Tannoy GRF 90
Tannoy è un produttore inglese (ora il marchio è di proprietà del Gruppo multinazionale Music) noto a chiunque si sia interessato all’alta fedeltà, sin dai suoi albori.
E’ un nome da sempre sulla bocca di tutti e che ha spesso diviso gli appassionati dell’audio, come spesso capita ai migliori. C’è chi parla entusiasticamente del suono Tannoy, chi invece lo ama meno.
Il sottoscritto ha avuto varie esperienze di ascolti di prodotti Tannoy nella sua ormai discretamente lunga vita, ricavandone impressioni a volte in contrasto tra loro. Ho amato molto il suono della serie Kingdom e ricordo con entusiasmo una coppia di Kingdom 15, ora fuori produzione e sostituite dalle Kingdom Royal, suonare in modo fantastico. Ho anche avuto occasione di approfondire, qualche anno fa, il suono delle Westminster Royal (ora sostituite dalle Westminster GR), dal suono eccezionale, accoppiate ad amplificazioni Accuphase. Ho anche ascoltato delle Stirling di un amico suonare piuttosto male, probabilmente perché male amplificate o mal posizionate nell’ambiente d’ascolto. Non ho l’abitudine di mettere mano agli impianti altrui, se non mi viene espressamente richiesto, quindi non ho mai indagato.
Circa il suono Tannoy si legge di tutto e di più ma le critiche più feroci arrivano solitamente dagli ascolti nelle varie manifestazioni audio. Sarò sincero: spesso anch’io, nelle mostre, le ho sentite suonare in modo insoddisfacente. Non chiedetemi il perché, visto che con le medesime elettroniche possono andare benissimo, in altri contesti.
Potete quindi immaginare la mia curiosità quando High Fidelity, il distributore Tannoy per l’Italia, mi ha offerto in prova le GRF 90, prodotte in serie limitata a 90 esemplari. Finalmente avrei potuto mettere le mani su una coppia di Tannoy di alto livello e sentire cosa sono in grado di fare.
“Arrivate che furono”, la prima cosa che ho notato è stato l’ingombro degli imballi ed il peso, dichiarato in 99,5 kg per ogni diffusore.
Siccome in Audio-activity.com non siamo abituati a perderci d’animo, mi sono accordato con l’immancabile Domenico Pizzamiglio e due altri amici per portarle nella mia sala d’ascolto, senza rischiare di spaccarci la schiena. Lo stesso faremo quando torneremo ad imballarle per rimandarle a casa.
Parliamo ancora un po’ di Tannoy e della produzione attuale.
Tannoy è un marchio storico dell’alta fedeltà mondiale, fondato 90 anni fa a Londra da Guy R. Fountain (vi dice nulla l’acronimo GRF? Ed il numero 90?). Già nel 1947 fu inventato il famoso altoparlante Dual Concentric, tuttora utilizzato, sebbene dopo svariati aggiornamenti. Nel sito di Tannoy potete approfondire la storia dell’azienda britannica.
La produzione attuale consiste, per ciò che riguarda l’alta fedeltà a due canali, di 4 linee: Hifi, Prestige, Prestige GR e Kingdom Royal. Ogni linea si compone di diversi modelli, che vi invito eventualmente ad approfondire sul sito, per evitare lunghi elenchi. Come sapete, la politica di Audio-activity.com è quella di scrivere recensioni il più possibile brevi, essendo ben noto che i lettori degli articoli in rete mantengono una concentrazione per un tempo più breve rispetto agli articoli sulla carta stampata.
E’ un nome da sempre sulla bocca di tutti e che ha spesso diviso gli appassionati dell’audio, come spesso capita ai migliori. C’è chi parla entusiasticamente del suono Tannoy, chi invece lo ama meno.
