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Technics SL- 1200G
Non è facile, nel nostro mestiere, accostarsi ad un mito e riuscire a restare distaccati e freddi, parlarne come se si trattasse di un normale apparecchio, quando ancora non si sa se diventerà un classico o sarà una semplice meteora che tra qualche anno sarà dimenticata.
Quando ci è stato proposto di recensire nientemeno che il nuovo Technics SL-1200, l’ultima cosa al mondo che avremmo fatto è dire di no. Avrete notato che Audio-activity.com ha ultimamente diradato le recensioni pubblicate. Non si tratta di pigrizia, sebbene a volte siamo piuttosto presi con altre attività, né di carenza di materiale da ascoltare. E’ che siamo diventati schizzinosi ed accettiamo solo apparecchi che, per un motivo o per l’altro, ci intrigano. Non ci interessa fare la “catena di montaggio recensoria”, con la fila di componenti fuori dalla porta ed una settimana al massimo per provare un apparecchio; vi invitiamo anzi a diffidare delle recensioni scritte a raffica, che per quanto il nostro cervello sia una macchina meravigliosa, recensire e comprendere a fondo un apparecchio richiede più di una settimana, soprattutto se il recensore ha un lavoro che gli ruba quasi tutta la giornata (praticamente tutti coloro che sono in età lavorativa, temo). E dopo questa noterella tanto polemica quanto inutile (ma ormai l’ho scritta, l’avete letta ed il peggio è passato), diamoci un’infarinatura storica sul giradischi Technics SL-1200, il giradischi probabilmente più famoso al mondo, che tutti prima o poi hanno visto passare sotto i loro occhi. La sua vita è durata moltissimo: dal 1972 al 2010, credo che nessun omologo abbia fatto altrettanto, anche se penso che il Michell GyroDec sia quasi altrettanto longevo, essendo nato qualche anno dopo ma ancora in regolare produzione. Contrariamente a quello che molti credono, SL-1200 è nato come giradischi per uso home, era già a trazione diretta ma non aveva ancora il controllo della velocità a slitta sul lato destro. Le regolazioni si effettuavano tramite due piccoli potenziometri alla sinistra del piatto. Col passare del tempo, stazioni radio e DJ si sono resi conto dell’ottimo smorzamento e della buona resistenza al feedback di questo giradischi ed il successo ha arriso abbondantemente al nostro eroe. Numerose versioni si sono succedute nella sua storia, sino alla MK6, che nel 2010 ha visto la cessazione della produzione del giradischi nipponico, tra gli alti lai degli audiofili e non di mezzo mondo e provincia.
Nel 2015 è giunta alla Panasonic una petizione con circa 25.000 firme, perché fosse rimesso in produzione l’SL-1200. I giapponesi, che magari sono un po’ riflessivi ma non sono stupidi, nel 2016 hanno annunciato il ritorno in produzione dell’SL-1200, e non solo. Tanto per gradire, si son rimessi a produrre anche l’SP-10R e, non contenti, anche l’SP-1000R, due flagship che si differenziano nel fatto che il primo non ha base né braccio, in modo che possiate personalizzarlo a vostro gusto, mentre il secondo è fornito completo di tutto, salvo il portatestina (curioso). Il 1000 costicchia: circa 17.000 euro. Io l’ho sentito andare in un impianto non conosciuto e devo dire che mi ha fatto una certa impressione. Magari ne riparleremo più avanti. Il vecchio 1200 è prodotto in 2 versioni, che si riconoscono dal suffisso: G o GR. Il GR è il più economico tra i 2 e costa circa 1.500 euro, completo di braccio e cavo di segnale. Un bel po’ di più rispetto al predecessore ma bisogna tener conto che l’ammortamento dei vecchi impianti produttivi non era più possibile, causa usura dei macchinari, quindi si è realizzata una linea di produzione ex-novo. Se volete approfondire le migliorie del 1200GR rispetto alla vecchia serie, troverete tutto spiegato in italiano qui: https://www.technics.com/it/prodotti/grand-class-serie/giradischi-a-trazione-diretta-sl-1200gr.html Ma noi, che siamo bravi