WYRED 4 SOUND SX 500
La classe D non dovrebbe più essere una novità. NuForce, Flying Mole, Kharma, Jeff Rowland, Genesis, Rotel e Bel Canto sono nomi che conosciamo tutti più o meno bene, pur con i loro differenti target di pubblico. La classe D ha anche i suoi detrattori (come ha i suoi sostenitori) che riconoscono alcune caratteristiche evidenziandone altre negative e per loro insormontabili; al pari dei sostenitori che fanno l’esatto contrario ...
Quel che è innegabile è che i classe D siano meglio collocabili in casa, ormai suonino generalmente bene e costino anche sensibilmente meno di altri prodotti. E poi c’è il dato di potenza che non va molto d’accordo con l’idea che abbiamo di amplificazioni potenti, perché sono di dimensioni oggettivamente ridotte. Questi due finali mono della Wyred 4 Sound, ad esempio, sono grossi quanto una scatola da scarpe da bambino, ma sono in grado di offrire 250 Watt su 8 Ohm e oltre 500 su 4 Ohm. Il tutto con un peso decisamente basso (praticamente è solo l’involucro, perché i componenti sono pochi e mancando un toroidale di alimentazione, il peso è assolutamente infimo: 6 Kg per ogni finale) e con un look piacevole (anche se siamo ben lontani da, tanto per usare un nome di un apparecchio dello stesso distributore di questi finali, un Pass Lab). I moduli utilizzati sono gli Ice-Power®; il costruttore ci comunica che i cavi all’interno sono Kimber, parte in rame e parte in argento. La costruzione è sufficientemente robusta e le connessioni sono di ottima qualità (compreso l’ingresso bilanciato per il quale il costruttore ci comunica di aver usato un connettore Neutrik).
Per il lato estetico, sul pannello anteriore c’è l’indicatore di accensione, posto in una feritoia, con intensità regolabile, che dà tanto l’idea dell’occhio di un extraterrestre; col risultato che usando due finali, si hanno due occhi che, soprattutto in ambienti scuri, danno la simpatica impressione d’essere scrutati continuamente. Posteriormente ci sono la vaschetta IEC, il pulsante di accensione, il pulsante per azzerare l’intervento eventuale delle protezioni, il connettore per l’ingresso bilanciato e sbilanciato con relativo selettore e i morsetti per gli altoparlanti, di ottima qualità e che accettano ogni tipo di terminazione. C’è anche una presa che serve per la connessione con il preamplificatore il quale darà l’impulso ai finali di accendersi quando verrà acceso il preamplificatore stesso (e gli appositi cavetti sono forniti in dotazione). Semplice il manuale d’istruzioni e normale il cavo a corredo, un cordone da computer terminato purtroppo con la sola spina americana, negli esemplari pervenutimi. Avevo in casa due adattatori e quindi ho potuto utilizzare il cablaggio originale. L’imballo, un semplice cartone con un sagomato in poliuretano all’interno è sufficiente a scongiurare danni durante il trasporto.
Il costo di ogni amplificatore è di € 1.085,00; ovvero € 2.170,00 la coppia (sia nella livrea nera oggetto della prova, che in quella color argento). E’ anche disponibile la stessa amplificazione in un unico contenitore, sotto forma di amplificatore finale stereo, al costo di € 1.810,00. Per quanto riguarda le dimensioni esterne, faccia fede la foto accanto ad una delle Magneplanar 1.6 usate per la prova. L’impianto utilizzato prevedeva il Bauer DPS2 con braccio Mørch DP6 e la Denon DL S1 e il phono AHT, oltre al Revox B795 con la Ortofon Vivo Blu e il Lehmann Black Cube, pre lo Spectral DMC12 e l’Olimpia Audio Guglielmo II, sistemi di altoparlanti le Magneplanar MG 1.6, oltre ai consueti cavi già citati in altri scritti. Finale di riferimento lo Spectral DMA100S2 e lo Spectral DMA50. Come tutti i classe D, i Wyred 4 Sound non hanno bisogno di un particolare “riscaldamento”; suonano bene appena accesi. Mi è parso invece necessario il rodaggio che il produttore indica in 100 ore; all’inizio il suono appare un po’ pesante in gamma medio-bassa e bassa, ma poi tende a linearizzarsi, perdendo anche una punta di asprezza che compare in gamma alta nelle prime ore di funzionamento.
