Super tweeter? Si, grazie!
Prova non comparata (o quasi) dei TakeT Batpure a confronto con i Townshend Maximum Supertweeters
Il super tweeter, questo sconosciuto.
Si parla molto più di subwoofer, nell’errata convinzione che l’effetto sia più immediato; o, per meglio dire, lo può essere, perché se regolato non benissimo il bum-bum è assicurato. Ma se è vero che una buona riproduzione delle bassissime frequenze aiuta nella riproduzione corretta e completa del messaggio sonoro, non si può escludere che la stessa operazione, ma dall’altra parte della risposta in frequenza, possa dare risultati ancor più sorprendenti.
Dico subito che per mia esperienza, una volta usato il super tweeter e a condizione di non ascoltare esclusivamente CD (intendo lo standard CD, ovvero quello che come risposta in frequenza si ferma a 22 kHz o meno), si fatica a farne a meno. E preciso ancora che per super tweeter intendo componenti che vadano ben oltre i 20/30 kHz (anche se magari non è strettamente necessario arrivare ai 150 kHz che si dichiarano per i giapponesi TakeT).
Questo non sarà uno scritto lungo; non ci sono elementi per una lunga recensione. Potrebbero esserci spiegazioni scientifiche, ovvero quelle che spiegano come sia possibile che anche una captazione delle frequenze menomata dal passare degli anni, come potrebbe essere quella delle mie orecchie, in realtà si giovi e si bei della presenza dei super tweeter. Si parla di assorbimento e trasmissione delle frequenza acutissime attraverso le pareti del cranio, ma io posso solo limitarmi a dirvi che l’effetto si sente, eccome se si sente!
Più che altro mi piacerebbe instillare in voi la curiosità di provare questi altoparlanti che peraltro non sono nemmeno invasivi; come avrete capito, chi scrive non è di quelli che “o fate come dico io, o morte”. No, non mi interessa, non ne ho bisogno; mi diverto a chiacchierare con gli amici che si occupano di audio anche di queste cose. Ma poi, invariabilmente, si finisce col parlare dell’influenza, in questo caso dei super tweeter, della loro introduzione nel sistema e di quanto rifletta su una maggiore somiglianza del suono riprodotto con l’ipotetico suono dal vivo (i frequentatori di casa mia sono in generale persone che ben conoscono la musica dal vivo). E anche con voi mi piace chiacchierare semplicemente, raccontando di ciò che sento nel mio impianto (nel MIO impianto, beninteso; che poi, nella maggior parte dei casi, quel che scrivo mi venga confermato da altri, non è un caso, ma solo la constatazione che certe cose le sentiamo più o meno tutti; magari con ordini di priorità diversi, ma le sentiamo tutti).
Comunque, gli altoparlanti in gioco sono due, sufficienti per dare una indicazione sul “se e come” funzionano.
Partiamo dai più economici, i giapponesi Batpure della TakeT (i milanesi non ridano per il nome del produttore; il tram al quale attaccarsi in questo caso non c’è). Costo online circa € 60,00; e ho scritto sessanta, giusto per far subito chiarezza. Si acquistano su Amazon direttamente dal produttore giapponese oppure si possono acquistare dal distributore francese Céres Electronique sul sito http://www.ceresaudio.com/.
Piccolissimi, leggerissimi, necessitano solo di essere collegati ai morsetti dei vostri diffusori. L’alta impedenza, pari a 4 kOhm, non dà fastidio agli ampli. La risposta in frequenza dichiarata va da 20 kHz a 150 kHz. Il livello è fisso; come detto, vanno attaccati ai morsetti e poi semplicemente collocati in prossimità del tweeter già presente sul diffusore (nel mio caso, come vedete dalla foto, sono incollati a un blocchetto di grafite, un Limited Edition dei Q-Dampers della Art). In quale posizione? Direi centrale, in asse con il tweeter già presente. Prima che qualcuno me lo faccia osservare, segnalo che l’effetto è stato lo stesso sia usando le mie Davis Monitor One che hanno un tweeter a compressione caricato a tromba, sia con delle più modeste PSB Alpha B1.
I Townshend sono un prodotto sicuramente meno spartano, con una finitura curata, dotati dei cavi di connessione di buona fattura, con tanto di possibilità di regolarne l’effetto, oltre a poterli spegnere. Condividono con i giapponesi il fatto di essere a nastro, ma hanno un gruppo magnetico di ben diversa portata e spessore. Insomma, questi sono super tweeter che hanno un loro costo e ci tengono a mantenere le distanze dal super tweeter giapponese che invece è come un primo assaggio.
