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VERTERE MG1 Magic Groove
Giradischi
… e se questo è l’entry level, che mai faranno i modelli top?
Ohhh! Finalmente “metto le orecchie” sul Vertere, un giradischi che mi incuriosisce sin dalla sua uscita.
Relativamente recente come presentazione sul mercato audio, dietro a Vertere si cela un volto noto del nostro piccolo mondo; il signor Touraj Moghaddam che già fu patron di Roksan, quella del giradischi Xerxes con relativi braccio e testina. E la parentela con Roksan in qualche modo si vede. I lettori meno giovani ricorderanno lo Xerxes con il suo taglio a boomerang che serviva a disaccoppiare in parte lo chassis dal perno del piatto. E nel caso del giradischi MG1, il perno poggia su una base di plexiglas isolato dalla parte restante del piano di appoggio e sospeso sulla lastra di plexiglas inferiore attraverso degli elementi elastici (facilmente visibili dalle foto che ho fatto). La struttura del giradischi è leggera (12 kg in tutto) ma il giradischi ha una struttura a controtelaio sulla quale poggiano perno e piatto; scelta abbastanza particolare perché solitamente viene isolato il solo motore e non già perno e piatto. Disaccoppiato è anche il motore, ovviamente. Ma le particolarità dell’MG1 non si fermano qui e devo dire che mi trovo un po’ in difficoltà perché ci sarebbero tante cose da scrivere che forse finirò col dimenticare qualcosa. Un’altra particolarità riguarda l’alimentatore e le regolazioni iniziali dello stesso. Una volta collegato alla rete elettrica, l’alimentatore deve essere regolato in modo da minimizzare le vibrazioni che vengono trasmesse al motore. All’interno dell’alimentatore ci sono due viti che permettono una prima regolazione di massima e una successiva regolazione fine. Tenendo un dito sopra al motore, si percepisce chiaramente la diminuzione di vibrazioni trasmesse e agendo sulle viti quelle vibrazioni le si possono portare ad un livello praticamente inavvertibile. Il perno è lavorato con tolleranze minime e perfettamente lubrificato; basta provare a far girare il piatto senza la cinghia e vedere per quanto tempo continua a girare libero. I piedini d’appoggio sono regolabili con facilità per ottenere la perfetta messa in piano (quantunque sarebbe auspicabile che in piano sia già il piano di appoggio, piuttosto che correggere agendo sui piedini del giradischi). I piedini poi isolano bene il giradischi che risulta quasi insensibile al piano d’appoggio; ho provato sia il mio vecchio mobiletto che un nuovo supporto che ho fatto fare per il mio giradischi e mentre con il mio giradischi si percepivano piccole differenze, con il Vertere no; e non ho rilevato differenze importanti usando il tavolino del soggiorno che nasce più per sostenere i bicchieri e le chicchere del caffè, ma non certo un giradischi. Quindi eccellente isolamento dall’esterno. Provo a continuare. Il perno e il piatto possono essere sostituiti con quelli del modello superiore SG1. L’alimentatore in dotazione con l’MG1 può essere implementato con un modello maggiore, così come si può sostituire il cavo che collega l’alimentatore al giradischi con svariati modelli di differente livello qualitativo e costo. Vertere produce poi più modelli di cavi per il collegamento tra giradischi e pre-fono (e produce anche un pre-fono d’alta qualità e purtroppo anche alto costo). Il giradischi viene fornito con il braccio TPA Mk II che è un unipivot il cui perno poggia su tre sfere per minimizzare ogni forma di attrito. Ovviamente regolabile in altezza (la regolazione della perpendicolarità dello stilo col solco la si effettua tramite il contrappeso eccentrico), questo braccio ha la possibilità di essere cablato con un cavo standard o con un cavo di livello superiore, come lo era quello del modello portatomi in prova, cablato con il cavo Pulse-HB; ma soprattutto ha una piccola ghiera che scorre lungo tutta la canna così da poterne regolare la massa in funzione della testina in uso. Dalle foto rileverete che nel mio caso, usando una testina molto leggera ma non cedevolissima, ho tenuto detta ghiera proprio dietro al portatestina così da offrire la giusta massa alla ZYX per ottenere la classica frequenza di risonanza a 10 Hz. Tra l’altro, come unipivot è anche di facile gestione perché non è ovviamente fisso come un normale imperniato, ma nemmeno “sballonzola” tra le mani come altri bracci di analoga tipologia. Insomma, l’MG1 base non rappresenta altro che l’inizio del gioco verso risultati sempre più appaganti e precisi. Solo che se l’inizio è questo, mi domando dove possano arrivare i livelli maggiori. Va segnalato anche che i prodotti Vertere sono in uso presso gli studi di Abbey Road. Nell’effettuare la rimasterizzazione delle vecchie registrazioni dei Beatles recentemente immesse in commercio, nella strumentazione di Abbey Road sono stati inseriti i cavi top di Vertere, mentre l’ascolto degli acetati per le verifiche di qualità è stato effettuato proprio con il giradischi qui in recensione. E dopo l’ascolto del giradischi non stento a capire il perché. Spero di non aver dimenticato nulla; ah, si, c’è anche la cappa per proteggere il giradischi dalla polvere, fornita a richiesta. Dopo tutto questa spiegazione, passiamo alle interessanti note d’ascolto.
