Vexo LP-PS e Vexo S40
Ci piace, ogni tanto, provare apparecchi di marchi meno conosciuti, al fine di fornire un panorama il più possibile completo del mercato dell'audio mondiale. Perché “mondiale” e non “italiano”, in questo caso? Semplice, perché il marchio Vexo è più conosciuto all'estero che in Italia. Noi ce l'abbiamo a due passi da casa e nel 2012 la rivista per la quale allora lavoravo, mi ha inviato “in perlustrazione” proprio alla Vexo, col fine di far conoscere meglio l'azienda al pubblico italiano. Quel reportage è in linea nel sito della Vexo e potete leggerlo, se volete. Purtroppo è solo in italiano, quindi i nostri lettori stranieri si dovranno accontentare di vedere le foto.
Curioso il fatto che, al momento della pubblicazione di quell'articolo, nel mese di Settembre, avessi da pochi giorni fondato Audio-activity, un'avventura nella quale ho creduto, credo e che, soprattutto grazie ai miei collaboratori, ha acquisito un gran respiro internazionale, potendo vantare lettori in ogni parte del mondo.
Nel frattempo Vexo ha cambiato sede ed assetto societario ma non la produzione dei modelli maggiori, che negli anni si è dimostrata valida ed ancora al passo coi tempi.
L'anno prossimo potranno, tra l'altro, festeggiare i 10 anni di attività; un traguardo che testimonia la voglia di continuare a combattere in un mercato sempre più competitivo ma che può dare anche soddisfazioni se affrontato con tenacia e serietà.
La produzione Vexo prevede, al momento, il preamplificatore LP-PS MkII, i finali S20/S30, la cui sigla indica l'uso di valvole diverse (rispettivamente 300B e 2A3) ed il finale S40, che abbiamo ricevuto in prova, col suo preamplificatore. Esiste anche un interessante amplificatore per cuffia, che impiega valvole EL84 in single ended.
Curioso il fatto che, al momento della pubblicazione di quell'articolo, nel mese di Settembre, avessi da pochi giorni fondato Audio-activity, un'avventura nella quale ho creduto, credo e che, soprattutto grazie ai miei collaboratori, ha acquisito un gran respiro internazionale, potendo vantare lettori in ogni parte del mondo.
Nel frattempo Vexo ha cambiato sede ed assetto societario ma non la produzione dei modelli maggiori, che negli anni si è dimostrata valida ed ancora al passo coi tempi.
L'anno prossimo potranno, tra l'altro, festeggiare i 10 anni di attività; un traguardo che testimonia la voglia di continuare a combattere in un mercato sempre più competitivo ma che può dare anche soddisfazioni se affrontato con tenacia e serietà.
La produzione Vexo prevede, al momento, il preamplificatore LP-PS MkII, i finali S20/S30, la cui sigla indica l'uso di valvole diverse (rispettivamente 300B e 2A3) ed il finale S40, che abbiamo ricevuto in prova, col suo preamplificatore. Esiste anche un interessante amplificatore per cuffia, che impiega valvole EL84 in single ended.
Vediamo le caratteristiche tecniche dei due apparecchi, prima di passare alla descrizione dei rispettivi progetti:
Preamplificatore LP-PS:
Tube complement: GZ34 x 1, 6H30 x 8
Bandwidth (1 W): 5 Hz ÷ 250 KHz (limited by us)
Negative feedback NFB: 0 dB
Signal to noise ratio (S/N): >90 dB
Input impedance: 100 KΩ (RCA), 200 KΩ (XLR)
Inputs: RCA line x 2, XLR line x 2
Outputs: pre RCA, pre XLR, rec
Gain: 18 dB
Power supply:z 120 V/230 V - 60/50 Hz
Dimensions (H/W/D): 350 x 210 x 340 mm + 290 x 210 x 340 mm
Net weight: 10 Kg+ + 14 Kg approx.
Controls: Remote control, mute, line/direct, monitor
Il preamplificatore è completamente bilanciato e non fa uso di circuiti integrati. L'alimentazione è contenuta in un telaio separato. Il trasformatore toroidale è incapsulato in resina. Un secondo trasformatore è dedicato ai servizi ausiliari. Il controllo di volume, a relè, è bilanciato a 4 canali ed è realizzato con resistenze con tolleranza 0,1%.