I Townshend si collegano direttamente ai morsetti ed hanno una risposta in frequenza che è limitata (si fa per dire) a 90 kHz. L’efficienza massima è di 89 dB e si può regolarne l’intervento mediante un commutatore rotativo posto dietro i box, con sei posizioni tra cui scegliere. La potenza sopportata, una volta inseriti nel sistema è alta: 350 W continui e 500 W impulsivi. Il costo è di circa 1.100 € la coppia.
Per quanto riguarda le dimensioni, ci sono qui allegate le foto nel mio ambiente, ma ci sono anche i siti dei produttori che vi invito a visitare per avere anche ulteriori e maggiori informazioni.
Ma veniamo all’inserimento di questi apparecchi (ormai tutti li chiamano devices, ma io preferisco l’italiano) nel mio impianto.
I TakeT Batpure si fanno immediatamente notare; prima di tutto rendono più preciso il timbro di ogni singolo strumento. Poi aggiungono “aria” alla riproduzione, rendendo meglio comprensibile e più precisa la collocazione degli strumenti nello spazio e soprattutto allargano sensibilmente questa sensazione di spazio. Un po’ acidini e fastidiosi nei primi giorni d’uso, col tempo raffinano il loro suono sino a far sì che sia molto ben integrato con il resto.
Non ci sono scalini, non si capisce dove iniziano a suonare; si percepisce solo una maggior naturalezza del suono, una definizione più spinta, ma mai falsa. Non peggiorano il suono e nemmeno lo migliorano; se la registrazione non è buona, loro accentuano questo aspetto. Ma se la registrazione è ottima, è solo un piacere averli collegati.
Ascoltando, ad esempio, musica per organo (Miller & Kreisel, la Toccata e Fuga in Re Min. di J.S. Bach nell’LP che contiene anche la Fanfare For The Common Man di Aaron Copland), si percepisce chiaramente come le canne piccole siano meglio restituite, anche meno affaticanti di quanto non lo siano con i soli altoparlanti contenuti nei diffusori acustici. Idem con tutti gli strumenti che agiscono molto in gamma alta (splendide le voci bianche, ora “rompiscatole” come lo sono dal vero), ma ora della fine la definizione migliora su tutto lo spettro di frequenze.
Cosa succede quando li si toglie? Sembra che il suono sia meno naturale. Non tagliato in alto, ma semplicemente manca qualcosa che ci faceva riconoscere immediatamente tutto quanto; tutto torna ad essere una bella riproduzione che però sempre riproduzione rimane.
E con i Townshend? L’intervento è meno deciso, l’estensione della risposta in frequenza avviene in modo più garbato, ma sempre in modo convincente e percepibile (diciamo chiaramente che vanno meglio dei piccoli; e ci mancherebbe pure, vista la differenza di costo); il fatto, poi, di poter variare la portata dell’intervento nel singolo impianto, è utilissimo perché permette anche di accordare meglio l’intervento con l’ambiente e con l’efficienza delle casse acustiche alle quali sono accoppiati. Un intervento discreto ma risolutivo.
Sulla scena l’effetto è poi ancora più eclatante rispetto ai piccoli giapponesi; forse anche grazie alla più ampia superficie dei nastri, la scena assume proporzioni più ampie, le risonanze ambientali assumono una entità tale da rendere quasi comprensibile l’acustica del luogo ove le registrazioni sono state effettuate (qualcuno direbbe le dimensioni esatte; ma mi sembra una iperbole poco credibile).
Un esempio per tutti su quanto fanno i super tweeter a livello riproduzione di risonanze ambientali (ove presenti in registrazione, ricordo sempre). Con il Miserere di Arvo Part, dopo l’implorazione del popolo (quel marasma in fortissimo ove compaiono voci, percussioni, tromba, campane tubolari e organo), la musica si ferma.
Le risonanze ambientali, ben percepibili con le casse acustiche da sole, si estinguono con maggior lentezza una volta inseriti i TakeT ed ancor maggiormente con i Townshend che sembrano non rallentare in nulla quelle risonanze, sino a che giungono al pressoché completo totale silenzio prima della ripresa del canto del basso solo.