Il sottoscritto ha avuto varie esperienze di ascolti di prodotti Tannoy nella sua ormai discretamente lunga vita, ricavandone impressioni a volte in contrasto tra loro. Ho amato molto il suono della serie Kingdom e ricordo con entusiasmo una coppia di Kingdom 15, ora fuori produzione e sostituite dalle Kingdom Royal, suonare in modo fantastico. Ho anche avuto occasione di approfondire, qualche anno fa, il suono delle Westminster Royal (ora sostituite dalle Westminster GR), dal suono eccezionale, accoppiate ad amplificazioni Accuphase. Ho anche ascoltato delle Stirling di un amico suonare piuttosto male, probabilmente perché male amplificate o mal posizionate nell’ambiente d’ascolto. Non ho l’abitudine di mettere mano agli impianti altrui, se non mi viene espressamente richiesto, quindi non ho mai indagato.
Circa il suono Tannoy si legge di tutto e di più ma le critiche più feroci arrivano solitamente dagli ascolti nelle varie manifestazioni audio. Sarò sincero: spesso anch’io, nelle mostre, le ho sentite suonare in modo insoddisfacente. Non chiedetemi il perché, visto che con le medesime elettroniche possono andare benissimo, in altri contesti.
Potete quindi immaginare la mia curiosità quando High Fidelity, il distributore Tannoy per l’Italia, mi ha offerto in prova le GRF 90, prodotte in serie limitata a 90 esemplari. Finalmente avrei potuto mettere le mani su una coppia di Tannoy di alto livello e sentire cosa sono in grado di fare.
“Arrivate che furono”, la prima cosa che ho notato è stato l’ingombro degli imballi ed il peso, dichiarato in 99,5 kg per ogni diffusore.
Siccome in Audio-activity.com non siamo abituati a perderci d’animo, mi sono accordato con l’immancabile Domenico Pizzamiglio e due altri amici per portarle nella mia sala d’ascolto, senza rischiare di spaccarci la schiena. Lo stesso faremo quando torneremo ad imballarle per rimandarle a casa.
Parliamo ancora un po’ di Tannoy e della produzione attuale.
Tannoy è un marchio storico dell’alta fedeltà mondiale, fondato 90 anni fa a Londra da Guy R. Fountain (vi dice nulla l’acronimo GRF? Ed il numero 90?). Già nel 1947 fu inventato il famoso altoparlante Dual Concentric, tuttora utilizzato, sebbene dopo svariati aggiornamenti. Nel sito di Tannoy potete approfondire la storia dell’azienda britannica.
La produzione attuale consiste, per ciò che riguarda l’alta fedeltà a due canali, di 4 linee: Hifi, Prestige, Prestige GR e Kingdom Royal. Ogni linea si compone di diversi modelli, che vi invito eventualmente ad approfondire sul sito, per evitare lunghi elenchi. Come sapete, la politica di Audio-activity.com è quella di scrivere recensioni il più possibile brevi, essendo ben noto che i lettori degli articoli in rete mantengono una concentrazione per un tempo più breve rispetto agli articoli sulla carta stampata.
Bene, è il momento di passare a vedere in concreto di cosa dobbiamo parlare oggi. Il modello GRF 90 è di presentazione abbastanza recente ed al primo colpo d’occhio appare già un classico, non discostandosi dall’estetica della serie Prestige. Le dimensioni piuttosto imponenti (sono alte 124 cm e larghe 55) (48.8x21.7 in) incutono un certo timore reverenziale.
Rimosse le griglie, tra l’altro molto ben rifinite e provviste di un elegante pomolo per facilitare la presa, troneggia, a circa ⅓ dell’altezza, il dual concentric da 12”, su un pannello ligneo finito stupendamente. In basso, sempre sul frontale, troviamo il classico pannello di controllo di color oro, che permette di variare la risposta in gamma acuta di +/- 3 dB da 1.1 a 27 kHz ed il roll off da 5 kHz a 27 kHz, semplicemente spostando i due connettori relativi. Nella mia stanza d’ascolto non ho avuto bisogno di utilizzarli ed ho lasciato entrambi nella posizione “level”, che è quella che ha espresso la maggior linearità.
