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Stein Music
Un differente approccio all’ acustica ambientale
Il seguente racconto racchiude in se’ due parti:
PROLOGO
L’approccio Di Holger Stein si avvicina molto alla mia filosofia. Le mie esperienze di fonico e ingegnere del suono in gioventù e il mio modo di ascoltare maturato negli anni, che ovviamente non vuole diventare né apologetico né ha la pretesa di essere in alcun modo indottrinante, è teso ad una fruizione da prime file se non addirittura da podio del direttore. Tale approccio non è molto diffuso nel mondo audiofilo che spesso predilige ascolti ridimensionati sia in dinamica che in scala dimensionale; diciamo da file molto arretrate. In passato da felice possessore di Quad possedute per 12 anni, ho frequentato questa diversa filosofia, che però ora non è più per me soddisfacente. Forse anche per le frequentazioni ravvicinate con musicisti o semplici “suonatori” e relativi strumenti, non riuscirei più a sopportare timbri e dinamiche che non siano almeno vicine al reale. Non giudico né pretendo di possedere la verità: so solo molto bene ciò a cui tendo e i passi da fare per raggiungere gli obiettivi che mi prefiggo. Credo sia importante menzionare questa filosofia onde meglio inquadrare il quadro di ciò che racconto in queste righe che potrebbe andare in direzione del tutto differente per preferenze e modi di fruizione che non siano nella stessa direzione. Dicevo che la filosofia Stein è complementare e adiacente alla mia: la missione del suo lavoro non è quella di portare la musica all'ascoltatore ma piuttosto di portare l’ascoltatore dentro la musica. Che significa? eh significa accettare una scommessa piuttosto difficile, vale a dire fare in modo che la stanza partecipi alla riproduzione anziché essere “assordata”. Non ho simpatia per i trattamenti assorbenti, che pure ho avuto modo di sperimentare; semplicemente non vanno nella direzione che provo ad ottenere. Rendere la stanza “afona” e assorbire buona parte dell’energia in ambiente non permette quella sensazione di essere al centro della musica che perseguo. Al contrario spesso mi procura una sensazione di estraneazione... l’esatto contrario di ciò che voglio ottenere. Diverso è il discorso per i trattamenti ambientali saggi in cui con sapiente mix di elementi diffrattori e diffusori si riesce a migliorare sensibilmente i contributi nefasti dell’ “ ambiente di ascolto”.
Ma c’è un’ altra via... trattamenti della stanza con i semplici arredi usuali (tappeti, divani, librerie) e un trattamento Stein. Mi sembra importante citare che un’installazione Stein sia attualmente installata nella Laeiszhalle di Amburgo sede particolarmente nota e che ricordo per un’ acustica eccezionale. Il racconto di Holger Stein sull’ argomento mi ha attratto. L’audiofilo è spesso facilmente influenzabile, quasi mai sicuro di sé e delle sue scelte; perennemente in cerca del santone di turno e delle rassicurazioni da parte dell’amico audiofilo... Ma i musicisti no. Me ne accorsi 30 anni fa, quando un musicista polistrumentista che abitava nel mio stesso palazzo (quando ancora dimoravo nell’amata Partenope) mi chiese di realizzargli un paio di diffusori. 2 anni di continui affinamenti finché il timbro del piano e del sassofono non risultarono alle sue orecchie “giusti”. I musicisti viceversa e in particolare il direttore d’orchestra hanno idee molto chiare e sono piuttosto tetragoni ad accettare cambiamenti. Prima di “accettare” l’installazione del trattamento Stein, il direttore dovette rivedere molti parametri in virtù del fatto che l’acustica della sala cambiò considerevolmente come pure la fruizione all'interno della sala. Invitò a turno gli strumentisti a posizionarsi in vari punti della sala ascoltando a turno il flauto e come lo stesso venisse diffuso in ambiente. A detta di Holger (posso solo riferire del suo racconto che non posso ovviamente contestualizzare né provare (lo prendo per ciò che è) anche l’interplay degli stumentisti cambiò a valle della installazione. In tutta onestà avrei voluto molto essere parte di quella esperienza. L’installazione in quella sala prevede