senso del ritmo. Questi dettagli li sento praticamente solo con le mie registrazioni, che però appena vengono messe su Youtube... muoiono proprio per la perdita di quella nettezza, nitidezza che si percepisce con i master originali. Ho anche provato a non utilizzare filtri ma solo le regolazioni presenti sulle Neumann O120 per linearizzare il basso. I comandi non consentono di linearizzare appieno la curva sul basso, sempre troppo accentuati, e introducono una minima granulosità nel suono. Il risultato è senz'altro migliore con i filtri RME. Il tema dell'equalizzazione del sistema in ambiente è fondamentale, ripeto – fondamentale – per ottenere non solo un suono timbricamente corretto, ma anche una ricostruzione della scena sonora credibile. Variazioni anche di 1 dB di particolari spettri sonori sposta la scena in avanti o indietro e di molto. Poi cambiano anche i rapporti sonori tra differenti strumenti, modificando proprio l'intento musicale degli interpreti. Detto semplicemente, un sistema non lineare nella risposta in frequenza in ambiente per quanto mi riguarda non è adatto alla riproduzione Hi-End e non può ricreare una scena realistica in 3D. Attenuare il segnale con la manopola del “volume” della RME non fa perdere dettagli sonori, dato tutt'altro che ovvio. Allego qui le curve misurate a terzi di ottava dei diffusori nel punto di ascolto: sopra quella ottenuta con i filtri AVS, un poco più precisa perché posso operare sul singolo canale indipendentemente. Con AVS ottengo un +/-1dB 50-250 Hz, con la RME+/-2 dB nello stesso range. Sopra la curva AVS, sotto la curva RME, praticamente identiche da 250 Hz a 20.000 Hz.
Quando un diffusore è intrinsecamente lineare e non si deve intervenire in gamma media e acuta, due-tre filtri parametrici bastano per correggere le accentuazioni tipiche in ambiente e guadagnare non solo in realtà della riproduzione ma anche in dinamica sul basso per via dei tipici 5-10 dB di attenuazione necessari.
Conclusioni E' possibile ottenere con le registrazioni giuste una ricostruzione virtuale dell'evento sonoro in casa, nel mio caso del pianoforte? Con la RME UFX II la risposta è certamente si come puro pre con AD/DA, totalmente trasparente, classe TT. Utilizzando i suoi filtri siamo al limite della classe TT. L'elettronica in sé ha un'ottima dinamica, un basso potente ed una tendenziale neutra dolcezza in gamma medioacuta. Gli ingressi microfonici amplificano bene i Sennheiser TWIN e dopo un periodo di apprendimento all'uso è anche facile da gestire con la sola manopola del volume. Questo inciso è scritto dopo aver ricevuto le Genelec 8361A che hanno fatto fare un salto in avanti nella trasparenza del suono. “Amplificano bene i Sennheiser” è stato valutato prima di aver sostituito gli adattatori Sennheiser XLR 5poli a due XLR 3 poli con 30 cm di cavo. Erano un “tappo” che, una volta tolto, mi fa capire che la RME amplifica eccellentemente i Sennheiser Twin, svelandone la ricchezza di dettaglio e trasparenza vagamente dorata in gamma media e acuta. Potremmo entrare in una nuova era della riproduzione audio, quella della linearità in ambiente a dei prezzi direi piuttosto accessibili. Chi lo farà, si aspetti uno shock nel riascoltare i brani abituali. La quasi totalità dei sistemi audio installati in ambiente mostra accentuazioni in gamma mediobassa e bassa che sono uno di motivi che rendono “riprodotto” il suono. Se si ha in animo di sentire un pianoforte così come è live tutti questi rigonfiamenti devono sparire. Ma anche se vuoi sentire i timpani o un cello... Con questa RME si può “pulire” il basso e la sua trasparenza consente di riprodurre lo strumento musicale nella sua realtà sonora. Il limite sono solo le registrazioni. Un tempo, chi registrava non aveva “effetti” da gestire. In generale per la ripresa acustica era necessario curare molto bene la presa microfonica. Oggi “non esiste” che ci sia un “Tonmeister” che dedica mesi per la messa a punto della presa del suono di un pianoforte. Però quell'insano individuo che lo fa poi ottiene il premio di potersi riascoltare a piacimento il suono meraviglioso di uno Steinway A anni 80 (con le Genelec 8361A anche il D), con un sistema che, mettiamoci pure il software AVS e l'installazione, costa circa 10k€ con le Neumann 120. Con le Genelec più piccole della serie The Ones con DSP ci vuole una cifra simile e si ha in casa un sistema che non si cambia più. Sul frontale troviamo 4 ingressi line-mic XLR, due uscite indipendenti per cuffia, equalizzabili e con volume regolabile separatamente con i due pomelli a destra. Oltre alle prese midi, la porta USB cui poter collegare una chiavetta-HD e registrare senza computer collegato i canali desiderati. Poi il pomello multifunzione con cui si regola anche il volume di uscita e i vari menù relativi ai 4 tasti di funzione a lato.
Il retro della UFX II, con 4 coppie di ingressi bilanciati, altrettante coppie di uscite bilanciate, oltre all'ingresso-uscita digitale AES-EBU. Ingressi e uscite ottiche digitali, porta USB per collegarsi ad un computer. Più del necessario per proporsi come preamplificatore in un sistema stereo o anche multicanale.
Andrea von Salis ©2025 Prezzo al maggio 2025: euro 2.100,00 |