Valvole escluse, la garanzia fornita è di 10 anni.
Preamplificatore LP-PS:
Tube complement: GZ34 x 1, 6H30 x 8
Bandwidth (1 W): 5 Hz ÷ 250 KHz (limited by us)
Negative feedback NFB: 0 dB
Signal to noise ratio (S/N): >90 dB
Input impedance: 100 KΩ (RCA), 200 KΩ (XLR)
Inputs: RCA line x 2, XLR line x 2
Outputs: pre RCA, pre XLR, rec
Gain: 18 dB
Power supply:z 120 V/230 V - 60/50 Hz
Dimensions (H/W/D): 350 x 210 x 340 mm + 290 x 210 x 340 mm
Net weight: 10 Kg+ + 14 Kg approx.
Controls: Remote control, mute, line/direct, monitor
Il preamplificatore è completamente bilanciato e non fa uso di circuiti integrati. L'alimentazione è contenuta in un telaio separato. Il trasformatore toroidale è incapsulato in resina. Un secondo trasformatore è dedicato ai servizi ausiliari. Il controllo di volume, a relè, è bilanciato a 4 canali ed è realizzato con resistenze con tolleranza 0,1%.
Valvole escluse, la garanzia fornita è di 10 anni.
Amplificatore finale S40:
Tube complement: 300B x 8, 6SN7 x4, 12BH7x2
Output power: 50 W + 50 W RMS – 1 Khz
Total Harmonic Distorsion THD (1W): <0,15%
Bandwidth (1W): 8 Hz – 60 KHZ, +/- 1,5 dB
Negative Feedback: 0 dB
Signal to Noise Ratio: >100 dB
Input Sensitivity: 1 V RMS – 1 Khz (50W RMS)
Input Impedance: 100 KOhm (RCA), 200 KOhm (XLR)
Output Impedance: 4/8 Ohm
Inputs: 1 x RCA, 1 x XLR
Power Supply: 120V/230V - 60/50 Hz
Dimensions: 470x275x600 mm + 470x275x600 mm
Net weight: 40 Kg + 60 Kg approx
Il progetto è un push-pull con zero controreazione negativa. Il circuito è totalmente bilanciato e non fa uso di circuiti integrati. L'alimentazione è separata. La configurazione è totalmente dual mono ed utilizza 4 trasformatori toroidali, incapsulati e montati su un supporto smorzatore. Un quinto trasformatore si incarica di alimentare i servizi. I filamenti sono alimentati da 12 alimentatori stabilizzati. La garanzia fornita è di 10 anni, valvole escluse.
Tube complement: 300B x 8, 6SN7 x4, 12BH7x2
Output power: 50 W + 50 W RMS – 1 Khz
Total Harmonic Distorsion THD (1W): <0,15%
Bandwidth (1W): 8 Hz – 60 KHZ, +/- 1,5 dB
Negative Feedback: 0 dB
Signal to Noise Ratio: >100 dB
Input Sensitivity: 1 V RMS – 1 Khz (50W RMS)
Input Impedance: 100 KOhm (RCA), 200 KOhm (XLR)
Output Impedance: 4/8 Ohm
Inputs: 1 x RCA, 1 x XLR
Power Supply: 120V/230V - 60/50 Hz
Dimensions: 470x275x600 mm + 470x275x600 mm
Net weight: 40 Kg + 60 Kg approx
Il progetto è un push-pull con zero controreazione negativa. Il circuito è totalmente bilanciato e non fa uso di circuiti integrati. L'alimentazione è separata. La configurazione è totalmente dual mono ed utilizza 4 trasformatori toroidali, incapsulati e montati su un supporto smorzatore. Un quinto trasformatore si incarica di alimentare i servizi. I filamenti sono alimentati da 12 alimentatori stabilizzati. La garanzia fornita è di 10 anni, valvole escluse.
La costruzione di queste macchine è davvero fuori dal comune e sono poche le aziende al mondo che mettono in campo un simile spiegamento di mezzi nella costruzione delle loro elettroniche.
