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MILANO ARTE MUSICA
Si è ufficialmente aperta la stagione della rassegna musicale Milano ArteMusica di cui si è già ampiamente parlato sia su Audio-Activity.com che, in precedenza, sul blog hifimusica.blogspot.it.
La rassegna si snoda su concerti che, come di consueto, verranno eseguiti in alcune Chiese del centro di Milano. L’inizio, ieri sera, è avvenuto in Santa Maria della Passione (a fianco del cittadino Conservatorio) con in programma il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi. Un inizio non proprio di second’ordine, posta la complessità della partitura, ma soprattutto la sua immacolata bellezza. L’esecuzione, curata dal gruppo Il Canto di Orfeo (che già nel nome omaggia Monteverdi) coadiuvato dal gruppo elvetico Les Cornets Noirs (già ospiti di Milano ArteMusica con uno strepitoso concerto di due anni fa) diretto da Gianluca Capuano, è stata molto buona, con alcune scelte esecutive a mio avviso un po’ discutibili che mi hanno lasciato perplesso. Ne cito solo alcuni. Nel “Nigra sum” il tenore ha saltato tutte le colorature scritte in partitura, lasciandone solo alcune, ma poche, così privando di un po’ di bellezza il brano. Il “Nisi Dominus” ha visto un po’ di scompaginamento con ritardi qua e là, ma mi rendo conto che la struttura stessa del brano è pericolosa e porta facilmente all’errore (solo il Monteverdi Choir con Gardiner e il Christ Church di Cambridge con Cleobury sono stati capaci di farlo senza nessun errore). Il “Due Seraphim è stato cantato da due cantanti con vocalità troppo diverse e soprattutto con volumi troppo diversi; bene il tenore II mentre il tenore I quasi non lo si sentiva; bene anche il tenore III. Nel “Lauda Jerusalem” la decisione di mettere due tromboni accanto ai tenori, con la bocca diretta verso il pubblico, non è stata delle migliori; coprivano decisamente i cantanti. Nell’ “Ave maris Stella” avrei preferito meno variazioni da parte sia degli archi che dell’insieme cornetti/tromboni perché hanno un po’ appesantito la leggerezza di quel brano. In realtà, poi, tutte queste cose, udibili all’orecchio di chi conosce la partitura e ha esperienze di altri ascolti (Gardiner, Dantone, Cleobury), non lo sono poi così tanto per il pubblico normale che finisce con l’apprezzare solo (come del resto è giusto) la bellezza della musica, l’innovatività della costruzione del vespro, con quello stare in bilico tra Chiesa e Teatro (la dicotomia tra sacro e profano) che è caratteristica del Vespro: ieri sera mi è parso prevalere il lato sacro nell’esecuzione, quasi intimista, tant’è che ho pensato che il gruppo fosse fin troppo piccolo per Santa Maria della Passione e meglio sarebbe stato nella più piccola me meglio suonante San Pietro in Gessate - la Chiesa di fronte al Palazzo di Giustizia - ma con tanto di teatro e profano nel continuo spostamento del coro, soprattutto nel Magnificat. Ma non è cosa nuova ed è risaputo che Monteverdi stesso usasse ogni anfratto di San Marco per piazzarci i musicisti e i cantanti e così amplificare gli “effetti” già presenti nella partitura, quali, ad esempio, i vari “eco” dell’Audi Coelus piuttosto che nei Gloria finali sia del Magnificat che dell’Ave maris Stella. Comunque bravi, soprattutto il coro composto da cantanti che passavano con estrema facilità dal canto solista al canto corale. E giustamente il pubblico ha apprezzato l’esecuzione, confermando nuovamente, anche se non ce n’è nessun bisogno, la maturità di Milano ArteMusica che parte sempre con il piede giusto e che poi offre concerti di qualità per il periodo luglio e agosto, facendo la felicità di molti amanti della musica che hanno così l’occasione di ascoltare concerti interessanti, nomi nuovi e sicuramente la consueta qualità artistica che ormai caratterizza la stagione. Ed alla fine, posto che eravamo in Chiesa, ho ringraziato di cuore il buon Dio per avermi permesso di ascoltare ancora una volta dal vivo questa Meraviglia che è il Vespro; Monteverdi lo chiamavano “Divin Claudio” e ascoltando il Vespro chiunque capirà perché. Grazie Milano ArteMusica Domenico Pizzamiglio |
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