e belli, proviamo il modello 1200G che, a dispetto della lettera in meno nella sigla, è migliore e costa esattamente 2000 euro in più, anche se a vederlo pare uguale. Così forse si previene l’antipatica etichetta di giradischi per DJ. I DJ si comprano quello più economico, gli audiofiloni optano per il modello superiore ed il blasone è salvo, alfin! Le differenze rispetto al fratello minore, se invisibili all’occhio (quasi invisibili, in verità, che basta alzare il tappetino del piatto per scoprire mondi diversi) sono riassunte in questo link: https://www.technics.com/it/prodotti/grand-class-serie/giradischi-a-trazione-diretta-sl-1200g.html Per la precisione, i due link sviscerano le caratteristiche tecniche delle due macchine, e non vi sarà difficile fare un confronto approfondito, che qui occuperebbe troppo spazio. Descriviamo quindi il 1200G, che fa subito sentire i suoi 18 kg, distribuiti su un telaio di dimensioni relativamente contenute. La parte superiore è realizzata in alluminio ed è molto ben rifinita, mentre la parte inferiore è in pesante resina, piuttosto liscia al tatto. 4 grossi piedi regolabili, così da poter mettere in bolla con la massima facilità il giradischi, reggono la struttura. All’interno del telaio si trova una struttura in alluminio pressofuso. Il piatto, al fine di evitare risonanze, è composto da tre diversi materiali alternati: ottone, gomma ed alluminio. Alla vista, il 1200G è il solito, caro, vecchio 1200. La parte superiore è grigia (o nera nel modello 1210) ed ospita un interruttore cilindrico rotativo che accende o spegne il giradischi ed emette una luce blu che si riflette sullo stroboscopio del piatto ed ha il fine di verificare la corretta velocità, oltre che un effetto scenografico che mi è piaciuto. Sotto questa torretta, il grosso interruttore on-off quadrato, che avvia o ferma la rotazione del piatto. Se siete abituati ai giradischi a cinghia, la prima volta che farete partire questo piatto vi spaventerete; raggiunge i 33 giri da fermo in 0,7 secondi. A fianco dell’interruttore, due tasti rettangolari, più piccoli, per la selezione 33/45 giri. Poi, a destra del piatto, una sottile torretta che potete estrarre o retrarre a piacimento e che ha la funzione di illuminare fiocamente la testina. Una cosa simpatica per chi ama ascoltare al buio o in penombra. Sul lato destro, il cursore per la variazione di velocità +/- 8% ed un ulteriore tasto per raddoppiare la variazione impostata. Naturalmente c’è un interruttore “reset” per azzerare tutte le variazioni senza che vi resti il timore di aver modificato la velocità quando non lo desiderate (suppongo mai, a meno che siate musicisti e cercate una particolare intonazione del disco che state ascoltando o DJ, ovviamente). E poi c’è il braccio, realizzato in lega di magnesio e con cuscinetti ad alta precisione. Facile da regolare (il peso fatto ad occhio col sistema empirico di lasciare il braccio a mezz’aria per poi regolare il contrappeso secondo l’indicazione, ha dato uno scarto ininfluente rispetto al controllo con bilancina elettronica), può ospitare, grazie ad un contrappeso addizionale, testine di ogni peso. Il portatestina estraibile rende comodo il montaggio delle stesse testine ed allontana i rischi di cadute. Anche la cappa, realizzata in plexiglass di spessore piuttosto esiguo, si rimuove facilmente sfilando i supporti quando si trova in posizione aperta. Infine, tra gli accessori forniti, vi sono un tappetino in gomma da usare obbligatoriamente, secondo il produttore, un cavo di segnale RCA/RCA (che non ho provato, preferendogli il mio Transparent Super), il cavetto di massa separato, il cavo di alimentazione IEC, l’adattatore per i dischi a 45 giri. Vi rimando ancora una volta al link di prima per avere informazioni dettagliate sulle misure (già, c’è ancora qualcuno che misura le prestazioni di un giradischi) e sulle caratteristiche costruttive di giradischi e braccio.
