Rosso Fiorentino Giglio
Si potrebbe pensare (ed infatti l'ho pensato) che il nome Rosso Fiorentino sia stato scelto perché ha le stesse iniziali di Rubenni Francesco, titolare dell'azienda fiorentina. Invece no, è un caso fortunato del quale lo stesso Rubenni è venuto a conoscenza grazie ad un' altra persona che gli ha fatto la stessa mia domanda nel recente passato.
Facciamo quindi le presentazioni: Rosso Fiorentino (quello originale) si chiamava in realtà Giovan Battista di Jacopo di Gasparre ed era un pittore di Firenze che, tanto per cambiare, per avere fortuna si trasferì all'estero e precisamente in Francia, alla corte di Francesco I (aha! Ancora Francesco!) di Francia, a Fontainebleau.
Dunque, posto che le iniziali uguali non sono state la ragione della scelta, il nome Rosso Fiorentino Audio è proprio dovuto all'ammirazione di Francesco Rubenni per il personaggio di cui sopra.
E Francesco Rubenni, invece, chi è? Nato nel 1973 da una famiglia di musicisti, si è laureato in elettroacustica in Inghilterra. Quindi, una volta tanto non abbiamo a che fare con un progettista che realizza i diffusori “tirando i dadi”, sperando in un risultato decente così per caso. Rubenni conosce la materia e non solo; ha ovviamente le conoscenze per progettare l'acustica degli ambienti d'ascolto e, dulcis in fundo, è un sound engineer. Sua è, per esempio, la realizzazione tecnica di un CD che ogni tanto uso per valutare il suono di un impianto, anche perché ero presente alla registrazione, avvenuta durante un concerto “live in studio” del Moro Quartet. Non so se il CD sia mai stato messo in commercio ma credo possa essere ancora acquistato sul loro sito E' decisamente una delle registrazioni più naturali che mi sia mai capitato di ascoltare e la consiglio a tutti. Anche perché il disco ha un buon valore artistico, grazie alla caratura del gruppo ed alla capacità compositiva del leader Alessandro Moretti. Un ottimo esempio di intreccio tra musica jazz e musica popolare italiana.
Facciamo quindi le presentazioni: Rosso Fiorentino (quello originale) si chiamava in realtà Giovan Battista di Jacopo di Gasparre ed era un pittore di Firenze che, tanto per cambiare, per avere fortuna si trasferì all'estero e precisamente in Francia, alla corte di Francesco I (aha! Ancora Francesco!) di Francia, a Fontainebleau.
Dunque, posto che le iniziali uguali non sono state la ragione della scelta, il nome Rosso Fiorentino Audio è proprio dovuto all'ammirazione di Francesco Rubenni per il personaggio di cui sopra.
E Francesco Rubenni, invece, chi è? Nato nel 1973 da una famiglia di musicisti, si è laureato in elettroacustica in Inghilterra. Quindi, una volta tanto non abbiamo a che fare con un progettista che realizza i diffusori “tirando i dadi”, sperando in un risultato decente così per caso. Rubenni conosce la materia e non solo; ha ovviamente le conoscenze per progettare l'acustica degli ambienti d'ascolto e, dulcis in fundo, è un sound engineer. Sua è, per esempio, la realizzazione tecnica di un CD che ogni tanto uso per valutare il suono di un impianto, anche perché ero presente alla registrazione, avvenuta durante un concerto “live in studio” del Moro Quartet. Non so se il CD sia mai stato messo in commercio ma credo possa essere ancora acquistato sul loro sito E' decisamente una delle registrazioni più naturali che mi sia mai capitato di ascoltare e la consiglio a tutti. Anche perché il disco ha un buon valore artistico, grazie alla caratura del gruppo ed alla capacità compositiva del leader Alessandro Moretti. Un ottimo esempio di intreccio tra musica jazz e musica popolare italiana.
Torniamo a Rosso Fiorentino, fondata nel 1996 a Firenze e tuttora situata nella periferia della città toscana, per l'orgoglio del suo proprietario che, ogni volta che ne ha l'occasione, ribadisce che i suoi prodotti sono progettati e realizzati interamente in Italia. Col tempo, l'azienda si è sviluppata ed ora dispone di una sala d'ascolto progettata per le massime prestazioni acustiche, sia della musica riprodotta che di quella suonata dal vivo. Qui c'è una sintetica ma interessante descrizione (in inglese) dell'ambiente d'ascolto.
