Visita alla Totaldac
Huitres, DAC et de la bonne musique (Ostriche, convertitori e buona musica)
La Bretagna, come ben mi spiega Vincent Brient, patron della Totaldac, non è solo ostriche, crostacei, carciofi e crêpes; è anche tanta elettronica e ottima musica.
Io amo la Bretagna per le cose più classiche, come ben sanno gli amici Marie-Claire e Jean-Claude, bretoni doc che mi hanno spesso visto loro ospite nella bellissima cittadina di Saint-Suliac. E questa volta, complice l’amico Pietro e le nostre rispettive mogli siamo partiti per una piccola vacanza in Bretagna e con l’occasione, oltre a ostriche e crostacei vari, ci siamo concessi anche la visita a Totaldac.
Detto subito che la sede di Totaldac è in un paesino fiabesco, che la giornata brumosa ha reso ancora più affascinante (veramente una manciata di case, tutte con pietre a vista, nell’architettura e nell’estetica tipica bretone), quando siamo giunti a casa di Vincent Brient e dalla sua compagna, siamo rimasti sorpresi non tanto dall’educazione e dalla calorosa accoglienza tipica dei bretoni (ed in effetti un ringraziamento ci sta tutto), quanto dall’imponente sistema di altoparlanti che caratterizza il soggiorno di casa Brient. Non credo serva molto che io mi dilunghi sulle caratteristiche di quel sistema perché Vincent Brient ha già provveduto a scrivere la genesi del sistema nel sito dedicato http://vincent.brient.free.fr/main.htm. Ed anche sulla produzione di Totaldac molto di tecnica e di filosofia costruttiva è riportato nel completo sito http://www.totaldac.com.
Io amo la Bretagna per le cose più classiche, come ben sanno gli amici Marie-Claire e Jean-Claude, bretoni doc che mi hanno spesso visto loro ospite nella bellissima cittadina di Saint-Suliac. E questa volta, complice l’amico Pietro e le nostre rispettive mogli siamo partiti per una piccola vacanza in Bretagna e con l’occasione, oltre a ostriche e crostacei vari, ci siamo concessi anche la visita a Totaldac.
Detto subito che la sede di Totaldac è in un paesino fiabesco, che la giornata brumosa ha reso ancora più affascinante (veramente una manciata di case, tutte con pietre a vista, nell’architettura e nell’estetica tipica bretone), quando siamo giunti a casa di Vincent Brient e dalla sua compagna, siamo rimasti sorpresi non tanto dall’educazione e dalla calorosa accoglienza tipica dei bretoni (ed in effetti un ringraziamento ci sta tutto), quanto dall’imponente sistema di altoparlanti che caratterizza il soggiorno di casa Brient. Non credo serva molto che io mi dilunghi sulle caratteristiche di quel sistema perché Vincent Brient ha già provveduto a scrivere la genesi del sistema nel sito dedicato http://vincent.brient.free.fr/main.htm. Ed anche sulla produzione di Totaldac molto di tecnica e di filosofia costruttiva è riportato nel completo sito http://www.totaldac.com.
Posso certamente dire che la casa del signor Brient, suddivisa tra abitazione e laboratorio, è ordinatissima e molto pulita; e se l’ordine esteriore supporta spesso l’ordine interiore e mentale del proprietario, in Totaldac si respira anche molta aria di famiglia, come dimostra l’esposizione dei disegni dei tre figli dei signori Brient che scorgerete nelle foto.
Questo è un servizio piuttosto esteso perché non solo c’è stata la visita, non solo ci saranno le recensioni di due DAC, ma c’è anche una intervista a Vincent Brient; il marchio sta facendo molto parlare di sé ed è giusto dedicargli un po’ di attenzione anche perché l’ascolto fatto nella sede di Totaldac ha manifestato delle caratteristiche che rendevano interessanti proprio i DAC dei quali tanto si parla; ed in effetti, quando in registrazioni che si pensa di conoscere a memoria si ascoltano dei particolari mai sentiti prima, per quanti impianti si possa aver ascoltato, è evidente che il miglioramento proviene dalla sorgente.
Non che il sistema di altoparlanti passi inosservato; le caratteristiche di naturalezza nella restituzione delle masse orchestrali non lascia indifferenti. Sul piano timbrico, Vincent Brient ci sta ancora lavorando, ma devo dire che a parte una nota di calore che connota quel sistema, molti potrebbero conviverci senza tanti problemi.