Nella registrazione analogica con la Missa Bell’Amphitrit Altera di Orlando di Lasso, splendida registrazione, riversamento e poi stampa della Argo, le risonanze si spostano da destra a sinistra, a seconda di quale gruppo di cantanti stia cantando, il tutto in un’ottica di miglior ricostruzione della performance ripresa; cosicché la sera, a volume non troppo alto, si abbia la sensazione di avere di fronte a noi una bella cattedrale dalle volte molto alte.
Con entrambi i super tweeter l’effetto è più percepibile con LP, SACD e alta risoluzione. Meno con il CD. D’altro canto parrebbe poco utile collegare qualcosa che estende la risposta in frequenza, quando si usa materiale registrato che esteso in frequenza non è. Con ciò che esteso in alto lo è di suo, l’intervento è udibile sempre e comunque e con qualsiasi strumento, contrabbasso compreso.
Ovviamente la dispersione sul piano orizzontale e verticale non è fantasmagorica in nessuno dei due casi; sia i TakeT che i Townshend sono abbastanza direttivi ed è opportuno che proviate prima a puntarli direttamente verso le vostre orecchie, per poi modificarne l’orientamento sino a che otterrete il miglior risultato nel vostro ambiente.
Resta il fatto che i TakeT siano eccellenti a prescindere, ma soprattutto per prendere confidenza con questo genere di prodotto. I Townshend sono un prodotto finito e in qualche modo definitivo (ci sono anche i Fostex, ma quelli generalmente vanno “tagliati” con un crossover separato).
Cosa vi resta da fare, quindi? Indipendentemente dall’età che avete, nel caso vi interessassero i piccoli TakeT, potrete collegarvi al PC, ordinarli e pagarli, restando in attesa delle tre settimane circa per poterli avere a casa e iniziare a divertirvi (non conosco i tempi del distributore francese, ma mi si dice siano più brevi).
Nel caso vi interessassero i più eleganti, performanti e anche belli Townshend, potrete contattare il distributore italiano Art Of Music di Bologna che vi dirà in quale negozio potrete acquistarli.
Domenico Pizzamiglio
Questi i link ai vari siti:
TakeT : www.taket.jp
Ceres Electronique: www.ceresaudio.com
Townshend Audio: www.townshendaudio.com
Art of Music: www.artofmusic.it
Si parla molto più di subwoofer, nell’errata convinzione che l’effetto sia più immediato; o, per meglio dire, lo può essere, perché se regolato non benissimo il bum-bum è assicurato. Ma se è vero che una buona riproduzione delle bassissime frequenze aiuta nella riproduzione corretta e completa del messaggio sonoro, non si può escludere che la stessa operazione, ma dall’altra parte della risposta in frequenza, possa dare risultati ancor più sorprendenti.
Dico subito che per mia esperienza, una volta usato il super tweeter e a condizione di non ascoltare esclusivamente CD (intendo lo standard CD, ovvero quello che come risposta in frequenza si ferma a 22 kHz o meno), si fatica a farne a meno. E preciso ancora che per super tweeter intendo componenti che vadano ben oltre i 20/30 kHz (anche se magari non è strettamente necessario arrivare ai 150 kHz che si dichiarano per i giapponesi TakeT).
Questo non sarà uno scritto lungo; non ci sono elementi per una lunga recensione. Potrebbero esserci spiegazioni scientifiche, ovvero quelle che spiegano come sia possibile che anche una captazione delle frequenze menomata dal passare degli anni, come potrebbe essere quella delle mie orecchie, in realtà si giovi e si bei della presenza dei super tweeter. Si parla di assorbimento e trasmissione delle frequenza acutissime attraverso le pareti del cranio, ma io posso solo limitarmi a dirvi che l’effetto si sente, eccome se si sente!
Più che altro mi piacerebbe instillare in voi la curiosità di provare questi altoparlanti che peraltro non sono nemmeno invasivi; come avrete capito, chi scrive non è di quelli che “o fate come dico io, o morte”. No, non mi interessa, non ne ho bisogno; mi diverto a chiacchierare con gli amici che si occupano di audio anche di queste cose. Ma poi, invariabilmente, si finisce col parlare dell’influenza, in questo caso dei super tweeter, della loro introduzione nel sistema e di quanto rifletta su una maggiore somiglianza del suono riprodotto con l’ipotetico suono dal vivo (i frequentatori di casa mia sono in generale persone che ben conoscono la musica dal vivo). E anche con voi mi piace chiacchierare semplicemente, raccontando di ciò che sento nel mio impianto (nel MIO impianto, beninteso; che poi, nella maggior parte dei casi, quel che scrivo mi venga confermato da altri, non è un caso, ma solo la constatazione che certe cose le sentiamo più o meno tutti; magari con ordini di priorità diversi, ma le sentiamo tutti).
