Basilica di Lodi Vecchio Concerto del 21 Maggio 2017 Claudio Monteverdi: Vespro della Beata Vergine Kamerkoor Next Organizzazione Teatro alle Vigne, Lodi
Nella ricorrenza del 450° anniversario della nascita del Divino Claudio, mi pare che in realtà ben poche siano le manifestazioni che invece questo mostro di inventiva e bravura meriterebbe. D'accordo, sono un po' di parte perché nessuna partitura mi dà le stesse sensazioni e lo stesso piacere del Vespro della Beata Vergine. Ma francamente mi aspettavo di più.
Preciso subito che questa non sarà una critica tout court; poco mi interessano gli errori di un coro o di una orchestra, che dal vivo possono anche starci. Qui ci saranno anche osservazioni personali, che poco hanno a che fare con i “testi sacri” della critica.
E nell'ottica di portare a più persone la conoscenza di questa composizione, benvenuta è stata l'iniziativa del Teatro alle Vigne di Lodi che per il 21 Maggio scorso, ad ore 17 e nella Basilica di Lodi vecchio ha organizzato la recita del Vespro eseguito dal Kamerkoor Next e dall'Orchestra Barocca del Conservatorio di Novara. Il coro olandese, che in questo caso si è avvalso anche di collaboratori esterni, è di recentissima costituzione (2015); quindi ancor più un bravi per aver affrontato questa partitura a due soli anni dalla costituzione.
Devo dire da subito che tra me e il Vespro c'è un filo che non si spezza (e per fortuna). E' sicuramente la composizione che più volte ho ascoltato dal vivo: Gardiner, Garrido, Dantone, Mencoboni, Cleobury, Capuano e forse ne dimentico qualcuno. Ed è quella che solitamente echeggia più spesso in casa mia (l'ho dichiarato anni fa che prima di andare a dormire ascolto sempre l'Ave Maris Stella).
Ci sono da tempo immemore discussioni sulla nascita e lo sviluppo del Vespro; se è però credibile che una parte del Vespro fosse stata composta per uso liturgico e che un'altra parte no, la considerazione finale è che a noi è arrivato un corpus completo e affascinante.
Vi si alternano cori a più voci, brani solistici, duetti, trii, e anche una sonata in cui il canto è limitato alle soprano che declamano semplicemente Ave Maria (la Sonata supra Sancta Maria). Indubbio che nel Vespro ci sia un intento anche teatrale; non solo perché Monteverdi aveva scritto tanta musica per il teatro propriamente detto, ma anche perché una specie di “teatro” lo si ritrovava nell'accurata dislocazione in cui Monteverdi disponeva gli esecutori, all'interno della chiesa ove l'opera veniva eseguita, al fine anche di amplificare alcuni effetti. Tuttavia il testo è a tema religioso. Ma rimane il fatto che una collocazione precisa, incontrovertibile, pare difficile; è noto, infatti, che a Venezia il Vespro venisse eseguito anche nel caso di visite di Stato importanti e quindi in contesti che di liturgico avevano nulla.
Poi, a me piace sempre pensare a cosa possa essere accaduto quando la prima volta, nella Cappella Palatina di Mantova, partì il classico, monodico Deus in audiutorium meum intende e qualche secondo dopo il Domine ad adiuvandum me festina, con tanto di tromboni e cornetti; mi immagino la gente sobbalzare sui banchi della cappella, sorridere sorpresa, avvolta dalla musica proveniente da tutto intorno, abbacinata da tanto spettacolo, da tanta bellezza e anche da tanta esplosività. Se fosse stato presente il Papa, certo avrebbe bandito qualsiasi ulteriore esecuzione di quella meraviglia (e questa è certo la spiegazione per la quale trovò tanta popolarità a Venezia, ove la Chiesa romana aveva minor influenza); difficile pensare che con un sottofondo musicale di quel tipo, qualcuno potesse interessarsi ad una funzione religiosa.
Ma tornando alla composizione, all'atto dell'esecuzione le opzioni sono due; deve prevalere il lato teatrale o quello religioso? Personalmente, in caso di direzione da parte mia, la teatralità sarebbe prevalente. Tuttavia molti pensano che il lato religioso debba prevalere e di questo avviso deve essere stato il Coro olandese ed il gruppo strumentale novarese che hanno optato per una visione più meditata.
Com'è stata l'esecuzione? Diciamo subito che gli unici problemi, se tali li si vogliono considerare, ci sono stati principalmente nelle voci soliste, ma solo nella prima parte del concerto, terminata con la Sonata supra Sancra Maria (forse il sole preso sul sagrato, poco prima della rappresentazione, ha giocato un brutto tiro ai cantanti); nella seconda parte, che ha compreso l'Ave Maris Stella ed il finale Magnificat le voci soliste erano tutte a posto . Ci sono poi state alcune slegature tra orchestra (in ritardo rispetto al coro) sia nel coro iniziale, sia nel Nisi Dominus; ma cose di entità veramente risibile, come non possono essere considerati errori i mancati suoni dei cornetti su alcune note acute (il cornetto è strumento assai difficile da suonare e anche i più bravi a volte sbagliano, quando sono in pubblico). Peraltro molte variazioni e abbellimenti che solitamente vengono eseguiti, non lo sono stati (ma non ho potuto vedere le differenze tra la partitura in possesso dei coristi e la mia).
I lati positivi? La coesione del coro. I cori, tutti, sono stati risolti benissimo, anche quel Nisi Dominus su cui ho sentito cadere alcuni nomi più che noti (diciamola tutta; di tutti quelli che ho ascoltato dal vivo, lo hanno eseguito alla perfezione solo il Monteverdi Choir diretto da Gardiner e quello di Cambridge diretto da Cleobury). Bello l'Ave Maris Stella; stranamente tenuto e trattenuto il Lauda Jerusalem (non dico di far tremare la chiesa, come fece il Monteverdi Choir in San Marco a Milano) che in realtà, visto anche il testo, potrebbe essere un po' più spinto verso il pubblico con una emissione più potente.
Un discorso a parte merita l'interpretazione del Magnificat. I tempi tenuti erano tutti piuttosto lenti, come se la Vergine Maria ringraziasse il Padre Eterno, provando nel contempo stupore e compiacimento. Bella esecuzione, senza sbavature gravi, con il coro capace di suoni soavi (termine ormai desueto), con le parti favorite o solistiche ben cantate (molto bravi i due “bassi” che hanno raggiunto le note più acute con una delicatezza e freschezza notevoli), con buona coesione tra orchestra e cantanti, giunta poi a quell'Amen finale nel quale personalmente continuo a vedere il tentativo di Monteverdi di far giungere la voce sino al Divino (quegli acuti delle soprano che salgono come zampilli di una fontana, sempre più spinti verso l'alto).
Successo di pubblico (silenzioso durante l'esecuzione e molto attento) garantito; applausi fragorosi e compiaciuti; e non perché il concerto fosse ad ingresso libero e gratuito, ma proprio perché il coro e l'orchestra hanno lavorato bene e soprattutto perché la Musica di Monteverdi è stata in grado, ancora una volta, di rinnovare quello stupore che continua a portare in sé.