una ventina di Harmonizer ”maggiorati” e vari elementi passivi. Ovviamente le cubature in gioco e il volume d’aria da trattare sono migliaia di volte superiori rispetto ad un ambiente domestico per quanto grande. Stein Music – Trattamento acustico Bene... di che si tratta? Non posseggo gli elementi per spiegare nel dettaglio ciò che scientificamente i prodotti Stein facciano, ma provo a condividere per quel che posso e senza addentrarmi in campi che non conosco con la dovuta profondità. Ammetto però che il principio fisico mi è piuttosto chiaro... Quello quantistico un po’ meno. Il suono non è altro che un onda sonora che tramite vibrazioni tra le particelle di aria si trasmette dalla sorgente (i nostri diffusori) all’orecchio. Ciascuna particella del mezzo situata nei pressi della fonte viene mossa dalla sua posizione di equilibrio e fatta muovere. A sua volta, questa trasmetterà l’energia alle particelle ad essa vicine permettendo così la diffusione del suono. Le particelle del mezzo non si muovono in avanti da sole: la propagazione del suono, infatti, può essere descritta con un moto ondulatorio dato, per l’appunto, dall’onda acustica. E’ banalmente un' onda di compressione a cui segue una depressione. E ovviamente tale onda ha caratteristiche differenti a seconda della frequenza che genera l’onda di pressione. Il suono non è altro che un trasferimento di energia per tramite del gas che respiriamo. Sull’aspetto quantistico, che mi riservo di approfondire per mia insaziabile curiosità, faccio solo un breve cenno anche per evitare di dire castronerie che sarebbe poi difficile sostenere con basi non solide. L’onda sonora come detto è un effetto vibrazionale per sua natura definibile in multipli dell’energia vibrazionale base: Il quanto fonico: il Fonone. Il Fonone è il “quanto” minimo in grado di trasmettere l’energia e generare l’onda. Il Fonone o Quanto Fonico, cambia in funzione del fluido trasmissivo e della sua composizione. I.E. uno stesso impianto in due ambienti esattamente identici, per esempio, ad altitudini differenti suonerà diversamente. Banale vero? Insomma... Semplifichiamo il problema e limitiamoci al nostro ambiente d’ascolto per evitare facili divagazioni (che però mi attraggono assai). Bene, ma se è cosi come mai non ci poniamo la questione di “facilitare” la trasmissione all’interno del mezzo di trasmissione? E’ proprio su questo che i prodotti di Holger Stein agiscono. Gli Stein Harmonizer sono gli elementi attivi nel processo. Diciamo che hanno la funzione di polarizzare il mezzo di trasmissione di abbassare l’impedenza del mezzo di trasmissione. Pre-eccitano l’aria rendendola più efficiente nella trasmissione dell’onda di pressione. Si presentano come dei cubotti piuttosto anonimi e di facile inserimento nell’ambiente. La versione base prevede una coppia di cubotti. Si possono scegliere in due colori. Nero e bianco: elogio alla semplicità. Insieme viene fornita una base con relativo stelo onde avere la possibilità di muovere i cubotti liberamente nello spazio. Sempre nella confezione viene fornita una staffa ad L per eventualmente fissare a parete detti cubotti. All’interno un alloggiamento per 4 batterie stilo e sul retro un interruttore per accendere, spegnere o accendere con un piccolo led blue che comunque si consiglia di tener spento onde allungare la durata delle batterie che viene promesso durino più di tre anni (confermo; Nel mio caso dopo 4 anni la tensione è ancora praticamente la stessa). Nient’altro se non un potenziometro che permette di selezionare il livello di eccitazione. I due cubotti non sono uguali: Uno è denominato tipo “a” e uno tipo “b”. Aprendoli vi accorgerete che il tipo “a” è dotato di u'antenna a filo, mentre il tipo “b”è liscio... nessuna antenna. Ultimamente gli Harmonizer hanno subito un processo di upgrade in due passi: il primo prevede un modulo passivo semplicemente da piazzare all’interno dei cubotti (che Stein spiega... o meglio non spiega aggiungere un effetto basato sulla fisica quantica); il secondo un upgrade elettrico: da quello che ho misurato ottenuto semplicemente con delle capacità da frapporre tra le