Tisbury Audio Mini Passive Preamplifier
A volte la vita riserva sorprese piacevoli. Piacevoli perché in un mondo come quello di cui ci occupiamo noi audiofili (termine che io continuo a non amare molto perché chi è amico del suono, potrebbe esserlo del suono fine a se stesso e non della ricerca, continua, di un suono che possa ricordare quel che si sente dal vivo), in cui tutto costa molto e a volte troppo, capita di trovare anche apparecchi che suonano bene e costano poco.
Ed il piccolo preamplificatore passivo di cui mi sto occupando, costa decisamente poco: 129 sterline. Vistolo aperto, qualcuno obietterà che comunque dentro c’è poco. Potrei anche concordare e uso il condizionale perché ricordo che quando acquistai il pre passivo della Serie 1000 di Audio Innovation, vent’anni fa e oltre, spesi molto di più (anche facendo il cambio Euro/Lira Italiana). E devo dire che il contenitore di questo Tisbury è di ben diverso livello costruttivo rispetto al vecchio Audio Innovation.
Comunque occupiamoci di questo minuscolo preamplificatore che piccolo lo è veramente (15 x 10 x 6 cm); anche leggerissimo, tanto che questo è il vero unico problema di questo apparecchio che se connesso con cavi rigidi o anche solo leggermente pesanti, tende a spostarsi con facilità. Io ci ho messo sopra un peso da 1 kg, con interposto un feltro per evitare di rovinare il bell’alluminio anodizzato del contenitore.
Carino anche il frontale in legno, che gli dà maggior “dignità”, benché non ci sia alcuna serigrafia che aiuti a capire su quale ingresso si è. I connettori sono ottimi (tre ingressi e due uscite) ed anche la componentistica usata che parla di un controllo del volume che ha un bilanciamento tra i canali di 0.25 db. Tre gli ingressi, due le uscite, una delle quali fissa e una invece regolabile, con step a 0, -10 e -20 db. Le capacità operative sono specificate nel semplice manuale d’istruzioni scaricabile anche dal sito del produttore, ma comunque contenuto nella confezione con la quale l’apparecchio viene spedito (non aspettatevi espanso, cellophane, scatole serigrafate; da qualche parte il produttore deve pur risparmiare, se offre un prezzo basso; ma l’apparecchio, pur con un imballo “povero”, arriva a casa sano e salvo perché è ben protetto).
Giusto per dare un’idea, ho confrontato il suono del Tisbury con altri tre preamplificatori, ovvero il mio consueto Lavardin 6.2 (a stato solido), l’Olimpia Audio Guglielmo II (ibrido valvole e stato solido) e il Flying Mole (a tecnologia digitale). Il tutto inserito nel mio consueto impianto composto da giradischi Bauer DPS 2 con braccio Morch DP6 e testina Denon DL S1 (in questo momento sto usando quella), pre-fono l’American Hybrid Technology, i pre che ho indicato qui sopra, il finale Bryston 2B-LP e le Davis Acoustics Monitor One, con i consueti cablaggi.
Ed il piccolo preamplificatore passivo di cui mi sto occupando, costa decisamente poco: 129 sterline. Vistolo aperto, qualcuno obietterà che comunque dentro c’è poco. Potrei anche concordare e uso il condizionale perché ricordo che quando acquistai il pre passivo della Serie 1000 di Audio Innovation, vent’anni fa e oltre, spesi molto di più (anche facendo il cambio Euro/Lira Italiana). E devo dire che il contenitore di questo Tisbury è di ben diverso livello costruttivo rispetto al vecchio Audio Innovation.
Comunque occupiamoci di questo minuscolo preamplificatore che piccolo lo è veramente (15 x 10 x 6 cm); anche leggerissimo, tanto che questo è il vero unico problema di questo apparecchio che se connesso con cavi rigidi o anche solo leggermente pesanti, tende a spostarsi con facilità. Io ci ho messo sopra un peso da 1 kg, con interposto un feltro per evitare di rovinare il bell’alluminio anodizzato del contenitore.
Carino anche il frontale in legno, che gli dà maggior “dignità”, benché non ci sia alcuna serigrafia che aiuti a capire su quale ingresso si è. I connettori sono ottimi (tre ingressi e due uscite) ed anche la componentistica usata che parla di un controllo del volume che ha un bilanciamento tra i canali di 0.25 db. Tre gli ingressi, due le uscite, una delle quali fissa e una invece regolabile, con step a 0, -10 e -20 db. Le capacità operative sono specificate nel semplice manuale d’istruzioni scaricabile anche dal sito del produttore, ma comunque contenuto nella confezione con la quale l’apparecchio viene spedito (non aspettatevi espanso, cellophane, scatole serigrafate; da qualche parte il produttore deve pur risparmiare, se offre un prezzo basso; ma l’apparecchio, pur con un imballo “povero”, arriva a casa sano e salvo perché è ben protetto).