Credo di aver detto tutto, o forse anche troppo, che io lo so che volete sapere come suona il giocattolo, qui ... L’impianto in cui è stato inserito è il seguente: pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B³, diffusori: JBL 4350B, subwoofer Velodyne SPL-1200, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500. Per questa prova ho utilizzato la fida Lyra Helikon, con qualche annetto sulle spalle ma ancora in ottima forma. Vorrei subito precisare una cosa: la pressione sulla prova questo giradischi è elevatissima. Mi spiego: appena qualcuno dei miei lettori ha saputo che l’avevo in prova, la voce è circolata velocemente e mi sono trovato col fiato sul collo da parte di tanti audiofili, curiosi di conoscere le mie impressioni d’ascolto. Per fortuna, un po’ d’esperienza nel settore mi aiuta a sopportare qualsiasi responsabilità senza troppa apprensione. Ovviamente vi racconterò tutto ciò che ho sentito e mi toccherà spaccare il capello in quattro, vista l’importanza dell’apparecchio ed il suo costo d’acquisto, che per molti potrebbe comportare un sacrificio economico. Il primo vinile è di Keith Jarrett, “The Köln Concert” (ECM). Subito colpisce la pur prevedibile costanza di rotazione, con le note del pianoforte limpide e granitiche nella tonalità. I micro dettagli nascosti sotto i suoni emergono con discreta precisione, offrendo un senso di presenza più che buono. Si può notare, rispetto al mio riferimento che costa 3 volte di più, un minimo alleggerimento nel corpo del pianoforte, a causa della gamma medio-bassa meno autorevole e di quella media che a tratti appare leggermente più avanzata. Probabilmente una cosa è la naturale conseguenza dell’altra. “We Shall Overcome” è l’ottimo doppio vinile di Bruce Springsteen (Columbia) ed in questo caso il risultato è completo ed equilibrato in ogni gamma di frequenza. Voci e strumenti sono ben collocati in larghezza (la profondità non è prevista in questa registrazione multimicrofonica). La sensazione, durante l’ascolto, è di stare utilizzando uno strumento di lavoro di precisione. Osservazione che vuole essere un complimento e che, nel nostro hobby, non è così frequente, a causa dell’estrema artigianalità di molte creazioni, che si rivelano spesso incostanti nelle prestazioni, al limite della meteoropatia.
Qui non troviamo cinghie da sostituire, abbiamo un braccio che, tarato con estrema facilità una prima volta non avrà altre necessità se non al seguito di un eventuale cambio di testina, la velocità e la costanza di rotazione sono garantite senza possibilità d’equivoco. Tutto ciò è in grado di tranquillizzare anche gli audiofili più apprensivi, che magari in questo momento sono alle prese coi settaggi dei software che leggono i files ad alta risoluzione, senza mai venirne a capo o senza essere certi di aver spremuto il massimo dal digitale “perfetto”. In sintesi: regolate (o fatevi regolare) messa in piano e braccio quando il 1200 sarà a casa vostra e per anni il vostro unico pensiero sarà quale vinile far girare. Tra il lusco e il brusco, mentre faccio questo sfoggio di filosofia audio, mi sorbisco con gusto anche il secondo disco delle Seeger Sessions e ne approfitto per consigliarvi caldamente l’acquisto di questo vinile. Un altro disco che ascolto spesso è “It Always Will Be” di Willie Nelson “The Lost Highway” e lo ascolto perché mi piace, non per la registrazione che pure è molto godibile. Gli spietati monitor JBL rivelano ancora una volta una gamma media appena avanzata, che pone in piacevole evidenza la melodiosa voce del cantautore texano. E penso immediatamente a quanti impianti