I fianchi del cabinet sono curvi e fortemente rastremati verso la parte posteriore, anch’essa superbamente rifinita e provvista in alto di una targa che ci informa del fatto che le GRF 90 sono progettate e realizzate interamente in Gran Bretagna. Più in basso, i due grossi raccordi del reflex ed i connettori per i cavi, gli ottimi WBT NextGen. Anche in questo modello, sono 4 per il biwiring, coi ponticelli di ottima qualità, ospitati in una lussuosa scatola di legno che contiene le sottopunte, più il solito connettore per la messa a terra, che collega i cestelli dell’altoparlante con una massa esterna che l’utente è libero di collegare se lo ritiene utile.
L’impressione generale è di notevole opulenza e qualità ed il diffusore è consigliato per stanze di grandi dimensioni. La nostra sala d’ascolto è di quasi 60 mq, quindi perfettamente indicata per farli esprimere al meglio.
La tecnica costruttiva di queste GRF 90 ci parla di un altoparlante concentrico a 2 vie, con una frequenza di crossover di 1.1 kHz. La sensibilità dichiarata è di 95 dB. Il woofer è in carta trattata con la sospensione in tela trattata ed il magnete in AlNiCo, mentre il tweeter è un’unità a compressione con diaframma in lega di magnesio-alluminio, caricato con la piccola guida d’onda che Tannoy ha battezzato PepperPot, probabilmente grazie ai fori che ne costituiscono la base.
Il crossover è definito “minimalista”; adotta componentistica di pregio, ed è trattato criogenicamente.
Il cabinet, realizzato in multistrato di betulla ed impiallacciato in noce, è rinforzato internamente al fine di minimizzare le risonanze.
L’impedenza è di 8 Ohm, con un minimo di 5. La risposta in frequenza va da 24 a 27.000 Hz, a -6 dB.
Le GRF 90 sono state collegate al seguente impianto:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B³, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Rimosse le griglie, tra l’altro molto ben rifinite e provviste di un elegante pomolo per facilitare la presa, troneggia, a circa ⅓ dell’altezza, il dual concentric da 12”, su un pannello ligneo finito stupendamente. In basso, sempre sul frontale, troviamo il classico pannello di controllo di color oro, che permette di variare la risposta in gamma acuta di +/- 3 dB da 1.1 a 27 kHz ed il roll off da 5 kHz a 27 kHz, semplicemente spostando i due connettori relativi. Nella mia stanza d’ascolto non ho avuto bisogno di utilizzarli ed ho lasciato entrambi nella posizione “level”, che è quella che ha espresso la maggior linearità.
I fianchi del cabinet sono curvi e fortemente rastremati verso la parte posteriore, anch’essa superbamente rifinita e provvista in alto di una targa che ci informa del fatto che le GRF 90 sono progettate e realizzate interamente in Gran Bretagna. Più in basso, i due grossi raccordi del reflex ed i connettori per i cavi, gli ottimi WBT NextGen. Anche in questo modello, sono 4 per il biwiring, coi ponticelli di ottima qualità, ospitati in una lussuosa scatola di legno che contiene le sottopunte, più il solito connettore per la messa a terra, che collega i cestelli dell’altoparlante con una massa esterna che l’utente è libero di collegare se lo ritiene utile.
L’impressione generale è di notevole opulenza e qualità ed il diffusore è consigliato per stanze di grandi dimensioni. La nostra sala d’ascolto è di quasi 60 mq, quindi perfettamente indicata per farli esprimere al meglio.
La tecnica costruttiva di queste GRF 90 ci parla di un altoparlante concentrico a 2 vie, con una frequenza di crossover di 1.1 kHz. La sensibilità dichiarata è di 95 dB. Il woofer è in carta trattata con la sospensione in tela trattata ed il magnete in AlNiCo, mentre il tweeter è un’unità a compressione con diaframma in lega di magnesio-alluminio, caricato con la piccola guida d’onda che Tannoy ha battezzato PepperPot, probabilmente grazie ai fori che ne costituiscono la base.
Il crossover è definito “minimalista”; adotta componentistica di pregio, ed è trattato criogenicamente.