Questo è un servizio piuttosto esteso perché non solo c’è stata la visita, non solo ci saranno le recensioni di due DAC, ma c’è anche una intervista a Vincent Brient; il marchio sta facendo molto parlare di sé ed è giusto dedicargli un po’ di attenzione anche perché l’ascolto fatto nella sede di Totaldac ha manifestato delle caratteristiche che rendevano interessanti proprio i DAC dei quali tanto si parla; ed in effetti, quando in registrazioni che si pensa di conoscere a memoria si ascoltano dei particolari mai sentiti prima, per quanti impianti si possa aver ascoltato, è evidente che il miglioramento proviene dalla sorgente.
Non che il sistema di altoparlanti passi inosservato; le caratteristiche di naturalezza nella restituzione delle masse orchestrali non lascia indifferenti. Sul piano timbrico, Vincent Brient ci sta ancora lavorando, ma devo dire che a parte una nota di calore che connota quel sistema, molti potrebbero conviverci senza tanti problemi.
L’INTERVISTA A VINCENT BRIENT
AA: i suoi prodotti sono considerati un vero alto di gamma. Quando ha iniziato e perché?
VB: ho iniziato circa quindici anni fa, dopo i miei studi di ingegneria, in Francia, quando ho iniziato ad occuparmi della produzione di DAC e di filtri attivi, posto che in quel momento quello era il mio principale interesse. Ho continuato a lavorare su questa tecnologia, mentre nel frattempo facevo anche amplificazioni e sistemi di altoparlanti. Avevo iniziato a lavorare come tecnico nelle telecomunicazioni; nel 2010 ho iniziato ad avere persone che frequentavano la mia casa, per ascoltare il mio sistema di altoparlanti ed in particolare la sezione di riproduzione delle basse frequenze.
AA: pertanto la curiosità sulla sua produzione parte dal sistema di altoparlanti.
VB: si, le persone venivano per ascoltare il sistema di altoparlanti e mi chiedevano notizie sui DAC e in parte anche gli amplificatori. In realtà questi DAC li facevo per mio uso personale, nella mia precedente collocazione e siccome i DAC dell’epoca erano troppo costosi per le mie possibilità, ho iniziato a produrli da me.
AA: qual è la sua filosofia nella riproduzione musicale, cosa ricerca? In genere, soprattutto i guru giapponesi, ricercano un loro personale suono e lavorano alla ricerca di quel risultato personale. Lei la pensa così o cerca invece di essere il più possibile fedele alla registrazione?
VB: certamente il più fedele alla registrazione, anche se è impossibile essere interamente fedeli perché tutti gli apparecchi hanno dei limiti e quindi bisogna capire quali siano questi limiti e lavorarci. Bisogna distinguere i pregi ed i difetti che siamo disposti ad accettare. Se fosse possibile avere una fedeltà totale e quindi avere la riproduzione integrale del concerto dal vivo, sarei il primo a fare questa scelta, ma nessuno c’è mai riuscito e nessuno riuscirà mai a farlo. Quello che cerco è far sì che il suono che proviene dalle mia apparecchiature rimandi ad una sonorità che ricordi il suono che si ascolta dal vivo, senza soffermarmi a lavorare sull’iperdettaglio o su particolari parametri tipo la scena.
AA: si, anche perché in effetti nella registrazione capita di trovare una scena riproposta in modo totalmente diverso da quello che potrebbe essere dal vivo perché è il tecnico del suono che decide da sé quale sarà l’effetto che si dovrà avere. Quali sono i mercati che più assorbono la sua produzione?
VB: Un terzo la Francia, un terzo il resto dell’Europa e un terzo il resto del mondo. La maggior richiesta del mercato francese è probabilmente dovuta al fatto che io sono francese. La Germania sta assorbendo abbastanza della mia produzione, probabilmente perché i tedeschi hanno una cultura simile alla mia. Ci sono poi Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Cina, Taiwan e anche il Giappone, benché non avendo un distributore è possibile che in particolare il mercato Giapponese ne risenta. Devo dire che sono molto fortunato perché ho rilevato come non debba essere io ad andare a cercare i clienti, quanto i potenziali clienti che vengono da me, probabilmente perché hanno ascoltato i miei prodotti in qualche fiera o perché ne hanno letto sulla stampa specializzata.
AA: cosa prevede per la riproduzione musicale nel futuro? Resteremo senza vinile e andremo verso l’olofonia o qualche altra “diavoleria”?
VB: assolutamente il vinile non scomparirà e resterà. E’ il digitale che sta facendo grandi passi verso il futuro; ora, ad esempio, nel trasferimento dal cd alla musica liquida e tutti si stanno spostando verso quella direzione. Non è facilissimo ottenere dei risultati eccellenti dalla musica liquida; è molto più facile utilizzare un lettore di cd già preconfezionato, ma ormai si sta lavorando per far sì che il suono della musica liquida offre il massimo delle sue possibilità. Tutti quanti vogliono la facilità di gestione del sistema numerico, anche per programmi radio in streaming e poi il sistema numerico apre nuovi fronti su tante novità.