Giusto per dare un’idea, ho confrontato il suono del Tisbury con altri tre preamplificatori, ovvero il mio consueto Lavardin 6.2 (a stato solido), l’Olimpia Audio Guglielmo II (ibrido valvole e stato solido) e il Flying Mole (a tecnologia digitale). Il tutto inserito nel mio consueto impianto composto da giradischi Bauer DPS 2 con braccio Morch DP6 e testina Denon DL S1 (in questo momento sto usando quella), pre-fono l’American Hybrid Technology, i pre che ho indicato qui sopra, il finale Bryston 2B-LP e le Davis Acoustics Monitor One, con i consueti cablaggi.
Preciso subito che da Angelo il piccolo Tisbury ha provocato una buona dose di rumore, cosa che pare essere tipica dei preamplificatori passivi che non si accoppiano bene con tutte le elettroniche, mentre a casa mia si è manifestato silenziosissimo; e questo benché sia Angelo che io utilizziamo finali dello stesso marchio (Bryston).
Però, quel che poi si ascolta è molto bello.
Fluisce senza problemi, senza aberrazioni timbriche, con una ben più che discreta dinamica e anche con una riproposizione della scena di buona qualità (forse meno profonda di quanto si percepisca con gli altri preamplificatori, tutti attivi, che ho in casa; ma non per tutti gli ascoltatori la scena è un parametro “essenziale”).
E il pensiero di trovarsi davanti ad un apparecchio di caratteristiche serie ad un prezzo molto conveniente continua a rafforzarsi, mano a mano che proseguono gli ascolti.
Poi, magari, ti rispondi che il preamplificatore da 3.000 euro ha comunque una sua ragion d’essere, perché effettivamente la preamplificazione attiva solitamente pilota meglio l’amplificazione di potenza, ha miglior microcontrasto, dinamica generale ed è più “definiva”; ma la sorpresa non si placa.
Dopo un po’ di prove, ho preferito settare il guadagno a -10 db. A 0 db il finale Bryston erogava troppa potenza già senza quasi muovere la manopola del volume.
Sacre du Printemps? Si, ascoltiamola; quale versione? La Dorati, su Decca. Dopo dieci minuti inizi a dire “mah, a me pare che non manchi niente … accidenti, che botta la grancassa … senti gli archi come sono naturali … belli i legni …” e ora della fine hai solo l’impressione che manchi un filo di aria tra gli strumenti che sono però ben delineati in un palcoscenico di dimensioni più piccole del solito.
Ma, l’ho scritto sopra e lo ripeto, timbricamente non ci sono aberrazioni e anche la risposta è ben estesa e sembra anche abbastanza lineare. Semmai il suono sembra un po’ “massiccio”, più maschio del solito; la probabile causa è la microdinamica che non è ai vertici assoluti e che comunque esce meglio con gli altri tre pre in gioco.
Concerti per Organo di Haendel? Ma si, perché no? Quali? Direi che Takezi e Harnoncourt su Telefunken vanno bene. Il vinile sembra stranamente più silenzioso, probabilmente in ragione di una risposta meno estesa in alto; ma quando poi attaccano tutti a suonare, ti parte il classico “si, ma chissenefrega” e ascolti degli archi di eccellente qualità e un organo bello “canterino” che sale e scende sul pentagramma, senza indebite sottolineature di alcune note e questo anche nel mediobasso o nel medioacuto, dove per mia esperienza più spesso si sentono i problemi negli apparecchi di fascia economica. Anche qui, scena leggermente più ristretta del solito; ma poi uno può sempre aggiustare il posizionamento delle casse.
Tra i generi musicali che io prediligo (quelli classici, come chi mi legge ormai sa), terreno d’elezione di questo preamplificatore è il lied, dove le voci, che sia quella di Jessye Norman, piuttosto che quella di Dietrich Fischer-Dieskau, o Kirsten Flagstad o ancora Gundula Janoviz) vengono riproposte fedelmente, con tante sfumature. Solo, a volte e soprattutto con la Norman, si ha l’impressione che il preamplificatore annulli un po’ l’effetto “gola” che è presente nella registrazione (e pure nella voce della Norman al tempo in cui registrò i Lieder di Richard Strauss).