Descriviamo per primo il preamplificatore, che ha un design strano, molto sviluppato in altezza. L'alimentatore, di uguali dimensioni rispetto alla centrale di controllo, è provvisto del solo tasto di accensione sul frontale, mentre il retro vede la solita vaschetta IEC per il cavo di alimentazione col controllo della fase elettrica tramite un LED, l'interruttore generale, il fusibile ed il cavo che va verso il vero e proprio preamplificatore. Quest'ultimo è dotato di un frontale abbastanza affollato. In centro, in alto, uno strumento circolare che si illumina di una fredda luce bianca ad apparecchio acceso ed il cui ago serve a misurare, in percentuale, il volume utilizzato. Più in basso, da sinistra, il selettore per gli ingressi, un led rosso che indica l'accensione dell'apparecchio, il controllo di volume e tre levette dall'aspetto molto professionale, adibite al mute, al by-pass del controllo di volume, ed al tape monitor. Sul retro, invece, tre ingressi sbilanciati, due bilanciati, uscite bilanciate e sbilanciate, l'interruttore della massa in caso di loop, ed il grosso connettore multipolare per l'alimentazione.
Il finale è anch'esso diviso in due apparecchi, di dimensioni uguali. L'alimentatore è privo di qualsiasi comando sul frontale, dove troviamo solo un piccolo LED rosso a testimonianza della messa in tensione dell'apparecchio, mentre sul retro troviamo la vaschetta IEC, l'interruttore generale (ancora col controllo della fase elettrica), 3 fusibili ed i due grossi connettori multipolari per l'alimentazione dei circuiti del finale vero e proprio. Quest'ultimo ha un pannello anteriore piuttosto affollato, dominato dai due strumenti circolari illuminati di una luce uguale a quella del pre e che indicano il voltaggio del bias, regolabile rimuovendo i due sportelli posti sotto di essi. Il tasto di accensione, in centro, completa il frontale. Il retro non è da meno: 6 uscite altoparlanti, coi positivi per 4 ed 8 Ohm di impedenza, ingressi bilanciati e sbilanciati, 8 fusibili per le alimentazioni ed i 2 grossi connettori per il cavo proveniente dalla centrale elettr … dall'unità di alimentazione.
Insomma, due apparecchi (o dovrei dire quattro?) grandi, pesanti e dall'aria professionale che a me personalmente affascina molto e che sembra coniugare la “vecchia” tecnologia delle valvole coi moderni strumenti di misura o, se preferite, una linea fredda e postmoderna che contrasta col calore (in senso lato ma anche in senso stretto) delle tante valvole accese.
E fino a qui la lunga e meritata descrizione di questa sorta di monumenti celebrativi dell'alta fedeltà più estrema. Quell'alta fedeltà dall'apparente esagerazione in aspetto e costi ma che secondo il produttore non è un mero esercizio di forza fisica (che tra l'altro vi servirà per l'installazione) ma è funzionale ad ottenere un suono di livello superiore a quello della concorrenza. E noi siamo qui per cercare di raccontarvi se ciò è vero, se è tutt'oro quello che luccica, o se la scenografia prevale sulla funzione.
Descriviamo per primo il preamplificatore, che ha un design strano, molto sviluppato in altezza. L'alimentatore, di uguali dimensioni rispetto alla centrale di controllo, è provvisto del solo tasto di accensione sul frontale, mentre il retro vede la solita vaschetta IEC per il cavo di alimentazione col controllo della fase elettrica tramite un LED, l'interruttore generale, il fusibile ed il cavo che va verso il vero e proprio preamplificatore. Quest'ultimo è dotato di un frontale abbastanza affollato. In centro, in alto, uno strumento circolare che si illumina di una fredda luce bianca ad apparecchio acceso ed il cui ago serve a misurare, in percentuale, il volume utilizzato. Più in basso, da sinistra, il selettore per gli ingressi, un led rosso che indica l'accensione dell'apparecchio, il controllo di volume e tre levette dall'aspetto molto professionale, adibite al mute, al by-pass del controllo di volume, ed al tape monitor. Sul retro, invece, tre ingressi sbilanciati, due bilanciati, uscite bilanciate e sbilanciate, l'interruttore della massa in caso di loop, ed il grosso connettore multipolare per l'alimentazione.