Il cabinet, realizzato in multistrato di betulla ed impiallacciato in noce, è rinforzato internamente al fine di minimizzare le risonanze.
L’impedenza è di 8 Ohm, con un minimo di 5. La risposta in frequenza va da 24 a 27.000 Hz, a -6 dB.
Le GRF 90 sono state collegate al seguente impianto:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B³, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Inizio, come sempre, coi diffusori paralleli alla parete di fondo e da quella posizione di partenza, regolo l’inclinazione verso il punto d’ascolto. Oriento sempre con parsimonia i diffusori, mi piace sfruttare la dispersione degli altoparlanti in modo che l’immagine sia il miglior compromesso tra larghezza e precisione al centro. Anche la timbrica risente di questi movimenti, quindi bisogna lavorare di fino, al fine di spremere il meglio possibile dai diffusori.
Alla fine, la posizione che mi è parsa conciliare al meglio le diverse esigenze, è quella che ha visto i diffusori inclinati di pochi gradi verso il punto d’ascolto. Curioso invece come Tannoy raccomandi di incrociare gli assi di emissione poco davanti al proprio naso. E’ una soluzione che va senz’altro bene se i diffusori sono posizionati negli angoli della stanza, al fine di evitare riflessioni precoci, ma non nel mio caso, visto che il centro dei woofer è ad oltre 1 metro e mezzo dalle pareti laterali.
Parto subito con un vinile: Louis Armstrong & Duke Ellington “Recording Together for the First Time” (Roulette, ristampa Reson). Questa registrazione è dotata di una timbrica incredibilmente bella, che con le Tannoy sembra brillare di luce propria. La tromba di Satchmo non perde nulla in dinamica, durante il breve solo nella celeberrima “Duke’s Place”. Il contrabbasso è praticamente vero.
La caratteristica voce di Armstrong è dotata della presenza che ci si può attendere e non ci percepisce alcuna colorazione fastidiosa. Ascolto con enorme piacere tutto il disco, la recensione può attendere. Questa musica è splendida. Anche il suono un po’ sordo del charleston è esattamente quello che si usava mettere su nastro in quell’epoca e si contrappone a quello brillante del piatto chiodato.
“The Strauss Family” è un interessante cofanetto di 8 CD nei quali Willi Boskovski dirige la Wiener Philharmoniker (Decca). Lo ascolto il giorno dopo aver ascoltato dal vivo alcuni dei brani contenuti in questi CD e devo riconoscere che, fatta la tara alle diverse esecuzioni ed ambienti di ripresa del suono, si è abbastanza vicini al suono ideale, in termini di dinamica e ricostruzione spaziale dell’orchestra. Sulla timbrica glissiamo, in quanto le registrazioni dei brani sono state effettuate nell’arco di 30 anni e con tecniche di registrazione differenti, quindi non sono costanti.
Per ottenere quanto sopra ci vuole però un po’ di libertà, esperienza ed abilità nel posizionare i diffusori ed il punto d’ascolto. Chiunque vi racconti che acquistando un determinato componente dell’impianto vi troverete immediatamente in Paradiso, vi sta prendendo in giro. Come, temo, vi prendano in giro alcuni miei colleghi che recensiscono diffusori di queste dimensioni, o più grandi, in salotti da 20 mq, magari ingombri di librerie, sedie, tavolini e divani.
Quindi, con un po’ di pazienza, abbiamo fatto suonare queste Tannoy GRF 90 in modo decisamente valido.
Tornando ai nostri Wiener, ci ritroviamo con un esempio dell’abilità dei tecnici della Decca. Mi riferisco in particolare alle registrazioni dal vivo ed a quelle più recenti in studio, che sono dotate di risposta in frequenza molto estesa e di un soundstage inappuntabile.
Di solito, per partito preso, ascolto i diffusori senza le griglie di protezione, che trovo sempre poco trasparenti al suono. Questa volta, mentre le mettevo in posizione per scattare le fotografie e la musica stava suonando, ho notato che il suono non cambiava in modo immediatamente apprezzabile.