Il Vertere è stato associato ad una testina a bobina mobile ZYX R1000 Airy SH e ad una Ortofon VMS20, insieme con i pre-fono American Hybrid Technology per la ZYX ed il Lehmann Black Cube per la Ortofon; preamplificatore il consueto Lavardin P6, finale il Bryston 2B-LP e casse acustiche le Davis Acoustics Monitor One con i supertweeter di TakeT, i Batpure. Nei giorni in cui è arrivato il Vertere stavo provando tra braccio e pre-fono il cavo Cableless Cruiser che è stato utilizzato dunque anche con il giradischi ora in ascolto. Parto da subito col dire che questo giradischi è a mio avviso un prodotto dalla sonorità ricca ma che nulla concede a rigonfiamenti indebiti o a colorazioni chiaramente individuabili. Benché si tratti di una macchina leggera, non ha il basso preciso ma a volte trattenuto che solitamente si associa a macchine leggere; probabilmente il fatto di aver dotato il piatto di una struttura sua, separata e sospesa, porta ad avere un basso presente in giusta proporzione, senza nessuna sottrazione. E rimane la sensazione di grande, ma naturale, velocità di quella porzione di frequenze che solitamente si attribuisce ai telai leggeri. Nessun rigonfiamento in nessuna porzione della banda audio per finire poi con una gamma acuta di estrema precisione ed estensione, senza mai nessuna forzata sottolineatura della stessa. Insomma, un gran suono che pare essere un non suono (le differenze tra i vari vinili ascoltati sono decisamente importanti e quindi il giradischi tende a non imporre assolutamente il suo carattere al suono finale; il che fa capire perché in Abbey Road abbiano usato l’MG1 per la verifica della qualità degli acetati). Ora, che la ZYX che solitamente utilizzo abbia una eccellente estensione della risposta in frequenza già lo sapevo, ma con il Vertere, per la definizione dei timbri dei vari strumenti, è stato tutto ancor più preciso. Mentre non mi ha trovato d’accordo l’abbinamento con la Denon DL100 che sembrava far perdere all’insieme quella precisione di cui il Vertere è capace; un po’ caldo e old style anche l’accoppiamento con la vecchia Ortofon che in realtà ho usato più per verificare la capacità del braccio di lavorare anche con testine molto cedevoli che non per un ascolto degno del giradischi. Effettuate tutte le regolazioni necessarie, annullamento delle vibrazioni deleterie per il motore comprese, ho messo il vinile della Verve Whisper Not, con una Ella Fitzgerald in gran forma. Basso a posto, tonico ma mai sovrabbondante, pressoché perfetto nei tempi di decadimento (della velocità e quindi degli attacchi ho già detto) la voce della cantante ben definita e le percussioni dal timbro semplicemente corretto e mai poste in avanti. Un buon inizio. Nei successivi giorni sono stati evidentemente ascoltati molti altri dischi ma parlerò solo di alcuni. Come ad esempio il vinile con musiche di Chopin eseguite da Malcolm Frazer su Telarc. La ridondanza delle basse frequenze che a tratti caratterizza la registrazione (OK, viene usato un Bösendorfer e quel pianoforte ha una gamma bassa importante, ma non gonfia come invece a volte appare nella registrazione) non è stata mitigata, mentre sono apparse immediatamente più corrette e giustamente lucide le corde più piccole. Il pianoforte viene ripreso dal suo interno, solitamente e questo dovrebbe determinare una grande ricchezza della gamma acuta, come il Vertere ha dimostrato. La dinamica non la cito neppure perché c’è senza nessun problema. Il solito Messiah di Haendel, nell’esecuzione Hogwood/Oiseau Lyre, già ottimo più o meno con qualunque giradischi lo si ascolti, ha restituito cori lucidi e non fastidiosi, naturali e dinamici, ben delineati all’interno dello stage. Quel che colpiva era proprio la sensazione di purezza nel timbro delle quattro tessiture del coro e la chiarezza di ogni singolo strumento dell’orchestra che, grazie appunto a questa precisione timbrica, permetteva di non perdere nessun particolare. Molto corretti i timbri di tutti gli archi nell’altra opera eseguita da Hogwood sempre per la Oiseau Lyre con l’Estro Armonico di Vivaldi; un ascolto facile perché la qualità del suono permetteva di godere di tutto senza la