Il finale è anch'esso diviso in due apparecchi, di dimensioni uguali. L'alimentatore è privo di qualsiasi comando sul frontale, dove troviamo solo un piccolo LED rosso a testimonianza della messa in tensione dell'apparecchio, mentre sul retro troviamo la vaschetta IEC, l'interruttore generale (ancora col controllo della fase elettrica), 3 fusibili ed i due grossi connettori multipolari per l'alimentazione dei circuiti del finale vero e proprio. Quest'ultimo ha un pannello anteriore piuttosto affollato, dominato dai due strumenti circolari illuminati di una luce uguale a quella del pre e che indicano il voltaggio del bias, regolabile rimuovendo i due sportelli posti sotto di essi. Il tasto di accensione, in centro, completa il frontale. Il retro non è da meno: 6 uscite altoparlanti, coi positivi per 4 ed 8 Ohm di impedenza, ingressi bilanciati e sbilanciati, 8 fusibili per le alimentazioni ed i 2 grossi connettori per il cavo proveniente dalla centrale elettr … dall'unità di alimentazione.
Insomma, due apparecchi (o dovrei dire quattro?) grandi, pesanti e dall'aria professionale che a me personalmente affascina molto e che sembra coniugare la “vecchia” tecnologia delle valvole coi moderni strumenti di misura o, se preferite, una linea fredda e postmoderna che contrasta col calore (in senso lato ma anche in senso stretto) delle tante valvole accese.
E fino a qui la lunga e meritata descrizione di questa sorta di monumenti celebrativi dell'alta fedeltà più estrema. Quell'alta fedeltà dall'apparente esagerazione in aspetto e costi ma che secondo il produttore non è un mero esercizio di forza fisica (che tra l'altro vi servirà per l'installazione) ma è funzionale ad ottenere un suono di livello superiore a quello della concorrenza. E noi siamo qui per cercare di raccontarvi se ciò è vero, se è tutt'oro quello che luccica, o se la scenografia prevale sulla funzione.
I due Vexo sono stati introdotti nel seguente impianto:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, LAT International XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
I più attenti noteranno che per questa prova è stata utilizzata solo la sorgente analogica, in quanto il mio dCS è partito per altri lidi, sostituito provvisoriamente da un Oppo 105 che presto recensiremo. Essendo l'apparecchio appena giunto, costituisce una variabile di troppo per ascolti critici, e quindi non è stato utilizzato in questa prova d'ascolto.
“Going for the One” (Atlantic) è un disco Rock degli Yes che, apparentemente, contrasterebbe con l'hi-end più estrema e persino con le 300B. Io lo utilizzo, in questo caso, oltre che per ascoltare della buona musica, per testare le capacità di pilotaggio del finale, concedendomi il brano che dà il titolo al disco a livelli medi tra i 95 ed i 98 dB (c), con picchi di 102. Se distorsione c'è, è poco udibile. In compenso, il basso è profondo e sorprendentemente ben frenato. Evidentemente anche le 300B, se ben pilotata, come in questo caso, ci possono risparmiare le mollezze in gamma bassa per la quale sono generalmente conosciute. Anche in gamma alta, nessuna carenza, nessun arrotondamento arbitrario e fastidioso.
Con l'uso si nota l'intelligente progetto del controllo di volume, che permette regolazioni davvero micrometriche, anche tramite il comodo telecomando.
Il sax tenore nel brano “Cinny's Waltz” dal vinile Foreign Affairs di Tom Waits è trattato coi guanti, come si suol dire, dai Vexo e la voce del cantautore americano, profonda e graffiante, si staglia precisa tra i diffusori. Ogni minima sfumatura è percepibile senza sforzo, favorendo così una sensazione di rilassamento durante l'ascolto tanto importante quanto poco usuale. Una presentazione sonora che si può godere per molte ore senza alcuna fatica d'ascolto. Il suono è morbido, avvolgente come una coperta di pile ma nello stesso tempo privo di colorazioni aggiunte al messaggio originale.