Mi sono quindi seduto per continuare gli ascolti, notando un fatto particolare: la scomparsa totale dei grossi diffusori dalla scena del crim … ops! del suono. Mi rendo conto che possa essere una questione psicologica ma da quel momento le griglie sono rimaste al loro posto, tanto mi ero già goduto ben bene la splendida finitura del pannello frontale, del bordo dell’altoparlante e del pannello di controllo del crossover. A tal proposito, come vi ho detto prima, non ho avuto la necessità di manipolare la timbrica dei diffusori, ma è bello sapere che, in caso di bisogno, lo si può fare.
Passo al Concierto de Aranjuez di Joaquìn Rodrigo, eseguito dalla Academy of St. Martin-in-the-Fields diretta da Marriner (LP Philips). La chitarra di Pepe Romero sembra perfetta, non si riesce a credere che sia passata attraverso tanta elettronica in fase di registrazione, realizzazione del vinile, ed infine riproduzione. Le Tannoy suonano perfettamente anche in questa occasione. Dinamiche ma sempre controllate in gamma bassa, estremamente reattive alle elettroniche a monte, che consiglio siano estremamente neutre e lineari, per non stravolgere il lavoro dei progettisti britannici su questi diffusori. Ma a proposito del disco che sto ascoltando vi suggerisco, cari lettori, di ascoltare con attenzione anche il meno famoso Concierto Andaluz, composto da Rodrigo per i fratelli Romero, tutti e 4 chitarristi di livello molto alto. E’ una composizione dalle atmosfere fantastiche.
Due parole dedicate a coloro che pensano che il suono Tannoy sia sempre compassato, adatto soprattutto per generi musicali classicheggianti.
Mi sono divertito col vinile “Powerage” degli AC/DC, ed in questo momento sto ascoltando “Relayer” degli Yes (LP Atlantic). Il basso del compianto Chris Squire è veloce e ben intelligibile, completo e ben bilanciato anche nelle sue note più gravi.
Quando, in “The Gates of Delirium”, il basso elettrico si sovrappone alla voce, suonando le stesse note, è più decifrabile che mai, mentre la chitarra di Steve Howe ti penetra nel cervello, come accadeva dal vivo durante un loro concerto di qualche anno fa, qui a Milano.
Anche la gamma alta è esente da critiche.
“Soon Oh soon the light …” canta Jon Anderson …
A questo punto devo tirare le somme. Il suono di queste GRF 90 è equilibrato, dolce o cattivo a seconda di quanto inciso nei dischi. Una gamma bassa piena e sempre perfettamente frenata, come faceva intuire dai subito la sospensione in tela trattata del woofer, sintomo di escursione e distorsione ridotte. La gamma media, provenendo dal suono monitor delle mie JBL, appare in un primo momento leggermente arretrata, ma dopo pochi minuti si capisce che è perfettamente bilanciata col resto delle frequenze, mentre dalle JBL è evidenziata in modo particolare, come richiesto dal progetto.
Appena abbiamo messo a suonare le Tannoy (eravamo in quattro, ricordate?) ci siamo guardati in faccia stupiti di come, già piazzate senza alcuna cura, avessero una timbrica così sana e la capacità di suonare anche molto forte, quando richiesto, e riempire la mia ampia sala da musica senza cenni di distorsione o di fatica di emissione del suono. Le colorazioni delle quali molti parlano a (s)proposito di Tannoy, in queste GRF 90 sono solo uno sbiadito ricordo.
In passato ho trovato abbondanti giustificazioni al fatto che Tannoy abbia in catalogo un supertweeter e l’ho anche sentito dimostrare con le Westminster, se ben ricordo. La risposta in alto di alcuni suoi modelli sembrava sempre mancare di quel pizzico d’aria che rende meglio fruibile la musica. Con queste GRF 90, che pure non insistono mai sulle alte frequenze con effetti fastidiosi, non si sente la necessità di completare la gamma superiore.