AA: c’è una collaborazione tra Totaldac e Voxativ?
VB: no, non c’è una collaborazione contrattualmente stabilita. C’è la semplice reciproca stima nel prodotto. Voxativ utilizza i miei DAC offrendo la disponibilità dei loro locali per chi vuole ascoltarli in Germania ed io faccio la stessa cosa con i loro altoparlanti. E poi condividiamo gli spazi nelle fiere di settore, esponendo insieme.
AA: che musica le piace.
VB: ascolto principalmente la musica classica e ascolto anche del jazz-blues, e occasionalmente altri generi più moderni. Ma principalmente la musica classica. Credo che sia nel genere classico quello nel quale gli strumenti vengano rispettati al meglio. Quel che cerco di ottenere quando riascolto i miei prodotti è che mi riportino al suono originale e non già che mi ricordino prodotti di concorrenti o un preciso tipo di sonorità; e questo è un risultato che voglio sia con le cuffie Stax che utilizzo o con i miei sistemi di altoparlanti. Capita spesso che nelle registrazioni classiche ci sia la ricerca di una maggior qualità rispetto a produzioni di altri generi.
AA: come mai Totaldac nasce in Bretagna? Forse perché è un posto talmente calmo e rilassante che porta alla contemplazione del bello?
VB: una domanda originale che mi viene posta per la prima volta. I bretoni sono dei grandi lavoratori; a noi piace molto lavorare. Anche se in realtà la Bretagna è molto collegata all’agricoltura, alla pesca, è vero che la Bretagna oggi, anche se pensa ancora all’agroalimentare o al turismo, è la terra delle telecomunicazioni e di buona parte dell’informatica, come fosse la Silicon Valley di Francia. Molti pensano che sia una terra di campagna, mentre invece molto di quanto riguarda le telecomunicazioni è sviluppato e fatto proprio in Bretagna. Ad esempio, molte innovazioni nell’ambito della telefonia sono state fatte a Rennes ed anche la miglior scuola per la formazione informatica, che è quella dove ho studiato, è in Bretagna. Anche se per la gente rimane il lato agreste della Bretagna, di fatto è un importante centro di produzione elettronica.
E’ da dire che Vincent Brient non è molto prolisso nel parlare dei suoi prodotti e delle sue strategie; in effetti gli apparecchi sono oggetto di futuri brevetti e quindi il produttore mantiene il giusto riserbo, fatto salvo quanto scritto sul sito.
Ed ora, il via agli ascolti.
Domenico Pizzamiglio
AA: i suoi prodotti sono considerati un vero alto di gamma. Quando ha iniziato e perché?
VB: ho iniziato circa quindici anni fa, dopo i miei studi di ingegneria, in Francia, quando ho iniziato ad occuparmi della produzione di DAC e di filtri attivi, posto che in quel momento quello era il mio principale interesse. Ho continuato a lavorare su questa tecnologia, mentre nel frattempo facevo anche amplificazioni e sistemi di altoparlanti. Avevo iniziato a lavorare come tecnico nelle telecomunicazioni; nel 2010 ho iniziato ad avere persone che frequentavano la mia casa, per ascoltare il mio sistema di altoparlanti ed in particolare la sezione di riproduzione delle basse frequenze.
AA: pertanto la curiosità sulla sua produzione parte dal sistema di altoparlanti.
VB: si, le persone venivano per ascoltare il sistema di altoparlanti e mi chiedevano notizie sui DAC e in parte anche gli amplificatori. In realtà questi DAC li facevo per mio uso personale, nella mia precedente collocazione e siccome i DAC dell’epoca erano troppo costosi per le mie possibilità, ho iniziato a produrli da me.
AA: qual è la sua filosofia nella riproduzione musicale, cosa ricerca? In genere, soprattutto i guru giapponesi, ricercano un loro personale suono e lavorano alla ricerca di quel risultato personale. Lei la pensa così o cerca invece di essere il più possibile fedele alla registrazione?
VB: certamente il più fedele alla registrazione, anche se è impossibile essere interamente fedeli perché tutti gli apparecchi hanno dei limiti e quindi bisogna capire quali siano questi limiti e lavorarci. Bisogna distinguere i pregi ed i difetti che siamo disposti ad accettare. Se fosse possibile avere una fedeltà totale e quindi avere la riproduzione integrale del concerto dal vivo, sarei il primo a fare questa scelta, ma nessuno c’è mai riuscito e nessuno riuscirà mai a farlo. Quello che cerco è far sì che il suono che proviene dalle mia apparecchiature rimandi ad una sonorità che ricordi il suono che si ascolta dal vivo, senza soffermarmi a lavorare sull’iperdettaglio o su particolari parametri tipo la scena.