Viola e violino della Famiglia Oistrakh nella Sinfonia Concertante K364 di Mozart (LP Decca) si fanno strada maestosamente tra gli strumenti di una Moscow Philharmonic dai suoni credibili per dinamica e timbro. La ripresa degli archi dei due solisti, padre e figlio, è perfettamente bilanciata tra il suono proveniente dalle corde sfregate dall'archetto e quello delle casse armoniche di viola e violino. Osservo queste cose mentre sono reduce da uno dei tanti concerti di questa ricca stagione milanese. Proprio ieri ero in prima fila, giusto sotto ai violini, poco a sinistra rispetto all'ottimo Direttore Zhang Xian, a non più di 2 metri di distanza dall'orchestra. Per i più curiosi: il programma prevedeva il Bolero di Ravel, il Concierto de Aranjuez di Rodrigo ed il Capriccio Spagnolo di Rimskij-Korsakov.
Nel suono che sto ascoltando manca solo quel pizzico di rugosità, il senso di “scricchiolio” (difficile spiegarlo a parole, è una sensazione) del legno della cassa armonica degli archi che, a mio parere, non si riesce a catturare in nessuna registrazione, per quanto allo stato dell'arte.
Evidentemente il microfono tende a privilegiare suoni che l'orecchio umano percepisce come meno importanti durante l'evento, o viceversa. Temo, tra l'altro, che ciò valga per molti strumenti acustici, percussioni comprese. I nostri Vexo, comunque, prendono il meglio di quanto è nella registrazione e lo restituiscono con forza e delicatezza allo stesso tempo. Non maltrattano mai la musica, se non chiedete loro prestazioni superiori a quelle che le 8 valvole 300B possono fornire. La mostruosa alimentazione non è lì per fare il miracolo di moltiplicare la potenza di uscita. Piuttosto, serve a fare in modo che queste valvole perdano la loro tradizionale, per chi scrive a volte eccessiva, mollezza, così da riprodurre una gamma bassa che per per fermezza, controllo ed autorevolezza può ricordare le 845, conservando però una gamma media di classe superlativa.
E a proposito di gamma media, non può mancare l'ascolto di una delle voci che più amo: quella di Joan Baez. Il vinile impiegato è “Made in Europe” (Ariola). Il famoso vibrato della cantautrice americana è più intelligibile che mai ed ogni nuance della sua voce è proposta con rigore ed estrema chiarezza. Anzi, con trasparenza, se possiamo usare un vocabolo molto abusato nel nostro settore. C'è aria, tanta aria tra gli strumenti, queste 300B suonano davvero bene. Inoltre, coi miei diffusori di sensibilità medio-alta, producono livelli di pressione sonora più che sufficienti per ascolti realistici, controllando perfettamente i quattro woofer da 15”. Solo a livelli estremamente elevati tendono ad indurire il suono ma credo che nessun lettore sia così sciocco da pensare ad un finale da 50 W per canale se ha dei diffusori da 85 dB … o si?
C'è una cosa che ho già detto e che non ribadirò mai abbastanza, a giudicare da ciò che si ascolta in giro: se un fabbricante vi dice che il il suo apparecchio pilota tutto, o produce finali da 2000 W, o vi mente. Non fatevi ingannare. Quando avevo i diffusori MBL 101D, da 81 dB, ho visto personalmente ed a casa mia finali mono da 1000 W andare in protezione termica e spegnersi, lasciando la pozzangherina di sudore sul pavimento. A ciascuno il suo, quindi.
Vivacità e dinamica non difettano ai nostri eroi, che non si scompongono neanche davanti ad un difficile pianoforte o alle grancasse più cattive, tipo quelle della Sagra della Primavera, tanto per capirci.
Veniamo alle conclusioni ed alle dolenti note; quasi 60.000 euro per l'accoppiata. Dal giorno dopo la pubblicazione del presente articolo mi attendo le solite mail di persone che mi chiedono se quest'amplificazione suona da 60.000 euro. Evitatemi, vi prego, le solite risposte di cortesia. Come faccio a valutarlo? Esiste un suono da 300.000, 200.000, 100.000, 60.000, 20.000 …? Ed anche se esistesse, voi vi prendereste la responsabilità di indicarlo alle migliaia di persone che vi leggono? Se domani mi arriva un amplificatore da 50.000 euro che suona bene come questo poi cosa vi racconto? Che vi ho fatto buttare 10.000 euro?