Noi, in quest'occasione proviamo uno degli ultimi prodotti di RF ed il primo, in ordine di prezzo, dell'intera produzione. Conosciamo abbastanza bene tutti i prodotti della casa, avendoli ascoltati spesso nelle varie manifestazioni audio d'Europa e nelle sale del Distributore italiano Audio Graffiti, che ha la sua sede non lontano da chi vi scrive. I diffusori si chiamano “Giglio” ed ai lettori stranieri voglio ricordare che il giglio è il simbolo della città di Firenze.
Noi, in quest'occasione proviamo uno degli ultimi prodotti di RF ed il primo, in ordine di prezzo, dell'intera produzione. Conosciamo abbastanza bene tutti i prodotti della casa, avendoli ascoltati spesso nelle varie manifestazioni audio d'Europa e nelle sale del Distributore italiano Audio Graffiti, che ha la sua sede non lontano da chi vi scrive. I diffusori si chiamano “Giglio” ed ai lettori stranieri voglio ricordare che il giglio è il simbolo della città di Firenze.
Come ben sa chi mi conosce, non sono precisamente un amante dei minidiffusori ma, nel “manuale del buon recensore” c'è scritto a caratteri cubitali che un critico debba dimenticare le proprie preferenze, mettersi nei panni di tutti i lettori, compresi quelli che hanno poco spazio nei loro locali di ascolto o, semplicemente, gradiscono in modo particolare un tipo di suono incompleto nella risposta in frequenza ma con caratteristiche particolarmente adatte a certi ambienti o, perché no, a certe orecchie.
Quindi, viva i minidiffusori e diamoci da fare, che c'è tanto lavoro in sospeso.
Il modello Giglio fa parte della serie Classic ed è un diffusore da stand a 2 vie di dimensioni medio-piccole. Disponibile in due colori, nero e bianco, ha un design molto semplice ma, al contempo, elegante, grazie al frontale ed ai fianchi rivestiti in ecopelle goffrata con maestria. La pianta del diffusore è leggermente trapezoidale e l'originale assemblaggio che vede il frontale più largo rispetto al lato opposto, crea l'illusione di pareti laterali orientate verso l'interno, con un risultato estetico molto interessante, a mio parere.
I due altoparlanti, un woofer da 165 mm in fibra di vetro impregnata ed il tweeter a cupola morbida da 25 mm sono di chiara origine scandinava. Il reflex è posteriore. Sensibilità: 88 dB per 8 Ohm di impedenza, mentre la risposta in frequenza va da 50 a 30.000 Hz.
Il cablaggio interno è un Van Den Hul di buona qualità, mentre i connettori, che accettano sia forcelle che banane, sono realizzati in puro rame nickel-free. Ogni diffusore pesa ben 13 Kg, che viste le dimensioni (42x24x29) è un dato notevole.
Nelle tre foto che seguono, lo stesso Ing. Rubenni smonta gli altoparlanti da un diffusore Giglio e ce li mostra.
Quindi, viva i minidiffusori e diamoci da fare, che c'è tanto lavoro in sospeso.
Il modello Giglio fa parte della serie Classic ed è un diffusore da stand a 2 vie di dimensioni medio-piccole. Disponibile in due colori, nero e bianco, ha un design molto semplice ma, al contempo, elegante, grazie al frontale ed ai fianchi rivestiti in ecopelle goffrata con maestria. La pianta del diffusore è leggermente trapezoidale e l'originale assemblaggio che vede il frontale più largo rispetto al lato opposto, crea l'illusione di pareti laterali orientate verso l'interno, con un risultato estetico molto interessante, a mio parere.
I due altoparlanti, un woofer da 165 mm in fibra di vetro impregnata ed il tweeter a cupola morbida da 25 mm sono di chiara origine scandinava. Il reflex è posteriore. Sensibilità: 88 dB per 8 Ohm di impedenza, mentre la risposta in frequenza va da 50 a 30.000 Hz.
Il cablaggio interno è un Van Den Hul di buona qualità, mentre i connettori, che accettano sia forcelle che banane, sono realizzati in puro rame nickel-free. Ogni diffusore pesa ben 13 Kg, che viste le dimensioni (42x24x29) è un dato notevole.
Nelle tre foto che seguono, lo stesso Ing. Rubenni smonta gli altoparlanti da un diffusore Giglio e ce li mostra.
Stiamo quindi parlando di un oggetto poco invasivo, per il quale consigliamo ovviamente una coppia di stand di buona qualità, in modo da fornire una base solida e stabile.