Quel che colpisce immediatamente è il peso della gamma bassa. Potente e frenata. I pannelli delle Magneplanar restituiscono delle percussioni “grandi” (timpani, grancassa) molto vere: il colpo nasce con naturale velocità e poi termina con la giusta calma. Nell’ascolto del Départ di Wolfgang Rihm (Wienmodern, DGG) colpisce la chiarezza con la quale si comprende ogni singolo colpo di percussione, sia che agisca in gamma bassa profonda che in gamma alta; e colpisce il fatto che tutta questa quantità di informazioni che rendono il suono così vero, sia restituita con naturalezza. Ritengo che la propensione a non nascondere nessun suono, neppure quelli di più infimo livello, sia dovuto al fatto che il rumore intrinseco dell’amplificazione è bassissimo. Abbastanza impressionante la sensazione di velocità del suono (e dire che gli Spectral presi a riferimento lenti non sono certo). Tutto sommato non ho trovato un genere musicale in cui quest’amplificazione non sia in grado di offrire un suono di eccellente livello e devo anche dire che il suono non è particolarmente esile, come mi era capitato di rilevare in altri ascolti con altri ampli in classe D; anzi, gli strumenti hanno un loro peso specifico e una loro “corporeità” piuttosto convincenti. E’ chiaro che lo Spectral (mi riferisco al DMA50) sia più affascinante perché ha un suono più ambrato dei Wyred 4 Sound, ma già tenendo come paragone il DMA 100 S2, che è più lineare del DMA50, le differenze si fanno meno marcate. Il problema dei classe D, in base alla mia convivenza con alcuni di essi, è che a volte affiora una specie di suono frammentato che si somma al segnale principale. Ascoltando il pianoforte, ad esempio, nelle ultime due ottave, se il pianista picchia con violenza il tasto si sente il suono originale del pianoforte più una specie di pioggia fitta di piccoli segnali di breve intensità che affaticano. Accade in parte anche con questi finali, ma avendo l’accortezza di usare cablaggio in rame, questo effetto lo si sente meno. Il cablaggio in argento, soprattutto quello di segnale proveniente dal pre, invece evidenzia questa caratteristica. Nella valutazione all’ascolto, consiglio di porre molta attenzione perché all’inizio questi apparecchi sembrano suonare sul versante del “calore”; in realtà la gamma acuta è estesa e particolareggiata tanto quanto quella bassa e quella media e probabilmente è la mancanza di un suono proprio che porta questi ampli a sembrare quel che non sono. Passato il rodaggio rimane una sensazione di dolcezza della gamma alta, ma anche qui non so quanto giochino le basse distorsioni e la potenza –decisamente esuberante – che fan sì che l’amplificazione non sia sotto sforzo e quindi affatichi poco. Preciso da subito che non ho voluto procedere con cambi forsennati di cavi di alimentazione; ritengo che a questi costi sia meglio utilizzare i power cables che sono dati in dotazione. Ha poco senso spendere poco per i finali se poi si spende altrettanto per i cavi speciali. A quel punto va forse la pena comprare il finale superiore. E’ il caso di fare attenzione nell’uso domestico; infatti la potenza è molta ed è facile arrivare al limite di tolleranza degli altoparlanti. Una mia precedente esperienza di convivenza con dei classe D, causa anche la sensazione di mancanza di grana del suono, mi ha poi portato a dover far riparare gli altoparlanti delle Magneplanar. La linearità dà questa sensazione di suono poco affaticante e porta a spingere, spingere, spingere, salvo poi dover chiamare il produttore degli altoparlanti per averne la sostituzione con altri nuovi. Per concludere, interessanti, bensuonanti, potenti e realmente convenienti; l’unico punto debole potrebbe essere la costruzione, non perché non siano curati, ma perché non pesano un botto e non hanno pannelli alti un centimetro o due (cosa comunque comune ad altri classe D che non necessitano di alette di raffreddamento che coprano tutta la superficie disponibile). Da ascoltare sicuramente. Tenendo ben presente che il costo è vantaggioso non solo negli USA, ove il prodotto è venduto online, ma anche in Italia ove il distributore è riuscito a mantenere il prezzo concorrenziale con quello originario. Appendice:A volte capita che si cerchino soluzioni particolari ed esotiche, senza pensare che forse la soluzione migliore è la più semplice. Dopo aver restituito i due amplificatori mono al distributore, ho deciso che avrei acquistato il piccolo finale stereo ST250 per il mio impianto personale. Ho chiesto al mio negoziante Stefano di ordinarmene un esemplare, l’ho pagato e l’ho ricevuto in un paio di settimane. Il carattere sonoro del piccolo stereo è lo stesso
dei due amplificatori mono, con la altissima leggermente arretrata. Se si legge
sul manuale d’istruzioni, il produttore ci informa che il cablaggio interno è di marca Kimber. Ho quindi chiesto al mio negoziante di prestarmi dei Kimber Kable di potenza e mi ha dato gli 8TC. Come detto sopra, la soluzione più semplice è la migliore: la gamma altissima recupera la sua importanza in pochi secondi.
Domenico Pizzamiglio |
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