Quindi: suono a parte, che come avete letto è esente da critiche, si deve valutare che cosa ci si porta a casa. Se proviamo a pensare che c'è chi ha speso 120.000 euro per una borsa di Hermès, i cui modelli base superano i 4.000 euro, questi Vexo ci sembreranno un saldo da Grande Distribuzione.
Quindi, bisogna tenere conto che acquistando questi apparecchi ci si porta a casa un pezzo di alto artigianato italiano che, oltre allo sfoggio dell'oggetto, come se fosse una scultura moderna, ha una funzione, che assolve brillantemente: vi fa ascoltare la vostra musica preferita nel migliore dei modi. Chissà perché questa cosa la capiscono bene all'estero e qui da noi facciamo più fatica ...
Angelo Jasparro
Produttore: Vexo www.gaudiosound.it/
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, LAT International XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
I più attenti noteranno che per questa prova è stata utilizzata solo la sorgente analogica, in quanto il mio dCS è partito per altri lidi, sostituito provvisoriamente da un Oppo 105 che presto recensiremo. Essendo l'apparecchio appena giunto, costituisce una variabile di troppo per ascolti critici, e quindi non è stato utilizzato in questa prova d'ascolto.
“Going for the One” (Atlantic) è un disco Rock degli Yes che, apparentemente, contrasterebbe con l'hi-end più estrema e persino con le 300B. Io lo utilizzo, in questo caso, oltre che per ascoltare della buona musica, per testare le capacità di pilotaggio del finale, concedendomi il brano che dà il titolo al disco a livelli medi tra i 95 ed i 98 dB (c), con picchi di 102. Se distorsione c'è, è poco udibile. In compenso, il basso è profondo e sorprendentemente ben frenato. Evidentemente anche le 300B, se ben pilotata, come in questo caso, ci possono risparmiare le mollezze in gamma bassa per la quale sono generalmente conosciute. Anche in gamma alta, nessuna carenza, nessun arrotondamento arbitrario e fastidioso.
Con l'uso si nota l'intelligente progetto del controllo di volume, che permette regolazioni davvero micrometriche, anche tramite il comodo telecomando.
Il sax tenore nel brano “Cinny's Waltz” dal vinile Foreign Affairs di Tom Waits è trattato coi guanti, come si suol dire, dai Vexo e la voce del cantautore americano, profonda e graffiante, si staglia precisa tra i diffusori. Ogni minima sfumatura è percepibile senza sforzo, favorendo così una sensazione di rilassamento durante l'ascolto tanto importante quanto poco usuale. Una presentazione sonora che si può godere per molte ore senza alcuna fatica d'ascolto. Il suono è morbido, avvolgente come una coperta di pile ma nello stesso tempo privo di colorazioni aggiunte al messaggio originale.
Viola e violino della Famiglia Oistrakh nella Sinfonia Concertante K364 di Mozart (LP Decca) si fanno strada maestosamente tra gli strumenti di una Moscow Philharmonic dai suoni credibili per dinamica e timbro. La ripresa degli archi dei due solisti, padre e figlio, è perfettamente bilanciata tra il suono proveniente dalle corde sfregate dall'archetto e quello delle casse armoniche di viola e violino. Osservo queste cose mentre sono reduce da uno dei tanti concerti di questa ricca stagione milanese. Proprio ieri ero in prima fila, giusto sotto ai violini, poco a sinistra rispetto all'ottimo Direttore Zhang Xian, a non più di 2 metri di distanza dall'orchestra. Per i più curiosi: il programma prevedeva il Bolero di Ravel, il Concierto de Aranjuez di Rodrigo ed il Capriccio Spagnolo di Rimskij-Korsakov.
Nel suono che sto ascoltando manca solo quel pizzico di rugosità, il senso di “scricchiolio” (difficile spiegarlo a parole, è una sensazione) del legno della cassa armonica degli archi che, a mio parere, non si riesce a catturare in nessuna registrazione, per quanto allo stato dell'arte.