I diffusori Giglio sono stati inseriti nel seguente impianto:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, LAT International XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Comincio subito con una prova impegnativa: la 4° Sinfonia di Brahms, eseguita dalla Wiener Philharmoniker diretta da Carlos Kleiber (CD DG). L'orchestra riesce a suonare “grande”, riempiendo autorevolmente la stanza, di dimensioni non enormi, di suono. L'inevitabile compressione, più o meno marcata, causata dai minidiffusori, qui è lontana dall'essere fastidiosa. Se da un lato non possiamo attenderci timpani in scala 1:1, dall'altro otteniamo un timbro strumentale credibile e piacevole allo stesso tempo. C'è un accenno di colore, nel suono queste Rosso Fiorentino, che ricorda le Sonus Faber prima maniera, la Sonus Faber che ancora oggi gli appassionati si contendono sul mercato dell'usato, pagandole cifre a volte spropositate.
Il vinile “Oscar Peterson & Dizzy Gillespie” (Pablo) è un disco che non dovrebbe mancare a nessun appassionato di musica. E' incredibile come si riesca a suonare un Jazz il cui ritmo vi ritroverete a seguire con tutto il corpo, senza … sezione ritmica. Basta il battito del piede di Peterson (e spesso neanche quello) per non farci sentire la mancanza di basso e batteria. Questo è il genio e quando i geni sono addirittura due, si sfiora il capolavoro. Naturalmente, la Pablo Records ci ha messo del suo, sfornando la solita, fantastica registrazione. Le Giglio riproducono pianoforte e tromba con garbo e piglio deciso, fornendo una prova più che convincente, sia sotto il profilo dinamico che armonico. Le note più gravi del pianoforte non subiscono innaturali rigonfiamenti nella zona del mediobasso e tendono a degradare con naturalezza fino al limite concesso dai due piccoli woofer, che si salvano grazie all'ottima riproduzione delle armoniche multiple di una fondamentale alla quale non possono arrivare.
Un altro disco che tutti dovrebbero avere è “Guilty” (LP CBS), nel quale Barbra Streisand supera sé stessa misurandosi coi bellissimi brani di Barry, Robin e Maurice Gibb (I Bee Gees, per chi non lo sapesse) e in due storici duetti vocali con un Barry Gibb anch'egli in splendida forma. Interessante il risultato che scaturisce dalle due piccole Rosso Fiorentino, soprattutto sulle voci e sulla gamma mediobassa. Prevedibilmente, il basso profondo latita, ed anche l'estremo acuto è piacevolmente (ma anche poco naturalmente) arrotondato. L'estensione delle alte frequenze non è da primato, forse a causa dell'attenuazione scelta per il tweeter, ma l'aria attorno alle note emesse dalla cantante americana c'è tutta. In nessun momento abbiamo avuto l'impressione di veli posti davanti ai diffusori.
Ogni tanto è giusto ricordarsi che i nostri impianti, belli a vedersi e tanto bensuonanti, servono ad ascoltare tutta la musica e quindi prendo dalla libreria “Bursting Out” dei Jethro Tull (LP Chrysalis), un live registrato in modo decisamente dignitoso. Le Giglio si fanno onore riproducendo la band inglese senza troppa fatica e con buona approssimazione, seppure ovviamente in scala, del tipico sound live di fine anni '70.
Dando loro una buona dose di Watt, che l'efficienza non è mai la principale caratteristica dei piccoli diffusori, riescono a suonare forte e persino con un accenno di insperata (visto il loro carattere) cattiveria in gamma media. Riescono persino a non far rimpiangere troppo i due dinosauri alle loro spalle; tanto che finirò di ascoltare l'intero concerto senza rimandare a quando collegherò nuovamente le JBL.
Rispolvero un vecchio vinile: “Frank Sinatra & The Count Basie Orchestra” (Valiant). E' una di quelle registrazioni nelle quali la voce è in centro, mentre gli strumenti sono piazzati nei due canali laterali e da lì non si schiodano mai. Eppure, come spesso avveniva all'epoca, i suoni sono belli, naturali, da vera “Big Band”, come solo i grandi sound engineer americani sapevano (e sanno ancora) catturare. Ricostruzione del soundstage a parte, quindi, le Giglio assecondano alla perfezione la morbidezza del contrabbasso ma anche, contemporaneamente, i colpi secchi del rullante e dei piatti della batteria. Della voce di Sinatra inutile dire, che è stupenda anche ascoltata con l'altoparlante dello smartphone. Risulta comunque calda e piena. Il senso di presenza è notevole anche quando si staglia sui “fortissimo” della big band. La registrazione originale è del 1963 ed è dotata di una dinamica, per l'epoca, apprezzabile.