Comunque, gli altoparlanti in gioco sono due, sufficienti per dare una indicazione sul “se e come” funzionano.
Partiamo dai più economici, i giapponesi Batpure della TakeT (i milanesi non ridano per il nome del produttore; il tram al quale attaccarsi in questo caso non c’è). Costo online circa € 60,00; e ho scritto sessanta, giusto per far subito chiarezza. Si acquistano su Amazon direttamente dal produttore giapponese oppure si possono acquistare dal distributore francese Céres Electronique sul sito http://www.ceresaudio.com/.
Piccolissimi, leggerissimi, necessitano solo di essere collegati ai morsetti dei vostri diffusori. L’alta impedenza, pari a 4 kOhm, non dà fastidio agli ampli. La risposta in frequenza dichiarata va da 20 kHz a 150 kHz. Il livello è fisso; come detto, vanno attaccati ai morsetti e poi semplicemente collocati in prossimità del tweeter già presente sul diffusore (nel mio caso, come vedete dalla foto, sono incollati a un blocchetto di grafite, un Limited Edition dei Q-Dampers della Art). In quale posizione? Direi centrale, in asse con il tweeter già presente. Prima che qualcuno me lo faccia osservare, segnalo che l’effetto è stato lo stesso sia usando le mie Davis Monitor One che hanno un tweeter a compressione caricato a tromba, sia con delle più modeste PSB Alpha B1.
I Townshend sono un prodotto sicuramente meno spartano, con una finitura curata, dotati dei cavi di connessione di buona fattura, con tanto di possibilità di regolarne l’effetto, oltre a poterli spegnere. Condividono con i giapponesi il fatto di essere a nastro, ma hanno un gruppo magnetico di ben diversa portata e spessore. Insomma, questi sono super tweeter che hanno un loro costo e ci tengono a mantenere le distanze dal super tweeter giapponese che invece è come un primo assaggio.
I Townshend si collegano direttamente ai morsetti ed hanno una risposta in frequenza che è limitata (si fa per dire) a 90 kHz. L’efficienza massima è di 89 dB e si può regolarne l’intervento mediante un commutatore rotativo posto dietro i box, con sei posizioni tra cui scegliere. La potenza sopportata, una volta inseriti nel sistema è alta: 350 W continui e 500 W impulsivi. Il costo è di circa 1.100 € la coppia.
Per quanto riguarda le dimensioni, ci sono qui allegate le foto nel mio ambiente, ma ci sono anche i siti dei produttori che vi invito a visitare per avere anche ulteriori e maggiori informazioni.
Ma veniamo all’inserimento di questi apparecchi (ormai tutti li chiamano devices, ma io preferisco l’italiano) nel mio impianto.
I TakeT Batpure si fanno immediatamente notare; prima di tutto rendono più preciso il timbro di ogni singolo strumento. Poi aggiungono “aria” alla riproduzione, rendendo meglio comprensibile e più precisa la collocazione degli strumenti nello spazio e soprattutto allargano sensibilmente questa sensazione di spazio. Un po’ acidini e fastidiosi nei primi giorni d’uso, col tempo raffinano il loro suono sino a far sì che sia molto ben integrato con il resto.
Non ci sono scalini, non si capisce dove iniziano a suonare; si percepisce solo una maggior naturalezza del suono, una definizione più spinta, ma mai falsa. Non peggiorano il suono e nemmeno lo migliorano; se la registrazione non è buona, loro accentuano questo aspetto. Ma se la registrazione è ottima, è solo un piacere averli collegati.
Ascoltando, ad esempio, musica per organo (Miller & Kreisel, la Toccata e Fuga in Re Min. di J.S. Bach nell’LP che contiene anche la Fanfare For The Common Man di Aaron Copland), si percepisce chiaramente come le canne piccole siano meglio restituite, anche meno affaticanti di quanto non lo siano con i soli altoparlanti contenuti nei diffusori acustici. Idem con tutti gli strumenti che agiscono molto in gamma alta (splendide le voci bianche, ora “rompiscatole” come lo sono dal vero), ma ora della fine la definizione migliora su tutto lo spettro di frequenze.