Grandi, grandissimi diffusori. Il prezzo è importante ma le alternative, tutte le alternative, rischiano di essere inferiori in termini di prestazioni, blasone ed impatto estetico.
Correte ad ascoltarle, prima che le vendano tutte. Se avete la fortuna di potervele permettere, secondo me le comprate.
Angelo Jasparro
Produttore: Tannoy
Distributore per l'Italia: High Fidelity Srl
Prezzo: euro 28.000,00 la coppia
Alla fine, la posizione che mi è parsa conciliare al meglio le diverse esigenze, è quella che ha visto i diffusori inclinati di pochi gradi verso il punto d’ascolto. Curioso invece come Tannoy raccomandi di incrociare gli assi di emissione poco davanti al proprio naso. E’ una soluzione che va senz’altro bene se i diffusori sono posizionati negli angoli della stanza, al fine di evitare riflessioni precoci, ma non nel mio caso, visto che il centro dei woofer è ad oltre 1 metro e mezzo dalle pareti laterali.
Parto subito con un vinile: Louis Armstrong & Duke Ellington “Recording Together for the First Time” (Roulette, ristampa Reson). Questa registrazione è dotata di una timbrica incredibilmente bella, che con le Tannoy sembra brillare di luce propria. La tromba di Satchmo non perde nulla in dinamica, durante il breve solo nella celeberrima “Duke’s Place”. Il contrabbasso è praticamente vero.
La caratteristica voce di Armstrong è dotata della presenza che ci si può attendere e non ci percepisce alcuna colorazione fastidiosa. Ascolto con enorme piacere tutto il disco, la recensione può attendere. Questa musica è splendida. Anche il suono un po’ sordo del charleston è esattamente quello che si usava mettere su nastro in quell’epoca e si contrappone a quello brillante del piatto chiodato.
“The Strauss Family” è un interessante cofanetto di 8 CD nei quali Willi Boskovski dirige la Wiener Philharmoniker (Decca). Lo ascolto il giorno dopo aver ascoltato dal vivo alcuni dei brani contenuti in questi CD e devo riconoscere che, fatta la tara alle diverse esecuzioni ed ambienti di ripresa del suono, si è abbastanza vicini al suono ideale, in termini di dinamica e ricostruzione spaziale dell’orchestra. Sulla timbrica glissiamo, in quanto le registrazioni dei brani sono state effettuate nell’arco di 30 anni e con tecniche di registrazione differenti, quindi non sono costanti.
Per ottenere quanto sopra ci vuole però un po’ di libertà, esperienza ed abilità nel posizionare i diffusori ed il punto d’ascolto. Chiunque vi racconti che acquistando un determinato componente dell’impianto vi troverete immediatamente in Paradiso, vi sta prendendo in giro. Come, temo, vi prendano in giro alcuni miei colleghi che recensiscono diffusori di queste dimensioni, o più grandi, in salotti da 20 mq, magari ingombri di librerie, sedie, tavolini e divani.
Quindi, con un po’ di pazienza, abbiamo fatto suonare queste Tannoy GRF 90 in modo decisamente valido.
Tornando ai nostri Wiener, ci ritroviamo con un esempio dell’abilità dei tecnici della Decca. Mi riferisco in particolare alle registrazioni dal vivo ed a quelle più recenti in studio, che sono dotate di risposta in frequenza molto estesa e di un soundstage inappuntabile.
Di solito, per partito preso, ascolto i diffusori senza le griglie di protezione, che trovo sempre poco trasparenti al suono. Questa volta, mentre le mettevo in posizione per scattare le fotografie e la musica stava suonando, ho notato che il suono non cambiava in modo immediatamente apprezzabile.
Mi sono quindi seduto per continuare gli ascolti, notando un fatto particolare: la scomparsa totale dei grossi diffusori dalla scena del crim … ops! del suono. Mi rendo conto che possa essere una questione psicologica ma da quel momento le griglie sono rimaste al loro posto, tanto mi ero già goduto ben bene la splendida finitura del pannello frontale, del bordo dell’altoparlante e del pannello di controllo del crossover. A tal proposito, come vi ho detto prima, non ho avuto la necessità di manipolare la timbrica dei diffusori, ma è bello sapere che, in caso di bisogno, lo si può fare.