Ieri sera ero a teatro. L'Orchestra Verdi di Milano aveva in programma, tra l'altro, l' “Also Sprach Zarathustra” ed il Till Eulenspiegel di Strauss. Esecuzione stupenda, con una dinamica ed un impatto sonoro che ti sollevavano dalla poltroncina (ero in seconda fila). Potevo esimermi dal riascoltare il brano oggi, su disco? L'edizione è una Decca e l'esecuzione è della Wiener Philharmoniker diretta da Von Karajan. La registrazione originale è del 1959 ma, malgrado ciò, è dotata di ottime escursioni dinamiche. Le piccole Giglio, alla frusta, tendono a comprimere un po' solo ad alto volume, mentre riproducono un palcoscenico profondo e credibile, meritando una promozione con ottimi voti. Bene anche gli archi, che solo a tratti sembrano un po' carenti dello smalto originale, a causa del tweeter appena in secondo piano.
Riassumendo il carattere sonoro di queste Giglio, possiamo definirlo dolce e caldo ma mai molle o fuori controllo. Un suono che vi può accompagnare per intere giornate senza mai affaticare le orecchie. Dopo tanti anni di martellamento dovuto a risonanti cupole metalliche, il ritorno prepotente delle cupole in tessuto trattato, merita una celebrazione.
In conclusione posso affermare tranquillamente che il prezzo richiesto per questo prodotto, 1.580 euro, è non solo concorrenziale ma, considerato che la sua produzione avviene interamente in Italia ad opera di un'azienda artigiana, le finiture assimilabili a quelle di un mobile d'arredamento di design, l'ottima qualità della componentistica utilizzata, sembra persino basso. In più, acquistate un marchio che ormai è sul mercato da abbastanza tempo per essere considerato solido ed importante, apprezzato in tutto il mondo.
Anche il suono c'è. Eccome se c'è, e questa è ovviamente la cosa principale.
Ascoltatele anche voi e certamente sarete d'accordo con me.
Un altro, piccolo orgoglio del Made in Italy, in un altrettanto piccolo ma per noi così importante mercato.
Angelo Jasparro
Distribuite da: Audio Graffiti
Prezzo: euro 1.580,00
I diffusori Giglio sono stati inseriti nel seguente impianto:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, LAT International XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Comincio subito con una prova impegnativa: la 4° Sinfonia di Brahms, eseguita dalla Wiener Philharmoniker diretta da Carlos Kleiber (CD DG). L'orchestra riesce a suonare “grande”, riempiendo autorevolmente la stanza, di dimensioni non enormi, di suono. L'inevitabile compressione, più o meno marcata, causata dai minidiffusori, qui è lontana dall'essere fastidiosa. Se da un lato non possiamo attenderci timpani in scala 1:1, dall'altro otteniamo un timbro strumentale credibile e piacevole allo stesso tempo. C'è un accenno di colore, nel suono queste Rosso Fiorentino, che ricorda le Sonus Faber prima maniera, la Sonus Faber che ancora oggi gli appassionati si contendono sul mercato dell'usato, pagandole cifre a volte spropositate.
Il vinile “Oscar Peterson & Dizzy Gillespie” (Pablo) è un disco che non dovrebbe mancare a nessun appassionato di musica. E' incredibile come si riesca a suonare un Jazz il cui ritmo vi ritroverete a seguire con tutto il corpo, senza … sezione ritmica. Basta il battito del piede di Peterson (e spesso neanche quello) per non farci sentire la mancanza di basso e batteria. Questo è il genio e quando i geni sono addirittura due, si sfiora il capolavoro. Naturalmente, la Pablo Records ci ha messo del suo, sfornando la solita, fantastica registrazione. Le Giglio riproducono pianoforte e tromba con garbo e piglio deciso, fornendo una prova più che convincente, sia sotto il profilo dinamico che armonico. Le note più gravi del pianoforte non subiscono innaturali rigonfiamenti nella zona del mediobasso e tendono a degradare con naturalezza fino al limite concesso dai due piccoli woofer, che si salvano grazie all'ottima riproduzione delle armoniche multiple di una fondamentale alla quale non possono arrivare.