avrebbero bisogno di una simile presentazione della musica, così da poter garantire l’ascolto di particolari nascosti nelle pieghe di mediobassi troppo in evidenza o semplicemente sporchi a causa di distorsioni, anche a causa delle sorgenti. Col 1200G il basso profondo non manca certo di corpo, il divano trema senza che niente perturbi quanto letto dalla testina. A tal proposito, che ne dite di un organo bello cattivo? Provo subito il “Toccaten & Fugen” eseguito da Ton Koopman (Archiv) e ci metto pochissimo ad apprezzare la correttezza timbrica di tutti i registri dell’imponente organo olandese. Un ottimo risultato, un suono fermo nell’estremo basso ma anche nelle note delle canne più sottili. I registri inferiori, come di consueto, fanno tremare i timpani delle orecchie ma non arrivano mai a scomporre il 1200 che, piazzato su un normale tavolino senza particolari accortezze verso le vibrazioni, non soffre di alcun rientro, neanche ad alto volume. Evidentemente i 4 piedi d’appoggio svolgono perfettamente il loro compito. Il disco “Mancini Dry” (Velut Luna), eseguito dal Salvagnini Quartet e registrato magistralmente da Marco Lincetto, evidenzia le ottime doti dinamiche del 1200G e la velocità nel leggere i transienti di contrabbasso e batteria. Il sax, protagonista di questi brani, spicca dallo sfondo ritmico con autorevolezza e perfetta intonazione, accompagnato dagli accordi del pianoforte in sottofondo nell’ottimo arrangiamento di Moon River. A proposito di escursioni dinamiche, molto ampie anche quelle nella “Sinfonietta” di Janacek diretta da Serebrier (Reference Recordings). Il timbro globale dell’orchestra è rigoroso e credibile. L’immagine è ora valutabile anche in profondità e, mentre gli imponenti ottoni nel finale spiccano su tutto, come partitura vuole, i timpani contrappuntano alle loro spalle in un crescendo spaventosamente bello. Ora, siccome l’impianto hi-fi, nelle intenzioni di chi vi scrive, deve servire a farci ascoltare di tutto un po’, mi capita sotto le dita un disco degli Stranglers: “Black and White” (Albion Music). Bene fa il Technics a riportarmi ai miei 16 anni, quando il Punk lo suonavo con la mia band. Suonare il Punk, per un batterista, significava essere una “macchina da guerra” e la similitudine con questo giradischi ci sta tutta. Il 1200G tiene il tempo con autorevolezza e precisione assoluta. L’ultimo disco di questa carrellata (ma molti altri ne ho ascoltati) è “Guilty” di Barbra Streisand. Disco insospettabilmente ben inciso, come la sontuosa produzione di Barry Gibb può far intuire. Poco da aggiungere a quanto già scritto. La stupenda voce della cantante americana, piazzata giusto tra i diffusori, ha un senso di presenza emozionante. Gli archi dell’orchestra la supportano con grazia e naturalezza, come solo un grande sistema analogico riesce a fare. La conclusione, a questo punto, non può certo essere una sorpresa. Ci troviamo di fronte ad un giradischi serio; più serio di quanto il design possa far supporre. L’ho già detto: una “macchina da guerra” che dà l’impressione (e sarà certamente così) di poter girare per anni garantendo una costanza di prestazioni sia per impieghi professionali che casalinghi. Il suono c’è, decisamente buono per il prezzo che i giapponesi vi chiedono, la garanzia di avere dietro una multinazionale in caso di problemi è un altro punto a suo favore.Il prezzo non è basso in assoluto: 3.500 euro. Ma potrebbero essere i 3.500 euro meglio spesi della vostra vita. Angelo Jasparro Produttore e distributore: Technics Agenzia generale per l'Italia: OZ Srl Prezzo di listino: euro 3.500,00 |