Passo al Concierto de Aranjuez di Joaquìn Rodrigo, eseguito dalla Academy of St. Martin-in-the-Fields diretta da Marriner (LP Philips). La chitarra di Pepe Romero sembra perfetta, non si riesce a credere che sia passata attraverso tanta elettronica in fase di registrazione, realizzazione del vinile, ed infine riproduzione. Le Tannoy suonano perfettamente anche in questa occasione. Dinamiche ma sempre controllate in gamma bassa, estremamente reattive alle elettroniche a monte, che consiglio siano estremamente neutre e lineari, per non stravolgere il lavoro dei progettisti britannici su questi diffusori. Ma a proposito del disco che sto ascoltando vi suggerisco, cari lettori, di ascoltare con attenzione anche il meno famoso Concierto Andaluz, composto da Rodrigo per i fratelli Romero, tutti e 4 chitarristi di livello molto alto. E’ una composizione dalle atmosfere fantastiche.
Due parole dedicate a coloro che pensano che il suono Tannoy sia sempre compassato, adatto soprattutto per generi musicali classicheggianti.
Mi sono divertito col vinile “Powerage” degli AC/DC, ed in questo momento sto ascoltando “Relayer” degli Yes (LP Atlantic). Il basso del compianto Chris Squire è veloce e ben intelligibile, completo e ben bilanciato anche nelle sue note più gravi.
Quando, in “The Gates of Delirium”, il basso elettrico si sovrappone alla voce, suonando le stesse note, è più decifrabile che mai, mentre la chitarra di Steve Howe ti penetra nel cervello, come accadeva dal vivo durante un loro concerto di qualche anno fa, qui a Milano.
Anche la gamma alta è esente da critiche.
“Soon Oh soon the light …” canta Jon Anderson …
A questo punto devo tirare le somme. Il suono di queste GRF 90 è equilibrato, dolce o cattivo a seconda di quanto inciso nei dischi. Una gamma bassa piena e sempre perfettamente frenata, come faceva intuire dai subito la sospensione in tela trattata del woofer, sintomo di escursione e distorsione ridotte. La gamma media, provenendo dal suono monitor delle mie JBL, appare in un primo momento leggermente arretrata, ma dopo pochi minuti si capisce che è perfettamente bilanciata col resto delle frequenze, mentre dalle JBL è evidenziata in modo particolare, come richiesto dal progetto.
Appena abbiamo messo a suonare le Tannoy (eravamo in quattro, ricordate?) ci siamo guardati in faccia stupiti di come, già piazzate senza alcuna cura, avessero una timbrica così sana e la capacità di suonare anche molto forte, quando richiesto, e riempire la mia ampia sala da musica senza cenni di distorsione o di fatica di emissione del suono. Le colorazioni delle quali molti parlano a (s)proposito di Tannoy, in queste GRF 90 sono solo uno sbiadito ricordo.
In passato ho trovato abbondanti giustificazioni al fatto che Tannoy abbia in catalogo un supertweeter e l’ho anche sentito dimostrare con le Westminster, se ben ricordo. La risposta in alto di alcuni suoi modelli sembrava sempre mancare di quel pizzico d’aria che rende meglio fruibile la musica. Con queste GRF 90, che pure non insistono mai sulle alte frequenze con effetti fastidiosi, non si sente la necessità di completare la gamma superiore.
Grandi, grandissimi diffusori. Il prezzo è importante ma le alternative, tutte le alternative, rischiano di essere inferiori in termini di prestazioni, blasone ed impatto estetico.
Correte ad ascoltarle, prima che le vendano tutte. Se avete la fortuna di potervele permettere, secondo me le comprate.
Angelo Jasparro
Produttore: Tannoy
Distributore per l'Italia: High Fidelity Srl
Prezzo: euro 28.000,00 la coppia