Un altro disco che tutti dovrebbero avere è “Guilty” (LP CBS), nel quale Barbra Streisand supera sé stessa misurandosi coi bellissimi brani di Barry, Robin e Maurice Gibb (I Bee Gees, per chi non lo sapesse) e in due storici duetti vocali con un Barry Gibb anch'egli in splendida forma. Interessante il risultato che scaturisce dalle due piccole Rosso Fiorentino, soprattutto sulle voci e sulla gamma mediobassa. Prevedibilmente, il basso profondo latita, ed anche l'estremo acuto è piacevolmente (ma anche poco naturalmente) arrotondato. L'estensione delle alte frequenze non è da primato, forse a causa dell'attenuazione scelta per il tweeter, ma l'aria attorno alle note emesse dalla cantante americana c'è tutta. In nessun momento abbiamo avuto l'impressione di veli posti davanti ai diffusori.
Ogni tanto è giusto ricordarsi che i nostri impianti, belli a vedersi e tanto bensuonanti, servono ad ascoltare tutta la musica e quindi prendo dalla libreria “Bursting Out” dei Jethro Tull (LP Chrysalis), un live registrato in modo decisamente dignitoso. Le Giglio si fanno onore riproducendo la band inglese senza troppa fatica e con buona approssimazione, seppure ovviamente in scala, del tipico sound live di fine anni '70.
Dando loro una buona dose di Watt, che l'efficienza non è mai la principale caratteristica dei piccoli diffusori, riescono a suonare forte e persino con un accenno di insperata (visto il loro carattere) cattiveria in gamma media. Riescono persino a non far rimpiangere troppo i due dinosauri alle loro spalle; tanto che finirò di ascoltare l'intero concerto senza rimandare a quando collegherò nuovamente le JBL.
Rispolvero un vecchio vinile: “Frank Sinatra & The Count Basie Orchestra” (Valiant). E' una di quelle registrazioni nelle quali la voce è in centro, mentre gli strumenti sono piazzati nei due canali laterali e da lì non si schiodano mai. Eppure, come spesso avveniva all'epoca, i suoni sono belli, naturali, da vera “Big Band”, come solo i grandi sound engineer americani sapevano (e sanno ancora) catturare. Ricostruzione del soundstage a parte, quindi, le Giglio assecondano alla perfezione la morbidezza del contrabbasso ma anche, contemporaneamente, i colpi secchi del rullante e dei piatti della batteria. Della voce di Sinatra inutile dire, che è stupenda anche ascoltata con l'altoparlante dello smartphone. Risulta comunque calda e piena. Il senso di presenza è notevole anche quando si staglia sui “fortissimo” della big band. La registrazione originale è del 1963 ed è dotata di una dinamica, per l'epoca, apprezzabile.
Ieri sera ero a teatro. L'Orchestra Verdi di Milano aveva in programma, tra l'altro, l' “Also Sprach Zarathustra” ed il Till Eulenspiegel di Strauss. Esecuzione stupenda, con una dinamica ed un impatto sonoro che ti sollevavano dalla poltroncina (ero in seconda fila). Potevo esimermi dal riascoltare il brano oggi, su disco? L'edizione è una Decca e l'esecuzione è della Wiener Philharmoniker diretta da Von Karajan. La registrazione originale è del 1959 ma, malgrado ciò, è dotata di ottime escursioni dinamiche. Le piccole Giglio, alla frusta, tendono a comprimere un po' solo ad alto volume, mentre riproducono un palcoscenico profondo e credibile, meritando una promozione con ottimi voti. Bene anche gli archi, che solo a tratti sembrano un po' carenti dello smalto originale, a causa del tweeter appena in secondo piano.
Riassumendo il carattere sonoro di queste Giglio, possiamo definirlo dolce e caldo ma mai molle o fuori controllo. Un suono che vi può accompagnare per intere giornate senza mai affaticare le orecchie. Dopo tanti anni di martellamento dovuto a risonanti cupole metalliche, il ritorno prepotente delle cupole in tessuto trattato, merita una celebrazione.
In conclusione posso affermare tranquillamente che il prezzo richiesto per questo prodotto, 1.580 euro, è non solo concorrenziale ma, considerato che la sua produzione avviene interamente in Italia ad opera di un'azienda artigiana, le finiture assimilabili a quelle di un mobile d'arredamento di design, l'ottima qualità della componentistica utilizzata, sembra persino basso. In più, acquistate un marchio che ormai è sul mercato da abbastanza tempo per essere considerato solido ed importante, apprezzato in tutto il mondo.
Anche il suono c'è. Eccome se c'è, e questa è ovviamente la cosa principale.
Ascoltatele anche voi e certamente sarete d'accordo con me.
Un altro, piccolo orgoglio del Made in Italy, in un altrettanto piccolo ma per noi così importante mercato.
Angelo Jasparro
Distribuite da: Audio Graffiti
Prezzo: euro 1.580,00