necessità di ricostruire alcunché: era tutto lì, davanti, tra i diffusori. Per verificare che la gamma bassa fosse restituita correttamente ho estratto dalla discoteca il mio solito Wagner diretto da Leinsdorf per la Sheffield Lab. I colpi di timpano all’inizio del Funerale di Sigfrido erano grandi, ben delineati, con le membrane che si smorzavano poco a poco. Imperioso il passaggio al fortissimo, con tutti i fiati correttamente restituiti (e non smetterò mai di dire che dal vivo il suono dei fiati è diverso da quello che si ascolta normalmente in hi-fi, meno lucido e più rauco, soprattutto negli strumenti di più grande dimensione) ed una dinamica dirompente e naturale. In questo non va dimenticato il lavoro del braccio che lascia la testina libera di seguire i solchi. Ognuno di noi ha una sua personale classifica relativa ad ogni singola composizione e la sua esecuzione. Se chiedete a cento persone quale sia la miglior esecuzione della Quinta di Beethoven, avrete probabilmente cento risposte diverse. Nel caso del Requiem di Mozart, per me la miglior esecuzione rimane la prima che licenziò Nikolaus Harnoncourt perché caratterizzata da una tensione emotiva fortissima. Si tratta anche di una bella registrazione della Teldec e la riproduzione attraverso il Vertere non è stata in alcun modo mediata. La tensione emotiva è anche tenuta negli attacchi imposti da Harnoncourt, perentori e fulminei così come sono poi stati riproposti dal Vertere. L’attacco del Dies Irae ha scosso l’aria con una sensazione di velocità e potenza notevoli; grande anche il fronte sonoro perché se è vero che io tendo a parlare poco della scena riproposta, in questo caso il fronte è alto e la scena è riempita in modo molto convincente. Per far comprendere come la gamma acuta sia sì estesa, ma mai fastidiosa, citerò l’ascolto di un disco che può ingenerare fatica d’ascolto se la gamma acuta non è più che equilibrata. Mi riferisco all’LP ad incisione diretta Philips con Art Blakey ed il suo gruppo; il titolo dell’LP è quello del primo brano, a Night in Tunisia. Quella registrazione ha un assolo di batteria in cui Art Blakey “ci dà dentro” con i piatti. Con il Vertere e la ZYX quei piatti sono ben delineati, vividi e “metallici”; in precedenza mi era più volte capitato, anche con giradischi blasonati, di percepirli come eccessivi, fastidiosi, in modo tale da dover abbassare il volume; esattamente l’opposto di quanto accaduto con l’MG1 con il quale la voglia di aumentare il volume era costante. E anche la tromba di Valery Ponomarev era giusta, rauca e non troppo lucida come purtroppo a volte accade; convincente. Il gruppo era riportato in ambiente con una notevole approssimazione (avessi solo una ventina di metri quadrati in più …). Come dico spesso, esistono prodotti che restituiscono bei suoni, legittimamente piacevoli, a volte assorbenti e altri che invece sembrano sparire per lasciar posto alla registrazione ed alla sua qualità: e il Vertere appartiene senz’altro al secondo gruppo. Posso dare un consiglio che è quello di evitare testine troppo scure; perdere la bellezza dell’equilibrio di questo giradischi è un vero peccato. L’MG1, escluso un modello per così dire economico DG1 Dynamic Groove, già dotato di testina, recentemente commercializzato dal marchio, è il modello “piccolo” della serie; nel mio caso l’unica variante rispetto alla versione base era il cavo interno al braccio. Il prezzo dell’MG1 in versione trasparente è € 7.600,00 e di quello con finitura bianca come quello in prova è € 8.000. Non sono pochi, ma non sono neppure tanti perché l’MG1, ad avviso di chi scrive, rappresenta l’accesso nel mondo dei giradischi veramente al top. Le numerose possibilità di upgrade, poi, lo rendono ancor più interessante perché si potrà nel tempo diluire la spesa sino a poter quasi raggiungere le prestazioni dei modelli superiori, cosa da non sottovalutare assolutamente. In ogni caso è stato proprio un gran bell’ascolto. Domenico Pizzamiglio Sito del produttore: www.vertereacoustics.com Sito del distributore: www.soundbyhari.com Costo del giradischi nella configurazione offerta dal distributore, con cavo HB interno al braccio: € 9.400. |