AA: si, anche perché in effetti nella registrazione capita di trovare una scena riproposta in modo totalmente diverso da quello che potrebbe essere dal vivo perché è il tecnico del suono che decide da sé quale sarà l’effetto che si dovrà avere. Quali sono i mercati che più assorbono la sua produzione?
VB: Un terzo la Francia, un terzo il resto dell’Europa e un terzo il resto del mondo. La maggior richiesta del mercato francese è probabilmente dovuta al fatto che io sono francese. La Germania sta assorbendo abbastanza della mia produzione, probabilmente perché i tedeschi hanno una cultura simile alla mia. Ci sono poi Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Cina, Taiwan e anche il Giappone, benché non avendo un distributore è possibile che in particolare il mercato Giapponese ne risenta. Devo dire che sono molto fortunato perché ho rilevato come non debba essere io ad andare a cercare i clienti, quanto i potenziali clienti che vengono da me, probabilmente perché hanno ascoltato i miei prodotti in qualche fiera o perché ne hanno letto sulla stampa specializzata.
AA: cosa prevede per la riproduzione musicale nel futuro? Resteremo senza vinile e andremo verso l’olofonia o qualche altra “diavoleria”?
VB: assolutamente il vinile non scomparirà e resterà. E’ il digitale che sta facendo grandi passi verso il futuro; ora, ad esempio, nel trasferimento dal cd alla musica liquida e tutti si stanno spostando verso quella direzione. Non è facilissimo ottenere dei risultati eccellenti dalla musica liquida; è molto più facile utilizzare un lettore di cd già preconfezionato, ma ormai si sta lavorando per far sì che il suono della musica liquida offre il massimo delle sue possibilità. Tutti quanti vogliono la facilità di gestione del sistema numerico, anche per programmi radio in streaming e poi il sistema numerico apre nuovi fronti su tante novità.
AA: c’è una collaborazione tra Totaldac e Voxativ?
VB: no, non c’è una collaborazione contrattualmente stabilita. C’è la semplice reciproca stima nel prodotto. Voxativ utilizza i miei DAC offrendo la disponibilità dei loro locali per chi vuole ascoltarli in Germania ed io faccio la stessa cosa con i loro altoparlanti. E poi condividiamo gli spazi nelle fiere di settore, esponendo insieme.
AA: che musica le piace.
VB: ascolto principalmente la musica classica e ascolto anche del jazz-blues, e occasionalmente altri generi più moderni. Ma principalmente la musica classica. Credo che sia nel genere classico quello nel quale gli strumenti vengano rispettati al meglio. Quel che cerco di ottenere quando riascolto i miei prodotti è che mi riportino al suono originale e non già che mi ricordino prodotti di concorrenti o un preciso tipo di sonorità; e questo è un risultato che voglio sia con le cuffie Stax che utilizzo o con i miei sistemi di altoparlanti. Capita spesso che nelle registrazioni classiche ci sia la ricerca di una maggior qualità rispetto a produzioni di altri generi.
AA: come mai Totaldac nasce in Bretagna? Forse perché è un posto talmente calmo e rilassante che porta alla contemplazione del bello?
VB: una domanda originale che mi viene posta per la prima volta. I bretoni sono dei grandi lavoratori; a noi piace molto lavorare. Anche se in realtà la Bretagna è molto collegata all’agricoltura, alla pesca, è vero che la Bretagna oggi, anche se pensa ancora all’agroalimentare o al turismo, è la terra delle telecomunicazioni e di buona parte dell’informatica, come fosse la Silicon Valley di Francia. Molti pensano che sia una terra di campagna, mentre invece molto di quanto riguarda le telecomunicazioni è sviluppato e fatto proprio in Bretagna. Ad esempio, molte innovazioni nell’ambito della telefonia sono state fatte a Rennes ed anche la miglior scuola per la formazione informatica, che è quella dove ho studiato, è in Bretagna. Anche se per la gente rimane il lato agreste della Bretagna, di fatto è un importante centro di produzione elettronica.
E’ da dire che Vincent Brient non è molto prolisso nel parlare dei suoi prodotti e delle sue strategie; in effetti gli apparecchi sono oggetto di futuri brevetti e quindi il produttore mantiene il giusto riserbo, fatto salvo quanto scritto sul sito.
Ed ora, il via agli ascolti.
Domenico Pizzamiglio