Evidentemente il microfono tende a privilegiare suoni che l'orecchio umano percepisce come meno importanti durante l'evento, o viceversa. Temo, tra l'altro, che ciò valga per molti strumenti acustici, percussioni comprese. I nostri Vexo, comunque, prendono il meglio di quanto è nella registrazione e lo restituiscono con forza e delicatezza allo stesso tempo. Non maltrattano mai la musica, se non chiedete loro prestazioni superiori a quelle che le 8 valvole 300B possono fornire. La mostruosa alimentazione non è lì per fare il miracolo di moltiplicare la potenza di uscita. Piuttosto, serve a fare in modo che queste valvole perdano la loro tradizionale, per chi scrive a volte eccessiva, mollezza, così da riprodurre una gamma bassa che per per fermezza, controllo ed autorevolezza può ricordare le 845, conservando però una gamma media di classe superlativa.
E a proposito di gamma media, non può mancare l'ascolto di una delle voci che più amo: quella di Joan Baez. Il vinile impiegato è “Made in Europe” (Ariola). Il famoso vibrato della cantautrice americana è più intelligibile che mai ed ogni nuance della sua voce è proposta con rigore ed estrema chiarezza. Anzi, con trasparenza, se possiamo usare un vocabolo molto abusato nel nostro settore. C'è aria, tanta aria tra gli strumenti, queste 300B suonano davvero bene. Inoltre, coi miei diffusori di sensibilità medio-alta, producono livelli di pressione sonora più che sufficienti per ascolti realistici, controllando perfettamente i quattro woofer da 15”. Solo a livelli estremamente elevati tendono ad indurire il suono ma credo che nessun lettore sia così sciocco da pensare ad un finale da 50 W per canale se ha dei diffusori da 85 dB … o si?
C'è una cosa che ho già detto e che non ribadirò mai abbastanza, a giudicare da ciò che si ascolta in giro: se un fabbricante vi dice che il il suo apparecchio pilota tutto, o produce finali da 2000 W, o vi mente. Non fatevi ingannare. Quando avevo i diffusori MBL 101D, da 81 dB, ho visto personalmente ed a casa mia finali mono da 1000 W andare in protezione termica e spegnersi, lasciando la pozzangherina di sudore sul pavimento. A ciascuno il suo, quindi.
Vivacità e dinamica non difettano ai nostri eroi, che non si scompongono neanche davanti ad un difficile pianoforte o alle grancasse più cattive, tipo quelle della Sagra della Primavera, tanto per capirci.
Veniamo alle conclusioni ed alle dolenti note; quasi 60.000 euro per l'accoppiata. Dal giorno dopo la pubblicazione del presente articolo mi attendo le solite mail di persone che mi chiedono se quest'amplificazione suona da 60.000 euro. Evitatemi, vi prego, le solite risposte di cortesia. Come faccio a valutarlo? Esiste un suono da 300.000, 200.000, 100.000, 60.000, 20.000 …? Ed anche se esistesse, voi vi prendereste la responsabilità di indicarlo alle migliaia di persone che vi leggono? Se domani mi arriva un amplificatore da 50.000 euro che suona bene come questo poi cosa vi racconto? Che vi ho fatto buttare 10.000 euro?
Quindi: suono a parte, che come avete letto è esente da critiche, si deve valutare che cosa ci si porta a casa. Se proviamo a pensare che c'è chi ha speso 120.000 euro per una borsa di Hermès, i cui modelli base superano i 4.000 euro, questi Vexo ci sembreranno un saldo da Grande Distribuzione.
Quindi, bisogna tenere conto che acquistando questi apparecchi ci si porta a casa un pezzo di alto artigianato italiano che, oltre allo sfoggio dell'oggetto, come se fosse una scultura moderna, ha una funzione, che assolve brillantemente: vi fa ascoltare la vostra musica preferita nel migliore dei modi. Chissà perché questa cosa la capiscono bene all'estero e qui da noi facciamo più fatica ...
Angelo Jasparro
Produttore: Vexo www.gaudiosound.it/