batterie e il modulo eccitante). Prove Pratiche e Ascolto La prima e più importante installazione prevede una coppia sulla parete dietro i diffusori. La posizione consigliata è dietro i diffusori. Per ragioni estetiche io li avevo posizionati all’ interno dello spazio tra i diffusori. Più recentemente però li ho spostati esternamente con notevoli vantaggi in termini di spazialità. E’ doveroso aprire una parentesi. Il mio ambiente di ascolto non è un ambiente dedicato bensì la sala principale di casa. Ho deciso che non mi piaceva l’idea di confinarmi in un bunker e di conseguenza ho scelto che visto che la musica è al centro della mia vita, dovesse essere anche al centro dello spazio in cui vivo. A quel paese il WAF (ma su questo non sono un buon esempio... prego di non seguirmi). Non nuoce citare che comunque un bunker anche volendo non ce l’ho e di conseguenza... va bene così. Per ciò che ho anticipato, l’ambiente è fortemente asimmetrico con difficoltà non banali di “centrare” la distribuzione sonora. Bene, gli Stein Harmonizer mi hanno fortemente aiutato in questo senso con il cubotto di destra più distante dal diffusore rispetto al sinistro. Con questa installazione sono riuscito ad estendere e bilanciare molto di più se non completamente il fronte sonoro. E qui devo aprire un’ altra più importante parentesi: gli Harmonizer funzionano e funzionano talmente tanto che bisogna riporre ESTREMA attenzione al livello permesso dal potenziometro. Holger Stein consiglia un posizionamento tra ore 9 e ore 10. Da curioso incurabile ovviamente ho molto sperimentato per poi “atterrare” esattamente al livello consigliato. Un livello troppo alto cambia sensibilmente la fruizione non solo in termini di risposta dell’ambiente ma anche di timbro: Più alto è il livello, più il suono diventa nervoso tendenzialmente privilegiando un suono teso. Vi accorgerete che il livello è giusto quando percepite solo i vantaggi senza avere “troppa energia” in ambiente. Lo ripeto: non sottostimate ciò che fanno perché stravolgono abbastanza il vostro ambiente. Per i più pratici, dico che il livello dei cubotti è settato a 2V per tutti e 4. Salto, per esigenze di brevità, tutti i passi intermedi per dirvi che alla fine sono approdato ad una configurazione con 4 cubotti. Una nota operativa: vi ricordate che ho citato precedentemente la configurazione tipo a e tipo b. I cubotti analoghi sono pensati per lavorare in diagonale. Un Ttipo a vedrà l’omologo tipo a sulla diagonale della stanza. Per quanto riguarda il posizionamento angolare dei cubotti, io nel mio ambiente li preferisco molto leggermente tiltati verso il punto di ascolto; Non più di 10 gradi. Che succede angolandoli maggiormente? La focalizzazione aumenta ma si perde un po’ di corpo. Anche lì occorre sperimentare attentamente e seguire i propri gusti. Ripeto di fare attenzione perché 'sti cosi funzionano di più di quanto si potrebbe immaginare a guardarli. Diciamo che la regola spannometrica che mi sento di raccomandare per cominciare, ma a cui anche dopo sperimentazioni sono quasi certo tornerete, è con 4 cubotti negli angoli della stanza. Nella messa a punto più recente, seguita ad una giornata trascorsa con Holger (e sua moglie; gentile e paziente accompagnatrice), abbiamo installato anche i suoi elementi passivi che vedete nelle foto: Blue Sun e Blue Diamond. Sugli elementi passivi ci sarebbe ancora molto da scrivere. Cerco di essere breve ma dico che insieme agli Harmonizer diventano importanti per completare il “trattamento” del locale. Tipicamente il più importante è quello al centro tra i diffusori almeno alle mie orecchie. L’installazione consigliata prevede una Blue Sun sulla cui sommitaà si installa una Blue Diamond. Il posizionamento prevede che la punta della Blue Diamond guardi verso l’alto e l’altezza è importante. Tipicamente direi che 130Cm siano l’altezza giusta ma molto dipende anche da che diffusori usate e quale sia il driver che emette a quell’altezza. Non è difficile per un orecchio allenato e con l’aiuto di un amico consenziente, sperimentare un po’ per centrare l’altezza giusta. Io per farlo mi sono servito di un treppiede