Ma anche la musica per pianoforte, che si presenta violenta il giusto o piacevolmente leggera, a seconda del brano e dell’interpretazione; così come il piccolo Tisbury permette di discernere senza tanti problemi tra le qualità delle varie registrazioni ascoltate. Peraltro, il confronto è stato fatto principalmente con il Lavardin che però costa 35 volte tanto.
Ma in fin dei conti, quanto il Tisbury offre può essere sufficiente per molti e non solo per quelli che pur volendo un’alta qualità, non possono spendere parecchi soldi; sono certo che anche i più abbienti, dopo un attento ascolto, non potranno che essere d’accordo con quanto ho scritto.
Domenico Pizzamiglio
Produttore: Tisbury Audio
Vendita diretta sul sito - Prezzo: 129 Sterline
Però, quel che poi si ascolta è molto bello.
Fluisce senza problemi, senza aberrazioni timbriche, con una ben più che discreta dinamica e anche con una riproposizione della scena di buona qualità (forse meno profonda di quanto si percepisca con gli altri preamplificatori, tutti attivi, che ho in casa; ma non per tutti gli ascoltatori la scena è un parametro “essenziale”).
E il pensiero di trovarsi davanti ad un apparecchio di caratteristiche serie ad un prezzo molto conveniente continua a rafforzarsi, mano a mano che proseguono gli ascolti.
Poi, magari, ti rispondi che il preamplificatore da 3.000 euro ha comunque una sua ragion d’essere, perché effettivamente la preamplificazione attiva solitamente pilota meglio l’amplificazione di potenza, ha miglior microcontrasto, dinamica generale ed è più “definiva”; ma la sorpresa non si placa.
Dopo un po’ di prove, ho preferito settare il guadagno a -10 db. A 0 db il finale Bryston erogava troppa potenza già senza quasi muovere la manopola del volume.
Sacre du Printemps? Si, ascoltiamola; quale versione? La Dorati, su Decca. Dopo dieci minuti inizi a dire “mah, a me pare che non manchi niente … accidenti, che botta la grancassa … senti gli archi come sono naturali … belli i legni …” e ora della fine hai solo l’impressione che manchi un filo di aria tra gli strumenti che sono però ben delineati in un palcoscenico di dimensioni più piccole del solito.
Ma, l’ho scritto sopra e lo ripeto, timbricamente non ci sono aberrazioni e anche la risposta è ben estesa e sembra anche abbastanza lineare. Semmai il suono sembra un po’ “massiccio”, più maschio del solito; la probabile causa è la microdinamica che non è ai vertici assoluti e che comunque esce meglio con gli altri tre pre in gioco.
Concerti per Organo di Haendel? Ma si, perché no? Quali? Direi che Takezi e Harnoncourt su Telefunken vanno bene. Il vinile sembra stranamente più silenzioso, probabilmente in ragione di una risposta meno estesa in alto; ma quando poi attaccano tutti a suonare, ti parte il classico “si, ma chissenefrega” e ascolti degli archi di eccellente qualità e un organo bello “canterino” che sale e scende sul pentagramma, senza indebite sottolineature di alcune note e questo anche nel mediobasso o nel medioacuto, dove per mia esperienza più spesso si sentono i problemi negli apparecchi di fascia economica. Anche qui, scena leggermente più ristretta del solito; ma poi uno può sempre aggiustare il posizionamento delle casse.
Tra i generi musicali che io prediligo (quelli classici, come chi mi legge ormai sa), terreno d’elezione di questo preamplificatore è il lied, dove le voci, che sia quella di Jessye Norman, piuttosto che quella di Dietrich Fischer-Dieskau, o Kirsten Flagstad o ancora Gundula Janoviz) vengono riproposte fedelmente, con tante sfumature. Solo, a volte e soprattutto con la Norman, si ha l’impressione che il preamplificatore annulli un po’ l’effetto “gola” che è presente nella registrazione (e pure nella voce della Norman al tempo in cui registrò i Lieder di Richard Strauss).
Ma anche la musica per pianoforte, che si presenta violenta il giusto o piacevolmente leggera, a seconda del brano e dell’interpretazione; così come il piccolo Tisbury permette di discernere senza tanti problemi tra le qualità delle varie registrazioni ascoltate. Peraltro, il confronto è stato fatto principalmente con il Lavardin che però costa 35 volte tanto.
Ma in fin dei conti, quanto il Tisbury offre può essere sufficiente per molti e non solo per quelli che pur volendo un’alta qualità, non possono spendere parecchi soldi; sono certo che anche i più abbienti, dopo un attento ascolto, non potranno che essere d’accordo con quanto ho scritto.
Domenico Pizzamiglio
Produttore: Tisbury Audio
Vendita diretta sul sito - Prezzo: 129 Sterline