Cosa succede quando li si toglie? Sembra che il suono sia meno naturale. Non tagliato in alto, ma semplicemente manca qualcosa che ci faceva riconoscere immediatamente tutto quanto; tutto torna ad essere una bella riproduzione che però sempre riproduzione rimane.
E con i Townshend? L’intervento è meno deciso, l’estensione della risposta in frequenza avviene in modo più garbato, ma sempre in modo convincente e percepibile (diciamo chiaramente che vanno meglio dei piccoli; e ci mancherebbe pure, vista la differenza di costo); il fatto, poi, di poter variare la portata dell’intervento nel singolo impianto, è utilissimo perché permette anche di accordare meglio l’intervento con l’ambiente e con l’efficienza delle casse acustiche alle quali sono accoppiati. Un intervento discreto ma risolutivo.
Sulla scena l’effetto è poi ancora più eclatante rispetto ai piccoli giapponesi; forse anche grazie alla più ampia superficie dei nastri, la scena assume proporzioni più ampie, le risonanze ambientali assumono una entità tale da rendere quasi comprensibile l’acustica del luogo ove le registrazioni sono state effettuate (qualcuno direbbe le dimensioni esatte; ma mi sembra una iperbole poco credibile).
Un esempio per tutti su quanto fanno i super tweeter a livello riproduzione di risonanze ambientali (ove presenti in registrazione, ricordo sempre). Con il Miserere di Arvo Part, dopo l’implorazione del popolo (quel marasma in fortissimo ove compaiono voci, percussioni, tromba, campane tubolari e organo), la musica si ferma.
Le risonanze ambientali, ben percepibili con le casse acustiche da sole, si estinguono con maggior lentezza una volta inseriti i TakeT ed ancor maggiormente con i Townshend che sembrano non rallentare in nulla quelle risonanze, sino a che giungono al pressoché completo totale silenzio prima della ripresa del canto del basso solo.
Nella registrazione analogica con la Missa Bell’Amphitrit Altera di Orlando di Lasso, splendida registrazione, riversamento e poi stampa della Argo, le risonanze si spostano da destra a sinistra, a seconda di quale gruppo di cantanti stia cantando, il tutto in un’ottica di miglior ricostruzione della performance ripresa; cosicché la sera, a volume non troppo alto, si abbia la sensazione di avere di fronte a noi una bella cattedrale dalle volte molto alte.
Con entrambi i super tweeter l’effetto è più percepibile con LP, SACD e alta risoluzione. Meno con il CD. D’altro canto parrebbe poco utile collegare qualcosa che estende la risposta in frequenza, quando si usa materiale registrato che esteso in frequenza non è. Con ciò che esteso in alto lo è di suo, l’intervento è udibile sempre e comunque e con qualsiasi strumento, contrabbasso compreso.
Ovviamente la dispersione sul piano orizzontale e verticale non è fantasmagorica in nessuno dei due casi; sia i TakeT che i Townshend sono abbastanza direttivi ed è opportuno che proviate prima a puntarli direttamente verso le vostre orecchie, per poi modificarne l’orientamento sino a che otterrete il miglior risultato nel vostro ambiente.
Resta il fatto che i TakeT siano eccellenti a prescindere, ma soprattutto per prendere confidenza con questo genere di prodotto. I Townshend sono un prodotto finito e in qualche modo definitivo (ci sono anche i Fostex, ma quelli generalmente vanno “tagliati” con un crossover separato).
Cosa vi resta da fare, quindi? Indipendentemente dall’età che avete, nel caso vi interessassero i piccoli TakeT, potrete collegarvi al PC, ordinarli e pagarli, restando in attesa delle tre settimane circa per poterli avere a casa e iniziare a divertirvi (non conosco i tempi del distributore francese, ma mi si dice siano più brevi).
Nel caso vi interessassero i più eleganti, performanti e anche belli Townshend, potrete contattare il distributore italiano Art Of Music di Bologna che vi dirà in quale negozio potrete acquistarli.
Domenico Pizzamiglio
Questi i link ai vari siti:
TakeT : www.taket.jp
Ceres Electronique: www.ceresaudio.com
Townshend Audio: www.townshendaudio.com
Art of Music: www.artofmusic.it