da fotocamera. Il trattamento si completa con un elemento a soffitto, uno sulla parete alle vostra spalle e due o quattro ad un’altezza di circa 180 cm da terra sulle pareti laterali. Che succede quando gli harmonizer sono in azione? Il Teletrasporto L’esperienza intanto è come se aveste sensibilmente aumentato la potenza del finale e le dimensioni della stanza. La stanza suona tutta e siete proiettati al centro della musica. A volte risulta un’esperienza totalmente spaesante e lontana da ciò che siamo abituati a sentire. Se il livello è giusto e il posizionamento attento ovviamente ciò avviene a tutte le frequenze. L’onda di pressione diventa assai più diffusa e capace di eccitare tutto l’ambiente in cui vi trovate. Nell’ ascolto di concerti dal vivo anche gli applausi diventano parte integrante e siete li ad applaudire insieme al resto degli astanti. Anche la presenza fisica dei musicisti diventa di livello molto più pronunciato. Mentre scrivo queste note ascolto il sassofono di Coleman Hawkins su disco Pablo (capolavoro) e non posso fare a meno di riconoscere il timbro e la dinamica dello strumento reale. Stessa sensazione di realtà aumentata (o dovrei dire realtà depauperata in assenza ?) ascoltando Ella And Louis. La presenza fisica dei due nella stanza rasenta il mistico per quanto tattili diventino. Tu non gli avevi chiesto di entrare nella tua sala... ma lo hanno fatto e ora ti tocca come minimo cucinargli qualcosa (cosi come ho fatto per Holger e sua moglie... non si dica mai che gli italiani non siano ospitali!). E ascoltando uno dei miei dischi in assoluto preferiti Roger Waters Amused to Death? Questo disco nasce proprio con quella idea: proiettare l’ascoltatore in una dimensione di realtà aumentata in cui la radio, la tele accesa il telefono che suona mentre le cicale ti sono intorno, le signore che prendono il the alla tua sinistra ti proiettano in una dimensione di appartenenza. Beh ovvio che con questo disco la tattilità dell’esperienza assume caratteri quasi metafisici che consiglio almeno una volta di provare. E per ragioni che mi sono sconosciute meglio il disco originale rispetto alla stampa Analogue Production (e meno male che ne comprai due copie di cui una ancora chiusa). Che succede se si “spegne” il trattamento? Beh intanto la prova non è semplice. All’atto dello spegnimento dovranno seguire almeno tre ore prima di ascoltare perché l’effetto permane (e dopo l’upgrade forse anche più di tre ore vista l’energia delle capacità aggiuntive). Ovvio che l’ impianto suoni bene lo stesso (e ci mancherebbe) ma è la stanza che non suona più. L’effetto teletrasporto cessa; non siete più al centro della musica... state ascoltando qualcuno che suona. Una miriade di particolari li riconoscete solo perché li avete sentiti prima, ma forse scivolerebbero indifferenti quasi inosservati se non sapeste che sono lì. A trattamento acceso invece, è tutto li in modo maledettamente “presente”. Note conclusive Ovvio che questo giochino costi... e non costa neanche tanto poco. Ne vale la pena? E che ne so io: dipende da troppi fattori: bontà dell’impianto, fruizione della musica che si vuole raggiungere, aspetti psicologici e percettivi, Il portafogli e potrei citarne altri centocinquanta. Per me è ovvio che non solo ne valga la pena ma che non ascolterei più senza. E’ una priorità? No, assolutamente no. Solo se tutto il resto è a posto ha un senso e se si ha la competenza e l’orecchio per metterlo a punto. Una sola raccomandazione quasi sicuramente reiterata in queste note: meglio non averli che usarli male: sono assai invasivi e non sono specchietti per allodole... Vanno usati con misura perchè funzionano... e a volte pure troppo. Meglio chiudere queste note dicendo che non ho nessun rapporto (se non quello personale appena nato) con Stein Music nè tanto meno alcun rapporto professionale e/o commerciale. Aggiungo che sulla base di questa esperienza mi riprometto di provare uno ionizzatore nel mio ambiente. Sono certo che in qualche modo un effetto ci sarà. Se sarà positivo sarà tutto da vedere. Marco Esposito Produttore: Stein Music Distributore per l'Italia: Audioplus |